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martedì 28 aprile 2015

Vendicatori vs Avengers - ovvero la vera storia dei più grandi super-eroi della Terra!



"Avengers age of Ultron", oltre ad essere una indicibile goduria per gli occhi, è stata una definitiva rivincita personale. Infatti, dopo aver passato anni a raccontare (sia sul web che di persona) le gesta del più potente fra i Vendicatori (esclusi dei o semidei...) a masse di ignoranti (perchè ignoravano ^_^), e aver subito battute sprezzanti (tipo "sembra una zucchina volante"...) e domande imbarazzanti, finalmente tutto il mondo ha compreso l'ineluttabile realtà: Visione è ganzo!
Nel vedere il film (2 volte, per ora), però, ho preso sempre più coscienza di quanto questo pur bel film sia differente dalla storia originale.
Non mi reputo un fanatico marvelliano della Editoriale Corno, quindi ho apprezzato (quasi tutte) le tantissime varianti apportate dai due film (e da tutti gli altri vari spin-off cinematografici), ma forse è giusto fare un passo indietro, e spiegare chi e cosa fossero i "Vendicatori" rispetto agli Avengers del grande schermo.
Tramite le scan di varie tavole dei fumetti della Editoriale Corno pubblicate in italia negli anni 70/80 mostrerò l'evolversi del gruppo dei Vendicatori, concentrandomi sui membri che si vedono nel film, solo su quelli del film, mettendo da parte i vari Ercole, Pantera Nera (nel film, però, si cita il Wakanda), Occhio di Falco in versione Golia, il Cavaliere Nero, lo Spadaccino, la Valkiria etc etc etc
Intanto, come si può vedere dalla tavola sopra, e come mi ostino a far notare da anni, Capitan America non è "il primo Vendicatore". Del Cap mostrerò la tavola in cui il principe Namor (mai sopportato) scopre il cubo dove è ibernato, e lo scaglia contro degli inermi eschimesi, si può affermare che solo grazie a Sub-mariner i Vendicatori salvarono Capitan America.
Il gruppo fondante dei Vendicatori era composto da Thor, Iron-man, Hulk e dal duo Ant-man e Wasp, ai tempi non c'erano ancora tantissimi supereroi Marvel in giro, Stan Lee decise di unire quelli esistenti in un super gruppo.
Ant-man e Wasp sono scomparsi dall'universo Marvel cinematografico, si parla di un prossimo film con Ant-man, spero anche con la Wasp, ma ad ora essi non esistono. Cosa che comporta un sacco di problemi narrativi e di stravolgimenti rispetto alla trama originale. Infatti il geniale dottor Henry Pym, detto Hank, alias Ant-man/Giant-man/Calabrone fu colui che in origine creò Ultron. Non esistendo lui, la Marvel/Disney(sob...) ha fatto creare Ultron a Tony Stark e Bruce Banner.
Le modifiche non riguardano solo questo determinante aspetto, per esempio la Vedova Nera, alias Natasha Romanoff, si unì ai Vendicatori molto molto avanti nella storia, dopo essere stata inizialmente rifiutata per il suo ruolo ondivago di spia comunista.
Neppure l'inutile Occhio di Falco fece parte dei Vendicatori originali, vi entrò tra le prime aggiunte, in un modo molto originale: presentandosi alla base dei Vendicatori e offrendosi come nuovo membro, con una dose non indifferente di faccia tosta.
Non meno banale l'ingresso dei gemelli Pietro (Quicksilver) e Wanda (Scarlet) Maximoff, che nel fumetto erano due mutanti (come gli X-men), non per nulla figli di Magneto, e non due umani modificati dal un conte membro dell'Idra. Semplicemente i due scrivono una lettera ai Vendicatori offrendosi come nuovi adepti, dato che hanno letto sul giornale che si cercano nuovi membri a causa della fuoriuscita di Thor ed altri: "aaa offresi Vendicatore prima esperienza in gruppo di supereroi".
Da sottolineare anche la differenza di età della coppia cartacea con quella in ex celluloide, Quicksilver e Scarlet del fumetto sono due persone adulte.
Poi c'è Nick Fury, che oltre a fumare senza sosta un sigaro, aspetto scomparso dal film, non era nè di colore nè l'ispiratore dei Vendicatori.
Inizio, però, dall'inzio, e devo dire che, come nel primo film, anche nel fumetto fu Loky a spingere dei supereroi isolati a formare il gruppo più potente della Terra.
Infatti Loky usa i suoi poteri ingannatori per spingere Hulk a far danni.
Piccola parentesi, per chi non lo sapesse, nel fumetto originale, Thor aveva una doppia identità, da civile era un medico condotto col bastone, che diventava il suo martello.


domenica 26 aprile 2015

Il fumetto "Actarus" N° 4 - "L'attacco di Vega" - marzo 1980



Quarto episodio ( 1 ; 2 ; 3 ) del fumetto italiano di Actarus e Goldrake, devo ammettere che a grandi linee i disegni sono più che buoni, sia dei personaggi (a parte qualche cantonata per Rigel...) sia del mecha, che di solito vedeva i disegnatori nostrani un po' in difficoltà. Quella che fa acqua da tutte le parti è la trama... veramente a caso, con dialoghi molto oltre l'inutilità ed espedienti narrativi veramente senza senso, per una storia che, doveva essere, di fantascienza/robotica.
Ma questo è il bello di ri-leggere questi fumetti dopo 35 anni, si apprezzano sottotrame che ai tempi sarebbero sfuggite  ^_^
Zuril e Gandal hanno elaborato il piano definitivo: l'operazione Omega!!!!
In cosa consiste questo piano diabolico?
Spargere sulla Terra una spora aliena che generi una pianta che distrugga tutta la vegetazione, mi ricorda una puntata di Tekkaman.
Peccato che vedremo tutto il gruppo dei buoni partirsene per una gita in montagna, dopo una interessante discussione in stile Studio Aperto se fosse meglio andare al mare... poi vedremo Procton partire per una conferenza botanica a Londra e tornare subito alla base, senza avervi partecipato. Non mancherà il supporto delle forze aeree internazionali, al posto di usare la potenza aerea del Goldrake 2, che per quanto inetto sia Alcorr sarà sempre meglio degli aerei americani, e della Trivella Spaziale. Si potrà apprezzare Actarus e Venusia assiderati tra i ghiacci e poi... vabbè, andiamo per ordine.
Ho scannerizzato quasi per interno il fumetto, omettendo qualche pagina inutile e i cambattimenti tra gli aerei statunitensi e gli ufo di Vega.
Sono quasi tutte scan di pagine doppie, mi auguro che i preziosi testi siano leggibili :]




venerdì 24 aprile 2015

Gli Horripilant atterrano a Bedrock - Hanna & Barbera 1972


I cartoni della Hanna & Barbera erano più statici di una polaroid, e più logorroici di un editoriale di Scalfari (nonostante ciò non attiravano gli strali dei giornalisti italiani), eppure ci piacevano. Un po' perchè non è che ci fosse molto da scegliere, infatti con l'avvento dei "cartoni animati giapponesi" finirono parecchio in secondo piano, ma anche perchè nella moltitudine di personaggi presentati c'era sempre quello (o quelli) di cui ti innamoravi: "The Hanna Barbera Treasury".
Una delle trovate che ai tempi mi era piaciuta di più era quella degli Horripilant, una sorta di Famiglia Addams preistorica, presentati all'interno degli Antenati: Verdicchio (lui); Criptella (lei); Pistacchio (il figlio); Schneider (il ragno); Vulty (l'avvoltoio).
Fred e Wilma, dopo anni di rapporti di buon vicinato coi simpatici Rubble, si ritrovavano i vicini che nessuno vorrebbe avere: la Famiglia Addams...
Il cartonato che racconta del primo incontro tra gli Horripilant e i Flintstones contiene nove storie, ma solo in quattro ci sono gli orripilanti vicini preistorici. Una quinta parla incredibilmente di calcio, e qui bisognerebbe capire se il cartonato fu una creazione italica, e quindi il tema calcio è quasi logico, oppure statunitense, ergo il foootball doveva avere già i suoi estimatori nel 1972!
Ipotizzo che il cartonato sia stato opera italiana, visti i credits finali.
Le altre storie sono abbastanza neutre, nulla di particolare, come tante delle puntate de "Gli Antenati".
Ma è il caso di partire con il primo incontro tra Fred e Verdicchio (parente di Verdini...?), come si può notare Fred li squadra già da lontano, e non è molto contento di ciò che vede.
La prima storia l'ho scannerizzata tutta, con le altre otto mi son limitato alle scan dei disegni riguardanti le storie con gli Horripilant.




mercoledì 22 aprile 2015

Go Nagai Robot Collection 60 Marchesa Yanus (versione umana)



Da fine collezionista, quale io sono, la mia attenzione su questa 60ntesima uscita della Marchesa Yanus in forma carnale non si focalizzerà sulla colorazione, sulle sbavature, sulla postura  o su eventuali difetti estetico/plastici, tutte cose secondarie, ma su un dettaglio, direi un paio, fondamentali per ogni fan di animazione: le hanno fatto due bei meloni?  :]




Parrebbe di si, meglio ingrandire.



Si si si, tutto ok: modellino perfetto!
Dalla foto, oltre ai meloni della madamalamarchesa, si può apprezzare il suo simpatico micio nero, di cui, in realtà, non si conosce il nome: forse Jiji?  ^_^

domenica 19 aprile 2015

"Avengers: il mito" - mostra al museo del fumetto Wow - Milano fino al 31 maggio 2015


Già il secondo film dei Vendicatori (non Avengers... Vendicatori!) è un evento in se, a cui aggiungere questa bellissima mostra allestita al museo del fumetto Wow di Milano. Gli spazi dedicati alla mostra non sono enormi, ma li hanno stipati di materiale, che può andar bene per tutte le fasce di età, visto che si passa dall'oggetto regolarmente acquistabile in negozio, come i Lego Avengers, ai giocattoli statunitensi e ai classici fumetti.
Bellissimo il touchscreen trasparente con i dati dello S.H.I.E.L.D. su tutti gli appartenti ai Vendicatori (più sotto le foto), sarebbe una di quelle cose da avere per forza in casa!
Stupende le mega gigantografie, i megaposter e gli albi originali, per non dire della gadgettistica vintage!
Ho notato che ci sono moltissimi albi americani, ma poco materiale della "Editoriale Corno", per esempio manca il libro "La Marvelstoria dei supereroi", che contiene un capitolo proprio sulla nascita dei Vendicatori. Anche se la scena è mostrata lo stesso con alcune tavole in italiano del medesimo fumetto Corno.
Scena che chiarisce nuovamente ciò che io mi ostino a dire da quando è uscito il primo film di Capitan Ammerica: NON E' IL PRIMO VENDICATORE!!!!
Chiunque sia un appassionato dei Vendicatori, ma anche solo di alcuni dei suoi membri, e può recarsi a Milano, penso che abbia l'obbligo morale di visitare la mostra.
Il cui costo di ingresso è più che onesto, 5 euro il biglietto intero, 3 euro il ridotto. Per dare un'idea dei tempi necessari a visitare la mostra posso portare il nostro esempio: entrati intorno alle 15,30 ne siamo usciti quasi alle 17.
L'unica pecca della sala è che, non essendo enorme, se c'è troppa gente, si fatica a vedere i materiali esposti, però basta avere un po' di pazienza. Non è la prima mostra che visito al museo Wow, ed ho notato che come prassi non hanno l'abitudine di scaglionare gli ingressi in base all'affollamento della sala. Entrano sempre tutti, il che può provocare ingorghi fastidosi, per evitare ciò consiglio di non aspettare a visitarla l'ultimo weekend disponibile.
Una delle cose belle di questa mostra è che, per scrivere queste righe, mi ha obbligato a tirare fuori un po' del materiale che avevo accumulato in questi anni sul mio gruppo di supeperoi preferito.
All'ingresso si viene accolti da questo simpatico e saggio cartello, benchè un pelino intimidatorio :]



Dimenticavo, largo spazio è dato al più potente fra i Vendicatore, il sintezoide Visione, spero grande protagonista anche del film!
Un sacco di visitatori manco sapevano chi fosse Visione... purtroppo l'ignoranza è una brutta bestia... io narravo le gesta di questo supereroe Marvel quando la gran parte del web lo ignorava, inutile dire quanto io attenda di vederlo "dal vivo"!


Attenzione, ho fatto una caterva di foto, e per questa recensione ne ho postate solo un centinaio o poco più :]

sabato 18 aprile 2015

Nel segno del Sol Levante, i difficili rapporti fra Germania Italia e Giappone 1936-1945




TITOLO: Nel segno del Sol Levante, i difficili rapporti fra Germania Italia e Giappone 1936-1945
AUTORE: Carlo De Risio
CASA EDITRICE: IBN Editore
PAGINE: 172
COSTO: 16€
ANNO: 2014
FORMATO: 24 cm X 17 cm
REPERIBILITA': Ancora presente nelle librerie di Milano
CODICE ISBN: 9788875652104


Il saggio di Carlo De Risio dovrebbe esplorare tutte le fasi dei rapporti tra i tre alleati dell'Asse, scrivo “dovrebbe”, perché in taluni casi, a mio avviso, si perde in racconti poco inerenti al sottotitolo del suo libro. Mentre in altri capitoli tiene fede al suo scopo, da cui si evince che, in realtà, più che un'alleanza organica, quella tra Germania e Giappone (l'Italia era sullo sfondo sia diplomatico che della guerra) fu un “ognuno per se”, che aiutò solo i sovietici.
Di solito nei libri storici inerenti al Giappone si possono leggere due impostazioni contrastanti: la prima tende a discolpare sia il Giappone che Hirohito, dando la colpa ad ad alcuni gerarchi nipponici e agli Usa. La seconda tende ad addebitare più colpe ad Hirohito e all'intero sistema politico e sociale giapponese.
Questo saggio si basa sul primo tipo di impostazione: gli Usa obbligarono i giapponesi a fare la guerra, e la colpa degli eccessi fu di Tojo e soci, Hirohito quasi non è citato.
Personalmente concordo di più sulla seconda impostazione, quindi meno con l'autore.

Capitolo 1
Come primo capitolo l'autore parte ad esporre il fatto storico che, a catena, scatenò tutti gli altri: “l'incidente di Mudken” il 18 settembre 1931.
Come si può notare dalla data i giapponesi furono i primi del futuro patto tripartito ad aggredire un'altra nazione.
Il colpo di mano giapponese in Cina venne posto in atto dall'armata del Kwantung, che era comandata dal generale Kenji Doihara e dal colonnello Seishiro Hagaki, che si riservavano ampi margini decisionali ed operativi, che, a case fatte, erano regolarmente approvati da Tokyo.
Personalmente ho sempre avversato le teorie secondo le quali il duo Hagaki-Doihara coinvolse il governo giapponese, che sarebbe stato contrario, nella guerra in Cina, in quanto si conoscevano le idee dei due ufficiali, sarebbe bastata la loro rimozione. Quando verrà stipulato il patto di non belligeranza tra Giappone ed URSS verrà rimosso dal fronte un generale troppo anticomunista, in quanto si temeva qualche suo colpo di mano.

martedì 14 aprile 2015

Le avventure di Nick Carter - Album figurine Panini 1972


Il 1972 è l'anno della prima verisone televisiva di ""Supergulp!", che si intitolava solo "Gulp!", e fu in quella prima serie che nacque il personaggio di Nick Carter, con il cartone pilota dal titolo "Il mistero dei 10 dollari", che è anche la prima storia di questo album di figurine.
Per me Nick Carter è incarnato, assieme alla sigletta d'apertura di Godi, dalla voce che gli presta Carlo Romani, unica e indiminticabile. Quando leggo le battute di Nick Carter, nella mia testa, è la voce di Carlo Romani a risuonare: "Ti ho riconosciuto! Tu sei Stanislao Moulinky!".
Nell'album sono presenti 6 storie, immagino scelte tra le 10 che vennero mandate in onda del 1972, in seconda pagina c'è una breve storia riepilogativa su Nick Carter e i suoi autori, che qualche anno dopo ritroveremo di nuovo in "Supergulp!".
Questo album Panini ha un formato assai anomalo, 17 cm x 24 cm, non saprei dire se nel 1972 era un formato normale, non lo era di certo negli anni a seguire.
Sono riuscito a recuperare questo album ad un prezzo abbastanza basso, solo perchè manca una figurina, una su 209, uno 0,5% che mi ha permesso di risparmiare un sacco di soldi. Dato che qeusto album completo costa, di solito, parecchio...






lunedì 13 aprile 2015

"Allegri bimbi: oggi si piange"- di Andrea Monti - Epoca 16 maggio 1981




L'accusa di essere dei cartoni animati lacrimosi era una delle più ipocrite, non dico falsa, ma ipocrita. Visto che quando era la Walt Disney a far singhiozzare i bambini con l'atroce Bambi ed il triste Dumbo, tutto andava bene, erano film di alto livello educativo, ma se era Candy Candy a strapparci qualche lacrimuccia (o più spesso a spappolarci i cosiddetti...), si gridava alla scandalo.
In un altro paio di post ho toccato l'argomento delle polemiche giornalistiche sulla lacrima facile degli anime ( "Allegri che c'è da piangere""Lacrime giapponesi" ), ed anche questo articolo, supportato dal più classico degli espertoni, uno psicoanalista, è più o meno del medesimo tono.
Da notare che in prima pagina è presente un rimando all'articolo, l'ennesima prova di quanto tenessero banco i "cartoni animati giapponesi" sui giornali.
Il giornalista parte con un riassunto della situazione preoccupante in cui versavano i bambii italiani, assediati dagli orfani piangenti giapponesi, ovviamente canna alla grande la sinossi di alcune serie, e poi fa le domande allo psicoanalista in base alle sue errate informazioni.
Informazioni sbagliate che si desumono anche dai titoli, quando mai l'ape Maya piangeva e faceva piangere?
Forse non l'avrà mica confusa con l'ape Magà?
Andrea Monti parte con un tono leggerissimamente drammatico, che, a leggerlo oggi, fa piangere me...
Mancano solo le cavallette, il terremoto, il maremoto, il serbatoio vuoto e la gomma a terra...



domenica 12 aprile 2015

Timbrini di Biancaneve e Dumbo della Multiprint di Milano - primi anni 70'




Non avrei mai voluto arrivare a questo momento, ma ero conscio che prima o poi sarebbe capitato, inserire la tag "Walt Disney"... sopravviverò anche a questo  T_T
In realtà scrivo questo post non tanto per il soggetto, Biancaneve e il deprimente Dumbo, ma il bellissimo oggetto, i timbrini della "Multiprint".
Come tutti i bambini e bambine cresciuti negli anni 70 i timbrini erano uno dei giochi più classici, per conto mio avevo la confezione (probabilmente della "Multiprint", dato che deteneva i dirriti per la Walt Disney) di "Robin Hood", sempre della Disney.
Devo dire che questo è un gioco, magari per i più piccini, che ricordo con piacere, la cosa che mi ha colpito è che ricordavo perfettamente l'odore della gommina dei timbrini!
Un profumo indimenticabile, che ti rimane da qualche parte del cervello, probabilmente, nel mo caso, occupando lo spazio che sarebbe servito per la geografia o la geometria  ^_^
Gli odori dei giocattoli fanno parte di quelle cose difficilmente sondabili o analizzabili, ti rimangono dentro, fino a quando, per qualche strano caso della vita, li incontri di nuovo, magari a distanza di 40 anni. Vale per la gommina di questi timbrini, ma anche per le figu della Panini, i Trasferelli, il tappero del Subbuteo etc etc, poi ognuno/a ha il suo elenco degli odori.
Tornando a queste due confezioni di timbrini c'è da aggiungere che sono nuove di pacca, quella di Biancaneve è addirittura ancora confezionata!
Contengono, oltre ai 12 timbrini, la scatolina con l'inchiosto (che non ho verificato se ancora fresco), tre matitine colorate ed un album da disegno. Questo perchè il divertimento del gioco non era solo quello di impiastriciarsi con l'inchiostro, ma anche quello di colorare sull'album l'interno delle figure stampate.
Non sono in grado di datare questa confezione in modo preciso, dato che non è presente alcuna data, ipotizzo che siano dei primi anni 70, solo perchè ho un catalogo del Natale 1970 dove è mostrata la medesima confezione di "Snow White", ma in questo catalogo il prezzo della confezione è di 1200 lire. Mentre la confezione di "Snow White" in mio possesso costa 4000 lire, vista l'inflazione del periodo direi che la si può datare intorno ai primi anni 70.
Queste due scatole mi hanno permesso di scoprire l'esistenza di questa azienda di Milano che le produceva, la Multiprint, e che incredibilmente, vista la moria di aziende produttrici di giocattoli, esiste ancora:
http://www.multiprintitalia.it/storia/

All'inizio pensavo che la confezione di Biancaneve fosse destinata al mercato estero, angolosassone e francese, visto che sul bordo è stampato "Blanche Neige", oltre al fatto che è presente una microscopica digitura, sempre in francese, riguardante la conformità del gioco alle leggi francesi, ed entrambe le confezioni hanno al loro interno le istruzioni in inglese. In reasltà, sempre nel catalogo del 1970 la scatola di "Snow White" è la medesima qui mostrata, quindi veniva venduta indistintamente in Italia e all'estero. Più sotto posto l'immagine del catalogo del 1970.





Aggiunta del 13 aprile:
Ho provato a mandare una mail direttamente alla Multiprint, per chiedere informazioni sulla data di produzione di queste due scatole. La titolare è stata gentilissima, ed ha cercato, con il limite dei pochi dati che potevo fornire, di darmi più informazioni possibile.
Riporto di seguito la sua mail:

sabato 11 aprile 2015

I dieci colori dell'eleganza, saggi in onore di Maria Teresa Orsi



TITOLO: I dieci colori dell'eleganza, saggi in onore di Maria Teresa Orsi
AUTORE: autori vari
CASA EDITRICE: Aracne
PAGINE: 660
COSTO: 25 €
ANNO: 2013
FORMATO: 21 cm X 14 cm
REPERIBILITA': Ancora presente nelle librerie di Milano
CODICE ISBN: 9788854858565


Il libro contiene ben 35 saggi su vari aspetti del Giappone, il cui tema conduttore è, però, l'intenzione di omaggiare Maria Teresa Orsi, importante studiosa di tematiche giapponesi.
Dato che non sono un tuttologo nipponista, mi pare giusto ammettere che non ho potuto fare una recensione completa dei 35 capitoli, alcuni dei quali contengono argomenti che non conosco assolutamente e/o che non mi interessano assolutamente e/o che non sono neppure in grado assolutamente di comprendere. Per esempio, come si può vedere dall'indice dei libri, non sono un lettore di romanzi, quindi la letteratura mi è praticamente sconosciuta, e non solo quella.
Direi allucinante il capitolo "Il sincretismo di caso in giapponese. Regolarità e casi problematici", di cui metto la scan della prima pagina, tanto per rendere l'idea...
Nel saggio, invece, c'erano argomenti che mi interessava approfondire, in quanto poco indagati da altri libri, e che mi hanno spinto al suo acquisto. Ergo questa sarà una recensione parziale, nei limiti di ciò che più o meno conosco.
Devo, purtroppo, far notare che, forse a causa anche delle 660 pagine del libro, queste tendono a staccarsi... la rilegatura non le tiene... quindi bisogna evitare, almeno nella mia copia, di aprire troppo il libro... considerando che costa 25 euro è un difetto poco accettabile.
Come spesso accade in saggi considerati per gente colta, molte citazioni in inglese o francese sono state lasciate in inglese o in francese... ringrazio sentitamente gli autori e la casa editrice per la gentile cortesia a fronte dei 25 euro spesi per l'acquisto del libro.
Per ogni capitolo ho scritto, dove mi è stato possibile, un minimo di descrizione del suo contenuto. 

giovedì 9 aprile 2015

Go Nagai Robot Collection 59 Hiroshi Shiba (versione 2° cyborg)



Sapendo che oggi usciva la seconda versione cyborg di Hiroshi Shiba ho fortemente sperato che non avesse la frusta, nel timore di storture simil regina Himika, per fortuna c'è solo la figura di Hiroshi.
Ad occhio il modellino è colorato bene, con le scan si notano delle imperfezioni, anche della struttura, ma forse la scannerizzazione è un po' troppo impietosa. La posa di Hiroshi è accettabile, pronto al combattimento, coi pugni serrati ed in procinto di scattare contro i nemici.
Pur avendo visto da bambino entrambe le versioni cyborg con una tv in bianco e nero, come vidi tutti quei cartoni animati, preferivo questa seconda versione alla prima, che era già di suo in bianco e nero.
La cosa che mi è affascinava di più era il passaggio dallo stato umano a quello di cyborg, con quel contorcersi del corpo in fotogrammi radiografici, e poi quella prima volta in cui si trasforma in cyborg potenziato... troppo ganzo!
Certo che Mimashi si becca proprio una bella papagna in faccia... da notare la mossa alla Uomo Tigre con cui immobilizza Ikima  ^_^


                          



mercoledì 8 aprile 2015

STOP settimanale di attualità, politica(?) e cultura(?!) - N° 1579 dal 30 dicembre 1978 al 5 gennaio 1979 - Viaggi nel mistero 2!




Quando dalla mia radiolina AM/FM uscivano fruscii indecifrabili, un gracchio fastidioso, sibili assordanti, pensavo che la ricezione fosse pessima.
Ero uno sprovveduto...
Invece erano gli Ufo che cercavano di di contattarmi: Vega,Gandal, i gothamiani, Desslar, i zelani, Gattler... ah no, quello era terrestre...
Comunque questa non è l'unica perla(ta) di questo numero di STOP, che mi ha fatto toornare alla mente un dei miti televisivi del periodo: il piegatore di posateria Uri Geller!
E' presente anche un servizio su sei "segreti" di Amanda Lear, ed uno un po' iettatorio su Christopher Reeve/Superman... per ultimo c'è Goldrake nei programmi tv!
Ma torno a Walter D'amore, il radioascoltatore di Ufo.
Bello vedere che le melodie degli alieni in "Incontri ravvicinati del terzo tipo" erano considerate come qualcosa da usare come paragone, magari gli alinei di Walter D'Amore non erano andati al cinema.
Forse era il mitico jingle del "Gazzettino Padano"?


lunedì 6 aprile 2015

"Senza famiglia, il bambino Remi e il cane Capi" 1979 - cartonato del film "Chibikko Remi to meiken Kapi" (1970)



Questo cartonato su Remi è uno dei tanti esempi di quale fu l'entità del successo economico dei "cartoni animati giapponesi", che spinse gli editori italiani (ma anche aziende di giocattoli, alimentari, cinema, etc etc) a pubblicare qualsiasi cosa pur di portarsi a casa una fetta della torta. E se non si avevano specificatamente i diritti di una determinata serie, venivano pubblicati titoli simili pur di ingannare lo sprovveduto bambino, tipo:
"fumetti apocrifi";
"film di montaggio";
"film fake".
In particolare questo Remi voleva inserirsi nella scia del successo della serie tv Rai, proponendo un altro bambino senza famiglia, non quello di Osamu Dezaki, ma quello assai precedente della versione cinematografica del 1970, per la regia di Yugo Serikawa.
Un genitore andava in libreria per comprare un libro del nuovo Remi, e se ne tornava a casa col vecchio Remi, poi vallo a spiegare alla prole che la Mondadori l'aveva turlupinato... anche perchè la trama di questo Remi cinematografico, senza dire ovviamente del disegno(!), era assai differente dal romanzo di Malot e dalla serie di Dezaki. La più grossa differenza era nella presenza sia di animali parlanti, che di personaggi con nomi diversi (la scimmietta Belcuore) o del tutto nuovi, tipo il pappagallo Beppe, Lisa la sorellina(!) di Remì, Mimosa la cagnolina di Lisa, ma anche la più concreta presenza del cognato cattivo, Giacomo Milligan, ed il suo avvoltoio. Di contro mancavano alcuni personaggi della serie tv trasmessa dalla Rai TV, cosa che fu la causa, a mio avviso, di alcune pasticciature presenti in questa mia copia, immagino che il bambino o la bambina non avessero gradito il regalo farlocco...
Il film, col titolo"Remigio senza famiglia" o "Senza Famiglia", fu proiettato nei primi anni del 1970, a dimostrazione che alcuni film animati giapponesi arrivarono ben prima dell'anime boom del 1978, per poi essere recuperato nel 1979/80, con il titolo modificato, che perse il "gio" di Remigio.
Venne anche più volte trasmesso dalle piccole tv private, affamate di qualsiasi cartone animato giapponese, specialmente sotto il periodo natalizio, e vista la trama del film, con morti a ripetizione... non era proprio il cinepanettone ideale... che infatti io avrò visto giusto una volta, e di cui digerivo solo il cane san Bernardo.
Non saprei indicare se la locandina che ho trovato sul web riguardi la prima proiezione o la seconda.



Il termine "cartone animato giapponese" indicava anche per gli editori un prodotto ben specifico,
infatti la Mondadori, forse in un piccolo slancio di onestà, o per evitare denunce, nella quarta di copertina specificava quale fosse il titolo originale del film da cui era tratto questo libro.




domenica 5 aprile 2015

Catalogo DAG (Distribuzione Associata Giocattoli) 1975 - PRIMA PARTE



Ci sono cataloghi e cataloghi, e questo non è un signor catalogo, ma "IL" signor catalogo per eccellenza. Ovviamente la considerazione è del tutto soggettiva, ma non proprio del tutto :]
Inizio con le considerazioni oggettive: il catalogo della DAG misura 34 cm X 24 cm, consta di ben 80 pagine, è rilegato, ha la copertina rigida ed è, come si può notare dalla scan, ricoperto in tessuto!
Il tessuto della copertina è leggermente macchiato dal tempo, comunque integro, ma l'interno è nuovo di pacca, le immagini sono pulite, la carta liscissima e lucida.
Quasi ogni pagine è dedicata ad una marca singola, in alcuni casi non è specificata nessuna marca perchè ipotizzo fossero di produttori differenti o di piccole aziende, ho notato l'assenza della Atlantic.
La quantità di giocattoli mostrati è impressionate, e grazie alle foto di grande formato le immagini risultano molto chiare, inoltre spesso sono mostrate non solo le confezioni, ma anche il giocattolo nudo e crudo.  A causa di questa ricchezza di articoli ho dovuto dividere il post in tre parti, visto che a solo pagina 29 era già arrivato ad una 90ntina di scan... anche perchè per alcuni giocattoli ho fatto scan singole o di gruppi, moltiplicandone sempre più il numero totale  ^_^
Benchè facciano parte del mio immaginario ludico sia i videogiochi che i giocattoli legati ai cartoni animati giapponesi, in questo catalogo entrambe le tipologie non sono presenti, il che, a mio avviso, ne aumenta il valore di testimonianza. In quanto viene mostrato come giocavano i bambini e le bambine prima della rivoluzione elettronica-animata della fine degli anni 70, se i giocattoli del catalogo "Corriere dei giocattoli" del Natale 1970 erano in generale un po' tristi, questi del catalogo DAG sono molto più variegati.
Ultimo piccolo particolare, io avevo questo stesso catalogo T_T
Inutile dire che quando l'ho visto sono rimasto flesciato, l'avevo rimosso completamente, da bambino penso che l'avrò sfogliato millemila volte, e devo dre che questo esemplare è tenuto meglio di quello che avevo io, che era tutto spiegazzato...
Le marche presenti sono tantissime, in gran parte italiane:
La Fustellatrice; Carl Original; Ledraplastic; Heros; Harbert; Lego; Vi.Pa.; Bral; I.G.C. Giocattoli Max; Editrice Giochi; Clementoni; Isat; Rico; Reel; M5Toy; Mam; Uz; EG Edison; Ginpel; Cromoplasto; Dulcop; La Capanna; Arcofalc; Bontempi; Giordani; Canova; Co-Ma; Mupi; Polistil; Baravelli; Mattel; Sebino; Furga; Fiba; Italo Cremona; Grazioli; Rève; Favit; Frade; Belloni; AM Bologna; Victor Products; La Nuova Faro; S.U.C.I; Jacobucci. Questa foto delle prime due pagine rende bene la pluralità di aziende presentati nel catalogo.




Questa prima parte arriva fino a pagina 29, anche se, come si può notare dall'indice, alcune tipologie sono proposte a pagine differenti.



sabato 4 aprile 2015

Japan Anime Tourism Guide - 2011



Ogni tanto mi dimentico di avere qualche libricino strano, recuperato in qualche luogo ameno, ed è il caso di quiesta guida turistica su anime e manga, pubblicata nel 2011, che presi al "Lucca Comics and Games" del 2011. L'opuscolo era disponibile su un anonimo banchettino del consolato giapponese al Japan Palace, assieme ad un'altra guida più turistica classica: "Parliamo del Giappone".
Non tutti gli appassionati/incuriositi del/dal Giappone hanno avuto l'imprinting dai "cartoni animati giapponesi" o dai manga, c'è chi non ha mai visto un anime, però per quelli come me un viaggio in Giappone seguendo una guida come questa sarebbe un vero sogno. Magari senza far tappa proprio a tutti tutti i musei e a tutte tutte le cose da vedere presentate in questo opuscolo, perchè alcune mi son sembrate un po' minimaliste, però il museo dello Studio Ghibli, di Osamu Tezuka o della Toei Animation sono come delle mecche per un fedele  ^_^
La guida è divisa in due parti, nella prima ci sono i "monumenti", statue o siti da visitare, nella seconda ci sono tutti i musei. Ovviamente tutti siti al 2011, quindi non saranno presenti i musei inaugurati fino dal 2012 ad oggi.
L'opuscolo fa capo al sito ufficiale dell'agenzia del turismo giapponese, quindi è una pubblicazione del ministero del turismo, non di una agenzia di viaggi privata: http://www.visitjapan.jp/en/
Penso che sia abbastanza risaputo che già da qualche anno il governo giapponese ha iniziato una campagna promozionale del "prodotto" turistico e culturale giaponese tramite l'uso di anime a manga, basta ricordare che Doraemon è stato nominato ambasciatore del Giappone nel mondo. Tralasciando le eventuali questioni nazionalistiche e i tentativi di egemonia culturale del governo nipponico, per un appassionato di animazione giapponese una guida come questa, nel caso si abbia intenzione di programmare un viaggio in Giappone, offre una quantità inusitata di spunti per visitare musei che altrimenti si richierebbe di non vedere. Da notare che per ongi museo presentato c'è l'indirizzo, il telefono (per chi sa parlare almeno l'inglese, ammesso che al centralino del museo ti capiscano...), gli orari di apertura (del 2011) ed il sito.
Io, però, un salto alla "citta del pescatore" vorrei proprio farcelo ^_^



Goldrake ed il Guretto!





mercoledì 1 aprile 2015

"La folie Goldorak" - di Guy Lagorce - Paris Match 19 gennaio 1979



Come penso sia stra risaputo Goldrake non ebbe un successo devastante solo in Italia, ma anche presso i cugini d'oltralpe, tanto da guadagnarsi nel gennaio 1979 la prima pagina sulla rivista Paris Match. Il giornalista Guy Laforce fa la cronaca di una progressiva e travolgente cavalcata verso la fama imperitura, che infatti dura a tutt'oggi, tanto che ai tempi Goldorak riuscì fin ad azzerare l'ascolto del canale televisivo rivale nel medesimo orario di trasmissione. Dischi, giocattoli, libri, qualsiasi cosa con sopra la sacra effige di Goldorak/Goldrake/Grendizer andava letteralmente a ruba. Non per nulla alle fiere del giocattolo usato mi capita sovente di sentire parlare francese, qualche mio coetaneo arrivato da oltre confine nella speranza di accaparrarsi a basso prezzo qualche giocattolo del suo beniamino. Fino a qui nulla di nuovo rispetto a ciò che noi stessi vedemmo dal 4 aprile 1978, come identiche furono le polemiche sui contenuti diseducativi di Goldorak, ma il giornalista francese, a dispetto di alcuni suoi colleghi connazionali ed italiani, non spara a palle incatenate contro Actarus e soci, ne apprezza i contenuti e riporta il suo successo.
Non saprei valutare di preciso quale impatto ebbe Goldorak sulla stampa francese, ma penso che leggendo ciò che scrive Guy Laforce si intuisce che non mancarono neppure lì, io ho trovato questo articolo sull'artbook "Exhibition Go Nagai ", e tanto per cambiare un po' minestra ho pensato di postarlo, volendo lo si può trovare (ma questo l'ho scoperto dopo facendo ricerce sul titolo) anche a questo indirizzo:
PARTE UNO - PARTE DUE
Sito web da cui ho preso in prestito la copertina di Parsi Match, visto che quella in mio possesso era tristemente in bianco e nero...
Debbo tranquilizzare gli eventuali lettori che la traduzione dell'articolo non è opera mia, non sarei stato in grado di farla, ma di una persona ben qualificata (che ringrazio nella bacheca dei "Special thanks go to").
Inserirò tutta la traduzione, per farla seguire dalle scan dell'articolo originale in mio posesso (che comunque si può leggere più agevolmente ai link sopra).
 

GOLDORAK 
UN ROBOT NATO IN GIAPPONE 
DIVENTATO IL MESSIA DEI BAMBINI FRANCESI



Che ci piaccia ammetterlo o meno, poco importa, qualunque sia la nostra età, niente è più bello che perdersi nei meandri della nostra infanzia.
Le guerre, le crisi economiche planetarie, gli sconvolgimenti individuali dell’anima, la morte e la nascita dei nostri cari, tutto quello che si può definire come “la propria vita”, tutti gli eventi che si presume ci colpiscano, non sempre riescono, a dispetto dell’età che avanza, a ributtarci “dall’altro lato della collina”, verso la maturità, verso la vecchiaia, verso il definitivo. E poi un giorno, senza un motivo apparente, improvvisamente vi ritrovate aggrappati alla vostra illusione di giovinezza e quindi, in un certo senso, “assassinati”. Cari adulti, cari fratelli, il nostro assassino si chiama Goldorak…
Prima dell’arrivo di questo “formidabile robot dei tempi moderni”, gli eroi dei nostri bambini erano gli stessi che ci avevano incantato un tempo: Batman, Zorro, Mandrake, Tarzan… Nelle loro emozioni davanti a questi uomini in carne e ossa, ritrovavamo le nostre emozioni. Questi fiumi avventurosi sfociavano in paesaggi conosciuti, in vaste pianure serene. La vita era là, tranquilla e beata.