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domenica 29 luglio 2018

Unboxing "Play Das Pronto - Cowboys and Indians" (primi anni '80?)



Nuovo appuntamento del "Unboxing Vintage", questa volta tocca ad una confezione di "Play Das Pronto", che purtroppo non sono riuscito a datare precisamente, ma direi possa risalire alla metà/fine del 1980 ai primi anni 80. Ovviamente potrei sbagliarmi, mi baso sulle informazione del venditore, che aveva una cartoleria, e che assieme a questo articolo esponeva altro materiale degli anni 70 ed 80.
Sul web non ho recuperato nessuna utile informazione, ed i miei cataloghi di giocattoli sono concentrati sugli anni antecedenti al 1985, neppure il codice dell'articolo (14251) mi ha permesso di risalire ad una qualsivoglia utile informazione.
Di solito non raccatto materiale che va oltre ai primi anni 80, e resto con il dubbio che possa anche essere degli anni 90(...), ma il Das merita un'eccezione, specialmente per il perfetto stato di conservazione del pezzo, ancora incelofanato.
La confezione del Das sono quasi certo non sia quella degli anni 70 che usavo io, che non era così piccola né particolareggiata nelle scritte, però negli anni 80 con il Das già non ci giocavo più, quindi non escludo possa essere di quel periodo.

Edit del 1 agosto 2018
Nei commenti c'è stata una testimonianza mnemonica da parte di Lando, che ha datato la confezione, 1980/81:

"Ricordo molto bene che mi fu regalata questa confezione in occasione di una vacanza a casa dei miei zii al mare a Pineto degli Abruzzi.
Sono in classe ‘74, mi pare di ricordare che questa vacanza fu fatta quando avrò avuto circa 6 o 7 anni al massimo, quindi penso che la produzione del Das sia più o meno intorno al 1980/81."


Mi ha incuriosito molto che la confezione fosse destinata chiaramente al mercato estero, ma poi veniva messa in commercio a Milano, forse pezzi invenduti provenienti da qualche magazzino.
La confezione del Das al tatto è ancora malleabile, addirittura ne filtra leggermente il classico odore della pasta grigia!
Il Vernidas, qui chiamato "VArnidas", è ancora liquido, e la confezione è la medesima che ricordavo, evidentemente non fu mai ammodernata.
Nella confezione ci sono le tempere della Sguish e tutte le spatoline che ricordavo essere allegate alla confezione del Das, ovviamente sono presenti i 2 stampini atti ad ottenere cowboys ed indiani, con tanto di kit di armi ed accessori ancora attaccati alla materozza originale, tipo model kit del Gundam. Stante che il Das, come il Pongo, erano due attività ludiche divertentissime, ho sempre trovato abbastanza frustrante il non riuscire, causa mia scarsa abilità artistica, ad ottenere risultati scultorei decenti... ed anche in questo caso, benché l'idea teorica di potersi plasmare tutti i soldatini western che si sarebbe voluto, in tutte le pose che si potevano immaginare, era ottima, dubito che il risultato finale sarà stato quello della confezione...
Intorno alla fine degli anni 70 fu pubblicato un piccolo manuale sul Das, che forse avrebbe aiutato ogni aspirante dasista a sfruttare al meglio la pasta grigia:
DAS, un mondo da scoprire (1977?)

Chissà, forse è anche per questo motivo che la Adica Pongo mise in commercio queste confezione con gli stampini, così ogni bambino si sarebbe sentito più gratificato artisticamente  ^_^



Confezione incelofanata.


Confezione dis-celofanata  ^_^

mercoledì 25 luglio 2018

"Heidi va in città - La favola televisiva di una bimba come te" - Heidi n° 3 (maggio 1980?)



Oggi si usa il termine "narrazione" per evidenziare quando un tizio ti sta raccontando un balla pro domo sua oppure per mettertelo direttamente nel cosiddetto, tecnicamente parlando.
Il titolo di questo numero 3 della "Foto Edi Tivu" è molto da "narrazione", in quanto, scrivendo "Heidi va in città", pare che quasi che la bimba Svizzera partì volontariamente per un week end turistico a Francoforte, quando, invece, venne letteralmente strappata al nonno e mandata a fare la dama di compagnia. L'unico modo di chiamare l'atto della zia Jeanne è rapimento, non per nulla la simpatica signora usa anche un nome falso, in quanto si dovrebbe chiamare Dete...
Nella pubblicazione sono raccontati eventi facenti riferimento a più puntate rispetto alla serie animata:
l'arrivo a casa Sesemann, e l'incontro con Clara, Sebastiano e la signorina Misericordia;
la prima mattina a Francoforte; la prima lezione col maestro; il ragazzino che suonava l'organetto e i micini dati dal campanaro.
C'è da dire che un episodio del telefilm durava di più di uno dell'anime, e sinceramente non rammento se i fatti narrati corrispondessero a più puntate della serie live.
Son passati troppo anni  >_<
Degli attori del telefilm ho un buon ricordo di colui che impersonava Sebastiano, che si avvicinava tantissimo a quello dell'anime.
Molto lontana dalla cattiveria animata, invece, la versione live della signorina Rottenmeier.
Guardando le immagini mi son ricordato che si dava molto spazio ai pettegolezzi della servitù, molto più spazio di quello che riservo Takahata.
Ovviamente io faccio continuamente riferimento al cartone animato giapponese perché ai tempi era l'unico raffronto che potevo fare, e che vedemmo per giunta ben prima del telefilm.
Più corretto sarebbe paragonare il telfilm al romanzo originale:
Heidi (romanzo di Johanna Spyri)

Per il resto il volumetto è strapieno di immagini del telefilm, che purtroppo non gode di una edizione italica in DVD, ergo l'ho scannerizzato interamente.

"Finalmente dal nonno - La favola televisiva di una bimba come te" - Heidi n° 1 (marzo 1980)
"Un inverno felice - La favola televisiva di una bimba come te" - Heidi n° 2 (aprile 1980)

         



In questo numero manca la datazione, motivo per il quale ho messo il punto interrogativo al mese e all'anno, anche se nel numero precedente si dava appuntamento al mese successivo, ergo maggio 1980.
Buona lettura o buone immagini  :]

lunedì 23 luglio 2018

"Il Giappone Moderno" - Giovanni De Riseis (1895) - Capitoli 1 e 2


E' già qualche anno che mi ripropongo di leggere questo libro antico (dal mio punto di vista) che narra del viaggio del nobile, poi Senatore, infine podestà(...) di Napoli, Giovanni De Riseis, ma a forza di rimandare rischio che diventi più che antico, direi vetusto...
Sono due le problematiche che mi hanno frenato, in primis il numero di pagine, quasi 600, che non saprei bene come riassumere, in quanto ogni descrizione di un Giappone tanto trapassato può risultare interessante, riportarne un aneddoto, per tralasciarne un secondo, ha ben poco senso.
Inoltre le pagine sono veramente delicate, molto leggere, tanto che nello sfogliarlo c'è sempre il rischio che si rompano, senza contare che alcune parte interne al libro si sgretolano, lo si nota pure dalle scan. Mentre la rilegatura regge ancora bene, considerando che lo scritto, risalente al 1895, fu pubblicato del 1900, ergo 118 anni fa!
Quindi, alla fine, ho pensato che aveva molto più senso scannerizzare per intero lo scritto, ovviamente diviso in più post, in questo modo ognuno potrà fruire di questo documento storico senza dover pendere dal mio punto di vista.
Per l'occasione ho pensato di non inserire il watermark "imago recensio", tranne che per la prima pagina e l'indice, in modo da rendere il più leggibile possibile le pagine, ma anche per non rovinare le tantissime (quasi 200) pregevoli incisioni.
Si noterà comunque un quadratino di tonalità diversa, purtroppo il programma che inserisce il Watermark mi permette anche di ridurre il peso delle scan, ma senza una scritta non funziona, ergo ho dovuto inserire un punticino in un angolo, che non arreca fastidio alla lettura.
In questo primo post ho inserito i primi due capitoli:
1) Da San Francisco a Yokohama;
2) L'arrivo al Giappone.

Va da sè che il primo capitolo è ben poco "giapponese", in quanto narra del viaggio in battello per arrivare alla metà nipponica, ma non potevo eliminarlo, facendo parte integrante del racconto di viaggio di De Riseis.
Successivamente valuterò quanti capitoli inserire in ogni post in base alla loro lunghezza e al tempo che vi potrò dedicare.
Mi auguro che il tutto possa risultare utile a qualcuno/a  ^_^



De Riseis visitò il Giappone per un periodo molto limitato, gli ultimi mesi del 1893, ad epoca Meiji già avviata ed un anno prima che iniziasse il primo conflitto sino-giapponese, ergo la neo nazione del Sol Levante già cercava di diventare Impero del Sol Levante.
Non starò a commentare ogni singola pagina, verrebbe meno il senso di rendere disponibile lo scritto, comunque la burocrazia nipponica affonda le proprie radici lontano nel tempo. Infatti nel leggere le lamentele di De Riseis, pare di star consultando un blog per viaggiatori italici in Giappone   ^_^



L'Imperatore Mutsuhito in una incisione che immagino riprendesse un dipinto o una stampa, doveva essere un gran simpaticone...  >_<

venerdì 20 luglio 2018

"Arrivano i Superboys" ("Soccer Boy") - ("Akakichi No Eleven" - "Gli undici rosso sangue" 1970) - puntate 45 e 46



Altre due puntate in cui vengono mostrati gli allenamenti di Shingo per recuperare dalla frattura al piede destro.
Chi segue il calcio penso sia a conoscenza del fatto che per le rotture dei legamenti ci sono ormai due scuole di pensiero:
quella tradizionalista, che segue un intervento chirurgico "vecchia maniera" e dei tempi di recupero lenti (fino a 12 mesi), che prevedono un inserimento dell'atleta nel ritmo partita con molta cautela;
i nuovi metodi chirurgici e di recupero che permettono di dimezzare i tempi di cui sopra.
A parte il fatto che gran parte di quelli che affrettano il recupero si infortunano di nuovo, direi che Shingo Tamai ridicolizzò tutti questi luminari dell'ortopedia e degli allenamenti, visto che dopo una frattura ossea, si ritrova a giocare a pallone ben prima che ad una persona normale si sarebbe calcificato l'osso  :]
L'altro tema dei due episodi sono le scene (spettacolari) atte ad introdurre la prossima ventura mega sfida tra i brasiliani e lo Shinsei.
Quindi, da un lato Shingo è ancora in bilico tra il rimanere zoppo o ritornare ad essere un calciatore nel pieno della sua vigoria fisico/tecnica, contemporaneamente gli si presenta la più grande sfida agonistica dell'universo: giocare contro Ken Santos e compagni.
Purtroppo anche in questa recensione non ci saranno partite giocate, ma comunque non mancheranno delle perlate assolute, degli strafalcioni animati, degli obbrobri di doppiaggio e delle skill fantasmagoriche.
Prendendo spunto dall'arrivo in aeroporto della squadra brasileira, e volendo fare una considerazione seria, si potrebbe affermare che ciò che nel 1970 (ma fino agli anni 2000) era accettabile solo in un cartone animato per bambini, ora è la realtà dello spettacolo abbinato al calcio.
Mi riferisco al modo con cui i giocatori brasiliani, dei quali non è dato conoscere il nome della formazione, si presentano al pubblico giapponese. Intanto c'è la diretta televisiva(!), un nugolo di fotografi e reporter della carta stampata, una presenza corposa, se non oceanica, di tifosi in delirio.
Infine i ragazzi dell'undici giallo-verde (nessun riferimento politico governativo) si esibiscono i colpi e balzi che troveremmo anche ridicoli, se poi non li vedessimo in molte presentazioni di nuovi acquisti, inizi o finali di stagione.
Si può ben dire che il calcio professionistico si è superboyszzato  ^_^



Prima del titolo di questa puntata ci vengono mostrate alcune scene in cui Belè catechizza i suoi calciatori. Si nota che forse i disegnatori nipponici non avessero ancora ben chiaro quali colori avesse la loro maglia... e poi, perché il tizio con la testa piatta ha le righe azzurre invece che gialle?  O_o



Ribadisco spesso che l'adattamento ed il doppiaggio italico furono devastanti, però non è che l'anime avesse poi questa grande qualità nei disegni... per esempio non mancano cell non ultimati, e pare proprio che gli animatori avessero la fissa di invertire i piedi ai calciatori... capita sia con Shingo visibile con il titolo della serie, sia con il Ken Santos qua sopra...

mercoledì 18 luglio 2018

Star Trek, storia illustrata di una saga



TITOLO: Star Trek, storia illustrata di una saga
AUTORE: Livio Cotrozzi
CASA EDITRICE: Alpi Editori
PAGINE: 71
COSTO: 19000 £
ANNO: 1996
FORMATO: 16 cm X 23 cm
REPERIBILITA': on line
CODICE ISBN: 


C'è sempre qualcosa che salta fuori dalla mia libreria pregna di saggistica di nicchia, molto molto molto di nicchia  :]
Questa è la volta di un piccolo saggio del 1995 su Star Trek, ai tempi in libreria mi aveva colpito il formato, oltre al fatto che le pubblicazioni sui film e telefilm della saga ideata da Roddenberry erano rare, e l'assenza del web le rendeva ancora più preziose.
Dopo una breve introduzione storica sulla nascita della serie originale, vengono pubblicate le schede (con sinossi) di ciò che era allora stato prodotto fino al 1995.
Quando lo comprai rimasi un po' deluso dal sottotitolo, "storia illustrata", non che manchino le immagini, ma non trovo che ve ne siano così tante da poterla considerare una storia illustrata di Star Trek.
Consiglio comunque di reperirlo (su Ebay) ai fan della serie, magari a quelli un po' più fissati  ^_^




lunedì 16 luglio 2018

"Domenica Bis" - Inserto tv della "La Domenica del Corriere" - 5 numeri dal novembre 1975 al gennaio 1976


Ad un mercatino ho recuperato 14 numeri di "Domenica Bis", l'inserto televisivo a me sconosciuto de "La Domenica del Corriere", purtroppo non sono tutti consecutivi, ma comunque di un arco temporale abbastanza ristretto, che va da 9/15 novembre 1975 al 2/8 maggio 1976.
Ogni inserto è costituito da 16 pagine, nelle prime pagine ci sono articoli sui programmi Rai (anche radiofonici), nelle ultime 7 ci sono i palinsesti dei programmi tv, non sono contemplate le tv private, ma ci sono le tre televisioni che trasmettevano dall'estero:
TV Svizzera; TV Capodistria; TV Montecarlo.
L'inserto era diretto, o comunque aveva il contributo principale, di Mike Bongiorno, di cui era a firma l'articolo in prima pagina che proseguiva in seconda. Inoltre il conduttore italo americano aveva sovente un rubrica interna in cui intervistava altri personaggi televisivi.
Visto che il presentatore e giornalista aveva lavorato negli Usa, la sua attenzione verso le tv private era abbastanza alta (lo dimostrerà direttamente con Telemilano), ma per quanto riguarda questo inserto non mancano suoi articoli sulle prime tv private e sui canali esteri che trasmettevano in Italia.
L'altro motivo di interesse dell'inserto è dato dall'accuratezza sui programmi offerti dalle 3 tv estere, superato solo dai "TV Sorrisi e Canzoni".
Ho così scoperto che il giorno di Natale del 1975 alle 18,30 su Telemontecarlo trasmisero il "disegno animato giapponese" dal titolo "Orsetto Panda", che ipotizzo possa essere "L'orsetto panda e gli amici della foresta" (Panda no Daiboken).
A parte che nel 1975 ero troppo piccolo, ma nel mio palazzo le 3 tv estere arrivarono un po' più avanti, tipo nel 1977 o nel 1978.
Grazie all'articolo di Mike Bongiorno della prima e seconda scan, ho compreso che non avrei potuto comunque vedere "Orsetto Panda", perché le vecchie tv in bianco e nero non potevano ricevere le tv estere, in quanto queste trasmettevano a colori con sistema Pal, mentre da noi le tv a colori arriverà solo nel 1976:
"TV color, guida alla televisione a colori" - Allegato a Quattroruote maggio 1976

Interessante anche il programma successivo al film d'animazione "Orsetto Panda", che era un documentario dal titolo "Il capitano Ultra", regia di Akira Kate. Strano che un documentario avesse un titolo che pareva un telefilm, chissà se, in realtà, non era una qualche puntata di Ultraman.
Mi attiverò per investigare  ^_^
Non ho scannerizzato per intero ogni inserto, ma mi sono limitato agli articoli che potessero avere ad oggi ancora un minimo interesse (Giochi senza Frontiere, Sandokan, le tv private ed estere).



Mike Bongiorno dimostrò di conoscere bene l'ambito televisivo in cui lavorava. Infatti, oltre a dare un interessante dato (un po' artigianale) sul numero di ore che il telespettatore poteva vedere, informa il lettore sui costi di economici per poter vedere le tv estere, infine predice che il monopolio Rai verrà un poco alla volta eroso dalle tv concorrenti.


Programmi della settimana dal 9 al 15 novembre 1975.
In rosso i programmi visibili a colori.

venerdì 13 luglio 2018

"La televisione nella vita dei bambini", di Giulio Carminati - "La Discussione" 2 novembre 1981


Ho notato che, a differenza di tante altre testate giornalistiche che sbraitavano la loro insofferenza e esageravano ridicolmente le loro critiche (magari anche sensate), "La Discussione, settimanale politico culturale fondato da Alcide De Gasperi" era molto più pacato, ma altrettanto duro. Molto più duro del quotidiano di partito della Democrazia Cristiana, "Il Popolo".
Ho rinvenuto, tra il 1978 ed il 1982, parecchi articoli su questo serissimo settimanale di analisi politica, non li ho analizzati tutti con attenzione, quindi magari in parte potrei essere smentito da qualche scritto più esacerbato, ma per qualche ho letto fino ad ora i giornalisti pare evitino le bufale più famose contro i "cartoni animati giapponesi", ma il giudizio totale è grandemente negativo.
Negativo per la crescita intellettuale, sociale ed emotiva dei bambini, che, per colpa di questi "telefilm giapponesi", sarebbe stata messa in serio pericolo.
Inizialmente, a dire il vero, la redazione dei programmi di intrattenimento e critica televisiva davano addosso più a Fonzie che a Goldrake, considerando il secondo fin positivo (o meno negativo) rispetto al primo. Però, alla fine, l'onda lunga delle polemiche sommerse anche gli anime.
Avendo potuto sfogliare ben quattro annate della rivista, posso affermare che la redazione aveva un occhio di riguarda su quello che mandavano in onda la Rai e le tv private. Questo articolo non è per nulla un riempitivo di due pagine, ma fa parte di una linea editoriale molto chiara: i redattori della democristiana "La Discussione" consideravano la televisione un potente mezzo per influenzare le giovani ed adulte menti degli (elettori) italiani.
E non si può certo dire che avessero torto...
Infatti sono presenti tantissimi articoli sia di critica dei programmi di intrattenimento, che nei confronti dei telegiornali o di trasmissioni di informazione, sia nei casi in cui erano stati trattati argomenti in maniera confacente ai loro desideri politici, che nel caso contrario.
In particolare la redazione si occupava regolarmente della situazione legislativa inerente le tv private, cioè, in realtà, dell'assenza di una leggere sull'emittenza privata, che verrà approvata solo con la famigerata "Legge Mammì", etc etc etc




Nel numero del 2 novembre 1981 veniva presentata una approfondita analisi sul rapporto esistente tra la televisione e i bambini, tra i programmi e i bambini, tra gli eroi televisivi ed i bambini, e, guarda caso, venivano presi ad esempio solo i personaggi dei cartoni animati giapponesi.
Giulio Carminati prende spunto da una ricerca del Servizio Opinioni della Rai, in collaborazione con l'Istituto Mesomark (che parrebbe non essere più sul mercato) ed il Professor Carli dell'università di Roma.
Negli articoli del periodo ritorna spesso questa ricerca Rai/Mesomark, sempre allo scopo di mettere in cattiva luce gli anime come uno dei prodotti televisivi più nefasti per i bambini.
Come al solito, i dati ognuno se li può leggere un po' come gli pare, e se gli adulti ci leggevano il lavaggio del cervello che i bambini subivano subivano da parte dei "telefilm giapponesi" (e in parte non è che avessero tutti questi torti...), per un fan i dati riportati in questo articolo sono una interessante fotografia di un successo ancora folgorante nel 1981, quando, già l'anno successivo, gli anime inizieranno la loro parabola discendente.
Come si può vedere dalla scan sopra con la doppia pagina dell'articolo, sono presenti 4 tabelle con i dati della ricerca, dati assai interessanti, benché io non mi ci riconosca per nulla.
L'articolo contiene un secondo approfondimento (nel riquadro grande a centro pagina) su una precedente ricerca della Rai del 1979 inerente il successo di "Atlas Ufo Robot". Da notare che il giornalista precisa che i più amati erano risultati essere le serie Goldrake ed Ufo Robot... di certo gli autori dell'inchiesta erano dei professionisti in gamba, con un alto tasso culturale, però quando leggo che si puntano i riflettori su un argomento, senza rendersi conto che non si è ben capito chi ne fossero i soggetti, resto un po' perplesso...




Mi resta fin impossibile credere che nel 1981 ci fosse qualche bambino che guardasse la televisione solo qualche volta alla settimana, pur avendo una televisione a colori. Visto che la ricerca aveva selezionato i possessori di tv a colori con telecomando, ed il target di età era tra i 4 e i 10 anni.
Ergo, io, un dodicenne con una tv in bianco e nero senza telecomando, non facevo parte del campione analizzato   T_T

giovedì 12 luglio 2018

"Bia la sfida della magia" - Album figurine Panini 1981


Di Bia io apprezzavo soprattutto la sigla e Noa  ^_^
Non che schifassi Bia, però non aveva possibilità contro la sua rivale dai capelli blu!
La serie non l'ho mai seguita continuativamente, ci buttavo un occhio ogni tanto, ma senza essere a conoscenza della trama generale, mi interessava solo il duello di Bia vs Noa, e ho sempre trovato educativo che le due fossero rivali, ma non nemiche. Alla faccia della bufala secondo cui nei cartoni animati giapponesi c'erano solo personaggi stereotipati, idiozia tanto idiota da poter essere formulata solo da chi non aveva mai gaurdato una puntata di un qualsiasi anime...
Non avedo mai più visto la serie dal 1981 non saprei dire di preciso se la Panini riassunse conguamente ogni puntata, posso solo constatare che iniziò, ovviamente, con il primo episodio e terminò l'album con il 43esimo (conteggio italico):
Una piccola strega = episodio 1;
Noa, la rivale = episodio 2;
Bia s'innamora = episodio 7;
Un avventuroso viaggio in pallone = episodio 11
L'arpa fantasma = episodio 15
Duello magico = episodio 24
La festa della neve = episodio 37
Canzone per una bambola = episodio 43




Da adulto mi ha sorpreso molto rendermi conto che la Rai mandò in onda una serie animata con così tanti ammiccamenti verso i giovani telespettatori, senza effettuare tagli, e questo il 2 marzo del 1981, dopo la guerra mediatica contro gli anime che avvenne nella primavera del 1980 (link).
Non sono certo il primo a fare questa considerazione, ma "Bia la sfida della magia" introdusse negli anime un pre fan-service che verrà attuato in massa solo dagli anni 90 in poi, anticipato solo dalla Fujiko di Lupin III, anche se il target dei due anime era differente.
Considerando che Ciosa è il primo maniaco sessuale adulto dei cartoni animati che si interessa ad una quindicenne, resto ancora sorpreso del fatto che la Rai non usò il machete per tagliare ogni scena un po' osé  :]
E' anche vero che venne mandata in onda sulla Rete 2 socialista, quindi non bacchettona come la democristiana Rete 1.



Ogni album Panini del periodo iniziava con un breve incipit della storia, di solito risultava abbastanza interessante, con considerazione che andavano anche oltre la serie oggetto dell'album, come fecero per l'album degli Astrorobot.
Nel caso di Bia la redazione della Panini si limitò alla trama, senza darci spiegazione del perché Bia mostrasse così spesso le sue grazie  ^_^
Infatti nelle 240 figurine dell'album non si vede nessun fan-service, la Panini preferì evitare guai con la censura?
La bambina (o bambino) che collezionò questo album non era particolarmente abile nell'appiccicare le figurine, sinceramente non me la sento di rimproverarla, anch'io ero un po' una frana...
La scannerizzazione della pagina è stata un po' problematica, perché i margini del formato A4 si adattano al pelo all'album, qualche volta il testo ne risulta un pelino sacrificato, ma comunque comprensibile. 
Buona lettura   ^_^

martedì 10 luglio 2018

"L'anima del Giappone si chiama Kansai" - "Atlante, genti - natura - civiltà" 25 novembre 1960



Nel novembre 1960 la rivista Atlante, edita dall'Istituto Geografico De Agostini, quindi un editore che aveva conoscenza della storia ed arte di altri popoli, dedicava quasi tutto il numero alla regione giapponese del Kansai.
La rivista si concentra esclusivamente sulla storia antica e sulle bellezze monumentali, solo qualche accenno riguardo la società giapponese del periodo, quindi, dal mio punto di vista l'ho trovata non interessantissima. Magari ad altri, invece, potrà risultare più utile.
Molto belle le tante fotografie, sia a colori che n bianco e nero, presenti nel numero,
Sperando di non scrivere una castroneria, si potrebbe affermare che il Giappone del 1960 non era ancora quello della "cultura popolare" che è diventato oggi, e che considero tanto interessante, forse per questo non ho apprezzato molto ciò che la rivista mostra.
C'è da dire che, probabilmente, la De Agostini si concentrava meno sull'attualità (di allora), preferendo l'aspetto storico ed artistico, un approccio da enciclopedia   ^_^
Oggi molte di queste informazioni le si possono avere con un click, nel 1960 erano molto più preziose e rare.
L'aspetto che non mi ha convinto molto è che un certo numero di fotografie parrebbero raccontare anche della società giapponese di allora, ma poi nello scritto non ne risulta traccia. Come, tanto per fare un esempio, non c'è traccia dell'hanami nel testo, nonostante molte foto immortalino i ciliegi in fiore con relativa contemplazione degli astanti. Ho trovato molto strano che l'annuale fioritura dei ciliegi non venga chiamata hanami, ma sakura, termine che si può leggere nelle didascalie alla foto.
Sembrerebbe quasi che il testo sia stato preso da una qualche enciclopedia, a cui siano state affiancate fotografie allora attuali, che risultano "off topic" rispetto allo scritto.




lunedì 9 luglio 2018

"Super Giocattoli GDG La Giraffa 1979/80"



Il seguente catalogo della "GDG La Giraffa" del 1979/80 è veramente corposo, ben 68 pagine (formato 20 cm x 15 cm) strapiene di giocattoli non sempre molto comuni. Evidentemente "La Giraffa", assieme alle aziende più conosciute (Mattel, Lego, MB, Harbert, Editrice Giochi etc etc), si avvaleva anche di distributori con articoli non usuali.
Per esempio c'è tutta una serie di giochi spaziali/fantascientifici che non avevo mai visto in altri cataloghi:
Intruder; Sir Galaxy; Star Rider; Rom; Stellar War; Space Blaster.

Questi non sono giochi in scatola nè videogiochi, ma giocattoli che volevano simulare l'atmosfera spaziale. Infatti Intruder pare essere una piccola astronavina con tanto di luci e rumori. Lo "Star Rider" è una plancia di comando sopra la quale il bambino si sedeva e poteva schiacciare pulsanti e leve, simulando la guida di una astronave o robot.
"Sir Galaxy" e Rom sono dei robot, da notare che il nome del secondo oggi non credo verrebbe più usato...
Mentre "Stellar War" erano una coppia di pistole spaziali a con cui i duellanti potevano sfidarsi, e "Space Blaster" un fighissimo cannone spaziale che proiettava su un muro l'immagine dell'astronave da colpire!!! E quando questa, grazie a delle fotocellule, veniva colpita più volte, precipitava!!!
Non mancano i videogiochi portatili, alcuni di questi già recensiti su questo blog.
La pagina centrale è dedicata ai prodotti Gig: I Micronauti; Playmobil; Paciocchino; Fiammiferino.
Ci sono pure i giocattoli ispirati agli anime: pupazzi di Remi, il gioco in scatola di "Capitan Harlock, i robottoni giocattolo di Gloizer X e Tekkaman .
Su questo versante c'è una piccola curiosità  ^_^




Nel paginone con Gloizer X (compreso il pilota maschile Kaisaka Joe) e Tekkaman, è presentato un terzo robottone (nel riquadro in alto a sinistra), che pare venga fatto passare anch'esso per uno dei personaggi di Gloizer X.




Ho fatto un po' di fatica a scoprire quale fosse, in realtà il robottone non è di una serie animata, ma di un tokusatsu, il cui titolo è "Ganbaron", ed il nome del robot è Daibaron.
Sempre bello vedere gli adulti che cercavano di truffare i piccoli consumatori...
Nel link sotto ci sono parecchie info:
http://www.robotvintage.com/article/serie_ganbaron.html

Il titolare del sito è anche l'autore dei 3 volumi dell'Enciclopedia Diecast.


        

L'opening della serie Tokusatsu non è malaccio, ma quello che fa rizzare i capelli è la quotazione a cui è arrivata questa confezione!

sabato 7 luglio 2018

"Arrivano i Superboys" ("Soccer Boy") - ("Akakichi No Eleven" - "Gli undici rosso sangue" 1970) - puntate 43 e 44




Entrambe le puntate sono dedicate al post intervento chirurgico subito da Shingo Tamai dopo la frattura della tibia (o caviglia, non si capisce bene) nella puntata precedente, causata da una super mega bordata scagliata da Ken Santos.
Purtroppo la comprensione di alcune parti dei due episodi è resa problematica dal solito scarsissimo adattamento dei dialoghi italici... parole a caso... intuisci cosa si stiano dicendo, ma non ne hai la certezza.
Non essendoci eventi dati da partite giocate, le due puntate restano un po' noiose, ed anche parecchio melodrammatiche... i giapponesi erano proprio fissati con la crescita morale attraverso la sofferenza fisica.
Mi pare che anche in altre serie sportive del periodo i protagonisti soffrissero infortuni di gioco, Tommy nel baseball e Jenny nel tennis (ad una mano?), ed è questo uno dei tanti lati positivi di queste serie, perché gli infortuni nello sport capitano, specialmente in attività di contatto come il calcio.
E' altresì vero che fino all'infortunio di Shingo, non era stato fischiato neppure un fallo nelle partite mostrate... e il nostro eroe si fa male solo perché si ostina a voler respingere il tiro di Ken Santos.
Shingo non subisce un trauma da scontro fisico oppure da fatica, ha la peggio durante una discutibile sfida a pallonate...
Detto ciò non mancano le sorprese e le scene epico-comiche neppure negli episodi 42 e 43  ^_^

In questa recensione inserisco anche le scan di un articolo pubblicato sulla rivista "Film TV" (o "TV Film"...), uscita lo scorso 12 giugno.
Il numero era incentrato sul mondiale soviet... ehm... il mondiale russo, ed in copertina hanno messo Shingo Tamai!!!




No... sarebbe stato troppo bello... hanno messo "Holly e Benji"... ma ci può anche stare, l'anime di "Capitan Tsubasa" è conosciuto in tutto il mondo, mentre di "Akakichi No Eleven" si è perso il ricordo.
La cosa che mi ha un po' (tanto) indispettito, invece, è che nelle tre pagine dell'articolo, su cui non mi pronuncio perché non ho mia seguito la serie, non c'è il ben che minimo accenno a Shingo Tamai!
Dico... devi scrivere un articolo sugli anime calcistici, almeno una citazione a titolo informativo sul PRIMO anime calcistico mai prodotto, non ce la vogliamo mettere?
Solo a titolo di curiosità... due righe... vabbè...  >_<
Comunque, sia ben chiaro... Shingo e soci non avrebbero preso quel gol al 94esimo dal Belgio in controppeddu!




Rammento che Shingo ha subito un intervento chirurgico per la frattura della caviglia, anche se dalla radiografia parrebbe la tibia, e gli è stato applicato un chiodo nella gamba.
Ho fatto qualche veloce ricerca per vedere i tempi di recupero in caso di infortuni simili, e a grandi linee siamo sui 9/12 mesi, ma si parla di atleti professionisti e di tecniche di riabilitazione moderne.
Chissà nel 1970 quanto ci poteva volere per recuperare da un infortunio del genere.
Quindi, prima la gamba si deve calcificare, poi si deve iniziare la riabilitazione, poi andrebbe rimosso il chiodo, infine continuata e potenziata la riabilitazione, ma, prima di tutto questo, L'OSSO DI DEVE CALCIFICARE!

venerdì 6 luglio 2018

Distribuzione temporale degli articoli sui cartoni animati giapponesi tra il 1978 ed il 1982

Edit del 9 dicembre 2018:
ho postato delle nuove tabelle aggiornate

Distribuzione temporale degli articoli sui cartoni animati giapponesi tra il 1978 ed il 1982 (aggiornato al 3 dicembre 2018)




L'aver recuperato più di 550 articoli sugli anime permette di fare un certo numero di considerazioni sull'impatto che Goldrake e soci ebbero sulla stampa italiana.
Intanto che dei cartoni animati giapponesi se ne occuparono un numero spropositato di testate, non limitate alle riviste di informazione televisiva, ma che spaziavano dalle riviste vietate ai minori di 18 anni, passando da pubblicazioni strettamente politiche, religiose, femministe, etc etc etc... per un totale, ad ora, di 60 e passa testate differenti!
Che messe tutte in ordine fanno pure una bella impressione, qualcuna l'avrò pure saltata, tante altre dovrò ancora scoprirle:
Alter Alter; Amica; Autosprint; Bolero; Bollettino Salesiano; Cineforum; Corriere dei Piccoli; Corriere della Sera Illustrato; Domenica del Corriere; Epoca; Eureka; Eva Express, Famiglia Cristiana; Famiglia TV; Gente; Gioia; Grand Hotel; Grazia; Guerin Sportivo; Il Corriere della Sera; Il Giornale; Il Giornalino; Il Giorno; Il Male; Il Mattino Illustrato; Il Messaggero; Il Popolo quotidiano della Democrazia Cristiana; Il Resto del Carlino; Il Tempo; Intimità della Famiglia, L'Espresso; L'Europeo; l'Unità; La Discussione; La Gazzetta del Mezzogiorno; La Provincia di Cremona; La Repubblica; La Stampa; La Stampa Sera; Lei Glamour; Lotta Continua; Music; Novella 200; Oggi; Onda TV; Paese Sera; Panorama; Penthouse; Playboy; Quotidiano Donna; Radiocorriere TV; Rinascita; Settimana TV; Telepiù; Telesette; Topolino; Tutto Musica & Spettacolo; TV Junior; TV Sorrisi e Canzoni; Zoom la rvista dell'immagine.


Un'altra questione di cui mi sono reso conto, ricercando articoli sugli anime, è che prima di Goldrake e soci l'attenzione che i giornalisti davano ai programmi dedicati ai bambini/ragazzi era abbastanza scarsa. Non solo mancava l'attenzione dei giornalisti su questo tema, ma il problema è che mancavano proprio i programmi per i giovani! Quindi poco o nulla da criticare.
E comunque i programmi a noi dedicati, prima dei cartoni animati giapponesi, non sollevavano praticamente alcuna polemica, in fondo al massimo arrivavano dall'alleato Usa, non dal "pericolo giallo".
Probabilmente i primi articoli critici, a parte qualche cariatide che se la prendeva coi fumetti (ma qui sto valutando i programmi televisivi), arrivarono con Sandokan e poi Furia, proprio in virtù del primo grosso sfruttamento commerciale dei due personaggi portato avanti dalla Sacis della Rai.
Quindi, almeno inizialmente, parrebbe essere la pecunia a far smuovere la carta stampata:
i bambini fanno i capricci perché vogliono questo o quel personaggio visto in televisione, ed il giornalista (magari genitore) si accorge del "pericolo".
Ma Sandokan era un prodotto italiano, mentre Furia era un alleato, difficile prendersela più di tanto con il Made in Italy o con il Made in Iùesei (tranne che per i comunisti). Poi arrivarono loro, gli alieni giapponesi, portatori di qualcosa di totalmente avulso dalla consuetudine televisiva dedicata ai più giovani, (quasi) nessuno aveva motivi di difenderli
Seguì la questione della violenza, dei messaggi diseducativi, della tv usata come baby sitter, della scarsa qualità artistica e di contenuti, l'uso del computer, la ripetitività, la quantità di serie animate giapponesi trasmesse etc etc etc
Mentre noi ci vedevamo storie avvincenti, e non auto conclusive come Hanna & Barbera, personaggi ben caratterizzati, colpi di scena, colori (per chi poteva...) fantasmagorici, scale dei grigi (sob...) fantasmagoriche, musiche che ti colpivano i timpani, finali epici etc etc etc
I primi fiocchi di neve polemici del 1978 e 1979 diventarono, pian piano, una valanga mediatica dai toni isterici del 1980, per poi sciogliersi ai primi raggi di sole del 1981 e 1982.
Le cinque immagini, che riporto in questo post, vogliono semplicemente rendere visibile come si sviluppò e poi affievolì l'interesse della carta stampata verso i cartoni animati giapponesi.
Ho semplicemente evidenziato in giallo ogni giorno in cui venne pubblicato (in base a ciò che ho trovato fino al 5 luglio 2018) un articolo sugli anime, indipendentemente se fosse positivo, neutro o negativo, indipendentemente dal grado di approfondimento dello scritto.
Il numerino riportato in quel giorno indica quanti articoli vennero pubblicati.
In pratica è l'indice dell'Emeroteca Anime ma spalmato in 5 calendari annuali  ^_^
E' chiaro che per il 1978 (l'immagine sopra) c'è un picco durante la trasmissione di Heidi e "Atlas Ufo Robot", quindi tra aprile e giugno, poi quasi il silenzio, per riavere una copertura mediatica in occasione della seconda tranche di Goldrake a fine anno.




giovedì 5 luglio 2018

Ulteriore corposa aggiunta di articoli (70) all'indice dell'Emeroteca Anime

Questa volta sono stato più ligio a miei buoni propositi, e, a distanza di un solo mese, aggiungo altri 70 articoli all'Emeroteca Anime.
La ricerca di questi articoli è un po' come la ricerca dell'oro. Scavi per mesi e mesi e trovi solo qualche pagliuzza, poi ti imbatti nel filone giusto, e porti alla luce la vena madre  ^_^
Sinceramente non avrei mai pensato che mi sarei imbattuto in ben 561 articoli di quotidiani, settimanali, mensili e qualsiasi altra testata esistente in Italia, sugli anime arrivati in Italia dal 1978 al 1987.
Certo, non sono tutti articoli corposi, qualche volte si tratta di semplici trafiletti, altre volte sono solo citazioni in articoli che trattano altre questioni, ma dimostrano che quei cartoni animati giapponesi colpirono gli italiani di ogni età.
Mi azzarderei quasi ad affermare che fecero più impressione agli adulti che noi ex bambini!
Il fatto che in un articolo sugli armamenti nucleari o sullo stato di abbandono in cui versavano i bambini di famiglie povere, vengano citati i personaggi degli anime, rende palese che erano diventati per i giornalisti ed i loro lettori un termine di paragone, spesso negativo, ma non sempre.
Mentre è abbastanza normale che riviste televisive trattassero dei personaggi animati che vedevamo in tv, fa più impressione scoprire molti articoli in riviste di carattere totalmente politico, come "Il Popolo" e "La Discussione", che erano di diretta emanazione democristiana.

Di seguiti l'elenco dei nuovi articoli

martedì 3 luglio 2018

La prima puntata di Heidi - 7 febbraio 1978 (non 1976)


Qualche giorno fa nei commenti di questo entusiasmante post (link) Lone Wolf ha copia-incollato una discussione su FB (che io non uso) inerente al dubbio di alcuni fan sulla prima apparizione di Heidi alla Rai, gli avevo promesso che avrei messo qualche info, quindi ecco il testo saliente con info:

A proposito di Heidi e Goldrake , in questi giorni ho letto su facebook una discussione su chi fosse comparso prima sulle tv italiane e un autore di fumetti ricordava che Heidi fosse del 76 e goldrake del 78. Lone Wolf
PS ti incollo la discussione 

Federico Memola
Castelli e io contro il resto del mondo.

Io ho sempre ricordato che la serie di Heidi fosse approdata sui nostri teleschermi nel 1976, circa due anni prima di Goldrake, mentre oggi pare universalmente assodato che sia stata trasmessa in Italia in quello stesso 1978.
Eppure io ricordo che il cartone di Heidi avesse avuto modo di cementare il suo successo prima che Goldrake aprisse l'invasione vera e propria. E il successo del robottone di Nagai, all'epoca, fu tale da oscurare qualunque "concorrente" contemporaneo a lui, piccola montanara compresa.
La sola fonte a sostegno di questi miei ricordi è Alfredo Castelli, che in ben due articoli (quello da cui ho estratto il passaggio fondamentale riportato qui sotto è stato pubblicato su Eureka del Dicembre 1983) riporta il 1976 come anno di esordio di Heidi in Italia. L'altro articolo (anzi,in quel caso con tanto di cronologia delle serie giapponesi e date dimessa in onda in Italia) è reperibile sul dossier "Orfani e Robot" del 1984.
Certo, son passati quarant'anni e potrei ricordare male, così come Alfredo potrebbe essersi sbagliato in entrambe le occasioni... Eppure per me l'anno di Heidi rimane il 1976, nonostante il parere contrario del resto del mondo.

Marcello Vaccari:

Potrebbe essere stata trasmessa dalla tv Svizzera , che all'epoca era molto seguita in Italia.
Giacomo Michelon:
Anch'io ho ricordi di una messa in onda di Heidi molto precedente all'arrivo di Goldrake, almeno un anno prima nei miei ricordi. Maaah la Rai non ha degli archivi con la programmazione? Oppure...all'epoca esistevano già le varie guidetv/sorrisi e/o i quotidiani non avevano un boxino con la programmazione televisiva?
Marc Perricone:

Ti confermo che Heidi in Italia, fu trasmesso per la prima volta nel 1976. In B/N.
Carlo Recagno:

Io ricordo che quando trasmisero Heidi ero alle medie. Nel 1976 ero ancora alle elementari, e non ricordo affatto che ci fosse Heidi all’epoca.

Le tre scan sopra sono del 7, 8 e 9 febbraio 1978 (ovviamente dal relativo TV Sorrisi e Canzoni del 5/11 febbraio 1978), e si può chiaramente notare che la puntata del martedì, oltre ad avere il titolo e la sinossi della prima puntata di Heidi, reca il famoso quadrifoglio verde che indicava la "novità".
Quindi, direi, fino a quando qualcuno non mostrerà delle immagini di qualche rivista del 1976 con Heidi, che si può ragionevolmente affermare che la prima puntata dell'anime fu il 7 febbraio 1978.

"Un programma a cartoni animati tratto da una novella di Johanna Spyri. Regia di Isao Takahata"
Così recita la riga del palinsesto di fianco al riquadro con l'immagine della pastorella svizzera e la sinossi della puntata.
La redazione di "TV Sorrisi e Canzoni" non dedicò un articolo di anteprima per la serie animata nipponica, ma nel numero successivo, quello del 12/18 febbraio, ci sarà un articolo approfondito a cura di Corrado Biggi.




Un'altra prova che Heidi non fu trasmesso nel 1976 la si trova sul Radiocorriere n° 44 del 30 ottobre/5 novembre 1977 (dico, 1977), in cui viene annunciata la serie animata con "un nuovo, delizioso personaggio la cui storia, a cartoni animati si snoda per 52 episodi che andranno in onda, a partire da gennaio, sulla Rete 1.".
Da notare il tratto di Heidi e Peter, che non è il medesimo dell'anime, probabilmente uno dei disegni allegati a qualche brochure (o atlas) che la Rai ebbe assieme alla serie.
Chissà che fine ha fatto tutto quell'inestimabile materiale cartaceo...   T_T

domenica 1 luglio 2018

"Pamphlet Meitantei Hōmuzu" (Il fiuto di Sherlock Holmes") - 1984


Nel leggere i vecchi articoli sugli anime mi sono reso conto che "Il fiuto di Sherlock Holmes" era considerato il cartone animato giapponese buono, in opposizione a tutti, o quasi, altri prodotti nipponici, che erano brutti, sporchi, cattivi e fatti al computer.
Perché l'investigatore canino londinese aveva una così buona stampa a favore?
Perché era una coproduzione Rai!
Come siamo prevedibili...    ^_^
Che poi fosse ideato dai Pagot e da Hayao Miyazaki  penso che interessasse solo per la paternità italica, perché di Miyazaki nessun giornalista avrebbe dimostrato di non sapere nulla fino all'Orso d'Oro di Berlino nel 2002...
"Il fiuto di Sherlock Holmes" è una di quelle serie che mi ripropongo di vedere da molto, ai tempi non la vidi perché ero già grandicello, per ora non ho ancora adempiuto a questo buon proposito, ergo non mi è possibile entrare nel particolare della serie.
Della travagliata gestazione della serie si può leggere su numerosi saggi inerenti l'animazione nipponica (link), oltre che sul web, ergo non mi dilungherò in merito.
Sarei, invece, molto curioso di capire cosa scrivevano in merito alla collaborazione con la Rai e lo Studio Pagot i giapponesi, ammesso che ne scrivano qualcosa, peccato che non conosco gli ideogrammi  T_T



 "RAI" è ben riportato nel disegno dei credits.



Come è ben visibile il faccio di un giovane Miyazaki, ma i Pagot?
Lascio a beneficio di chi può leggere gli ideogrammi la pubblicazione, anche nella speranza che qualcuno/a possa rivelare l'eventuale presenza di qualche informazione interessante ivi presente.