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martedì 31 gennaio 2017

"Julie rosa di bosco" (1979) - Puntate 3 e 4

                                            


Quando mi hanno fatto scoprire questo anime, oltre alle prime due puntate, ci siamo spinti (nel senso di oscenità...) fino alla quarta, e la platea, di quella che per alcuni era una prima visione assoluta, era composta da ben sette adulti (4 donne e 3 uomini). Tutti e sette facenti parte, seppur con qualche anno di differenza, della generazione del first impact, quasi tutti ancora interessati all'animazione e ai fumetti, nessuno mal predisposto verso gli anime.
Ed è solo grazie a questa grande passione verso i cartoni animati giapponesi, che ci siamo potuti spingere così oltre, oltre i nostri limiti esistenziali, oltre la logica, oltre l'estetica, cioè dritti dritti verso "Julie rosa di bosco"!
Tutti e sette, indipendentemente dai nostri gusti, abbiamo riso tanto  ^_^
Questo è, a mio avviso, un pregio di "Julie rosa di bosco", se la bellezza di Heidi mette d'accordo grandi e piccini, la comicità involontaria di questa serie ad animazione stentata mette di buon umore chiunque  ^_^
E cosa c'è di più comico che vedere delle allegrissime immagini di repertorio della prima guerra mondiale?
E non è divertente vedere un biplano bombardare in picchiata un gregge di pecore ed un covone di fieno in un luogo mai convolto dai combattimenti?
E non è altrettanto esilarante l'allegra musichetta, totalmente fuori contesto, che parte appena dopo le scene strazianti della morte dei genitori di Julie?
E questi sono soltanto i primi 74 secondi di ogni puntata!!!


                 

Nella terza puntata gli autori vorrebbero sviluppare la storia d'amore tra Julie e Alan, io la ricorderò sempre e solo per le scene dal vivo dello schuhplatter, il ballo tipico tirolese  ^_^
Tra l'altro ho scoperto che lo schuhplatter era originariamente un ballo eseguito solo da uomini, ergo le immagini inserite dagli animatori nipponici sono, ovviamente, non risalenti al 1918, in quanto vi partecipano anche donne, apertura al gentil sesso che si è andata affermando solo in tempi moderni.
Un bambino giapponese del 1979, sarà cresciuto con l'idea che nel 1918 lo schuhplatter era ballato anche dalle donne  ^_^

domenica 29 gennaio 2017

Telepiù N° 3 dal 5 all'11 aprile 1980 - "Una bambina bionda fa tremare i robot" di Paola Zivelli



Del tutto casualmente sono riuscito a riunire più numeri consecutivi di Telepiù, dal numero zero fino al cinque, quindi la programmazione televisiva cha va dal 22 marzo al 2 maggio 1980. Con un po' di fortuna potrei riuscire a trovare altri due numeri successivi per colmare alcune lacune, così arriverei fino a giugno.

Telepiù N° zero dal 15 al 21 marzo 1980
Telepiù N° 1 dal 22 al 28 marzo 1980
Telepiù N° 2 dal 29 marzo al 4 aprile 1980 

Purtroppo (per me) questi quattro numeri non sono tutti della zona di Milano, fatto che mi avrebbe permesso di valutare meglio i palinsesti tv locali, confrontandoli che le mie reminiscenze mnemoniche. Tranne il numero zero, che è del centro-sud Italia, l'1 ed il 2, pur essendo del Piemonte, contengono anche i programmi di alcune tv locali lombarde, e questo numero 3 è totalmente milanese/lombardo.
Una delle caratterisitiche interessanti di Telepiù, rispetto al più nazionale Tv Sorrisi e Canzoni, era la rubrica "Viaggio tra le televisioni italiane", con degli articoli di approfondimento sulle singole trasmissione e canali locali, che sovente mi hanno fatto tornare alla memoria programmi che avevo totalmente rimosso. In questo numero c'è un focus di quattro pagine sulla mitica Telemontepenice, ed anche un articolo sulla trasmissione musicale "Pop Corn" di Telemilano.
Di "Pop Corn" devo avere da qualche parte una musicassetta  :]
Questo numero 3 di Telepiù è nobilitato da un articolo su Candy Candy, che era diventata l'anti-robottona per eccellenza, che poi io guardavo sia lei che gli altri. Paola Zivelli, l'autrice dell'articolo, ne aveva già scritto un altro sul numero 1, e ne scriverà un terzo sul prossimo numero.



La dimostrazione che sovente neppure i dirigenti delle tv, locali o nazionali che fossero, sapevano bene quali contenuti avessero i cartoni animati giapponesi, è data dall'affermazione di Bianca Scotti di "Quinta Rete", secondo cui l'Ape Magà era, come Candy Candy, un'alternativa ai cartoni robotici violenti. Si vede che non aveva ancora mai visto 5 minuti della serie insettoide, dove in ogni puntata c'erano scene tristissime e spesso strazianti... meglio un bel maglio perforante!  ^_^
Sempre secondo Bianca Scotti la nostra eroina (perché dava dipendenza...), era più disneyana rispetto agli altri anime, affermazione assai opinabile.
Mi chiedo, poi, quali similitudini ci siano con Heidi  >_< 
Considerando il tono degli articoli del periodo ("Indice degli articoli della "Emeroteca Anime" divisi per anno"), ricordo che siamo in piena bufera mediatica scatenata dai "600 genitori di Imola", Paola Zivelli non si fece più di tanto influenzare. Probabilmente anche perché un settimanale con i programmi tv non poteva sputare nel piatto in cui mangiava  :]


venerdì 27 gennaio 2017

Go Nagai Robot Collection - Uscita Speciale 24 Hiroshi e la sua moto


Le moto erano abbastanza onnipresenti nei primi anime robotici che arrivarono in Italia. Cominciò Actarus con il suo motorone a tre ruote, toccò a Tetsuya con la sua fighissima ed un po' surreale moto con i pugni atomici, ed anche Jun era motodotata, c'erano il sidecar di Ryo e la moto di Hayato, e poi c'era la moto planante di Hiroshi. Anche se è giusto ricordare che la capostipite a due ruote fu l'ordinaria moto di Koji Kabuto, assieme a quelle di Sayaka, Boss, Nuke e Mucha.
Quella di Hiroshi, però, aveva tutto un suo fascino, intanto era indistruttibile, e poi la sua presenza ed importanza erano centrali in ogni puntata. Non solo perché permetteva, molto banalmente, ad Hiroshi di spostarsi autonomamente ed in fretta, ma gli facilitava la trasformazione in cyborg, grazie ai suoi decolli in stile concorde.
Non per nulla, nella sigla di "Jeeg robot d'acciaio", vediamo per la prima volta Hiroshi in sella alla sua moto, e per i primi 30 secondi la moto la si vede molte altre volte. Hiroshi è un vero centauro, e lo diventerà realmente una volta agganciatosi al Modulo H305 Antares!
Hiroshi senza la sua moto sarebbe un po' come Jeeg senza il magnetismo...
Non so se questa 150esima(!) uscita (126 uscite ordinarie + 24 speciali) della GNRC sia la più bella in assoluto, di certo è tra le migliori. Per fortuna anche la fattura è buona, seppure non perfetta, almeno per quanto riguarda il mio pezzo, che presenta la punta dell'alettone anteriore non uniforme.



La moto di Hiroshi nelle prima due puntate non è la medesima del resto della serie (e di questo modellino), ottiene una carenatura così originale solo dalla terza puntata in poi. Ci ho fatto caso proprio cercando qualche immagine da confrontare con il modellino della GNRC, ma ci torno più sotto.


Hiroshi e la sua fighissima moto dalle solite svariate e numerose angolazioni, stavolta forse ho un po' esagerato con le foto, ma il pezzo merita   ^_^

giovedì 26 gennaio 2017

Go Nagai Robot Collection 126 Harkenshumit X9


Come ho scritto più volte, da bambino della serie di Mazinga Z ho visto veramente poche puntate, e da adulto, nonostante ci abbia provato almeno un paio di volte, proprio non sono riuscito a guardarmela, ergo gli accadimenti dell'88esimo episodio mi erano totalmente sconosciuti, come sconosciuto era il mostro meccanico: Harkenshumit X9.

Il modellino della GNRC è venuto fuori proprio bene, e sebbene sia colorato pressoché con due soli toni di grigio, le sbavature sono minime. Forse la postura, dopo aver visto la puntata, poteva essere un po' più dinamica, magari immortalando il modellino nella posa della copertina del fascicolino-ino-ino, però l'uscita non è per nulla brutta.
Sulla scelta originaria nipponica di fare così spesso uso, ed abuso, dei simboli nazisti, invece, ho sempre avuto qualche remora. Certo, Doppler non sarebbe stato Doppler senza quel portamento nazistoide (idem per il conte Blocken e tanti altri), anche se il doppiaggio italico del Danguard, che rispettò i contenuti originali al 90/95%, evitò saggiamente di chiamarlo fuhrer.
Quello che mi urta, o lascia perplesso, è l'uso un po' a buon mercato di certa simbologia, che, pur essendo per i giapponesi una questione geograficamente lontana, rimpiazzò totalmente, o quasi, l'uso degli altri cattivi di quel conflito, cioè gli stessi giapponesi!!! (i terzi cattivi, cioè noi, li colloco ultimi nella classifica dei massacri..)
In pratica, per un bambino giapponese di quel periodo, i nazisti erano sinonimo di efferatezza, massacri, razzismo e guerre d'aggressione, mentre gli alleati nipponici...




Chiudo questa parentesi un po' truce per aprirne una esilarante, che ben è rappresentata dall'immagine qui sotto, dove un vero genio del male pensa bene di raffreddare la lava in cui è intrappolato gelandola con i raggi congelanti, che solidificano il tutto, intrappolandolo seduta stante e lasciando Mazinga Z alla mercé di Harkenshumit X9 
E poi dicono che ho dei preconcetti su Koji Kabuto...
Ho riso molto  :]



Prima di mostrare le fasi salienti ed esilaranti della puntata, ecco Harkenshumit X9 dalle solite svariate posizioni.

domenica 22 gennaio 2017

Serialmania - Sulle tracce delle stelle (e delle meteore) dei telefilm cult - 4 volumi



TITOLO: Serialmania - Sulle tracce delle stelle (e delle meteore) dei telefilm cult
AUTORE: Autori vari
CASA EDITRICE: Sagoma Editore
PAGINE: circa 120 pagine per ogni volume
COSTO: 33€
ANNO: 2010
FORMATO: 28 cm X 20 cm
REPEPRIBILITA': Reperibile sul web
CODICE ISBN: 9788865060063

Durante questo fine settimana si è tenuto il "Salone internazionale del libro usato", che da un paio di anni non veniva più organizzato, di norma era una buona occasione per scovare qualche libro interessante, oltre a qualche stranezza editoriale. Questa edizione nella nuova location, invece, mi ha deluso abbastanza, probabilmente perché ho trovato ben poco, quasi nulla.
Ieri, prima di andarmene, ho incrociato il volume 1 di "Serialmania" sul banchetto della stessa casa editrice, che lo vendeva a 25 € invece che a 33€, mi è sembrata una pubblicazione curiosa e me la sono accattata. Ho così scoperto che i volumi erano quattro, io volevo solo i primi due (fino alla fine degli anni 80), ma l'addetto è stato irremovibile nel volermi appioppare anche i volumi degli anni 90 e della pima decade del duemila, spiegandomi che il cofanetto era un tutt'uno editoriale, che prese spunto dalla trasmissione di "Italia 1" (che non ho mai visto), a cui seguì una pubblicazione a fascicoli da edicola, infine questi quattro volumi.
In questa recensione un po' postuma mi concentrerò sui primi due volumi. Il primo riunisce i telefilm degli anni 50, 60 e 70, il secondo quelli degli anni 80, ma anche degli anni 70...   >_<  ci ritornerò più sotto.
Nell'introduzione viene subito spiegato che il criterio per la scelta dei telefilm è stao "assolutamente discrezionale", concludendo la questione con uno scherzoso "non siete d'accordo? Scrivetevelo voi allora il libro!".
Ok, ci può stare come scelta, in fondo non è una enciclopedia del telefilm, e comunque non ho notato grosse mancanze, tralasciando "Capitan Nice", "Le roccambolesce avventure di Robin Hood", "Emil di Lonneberga", "La frontiera del drago", "Orzowei", "Sandokan" (ma forse questo è stato considerato uno sceneggiato), "Un uomo in casa", "Megaloman", "Samurai Itto Ogami, "Il tesoro del castello senza nome" (altro sceneggiato?), "Heidi", "Guerra fra Galassie", "La banda dei cinque", "Nata libera(!)", "Il fantastico mondo di mister Monroe", "Il pianeta delle scimmie".
A parte questi, c'è quasi tutto  ^_^
Poi ci trovi la scheda del telfilm di Superman degli anni 50 ("Le avventure di Superman"), che neppure sul sito di "Antoniogenna.net" ha una sua scheda...
La prima cosa che ho notato è che non c'è neppure un telefilm nipponico   >_<
Come per la trasmissione di "Italia 1", anche questi volumi, oltre a dare delle informazioni minime su una serie, propongono una sinossi, qualche curiosità ed un focus sui personaggi principali, in particolare con foto risalenti alla pubblicazioni dei volumi (2010), compresa la loro situazione professionale, passata e presente.
Quindi il "che fine hanno fatto?" della trasmissione televisiva viene rispettato, ciò che mi ha fatto storcere il naso, invece, sono le informazioni inerenti la prima trasmissione italiana, spesso lacunose e qualche volta, a mio avviso, errate.
Il fatto che all'inizio di ogni volume si avverta il lettore che la voce "Prima TV Italia" non sempre sarà presente in quanto "noi abbiamo fatto del nostro meglio, ma non sempre siamo riusciti a reperire informazioni in proposito: in questi casi malaugurati abbiamo preferito tacere", non l'ho trovata abbastanza come scusante. Anche perché il libro è del 2010, non del 1980... il web già esisteva, e di mini dizionari sui telefilm ne sono stati scritti parecchi, possibile che non sia stato possibile trovare informazioni corrette?
Tanto valeva eliminare sempre la voce "Prima TV Italia", invece di saltarla, quando magari il lettore si ricordava la data della prima trasmissione, oppure sbagliandola.
Il fatto che per alcune serie manchi questa data è fin incredibile, se si pensa che sulla copertina campeggia in bella mostra il logo di "Italia 1".
E' possibile che a Mediaset non sappiamo che "La donna bionica" la trasmisero loro?
Ed è giusta la data del 1979?
Quando per "L'uomo da sei milioni di dollari", che venne trasmessa prima, manca la data italica...
E' possibile che gli autori non siano riusciti a risalire alla tv che per prima trasmise "Gli eroi di Hogan", quando il proprietario di Mediaset citò il sergente tedesco del telefilm durante il suo discorso di insediamento come presidente della commisione europea?
Perché per "George e Mildred" c'è segnata la prima trasmissione Usa, quando il telefilm è inglese?
Mentre per l'altro telelfilm inglese "Ufo Shado" si segnala, correttamenmte, la prima messa in onda anglosassone. (probabilmente questo appunto è errato, in quanto l'emittente che trasmise "George & Mildred" è la medesima di "Ufo Shado". Ergo, come mi ha suggerito Giovanni Sassaro nei commenti, fu un errore di stampa)
Ma veramente il mitico "Sanford & Son" venne trasmesso per la prima volta su "Italia 1" nel 1984?
Io lo ricodo molto prima su svariate tv private locali.
L'altra questione che mi ha irritato è la stessa del libro "Il mio primo dizionario degli anni 80" , cioè post datare serie prodotte negli anni 70, la cui prima trasmissione italica fu spesso anch'essa negli anni 70(!), con relativo successo italiano, nel volume degli anni 80 perché, a detta degli autori, in Italia ebbero successo negli anni 80...
Non si può inserie, qualsiasi sia il ragionamento a monte, "La casa nella prateria" nel volume degli anni 80... fu prodotta nel 1974(!) e la Rai la trasmise nel 1977!!!!
E allora mettiamola direttamente nel nuovo millennio, magari qualcuno non l'ha ancora vista  ^_^
Stesso discorso per "Happy Days", quasi non ci credevo... e che dire di "Mork e Mindy"?
Allucinante...
Però gli autori hanno una risposta per tutto, una risposta insensata  :]
"A cavallo tra i due decenni" sarebbe il 1974?!  O_o



giovedì 19 gennaio 2017

Console videogiochi Mesaton - Articolo su "Onda TV" del dicembre 1979



Probabilmente sto postando una cosa che sarà una novità/curiosità solo per me, anche perché io non sono per nulla un esperto di videogiochi, pur essendo un grande appassionato (i videogiochi li ho visti nascere!!!), ma la console "Mesaton" non l'avevo mai sentita nominare.
Quello che mi ha colpito, in realtà, non è tanto il videogioco casalingo, ma il prezzo:
duecentocinquanta mila lire!!!

Spesso si sentono lamentele sui prezzi della PS4, della Xbox, come per la nuova console Nintendo, ma tutte queste sono il top della tecnologia attuale, per non parlare dei videogiochi ai quali si può giocare. Il "Mesaton" mi pare avesse una grafica in media con il periodo, anche se giudicarla da tre videate su una rivista è un po' pochino. Di certo non possedeva licenze originali di una qualche notorietà, altrimenti nell'articolo non avrebbero scritto "battaglie spaziali stile "Guerre Stellari", ma si sarebbero vantati di un "Pac-Man" o uno "Space Invaders" ufficiale.
Nello stesso articolo si accenna al costo assai alto della console, rispetto alle 60/70 mila lire di altri articoli concorrenti, ma il tutto viene giustificato dalla qualità e dal numero dei videogiochi disponibili.
Sul web ho fatto una ricerca sulla rivalutazione di quelle 250 mila lire del dicembre 1979 nei nostri euro di oggi, ed il risultato supera di gran lunga l'idea del costo spropositato che mi ero fatto ripensando a quanto guadagnava mio padre al mese, a quanto guadagno io al mese e a quanto costa oggi una console.
Non credo di aver cannato ad inserire i dati iniziali, ed il programmino lo si trova su parecchi siti, sopra c'è pure il logo dell'Istat, ergo tenderei a fidarmi del risultato.
Praticamente le 250 mila lire per la console "Mesaton" del dicembre 1979 corrisponderebbero a 682 euro di oggi (1 milione 321 mila lire!), mi pare che costi abbondantemente di più della Play Station 4 pro!

Di contro sul web, ma anche nei libri in mio possesso sui videogiochi, il "Mesaton" non è mai citato!
Ho trovato solo alcuni annunci in riviste del periodo, che inserisco più sotto con relativo link, ma di articoli, immagini, video, non esiste nulla!
Di mega appassionati di videogiochi il web è stracolmo, iper nerd (non in senso dispregiativo) che fanno a gara a tirare fuori il videogioco più brutto o la console meno venduta di tutti i tempi, nonostante ciò il "Mesaton" pare totalmente ignorato... ed il nome non era neppure malaccio, con quel "ton" finale che pare ti indichi sia la potenza che il numero di videogiochi disponibili, ovviamente in tonnellate  ^_^
L'articolo di Giosuè Boetto inizia parlando della pubblicità televisiva, ma da circa metà in poi vira su quello che mi è parso fosse il soggetto principale dello scritto, una bella pubblicità del "Mesaton" :]
Scopriamo, quindi, che il "Mesaton", che deve il suo nome all'azienda costruttrice o importatrice "La Mesa S.p.A.", appariva nel programma per ragazzi di Antenna 3 Lombardia dal titolo "Club di Antenna 3 Ragazzi", che tra i conduttori vedeva anche lo stesso Giosuè Boetto (vedi scan più sotto).
Purtroppo questa è l'unica immagine del "Mesaton" presente nell'articolo, e sul web non ho trovato nulla... i pad paiono abbastanza scomodi, con quella levetta piccola piccola con cui si sarebbero dovuti muovere i pixel...



Guardando le tre videate di questi giochi mi è sorto il dubbio che, magari, alla "La Mesa" comprarono i diritti di una console estera mai arrivata in Italia a cui cambiarono l'hardware, per esempio la Bally Astrocade, che corrisponderebbe al periodo, ma è solo una mia elucubrazione mentale.


Rimetto l'articolo più in grande, che parte sui massimi sistemi pubblicitari del paese, ma finisce con il "Mesaton"  ^_^

Edit del febbraio 2021
Ho postato un articolo su una rivista di bricolage elettronico che spiegava come assemblare questa console, la parte interessante sono le immagini molto più grandi e la spiegazione dei giochi:

lunedì 16 gennaio 2017

Yamato, mensile italo giapponese - Aprile 1942


Molti gli articoli interessanti in questo numero dell'aprile 1942 di "Yamato".
Prevalentemente gli scritti sono di carattere militare, che ovviamente sono infarciti di propaganda, ma comunque permettono di capire come i giapponesi si vedevano e "propagandavano" all'estero, in quanto sono scritti sia da giapponesi residenti in Italia, che da italiani che lavorarono all'ambasciata italiana a Tokyo.
Altri articoli sono più incentrati sulle arti e sulla quotidianità nipponica, e i secondi sono quelli che preferisco, maggiormente quando gli autori non ci mettano dentro altra inutile propaganda...
Dal sommario qua sotto ci si può fare subito un'idea su quale sia il contenuto della rivista.


Il primo articolo sembrerebbe quasi voler fustigare il soldato italico, non molto portato a sacrificare la vita per la patria, a differenza di quello nipponico.
Poi l'autore si spense nel 1975, per sua fortuna, ergo neppure lui si immolò, a quanto pare, per la patria.


Eh si, si sa che il Giappone ha sempre cercato di "risolvere i problemi in modo pacifico, prima di ricorrere alle armi", Corea, Taiwan e Cina in primis possono confermarlo...

domenica 15 gennaio 2017

Catalogo Subbuteo 1979


Quale più grande, enorme, mondiale, universale onore poteva esserci per un bambino del 1979 che essere sulla copertina del catalogo annuale del Subbuteo?!
Cosa poteva esserci di più gratificante?
Cosa?!
Forse, ma dico forse, una foto assieme a Goldrake, ma un Goldrake vero!
E quindi nel catalogo Subbuteo del 1979 Andrea Piccaluga, in qualità di neo vincitore del trofeo John Waddington, il co-protagonista della copertina è proprio lui.
Ipotizzo che il ragazzo a fianco del nostro eroe possa essere il belga Philippe Outmanns, campione seniores.
L'ho già scritto in altre recensioni di materiale sul Subbueto, ma per me Andrea Piccaluga era un mito, quante volte ho sognato di essere bravo quanto lui, visto che in verità ero abbastanza scarsino con il Subbuteo T_T
La mia era, ed è, sincera ammirazione!
Altre foto dell'eroe che trionfò nella terra della perfida Albione ci sono nell'articolino di Italo Cucci qua sotto e poi nel catalogo, una vera star!!!!
Non ci vuole molto ad affermare che il Subbuteo degli anni 70 e primi anni 80 sta ai videogiochi super simulativi di Fifa e Pes attuali, in qualche modo (bisognava) bisogna giocare a calcio anche quando non si può scendere in cortile, che tu sia un bambino del 1977 o del 2017  :]
Ovviamente il fulcro del catalogo annuale erano gli articoli e le squadre da scegliere per rendere sempre più varie e realistiche le sfide con gli amici, ma c'erano anche molte informazioni sulla "Federazione Italiana Calcio Miniatura Subbuteo" (FICMS), a cui, causa la mia pochezza qualitativa, ero conscio non mi sarei mai potuto associare  T_T
Tra gli articoli "novità" del 1979 da notare, oltre ad una confezione atta ad affettuare allenamenti e migliorarsi nel gioco ("Subbuteo Top Soccer"), l'indispensabile "C161", ovvero l'alimentatore per i piloni dell'impianto di illuminazione, ovvero il mitico articolo C101A!
Chissà se con l'alimentazione di rete i lampioni erano un po' più illuminanti, perché con le pile...


venerdì 13 gennaio 2017

"Un ufo per tutte le età", di Ruggero Leonardi - Oggi 16 dicembre 1978



Nel dicembre 1978 Goldrake non era ancora diventato il pericolo pubblico numero uno, però mancavano solo 3 settimane circa all'articolo del mitico Silverio Corvisieri su "La Repubblica" del 7/8 gennaio 1979, che scatenerà il Kraken "mediatico".
Quindi, non essendo ancora il "cattivo", poteva fungere da esempio per il rinato interesse verso la fantascienza cinematografica, animata e letteraria, che poi è il fulcro dell'articolo, in un articolo in cui si parla di Goldrake solo nelle prime righe.
Dal mio punto di vista di "scovatore" di articoli giornalistici lo scritto è degno di nota soprattutto per le grandi immagini di Goldrake, Actarus ed Alcor, merita una citazione la didascalia su Alcor, assai spassosa  :]
Questo articolo non è neppure una rarità, in quanto sul web lo si trova (o trovava) in più siti, ma visto che in internet nulla è eterno, più fonti ci sono più è probabile che qualcosa resti nel tempo.
Nell'indice del settimanale è già chiaro quale sarà il tema affrontato da Ruggero Leonardi.


Ed anche il titolo non lascia dubbi: la fantascienza in tutte le sue declinazioni popolari.



Il breve incipit riguardante la serie di "Atlas Ufo Robot" non è neppure errato, a parte il nome dell'aliena Silhena, che in Italia fu battezzata Mineo, in Giappone ugualmente Mineo, ma curiosamente in Francia fu Eurydie.
Ergo da dove spunti questa Silhena (dalla Luna?) è un bel mistero, che magari qualche lettore/lettrice riuscirà a spiegarmi.

mercoledì 11 gennaio 2017

Go Nagai Robot Collection 125 Daku Daku



La 125esima uscita ha come protagonista il Brucaliffo spaziale Daku Daku, che in giapponese significa letteralmente "Brucaliffo"  :]
La puntata non contiene nessuno spunto particolarmente drammatico, nè un qualche risvolto etico-morale. Vede semplicemente i cattivi cercare un modo simpatico per far sprofondare nella lava il Centro di Ricerche Spaziali, oltre a tutto il territorio che lo circonda. A questo scopo arriva il comandante Edoro (non voglio sapere se ci sarà una sua uscita) con il suo Daku Daku, che rilascia una sostanza verde vischiosa incollante-scivolante-corrosiva-esplosiva e non so cosa altro.
Il modellino mi pare che non sia dipinto male, considerando l'estrema difficoltà per il continuo alternarsi di colori, coefficiente di difficoltà 9.5!!
La postura è abbastanza obbligata, come lo metti in posa un bruco?!
Sono già soddisfatto che non lo abbiano fatto strisciante  ^_^





Il Brucaliffo dalle solite consuete svariate angolazioni.

martedì 10 gennaio 2017

"Scommettiamo? Il nuovo quiz di Mike Bongiorno" - Editrice Giochi (1977/78)



Sinceramente non rammento proprio se il quiz di Mike Bongiorno mi piacesse particolarmente, visto che mi venne regalato ipotizzo che non mi dispiacesse del tutto, ma oggi non ne ricordo granchè. Cercando informazioni per questa recensione mi sono tornati alla memoria pochi particolari, mentre per altre trasmissioni il flash mnemonico è stato molto maggiore. Per esempio non rammentavo neppure la sigla, se non per il fastidioso cavallino simil Mike.
Su You Tube ho potuto vedere una puntata quasi completa, e devo dire che il meccanismo di gioco era anche interessante:
https://www.youtube.com/watch?v=O6sXoYpO4_w

Il regolamente del gioco rispetta in toto quello del quiz in tv, e se se ne discosta in qualche punto e veramente per aspetti che mi son parsi secondari. Quindi il gioco ti permetteva di replicare una puntata dello  "Scommettiamo?" televisivo, peccato che non eravamo veri concorrenti adulti...
Se della trasmissione rammento poco, ricordo bene, invece, che questo gioco in scatola non ebbe molto successo in cortile, fondamentalmente per le domande... troppo difficili... magari saremo stati anche dei bambini/e un po' ignoranti, in fondo vivevamo tutti in un quartiere iper popolare, ma sfido chiunque in età da scuola elementare a saper rispondere, senza l'aiutino della risposta multipla tra cui scegliere quella corretta, a domande come queste:
"Come si chiama la farfalla più grande del mondo, che vive in su America?"
"Chi è il principe-poeta autore dei famosi Canti Carnascialeschi?"
"Qual è l'originale della parola biologia?"
"Perché gli elefanti si chiamano anche pachidermi?"
"Dove si è ritirato a vivere, dopo lo scandalo, l'ex presidente degli Stati Uniti Richard Nixon?"

E di domande come queste è strapieno il librettino delle istruzioni/domande!
Magari la Editrice Giochi ideò il gioco per persone più grandi, ma ai tempi, a differenza di oggi, gli adulti non erano abituati a giocare a questi giochi, che erano considerati un passatempo per bambini. Poi c'erano la mamma e la nonna che passavano un pomeriggio a giocare con figlio/nipotino, ma lo facevano per far contento il pargolo, mica per divertimento personale, era un divertimento indiretto  ^_^
Quindi il motivo che portò la Editrice Giochi a scegliere domande così difficile resta per me un vero mistero masochistico, ed anche un po' sadico... forse avrebbero potuto inserire due tipologie di domande, una per gli adulti, ed una per i più piccoli. Con domande inerenti personaggi della tv, cartoni animati, fumetti ed anche domande più "culturali", ma adatte alla scuola elementare, tipo sugli egizi, sumeri e un po' di geografia base etc etc
Purtroppo questa soluzione che a me oggi pare elementare non fu la scelta della Editrice Giochi, e la versione da tavolo di "Scommettiamo?" finì presto tra i giochi posseduti e non giocabili, almeno dalle mie parti.
Di questo gioco in scatola la Editrice Giochi produsse due versioni, questa mi pare sia la prima, mentre quella con Mike che indossa gli occhiali e senza i concorrenti sullo sfondo (che è formato da colonne colorate) ritengo sia la seconda edizione del 1980. La mia datazione è motivata anche dai vari cataloghi di giocattoli del periodo.
Nel particolare questa scatola che ho recuperato è mancante della clessidra, un elemento presente in molti giochi del periodo, e di un paio di gettoni di cartone, ma avendola trovata a 5 euro e presentando ancora i tagliandi delle foto ancora fustellati, mi è parso comunque un buon affare.
Il gioco per il resto è intonso, la clessidra prima o poi la recupererò  ^_^


          

A fine della recensione inserisco un articolo di Tv Sorrisi e Canzoni del dicembre 1978 sulle semifinali del quiz, con focus sui concorrenti delle puntate, che erano i più bravi di tutto l'anno.
La valletta in copertina è la seconda della trasmissione, Patrizia Garganese, di cui si parla anche in questo numero:
TV Sorrisi e Canzoni N° 3 dal 20 al 26 gennaio 1980


Sul centrosinistra andava riposta la clessidra, che non c'è  T_T
Al centro, sopra la roulette del cavallino Michele/Handicap, andava posizionata la foto per fare la domanda. Inoltre bisognava impostare correttamente il totalizzatore.
Questa preparazione rendeva il gioco un po' lungo, in quanto i giocatori veri erano i tre concorrenti, il quarto giocatore fungeva da Mike Bongiorno in erba. Ed in cortile non è che ci fosse questa gran disponibilità di stare ad ascoltare uno che faceva troppi preamboli e se la menava eccessivamente  :]

domenica 8 gennaio 2017

"L'era dei super eroi Corno" - Volume 3 ( Gli eroi minori)



TITOLO: "L'era dei super eroi Corno" - Volume terzo: Gli eroi minori
AUTORE: Luca Mencaroni
CASA EDITRICE: Mencaroni Editore
PAGINE: 172
COSTO: 30€
ANNO: 2016
FORMATO: 22 cm x 22 cm
REPERIBILITA': Reperibile su internet
CODICE ISBN: 9788899397074


Terzo ed ultimo volume della Mencaroni Editore dedicato ai super eroi Marvel delle pubblicazioni della Editoriale Corno.
Se i primi due volumi erano incentrati sui personaggi più famosi, questo numero tre si concentra su quelli "minori", ma minori per modo di dire, visto che c'è Nova, "ho detto tutto" (cit. Peppino), e "I Difensori", per non parlare degli Eterni.
Da segnalare che, rispetto ai due volumi antecedenti, questo costa 10 euro in meno, immagino per il numori inferiore di pagine, comunque non una cosa scontata, visti i tempi che corrono. Non che costino poco, però un appassionato, avendo già i primi due, sarebbe stato portato a comprare questo anche a 40€, trovarlo a 30€ fa piacere. Poi io l'ho recuperato a Lucca, ergo ho beneficiato del classico sconto da fiera.
Ovviamente questo volume ha la medesima impostazione degli altri due, formando così un trilogia Marvel/Editoriale Corno abbastanza imperdibile per un fan, assolutamente imperdibile per un collezionista, cosa che io non sono.




Nel tempo anche io ho recensito alcuni fumetti presenti in questo index, a dimostrazione, ammesso che ce ne fosse bisogno, che alla fine i vecchi lettori di un fumetto o spettatori di un cartone, prima o poi riversano da qualche parte la propria passione, web o libri che siano.
Dove presenti mettero il link della mia rece inerente la collana della Marvel/Editoriale Corno.

sabato 7 gennaio 2017

"The Star Trek Files: The Animated Voyages End" (1985)


Seconda ed ultima (non per nulla c'é scritto "End") rivista sulla serie animata di Star Trek, che va dalla 12esima alla 22 esima ed ultima puntata.
Le prime 11 puntata al link sotto:
"The Star Trek Files: The Animated Voyages Begin" (1985)

Essendo la rivista tutta in lingua inglese (maledetta albione...) mi esimerò da fare ulteriori commenti, ognuno, leggendola, la valuterà personalmente.
E' comunque interessante che, oltre alla sinossi della puntata, ci si sempre un breve commento degli autori, che in alcuni casi mi è sembrato, per quello che riesco a comprendere io, assai interessante.
Curiosi due titoli in inglese, "The Jihad" e "Bem".

Leggendo la sinossi della prima non sono riuscito a capire se nella puntata si parli effettivamente di una "guerra santa", comunque oggi mai e poi mai una puntata potrebbe essere intitolata così... il titolo della seconda é curioso solo perché mi ha ricordato "Bem il mostro umano"  ^_^
Per il resto mi taccio e buona lettura, in inglese...   >_<





giovedì 5 gennaio 2017

Go Nagai Robot Collection 124 Mamora


Forse non sarà il mostro Aniba più bello di sempre, però ha almeno il pregio di tenere banco per quasi tutta la puntata, non come il povero Genko violetto...
E comunque a me Mamora è sempre piaciuto, sarà per quella ragnatela in stile Uomo Ragno, per quel suo appallottolarsi e radere al suolo qualsiasi cosa durante il suo rotolamento, o forse per il fatto che appena termina la tempesta magnetica la testa di Jeeg si libera di colpo, quasi contro la volontà del povero mostro Aniba.
La puntata si basa sul piano di Himika che vuole volgere a proprio favore l'evento naturale delle macchie solari, che per sua fortuna saranno le più forti degli ultimi 100 anni (prof. Dairi dixit), e che scateneranno una fortissima tempesta magnetica. La regina Himika afferma perentoriamente che la tempesta magnetica farà "impazzire" il materiale con cui è fatto Jeeg.
Sorgono spontanei alcuni quesiti:
Come fa Himika a sapere che l'effetto sarà questo?
Come fa a sapere di che materiale è fatto Jeeg?
Ma poi Jeeg lo mandano dal terapeuta?
Ma, soprattutto, come fa a sapere l'intensità delle macchie solari? Ha la sfera di cristallo? :]
Merita una menzione la spericolata e geniale manovra aerea di Miwa con il Big Shooter, per la quale meriterebbe il grado di ammiraglio dell'aviazione  :]
Un po' umiliante, invece, vedere la testa di Jeeg palleggiata un po' qui e un po lì, parata, tirata, presa e respinta, manco fosse un pallone da football americano   >_<
Il modellino non è malaccio, forse il giallo intorno alla testa è un po' troppo giallo, ma rispetto al colore cannato di Genko è poca cosa. Con le sbavature siamo in media, la posa è un po' obbligata, visto la postura di Mamora.




Mamora dalle solite consuete svariate posizioni.

mercoledì 4 gennaio 2017

Go Nagai Robot Collection - Uscita Speciale 23 Gin Gin


Come capita sovente negli anime robotici del periodo, questo mostro spaziale (è troppo ridicolo chiamarlo col suo nome...) passa dall'essere praticamente invulnerabile, tanto che non viene scalfitto nè dal maglio perforante nè dal tuono spaziale, ma neppure dalla portentosa alabarda spaziale, al farsi perforare dal raggio di un semplice minidisco...
E' qui veniamo alla seconda caratteristica della puntata, il tradimento, quello di Hydargos verso il capitano Gorman, il pilota del protagonista dell'uscita speciale numero 23.
Tra l'altro Gorman sarebbe pure un sottoposto di Hydargos, ma provenendo dalla "Guardia Reale di Vega", ed essendo stato inviato direttamente dal re, il comandante dell'astronave tutta rosa non può far altro che obbedire ad un semplice capitano. Fatto che lo indispettirà non poco :]
Considerando che la puntata in cui si dipanano gli eventi è solo la settima, questa scena di tradimento tra i cattivi fu un qualcosa di totalmente nuovo (a cui ci abitueremo presto) per il giovane telespettatore della primavera 1978. Alla fine della puntata ti ritrovi con Goldrake quasi sconfitto, e con Actarus che sta per morire, Alcor neppure lo contiamo, e quindi ti sei già messo l'anima e l'anime in pace... e di colpo arrivano i nostri!
Cioè, i arrivano i loro, che questa volta sono anche i nostri  ^_^
Curioso che a fine puntata, almeno nella versione italica del 1978 (io non ho la serie fedele all'originale), Procton non commenti in nessun modo il finale della battaglia che li ha visti vittoriosi solo perché due minidischi hanno attaccato il mezzo di Gorman. A dire il vero la battuta finale di Procton è assai strana, un po' insensata rispetto a come era andato il duello, ergo non escludo che venne omesso un qualche commento più inerente al tradimento dei minidischi.
Qualcuno/a potrebbe verificare il dialogo corretto?  :]
Un'altra caratteristica della puntata è che Malaspina ancora non aveva ben deciso i nomi delle armi. Infatti il maglio perforante viene anche chiamato "maglio traforante"(...), il tuono spaziale "energia radiante" e/o "raggi perforanti", infine si sente nominare un "maglio elettronico" mentre Goldrake spara un raggio.
Ci volle qualche altra puntata per cristallizzare i nomi a cui tutti noi siamo affezionati  ^_^
Devo dire che il modellino non è per nulla male, e non soffre neppure di eclatanti sbavature di colore. La posa è carina e i colori, a differenza del povero Genko, paiono coretti.




Il robot spaziale inviato direttamente da Vega dalle solite consuete svariate posizioni.

martedì 3 gennaio 2017

"Julie rosa di bosco" (1979) - Puntate 1 e 2



Con questo post fa il suo esordio su questo blog una serie (dis)animata giapponese non molto conosciuta, io l'ho scoperta solo negli scorsi giorni, e non ho ritenuto corretto tenere solo per me questa perla.
Prima di iniziare il massacro... ehm... la recensione delle prime due puntate, ci tengo a precisare che le mie considerazioni non vogliono in nessun modo essere offensive nei confronti delle tante(?) fans di questo anime. Capisco bene che da bambine ci si possa affezionare ad un cartone indipendentemente dalla sua qualità estetica e di contenuti, però quando si viene a contatto con "Julie rosa di bosco" da adulti le cose cambiano  :]
Mi sono permesso di rivolgermi solo alle ex bambine, perché mi rifiuto di credere che un maschietto possa aver apprezzato questo cartone, e lo scrive uno che adora alla follia Heidi.
Sovente ci si riferisce all'animazione giapponese fino ai primi anni 80, rispetto a quella disneyana, come una animazione ridotta o limitata, sia per il numero di disegni che per la loro qualità. La regia nipponica rimediava a questo punto debole con il montaggio delle scene, i fermi immagine pieni di pathos, la musica, le zoommate, le carrellate etc etc
A mio avviso "Julie rosa di bosco" va oltre l'animazione ridotta (o limitata), diventando animazione "stentata" o "dis-animazione", sia perché la qualità dei disegni è abbastanza orrida, sia perché gli autori cercarono qualsiasi espediente pur di ridurre al minimo le parti animate. Decine e decine di secondi consecutivi con il classico fermo immagine su cui zoommare avanti ed indietro, a cui segue un secondo fermo immagine, per poi essere a sua volta sostituito da un altro fermo immagine con carrellata a destra e/o a sinistra. Poi ci sono primi piani a non finire, primi piani di volti non propriamente kawaii.
Infine, un po' fiore all'occhiello della serie, svariati secondi a puntata (io ho visto solo le prime quattro) di immagini e riprese effettuate dal vivo. In questo modo si evitavano i relativi "disegni animati", risparmiando tempo e denaro. Le riprese dal vivo sono anche di repertorio, provenienti direttamente dal primo conflitto mondiale, periodo in cui è ambientato l'anime (1918). Mentre in quelle a colori, ergo recenti, si possono notare qualche volta i classici bloopers, tipo palazzoni visti da lontano o cartelli stradali.
La serie è al risparmio non solo sul versante dei disegni, ma anche per le musiche, che di norma sono uno dei punti forti dell'animazione nipponica. Dimenticatevi BGM o vocal, la sigla iniziale è un lied di Franz Schubert dal titolo "Rosellina della landa", tradotto in giapponese. Nell'anime si potranno ascoltare svariate volte i medesimi brani di musica classica, tra cui "Sul bel Danubio blu" di Johann Strauss Jr, che verrà ripetuto fino alla nausea, anche in versione cantata nipponica. Non mancano brani di Mozart ed altri autori, che non sempre sono riuscito a riconoscere. Comunque l'anime è pieno di canzonette nipponiche su musica classica occidentale, purtroppo allo spettatore passa in fretta la voglia di cantare...
Tra le immagini dei monumenti viennesi e la musica classica si potrebbe pensare che la serie sia ad alto livello culturale, e forse per il target di età, soprattutto quello nipponico, potrebbe essere anche vero, peccato che tutto il resto sia così orrendo e sconclusionato che qualsiasi lato positivo si perde nell'oceano del ridicolo.

Prima della sinossi con commento canzonatorio delle prime due puntate, ho pensato di effettuare una breve ricerca sugli autori della serie, andando a recuperare qualche informazione sui libri da me posseduti e sul web.
Non che ci sia molto su questa serie, è rimasta un po' ai margini della notorietà, un po' oltre i margini... magari in qualche mio libro ci sarà una citazione, ma ho trovato solo tre citazioni.
In "Anime, guida al cinema d’animazione contemporaneo" la scheda 0353 presenta un giudizio assai stringato ma efficace. Faccio notare che "Julie rosa di bosco" andò in onda nel gennaio 1979, in contemporanea con "Anna dai capelli rossi", non so se mi spiego...
L'unica notizia che si ottiene è la casa di produzione, tale "Dax".




Ne "Il dizionario dei cartoni animati" è assente qualsivoglia giudizio sulla serie, ma c'è qualche notizia in più sullo staff.


A pagina 61 di "Anime in tv, storia degli anime prodotti per la televisione" ci si limita ai dati essenziali sulla serie, mi pare cannando il regista, e nel relativo capitolo dell'anime non se ne parla mai.



 Bisogna fare affidamento come al solito su Wikipedia per avere qualche delucidazione maggiore.

lunedì 2 gennaio 2017

Album da colorare di Big Jim - 1976


Oggi gli album da colorare con vari personaggi per bambini sono una consuetudine, ci sono praticamente per tutti i cartoni, interi scaffali delle librerie sono necessari per contenerli. Inutile dire che non era così negli anni 70, non che fossero rarità, ma non erano molto consueti, e comunque non c'era poi molta scelta. La varietà arrivò, guarda caso, grazie ai personaggi dei cartoni animati giapponesi, ma fino all'aprile del 1978 c'era poco assortimento.
Quindi mi rammarico molto di non aver mai visto  da bambino questi album da colorare di Big Jim, non sarebbero restati intonsi come questi che ho scannerizzato.
Questi sei numeri che ho recuperato sono relativamente tenuti bene, un po' di ruggine dove ci sono le graffette, ma per il resto sono quasi nuovi.
Come si può notare manca il numero 6, chissà se lo recupererò mai, e se riuscirò a trovare fino all'ultimo numero della pubblicazione Panini, che l'anno dopo manderà alle stampe lo stupendo album di figurine di Big Jim.

Ogni libricino contiene 12 disegni da colorare, li stessi che si possono vedere già colorati in ultima pagina. Quattro album riportano delle mini storielle senza testo, mentre gli altri due sono a tema sport, prettamente discipline statunitensi.
In questi disegni si potrà vedere Big Jim impegnato in attività ripetibili acquistando i relativi articoli Mattel.



 Schiaccia Big Jim!!!


domenica 1 gennaio 2017

TV Sorrisi e Canzoni N° 3 dal 20 al 26 gennaio 1980 - "La TV dei ragazzi ora conquista mamma e papà" (anteprima Mazinga Z) di Paola Zivelli + "Anche in musica è l'anno del bambino" di Paola Zivelli



Il 21 gennaio del 1980, ergo circa 37 anni fa, sulla Rete 1 della Rai iniziava alle 17,00 la serie mai terminata di Mazinga Z, in questo numero di Tv Sorrisi e Canzoni si può leggere l'articolo che lanciava la trasmissione contenitore per raggazi/e "3, 2, 1... Contatto!", che ospitava proprio il robottone pilotato da Koji/Rio Kabuto.
A dire il vero nell'articolo di Paola Zivelli a Mazinga (senza Z) sono riservate cinque righe, più qualche riga nelle didascalie, la giornalista riesce comunque a creare un po' di confusione e a dare qualche notizia errata  :]
Ovviamente l'articolo rende conto di tutti i cartoni della trasmissione, concentrandosi prevalentemente su quelli italiani, in primis i due conduttori animati Uan e Ty, che non ho mai potuto digerire  :]
La rivista contiene un altro accenno agli anime, sul versante delle sigle. Infatti all'interno di un articolo sui maggiori successi della storia dei 45 giri, viene riservata un trafiletto alle sigle per bambini, i cui rappresentanti sono Goldrake, Heidi e Remi.
Visto che sul successo delle sigle c'è abbastanza poco in fatto di articoli, vuol proprio dire che ne vennero venduti veramente tanti di 45 giri con le sigle dei cartoni animati giapponesi.




Si può dire che "3, 2, 1... Contatto!", dopo aver puntato molto su Mazinga Z, tanto da essere il cartone animato con cui si aprì la trasmissione, e probabilmente per molti bambini l'unico che motivava la sintonizzazione sulla Rete 1 alle 17 in punto, successivamente lo abbandonò al suo destino, non concludendo la serie. Mazinga Z fu sedotto ed abbandonato da "3, 2, 1... Contatto!"... sob...
All'interno del contenitore di cartoni animati c'era una mini trasmissione dal titolo "Game", i cui conduttori si fecero promotori di un sondaggio dal titolo "Pinocchio vs Mazinga", che fu uno dei simboli della crociata dei "600 genitori di Imola".
Su questo sondaggio all'italiana sto cercando di mettere assieme tutti gli articoli che ho raccolto, per proporre in futuro un post dedicato.



Come accennato sopra l'articolo si limita ad accenno su Mazinga Z, nonostante fosse il cartone di punta, ma qualche perla non ci viene risparmiata:
"Certamente però uno degli appuntamenti più attesi è quello con il telefilm. Apre la serie il ritorno(?!?!) di Mazinga che andrà avanti per almeno un paio di mesi dando una buona spinta all'indice di gradimento."

Perché "ritorno"?
Ovviamente la giornalista si riferiva al "Grande Mazinga", trasmesso già da qualche mese sulle tv private locali, senza immaginare che quello che trasmetteva la Rai era nientepopòdimenoche il capostipite di tutte le serie robotiche nipponiche, un bello scoop mancato  :]