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sabato 29 ottobre 2022

Anime Cult - Immagini, ricordi e collezioni dal Sol Levante (n° 1)


Come spesso mi capita debbo ringraziare Massimo Nicora che a metà ottobre mi ha informato sulla prossima uscita di questa rivista, lui compensa la mia parte a-social, che spesso non mi permette di venire a conoscenza delle novità   ^_^

Dopo "Nippon Shock Magazine" è stata pubblicata un'altra rivista sul mondo dell'animazione e del fumetto nipponico, la qual cosa non può che far piacere ad un qualsiasi appassionato.
Parto subito con simpatia ed antipatia   ^_^
Delle due testate preferisco (comprato fino al secondo numero di "Nippon Shock Magazine") "Anime Cult", che è al suo primo numero, di cui ho fatto anche l'abbonamento dal numero 2 al 7, visto il costo super scontato. Questo numero uno di "anime Cult" l'ho acquistato a parte sul sito giovedì pomeriggio (appena reso disponibile), questa mattina mi era già arrivato. Quindi un plauso al reparto spedizioni della casa editrice Sprea, c'è da dire che siamo entrambi nella zona di Milano.

Perché preferisco "Anime Cult" a "Nippon Shock Magazine"?
Non per il costo più basso, 6,90 euro di "Anime Cult" contro i 9,90 euro di "Nippon Shock Magazine", visto che il costo maggiore della seconda rivista è dato di certo dalla maggiore qualità materiale. La carta di "Nippon Shock Magazine" è patinata, e la grafica è più accattivante, senza contare che debbono pagare i diritti del manga pubblicati.
La carta di "Anime Cult" è di qualità inferiore, tanto che mi è arrivata abbastanza sgualcita, si nota anche un po' dalle scan più sotto.
Sostanzialmente "Nippon Shock Magazine" è formata per circa metà rivista da brevi manga, che a me, purtroppo, non interessano, mentre "Anime Cult" contiene solo redazionali.
"Anime Cult" si concentra sul passato, almeno nel primo numero, mentre "Nippon Shock Magazine" guarda più al presente, quindi teoricamente le due testate avrebbero due target differenti, almeno in parte.
Così a prima vista dagli articoli presenti in questo primo numero parrebbe che "Anime Cult" rispolveri tematiche già conosciute, ma comunque approfondendole in numerose pagine.
Approfondire il passato non è necessariamente un minus, dipende da cosa cerca il lettore e da come sono trattati gli argomenti.
Per esempio il primo articolo della rivista è ad opera di Marco Pellitteri e riguarda l'enorme attenzione che la stampa dedicò alla prima invasione dei cartoni animati giapponesi in Italia. Potrei io mai criticare un articolo che parla della stessa cosa che io tratto da anni nell'Emeroteca Anime?  ^_^
Spero che scritti come questi, al di fuori della saggistica, possano porre l'attenzione su quel mai più ripetuto fenomeno mediatico che avvenne dal 1978 al 1982.
Come si può vedere in copertina c'è una "intervista esclusiva" a Go Nagai, peccato che è quella del 2007 fatta da Luca Raffaelli, poi è in versione integrale, pare mai pubblicata prima, però avrebbe circa 15 anni... forse si poteva scrivere in copertina che era del 2007... così mi pare un po' una furbatina   ^_^
Per quanto mi riguarda io non ho comprato la rivista per l'intervista a Nagai, che sinceramente mi ha un po' stuficchiato con tutti i suoi remake etc. etc. etc
Noto che numerosi scritti sono ad opera del gruppo "Passion4Fun", che immagino saranno appassionati di qualche sito.

Qui sotto il sommario della rivista.


L'indice dello speciale su Go Nagai, quasi 40 pagine, non poco.

Per illustrare al meglio i contenuti di questo primo numero ho inserito la prima pagina di ogni scritto, a parte l'ultimo sulla statua di Devilman seduta in cima ad un palazzo in Giappone, in quanto avrei dovuto scannerizzare due pagine, rivelandone maggiormente il contenuto.
Preciso che non ho ancora letto tutti gli articoli, ho scritto il post sfogliando la rivista e leggiucchiandola   ^_^

Edit del 31 ottobre 2022 con info per abbonamento ed acquisto primo numero:
Alla fine del post inserisco un'altra scan della rivista dove ci sono le informazioni per abbonarsi, richiesta da Utopia71 nei commenti.
Il primo numero l'ho acquistato fuori abbonamento, con spese di spedizioni di circa 5 euro, il resto dei numeri non hanno costi di spedizioni aggiuntivi in quanto parte dell'abbonamento.
Piccolo inciso, ho telefonato due volte al numero per gli abbonati, i due addetti sono stati gentilissimi ed efficienti. Nel dubbio telefonare  ;)

lunedì 24 ottobre 2022

Oni la leggenda del dio del tuono - Netflix


Essendo disponibili sul web millemila siti di informazione sull'animazione giapponese, di norma evito di scrivere post su una novità riguardo ad una serie o un film, ma per questa miniserie "Oni, la leggenda del dio del tuono", disponibile su Netflix dal 21 di ottobre, farò con piacere un'eccezione.
Questa mini serie è stupenda!  ^_^
Trovo grandemente errata la dicitura di Netflix secondo cui la serie sarebbe indicata per i bambini, non che non lo sia, ma probabilmente questi la vedrebbero senza apprezzarne gli aspetti inerenti il folklore giapponese.
Quindi trovo che la serie sia consigliabile a qualsiasi età, essendo nel contempo divertente, misteriosa, educativa e delicata.
Considero secondaria la questione della grafica quando i contenuti sono ottimi, ma poi ci sono i casi in cui i contenuti sono ottimi e la grafica è perfetta.
Quando ho visto il primo spezzone pensavo fosse girata in stop-motion, per questo mi aveva incuriosito, chi ma usa più la stop-motion?
Infatti è una serie in computer grafica che riprende la stop-motion.
Forse non una novità in assoluto, ma non l'avevo mai vista utilizzata per una serie nipponica.
Ci sono cresciuto con i personaggi in plastilina di "Mio Mao", quindi la simulazione al computer del "passo uno" è stato un piacere per gli occhi, specialmente se ci si somma gli effetti più moderni in CGI.
Ho notato che alcune scene riprendono "Mononoke Hime"di Miyazaki, per esempio il mostro oni a più zampe della serie, che è simile al cinghiale indemoniato che attacca Ashitaka all'inizio del lungometraggio animato.
In altre scene e dinamiche tra i personaggi vi si notano similitudini con i film di Totoro e Pom Poko, poi ognuno ci vedrà cose differenti.
Spero che queste poche righe, in cui cercherò di evitare spoiler e di fare trattazioni campate in aria, possano spingere qualche dubbioso a agguardare questa piccola stupenda serie, tanto, alla fine, sono solo 4 episodi da 40 minuti.
Con tutte le serie animate e live che avrete visto e di cui non ricordate più nulla, non saranno certo questi 160 minuti a cambiarvi la vita   ^_^

I protagonisti sono la piccola Onari e suo padre Naridon, che a me ha ricordato molto Totoro, la storia si svolge nel villaggio dei kami sul monte Kamigami, che all'apparire della luna demoniaca verrà attaccato dai terribili oni.
Gli abitanti del villaggio devono organizzare la resistenza, il Sensei Tengu si occupa di addestrare i bambini del villaggio, da cui spera di poter far affiorare un potere abbastanza forte per opporsi agli oni, chi svilupperà questo potere?


        


domenica 23 ottobre 2022

"La verità sul conflitto cino-giapponese" - Edizioni Vitagliano Milano dell'agosto 1937 - Parte Seconda (fine)


Seconda ed ultima parte del pamphlet più o meno informativo (meno che più...) sulla guerra (cioè invasione nipponica) tra Cina e Giappone, la prima parte al link qui sotto:

Come nella prima parte sono numerose le immagini, specialmente di combattimento. Mettendole a confronto con quelle che vediamo arrivarci dall'Ucraina, a parte il bianco e nero delle foto, non le trovo molto differenti. Sempre poveracci che crepano o stanno per crepare vengono immortalati.
Oggi c'è la novità dei video in presa quasi diretta da parte dei droni, ma alla fine il disastro qualcuno lo ha scatenano, questa volta un "vero uomo di pace"...   T_T
Interessante lo scritto di Leo Galetto, che ripercorre i conflitti in Cina con gli attori Giappone e URSS, in cui i nipponici vengono considerati più benevolmente dei russi.



Una breve biografia di Fumimaro Konoye che, a dispetto di tutta la propaganda divulgata al popolo, non scelse il rituale suicidio da samurai, ma il veleno.

sabato 22 ottobre 2022

Onda TV dal 5 all'11 novembre 1978 - 34esimo numero della rivista


In copertina il gruppo musicale de "Gli alunni del sole", il perché vi siano stati piazzati resta un mistero, in quanto all'interno della rivista non vengono nominati.
Prosegue il mio tentativo di mostrare una panoramica continuativa dei programmi delle tv private locali milanesi e lombarde, che comprendo possa interessare pochino agli extra lombardi (ricordatevi che siamo tutti extra rispetto a qualcun altro!), ma purtroppo per voi "extra" siamo entrati nel giorno uno anno uno dell'era della sovranità e dell'autarchia blogghesca!
Eviterei del sarcasmo... se il direttore di un TG della Rai può diventare ministro della Cultura della nazione che in base a varie definizioni ospita tra il 40% e il 60% del patrimonio culturale mondiale, un blogger sgrammaticato come me potrebbe diventare sottosegretario al medesimo ministero!
Occhio!   ^_^
Terminata la facezia da auto commiserazione politica, passo al 34esimo numero di "Onda TV", che come tutti i precedenti e successivi che ho postato ha pochi articoli redazionali, ma quando presenti sono spesso incentrati sul mondo delle tv locali, in questo caso "Telealtomilanese"


A distanza di tanti decenni non ho ancora capito se si scrivesse "Telealtomilanese", "Tele Alto Milanese", "Telealto Milanese", etc. etc. etc.  :]
Tanto il logo sullo schermo del televisore mostrava TAM, quanto bastava per sapere cosa stavo guardando.
Il bello di questi brevi articoli è che riportavano i nomi di trasmissioni che ormai sono del tutto obliate, e per motivi anagrafici io sinceramente non rammento per nulla:
A tu per tu con il sindaco;
Dica 34;
Vento di terre lontane;
Portami tante rose;
Il tormentone.



Non ricordo per nulla Anna Rusticano, ma sono abbastanza ignorante (anche) in musica leggera, quindi non faccio testo.
Ho trovato un video della sua esibizione proprio al "Cantagiro 1978".

venerdì 21 ottobre 2022

Coloriture, rumori, musiche nel cinema d'animazione



TITOLO: Coloriture, rumori, musiche nel cinema d'animazione
AUTORE: autori vari
CASA EDITRICE: Edizioni Pendragon
PAGINE: 357
COSTO: 5€
ANNO: 1995
FORMATO: 24 cm x 17 cm
REPERIBILITA': on line
CODICE ISBN: 


Fino ad oggi il saggio più recente che avevo inserito nella mia ricerca della "Pre-saggistica sugli anime" era nel 1993, non pensavo di andare oltre, ma ho trovato questo titolo del 1995 incentrato sulla musica nel cinema d'animazione. Considerando che a mio avviso la saggistica italiana su anime e manga nasce dal 1999 con i libri "Animeland, viaggio tra i cartoni made in Japan" (marzo 1999) e "Mazinga Nostalgia" (dicembre 1999), il saggio "Coloriture" del marzo 1995 lo si può far rientrare nella mia categoria inventata della "pre-saggistica".
La tematica del libro è quella che mi piacerebbe qualcuno prima o poi trattasse in maniera organica, cioè le colonne sonore nell'animazione giapponese, comprendendovi anche le BGM.
Non è stato ancora pubblicato un saggio su questo tema, ma solo accenni in altri libri sull'animazione giapponese, quello che trovo il più interessante è ancora oggi il quarto capitolo di "Mazinga Nostalgia" prima edizione, diventato il nono capitolo nell'ultima edizione in due tomi ((Tomo 1), in cui è presente il contributo di Paolo Bozzola dal titolo "Musica, Sensei".
Quindi ho già spoilerato che "Coloriture" praticamente non si occupa delle musiche in serie e film animati nipponici, tranne nel capitolino di otto pagine dal titolo "Giappone Cyberpunk, musiche ed effetti speciali da Akira ad Alita" ad opera di Marcello Pecchioli.
Nelle 357 pagine di "Coloriture", curato tra gli altri da Giannalberto Bendazzi, ci sono altri tre punti in cui viene trattata la musica nell'animazione giapponese.
Nel totale si arriva a 10 pagine su 357... direi una bella occasione mancata, specialmente perché ci sono delle considerazioni che ho trovato opinabili.
Il saggio curato da Bendazzi, Cecconello e Michelone tratta praticamente solo dell'animazione statunitense, quindi lo consiglio a chi è interessato a quel mondo, a fine post inserisco l'indice completo del saggio. Per la prima volta ho scannerizzato anche l'indice dei nomi e dei personaggi, in quanto, oltre a far risaltare quanto poco ci si è occupati di animazione nipponica, qualcuno potrà trovare degli spunti su altri temi, visto che comunque il saggio ne tratta tantissimi.
Purtroppo questo blog ha il suo focus sugli anime, e quindi non posso che annotare la scarsità di attenzione dedicata alle colonne sonore giapponesi, che per la prima volta in Italia ci fecero ascoltare della musica non per bambinetti stupidi.
Incredibile che un saggio che vuole indagare le "voci, rumori e musiche nel cinema d'animazione" salti del tutto 30 anni di colonne sonore anche solo dei film di animazione giapponese, per non parlare delle serie animate... poi ci sarebbe stato il mostruosamente vasto mondo delle BGM...
Probabilmente gli autori avevano un'età che non gli permetteva di considerare importante la musica nell'animazione giapponese, che fu rivoluzionaria quanto l'animazione giapponese stessa, e quando il tema "anime+musica" viene trattato, lo si fa superficialmente.

Ecco il solito elenco della pre-saggistica che ho recensito fino a questo momento, ben 34 titoli:




A pagina 51, e per poche righe della successiva, viene trattata la musica nelle serie animate, dividendole in serie con storie autoconclusive (tipo Hanna & Barbera) e serie animate seriali (come quelle nipponiche), questo perché secondo l'autore la musica veniva usata in maniera differente.
Si noterà che scompaiono dalla scena musicale gli anime robotici visti dal 1978 ai primi anni 80, neanche un errore, un delitto   ^_^
Come si fa a non aver colto che una gran parte del successo di Goldrake e soci fu dovuto alle musiche?
Mistero.



Gli altri due punti in cui si accenna agli anime sono a pagina 65 e 69, facenti parte del medesimo contributo.
Due mezze pagine, una sul doppiaggio ed una sugli effetti sonori.

Tocca quindi al contributo più corposo del saggio, ben otto pagine   ^_^

domenica 16 ottobre 2022

Recensioni delle console Atari, Videopac, Intellivision e Hanimex dalla rivista "Video Magazine" n° 1-3-11-13 del 1981 e 1982


In questi anni ho recuperato quattro numeri delle rivista "Video Magazine", postando solo quattro articoli, un paio sui videogiochi e un paio sui programmi tv nipponici, tutti presenti nel numero del dicembre 1983. 
Mi è quindi venuta la curiosità di consultare più annate della rivista, dal settembre 1981 (primo numero) al dicembre 1985.
Sinceramente pensavo di trovare più materiale, ma c'è da dire che la redazione non si occupava esclusivamente di videogiochi, ma del mondo dell'hardware legato alla televisione, come si può ben vedere dall'indice del primo numero presente qui sotto.
La testata, come recita la copertina, fu la "prima rivista Home Video", quindi dava informazioni su un tema poco conosciuto ed economicamente non alla portata della massa, specialmente nel settembre 1981.
Mi ero riproposto di fotografare tutte le copertine e i sommari dei numeri con articoli interessanti, purtroppo il tempo era poco e mi sono limitato al numero uno, quello storicamente più importante.
Raggruppo in questo post le recensioni delle console, ed in seguito metterò quelle con articoli di commento al mondo videoludico.
Gli articoli di questa infornata sono:
"Videogiochiamo con Atari", "Video Magazine" n° 1 del settembre 1981;
"Videopac Computer Philips G700", "Video Magazine" n° 3 del novembre 1981;
"Mattel Intellivision, i giochi intelligenti", "Video Magazine" n° 11 del settembre 1982;
"Hanimex entra in lizza", "Video Magazine" n° 13 del novembre 1982.



La redazione recensiva, oltre ai videogiochi, anche i videoregistratori, i televisori, le VHS, le videocamere ed anche gli impianti hi-fi quando legati al televisore.
Inoltre si occupava in toto del mondo dell'Home Video, con informazioni base su come usare il videoregistratore, che era nel settembre 1981 ancora una novità assoluta.
Senza contare che dava conto dell'evoluzioni nei mercati esteri e delle fiere in Europa, Usa e Giappone.
Queste ultime erano informazioni impossibili da recuperare in un mondo senza il web.

Purtroppo le fotocopie delle pagine sono in bianco e nero e quindi verrà meno la magia dei colori di console e schermi tv con i videogiochi vintage   ^_^

"Videogiochiamo con Atari", "Video Magazine" n° 1 del settembre 1981

La "cassettina" di base con le battaglie di carri armati ed aerei la ricordo bene, l'aveva un mio caro amico e ci giocavamo un sacco a casa sua  (grazie Ivan!)    ^_^

Il "giochino del tennis" a cui si fa riferimento è quello delle prime console fine anni 70:

sabato 15 ottobre 2022

"Navi di tutti i tempi - Album altamente didattico con illustrazioni a colori" (Collana Zeta giugno 1976)


Perché le figurine e gli album Panini ebbero così tanto successo?
Perché la concorrenza pubblicava album di figurine "didattici", anzi, "altamente didattici", che il mio cervello, allora come oggi, la interpreta fin come una minaccia   ^_^
Non che la Panini non pubblicasse album "didattici", ma ad un certo punto sfruttò la popolarità dei programmi televisivi per bambini per darci qualcosa che ci permettesse di replicare il personaggio tv che seguivamo.
Ma potevi scambiarti le figurine con i compagni di classe e gli amici del quartiere con un album che ti metteva a disposizione "tutte le figurine adesive"?
Tra l'altro mi pare che, nonostante tutte le figurine erano già a disposizione del giovane acquirente, l'ex proprietario di questo album neppure le appiccicò tutte, forse non apprezzò la pubblicazione.
Mancando il "ce l'ho/manca" ti perdevi una larga parte del divertimento...
Di certo "il pupo non lo spellavi" con album come questi, basandomi sul titolo dell'articolo che ho postato qualche giorno addietro:


Poi è chiaro che il bambino o bambina appassionato/a di mezzi navali avrà avuto il sommo piacere di leggersi tante minuziose descrizioni tecniche, ma per quanto mi riguarda, se nel 1976 mi avessero portato questo album, non avrei festeggiato molto, troppo da leggere e poco da appiccicare  :]


Ammetto che sfogliando e leggendo le informazioni dell'album supplemento della "Collana Zeta" ho potuto anche apprezzarle, peccato che parrebbero essere una traduzione di materiale spagnolo, mi pare di intuirlo dalla scritta in basso dalla seconda pagina postata qui sopra.

domenica 9 ottobre 2022

"Di Candy Candy parlano tutti", di Antonio Faeti - Manifesto 14 novembre 1980



Della mostruosa moltitudine (potenzialmente infinita) di articoli sui cartoni animati giapponesi che ho recuperato in questi anni solo due vennero ospitati dal "Manifesto", uno dei due è questo sulla signorina "tutte lentiggini" a firma di Antonio Faeti.
L'autore non gradiva molto l'animazione giapponese che veniva trasmessa dalla televisione pubblica e privata italiana, non era un pasdaran dei nemici dei cartoni animati giapponesi, ma lo si poteva tranquillamente posizionare tra gli esperti assai critici.
L'intento di questo articolo doveva essere quello di studiare seriamente "Candy Candy", ma mi pare che non ci si sforzò moltissimo.
Fino ad oggi ho postato le recensioni di due saggi di Antonio Faeti in cui si è occupato di anime, in un terzo libro venne interpellato come esperto del settore, oltre ad un articolo su Panorama in cui venne chiamato di nuovo in causa come esperto:





Direi che Faeti, come Giannalberto Bendazzi, fa parte di quello stuolo di esperti di fumetto ed animazione che si schierarono contro gli anime (a differenza di pochi altri colleghi), ribadendo punti di vista spesso erronei, che avrebbero potuto confutare da soli grazie alla loro conoscenze del settore.
In un altro suo articolo del marzo 1981 parrebbe aver cambiato un pochino idea sugli anime, ma in seguito in vari saggi ribadirà il legittimo punto di vista mediamente negativo.
Probabilmente il saggio del 1983 è quello in cui si possono notare gli errori più colpevoli, perché il tempo per analizzare la tematica non era mancato.
Tra l'altro mi sono accorto solo nel momento di scrivere questo post che l'articolo che mostro ora sul "Manifesto" era stato inserito nel saggio del del 1983... una bella riciclata... ormai avevo già scritto tutto... chiedo venia.. diciamo che il post, seppur ripetitivo, serve come testimonianza   ^_^


Saltando la premessa di Faeti ad inizio articolo, che va oltre le mie capacità di comprensione, l'autore fa riferimento alla serie di "Candy Candy" trasmessa da "Telesanterno", infatti su "TV Sorrisi" dal 9 al 15 novembre 1980 c'era Candy due volte al giorno   ^_^


L'articolo parrebbe abbastanza ironico, altrimenti non avrebbe avuto senso tirare in ballo Mata Hari e Komeiny... forse una piccola occasione persa, specialmente se ci si riprometteva di "studiare" Candy Candy, direi che il prof sarebbe stato da rimandare a settembre   ^_^
Sia chiaro, nel 1980 non era facile trovare informazioni sull'animazione giapponese, di certo difficile, ma non impossibile per chi si occupava di fumetto per professione.
Una richiesta di informazioni all'ambasciata giapponese? Tanto mica erano segreti industriali...
Una lettera ad un qualche professore universitario nipponico che insegnava in Italia?
Contattare qualche autore giapponese?
Farsi un viaggetto in Giappone come fece la Rai?

Quello che non ho ancora compreso è perché, una volta saltata fuori l'animazione giapponesi in Italia, gli esperti del settore, che conoscevano a fondo il mondo del fumetto ed animazione statunitense, sudamericano ed europeo (ovest ed est), ma nulla su quello nipponico, non fecero il passo successivo di cercare di capire, di informarsi in prima persona, per quanto questo fosse arduo in quel periodo.
Bisognerà aspettare una nuova generazione di esperti alla fine anni 80 per avere qualcuno che cerca informazioni di prima mano.

sabato 8 ottobre 2022

The Promised Neverland Art Book World



TITOLO: The Promised Neverland Art Book World 
AUTORE: Kaiu Shirai e Posuka Demizu
CASA EDITRICE: J-Pop
PAGINE: 216
COSTO: 20 
ANNO: 2022
FORMATO: 24 cm x 17 cm
REPERIBILITA': disponibile nelle librerie di Milano
CODICE ISBN: 9788834907399


E' da pochissimo uscito nelle librerie e fumetterie l'artbook italico dell'anime e manga "The Promised Neverland", ormai anche da noi vengono pubblicate traduzioni del materiale originale giapponese.
Nel 2021 è toccato a "Your Name" di Makoto Shinkai, sempre targato J-Pop, e quest'anno la Starcomics ha pubblicato "Demon Slayer: registro della squadra ammazza demoni - Official Fanbook", ciò che lega i tre titoli è che sono tutti disponibili in italiano(!) su Netflix.
"The Promised Neverland Art Book World" è un gran bel prodotto editoriale, che consiglio a tutti quelli che come me hanno apprezzato la serie, come recita la fascetta sono presenti oltre 500 immagini a colori, poco scritto, un po' pochino.
Inserisco più sotto il collage solo dei titoli delle tre parti che contengono interviste agli autori, molto interessanti ma stampate con un carattere di scrittura micruscolo, cioè più piccolo del minuscolo...
La qual cosa mi ha irritato non poco... per leggere quelle righe ho dovuto scannerizzare le pagine ed ingrandirle... inserire sei pagine in più con un carattere visibile da occhio umano?
Altra pecca è che non è presente un sommario dei contenuti, motivo per il quale ho scannerizzato la prima pagina di ogni sezione, che presenta una breve descrizione del suo contenuto.
Comunque è un bel prodotto editoriale, ne avessero fatto uno così di Goldrake ai tempi...


Mentre "Your Name" la prima l'ho visto in DVD, devo ringraziare Netflix per avermi reso disponibile non sottotitolato (ringraziano le mie diottrie) le altre due serie animate.
"The Promised Neverland" mi è piaciuto molto, di più finché il tutto resta un po' misterioso, un po' di meno la seconda stagione, un pelino meno ancora il finale disneyano. 
Nel totale una serie meritevole di essere vista, sempre bella graficamente, adatta, a mio avviso, anche a chi non ha ancora raggiunto la soglia dei 13 anni, in quanto, a parte il primo episodio, per il resto non è che si veda questo granché di spaventoso. Poi dipende, ovviamente, dal grado di impressionabilità del bambino/a.
La cosa curiosa di questa serie è che l'ho vista spinto dalla figlia scolara delle medie di un amico, che voleva leggere il manga, poi lei ha abbandonato il tutto, ed io invece no   ^_^


Gli autori spiegano l'idea di questo artbook, Kaiu Shirai fa riferimento a due numeri di pagine, peccato che nell'artbook non ci siano le pagine numerate   ^_^

venerdì 7 ottobre 2022

Catalogo DAG 1976/1977 (con listino prezzi) - Terza Parte (ultima)


Ecco la seconda parte del catalogo DAG 1976/77, in pratica un libro fotografico di grande formato pieno di giocattoli   ^_^
La prima parte al link qui sotto:

Ricordo che lo scopo di questi post con i cataloghi DAG è colmare il vuoto tra il catalogo del 1975 (vedi i 3 link al link sopra) e quello del 1981 (idem), a cui sommare poi quello del 1982, in modo da avere una panoramica di come si modificò il nostro modo di giocare in quei sette anni.
In realtà si modificò solo il mondo dei giocattoli per i maschietti, perché quello delle femminucce restò abbastanza statico, ma anche questo è un fatto che vale la pene valutare.
Una caratteristica importante di questo catalogo è che vi era allegato anche il listino prezzi, che ci permette di capire quanto costavano e quanto facemmo spendere alla nostra famiglia, magari per lasciare l'oggetto costoso dei nostri desideri in un cantuccio...

La parte più corposa di questa ultima parte del catalogo riguarda le armi giocattolo, contro cui si sprecavano le condanne di essere diseducative, violente e pericolose, ma noi le usavamo solo per giocare alla guerra... 
In televisione venivano trasmessi tonnellate di film sulla seconda guerra mondiale e film western, per non parlare di guerre medioevali e della Roma antica, mi sembra normale che noi si volesse replicare l'esperienza in forma diretta e semirealistica.
Non per nulla in questa stessa terza parte ci sono i soldatini e i fortini  :]



domenica 2 ottobre 2022

The Muppet Show - "Editrice Giochi" (1978)


Questo gioco in scatola era onnipresente nei negozi di giocattoli e alla Standa/Upim, cioè i luoghi dediti agli acquisti ludici tra gli ani 70 e i primi anni 80. 
Da mega fan del cast teatrale del "Muppet Show" era tra gli articoli sempre nel mirino della richiesta come regalo, ma probabilmente l'avvento dei cartoni animati giapponesi lo fece slittare in secondo piano.
Ho già recensito il gioco in scatola poco divertente di "Sesamo Apriti", che era dedicato ad un target più infantile rispetto a questo, mentre "The Muppet Show" parrebbe essere stato meritorio di giocarci. Infatti coniugava delle regole semplici, un obiettivo finale elementare con una buona dose di bastardaggine   ^_^
Lo scopo era quello di portare i tuoi due attori del cast dai camerini al proscenio, in modo che Kermit potesse sollevare il sipario, ma si poteva ostacolare gli spostamenti degli avversari, cosa che immagino avrà reso il gioco un buon motivo di risentimento ludico   :]
Come già sottolineato in vari post la "Editrice Giochi" tendeva molto spesso a rieditare per il mercato nostrano giochi in scatola statunitensi, ed in questo caso si superò... 
Passi il titolo del gioco in inglese, a parte il "The", sia "Muppet" che "Show" erano il nome del programma Rai, quindi non italianizzabili, ma la Editrice Giochi lasciò tutto il sottotitolo sulla confezione in inglese...
"It's a GAME!
Directed by KERMIT the Frog.
Produced by Parker Brothers.
Starring Jim Henson's Muppats.
Age 7 to 14
2 to 4 Players."

Il bello è che il bordo del coperchio riportava che il gioco era "da 2 a 4 giocatori", quindi una parte della confezione l'avevano tradotta. Chissà perché non tutta...
Come si può vedere dal link qui sotto la "Editrice Giochi" si limitò a tradurre in italiano nomi e regole, tranne che sulla confezione:


Dotazione della confezione abbastanza minimale, come quasi sempre capitava per i giochi in scatola della "Editrice Giochi", che poi era la dotazione originale statunitense, quindi fu chiaramente colpa della "Parker Brothers"   ^_^
Si noterà che il gioco è abbastanza vissuto, specialmente per quando riguarda i segnalini ed il regolamento, questo perché per spostare i personaggi sul tabellone ci si doveva andare a leggere ogni volta cosa prescrivesse il regolamento, che quindi si sgualciva.
La doppia roulette ti permetteva di individuare a "ATTO" e "SCENA" bisognasse fare riferimento per individuare il proprio movimento e quello della valigia.


Inutile dire che io avrei scelto i due caustici critici teatrali, i miei preferito di tutto il cast, se ne stavano lassù a sparare a zero su tutte le scenette, li adoravo   ^_^
Probabilmente il mio diletto a fare del sarcasmo (magari a buon mercato) mi fu inculcato da quei due vecchietti di spugna.
Le valige erano gli oggetti che si potevano spostare per ostacolare il movimento dei personaggi avversari.
L'unico dubbio che ho è quello sulla durata di un partita, in quanto il numero delle caselle di spostamento ad ogni turno non era molte, inoltre si poteva muovere solo un attore alla volta, e sommandoci i vari impedimenti arrivare a "dama" nel proscenio temo potesse essere un po' frustrante. Questo perché oltre ai tuoi due attori dovevi, alla fine, portare al proprio posto anche la valigia del medesimo colore.
Non avendoci mai giocato è solo una mia elucubrazione  :]

sabato 1 ottobre 2022

"Qui o si adatta o si coproduce!", intervista di Federico Fiecconi a Alessandra Valeri Manera - "Video Cartoon & Comics" aprile/maggio 1992





Nel numero di Vinile n° 34 del 27 luglio, oltre ad un articolo sulle sigle, è presente un'intervista a Alessandra Valeri Manera, la redazione esagerò un po' affermando che quella fosse la sua prima intervista in oltre 40 anni, spacciandolo per un grande scoop.
Peccato che la responsabile dei programmi per ragazzi della Fininvest/Mediaset ne avesse rilasciata una a "Mangazine" nel dicembre 1993 e che fosse stata intervistata anche nel documentario su Lupin nel 2015:

Nei commenti al post qui sopra linkato il lettore Sam mi ricorda che c'è un'altra intervista ulteriormente anteriore, cioè quella che propongo oggi, pubblicata sul quinto ed ultimo numero della rivista "Video Cartoon & Comics" dell'aprile 1992.
Quindi, a maggior ragione, gli autori dell'intervista su "Vinile" forse dovrebbero rivedere il loro trionfalismo. Specialmente perché per mera curiosità ho fatto una ricerca online e di interviste ne avrei trovate altre, sia su carta stampata che per siti, ma mi fermerò a questa, tanto il suo punto di vista è granitico  :]

L'intervista su "Video Cartoon & Comics" è interessante non tanto per le dichiarazioni della Manera, sempre coerenti negli anni, ma nelle domande, che trovo siano state le più incalzanti rispetto a tutte quelle mostrate nei post precedenti. Stessa cosa per le domande poste da "Vinile", che non erano certo "difficoltose".


Non sono molto ferrato in materia, ma poi vennero coprodotte delle serie animate tra Fininvest/Mediaset e le case di produzione statunitensi e/o nipponiche? 
Perché altrimenti "lì" si adattava e basta...    ^_^ 


Ci sono alcune domande ad Alessandra Valeri Manera che ancora non ho letto:
Perché compravate anime con target per adolescenti per poi censurarle perché non erano adatte al target degli under 12?

Non sarebbe stato più logico ed economico acquistare solo serie in target con la politica editoriale di Fininvest/Mediaset?

Perché la prima trasmissione di Lady Oscar (come di altre serie) nei primissimi anni 80 non vennero censurate? 

Quindi tutta la preoccupazione per i possibili terribili traumi psicologici che si potevano infliggere ai giovanissimi telespettatori inizialmente non erano un problema?

P.S.
Le pagine sono scannerizzate storte non per un mio errore, come capita sovente, ma perché sono impaginate storte  :]