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giovedì 28 marzo 2019

"Il Giornale dei Giocattoli" (Organo ufficiale dell'Assogiocattoli) - Pubblicità giocattoli cartoni animati giapponesi anni 1978/79/80




La Assogiocattoli, associazione dei produttori di giocattoli, pubblicava mensilmente un periodico informativo in cui, oltre ad un certo numero di articoli inerenti il mondo industriale ed economico del giocattolo, c'erano tonnellate di pagine di pubblicità.
La rivista era ad uso delle aziende, non per il pubblico, diciamo erano le pubblicità di un nuovo articolo che si voleva pubblicizzare ai negozianti e ai distributori di giocattoli.
Quando ho passato in rassegna le annate 1978, 1979 e 1980 sono rimasto colpito dalla bellezza di queste réclame, non solo sono di grande formato, maggiore di quasi tutti i cataloghi in mio possesso, ma spesso erano fatte apposta per questa rivista di settore, mai viste in altri cataloghi o periodici.
Purtroppo il luogo dove ho visionato le tre annate della rivista non permetteva la scansione delle pagine, solo fotografie, quindi ho dovuto usare il mio smartphone come scanner per immortalare quelle stupende immagini.
Questo impedimento tecnologico ha comportato che, anche a causa di una illuminazione della sala non ottimale, delle pagine patinate della rivista (che riflettevano il flash), della difficoltà materiale a tenere completamente aperta le medesime mentre scattavo le foto (ho solo due mani...), una qualità un po' altalenante delle immagini.
Ovviamente di questo mi scuso, ma come si dice a Milano  "Piutost che nigot, l'è mej piutost" (Piuttosto che niente è meglio piuttosto), ergo ho pensato che pur di testimoniare tali pregevoli pubblicità, si sarebbe potuto soprassedere sulla qualità.
Le tre annate sarebbero state da fotografare tutte, ma il tempo era limitato ed il mio obbiettivo erano le pubblicità dei prodotti legati ai cartoni animati giapponesi.
Ho fotografato sempre e solo la prima apparizione di una pubblicità di un prodotto legato agli anime, che sovente veniva replicata nei numeri successivi, specificherò ogni volta la data del numero in cui era ospitata la relativa réclame.
Da questo punto di vista cronologico si potranno notare alcune curiosità, anche considerando che questa rivista doveva fornire in anteprima ai giocattolai dei nuovi prodotti da proporre ai bambini.
Per esempio i bambolotti di Heidi e Peter erano già pubblicizzati dalla Fabianplastica nel gennaio 1978, quando la serie arriverà sugli schermi il 7 febbraio 1978.




Gennaio 1978





Ecco... ad essere onesti la Fabianplastica ho l'impressione che non puntasse assai su questa serie animata giapponese... la pubblicità presentava più personaggi, e gli altri erano già conosciuti da noi bambini: il Cavallino Michele; i Barbapapà; Dusty; l'automobile Isotta.
Poi c'erano Heidy e Pedro... si Heidy e Pedro... la Fabianplalstica sbagliò clamorosamente i nomi dei due personaggi della serie.
La pubblicità a doppia pagina è interessante anche per il testo, che era indirizzato direttamente ai giocattolai, dove ognuno dei personaggi era collegato alla relativa notorietà televisiva, mentre per le "mascotte" Heidy e Pedro si annunciava per gennaio la messa in onda di 52 puntate di 30 minuti l'una.

martedì 26 marzo 2019

"L'Occhio" di Maurizio Costanzo scende in campo - 5 articoli dell'aprile/giugno 1980



Nell'ottobre 1979 la Rizzoli mandò nelle edicole un nuovo quotidiano, "L'Occhio", diretto da Maurizio Costanzo.
Su questa avventura editoriale ci sarebbero molte analisi da fare inerenti a vicende assai gravi capitate in Italia negli anni 70 e 80, e se la "gente" le conoscesse (popolazione senza memoria storica...), non avrebbe il coraggio di affermare che oggi viviamo in uno Stato pieno di pericoli...
Per fortuna questo è un blog che parla di argomenti insulsi, non di tentativi di colpi di Stato, di stragi, logge massoniche occulte, di banche andate in malora o di omicidi politici... ergo spazio ai casi in cui "L'Occhio" si concentrò su Goldrake! ^_^

Il primo articolo è datato 9 aprile 1980: "Attento Goldrake arriva la mamma", di Rosa Buono.

L'illustrazione direi che riprende fedelmente quelle de "La Domenica del Corriere", di cui Maurizio Costanzo era stato direttore.
I 608 genitori di Imola avevano appena lanciato la loro petizione contro l'invasione (reale) televisiva dei cartoni animati giapponesi, secondo il titolo le mamme si ergevano a difensori dei propri bambini contro un Goldrake che usciva dal televisore e li colpiva a morte.
Solo il disegno vale un terno al lotto!   ^_^
Mi ha dato un'immensa soddisfazione scorrere la pellicola dove era microfilmato "L'Occhio" ed incappare in questa perlata.
Piccola digressione personale:
capita che io me la prenda quando vedo che gli articoli che posto su questo blog vengono ripresi da libri o servizi giornalistici senza uno straccio di citazione, omettendo o cancellando il watermark.
Il mio dispiacere è dato, più che dai soldi che investo in questa ricerca/passione, dai chilometri di pellicola microfilmata (e di pagine che sfoglio) che passo in rassegna nelle emeroteche.
Quando mi stanno per uscire gli occhi fuori dalle orbite, perché sono 4 o 5 ore che scorro pagine su pagine di quotidiani e periodici, ed incappo in titoli come questi, mi sento rinfrancato  :]



Una caratteristica de "L'Occhio" era che a fronte di un titolo sparato a nove colonne o ad una foto a piena pagina, l'articolo relativo era praticamente di approfondimento zero.
Rosa Buono informa succintamente il lettore sull'iniziativa dei 608 genitori di Imola, viene dato spazio alle opinioni negative sugli anime dei promotori della lettera alla Rai e al Ministero della Pubblica Istruzione.
Più interessante il trafiletto con il punto di vista del professor Marco Battacchi, il cui titolo ("Sono ferri vecchi") è assolutamente fuorviante rispetto al contenuto, in pieno stile "Studio Aperto"...
Il "sono ferri vecchi" non era indirizzato ai personaggi degli anime, ma al gioco dei bambini...
L'unico appunto che si può fare al docente dell'università di Bologna è sul non aver compreso che, in realtà, il ruolo femminile nei cartoni animati giapponesi era di primo piano come mai era capitato in programmi per ragazzi.


Il secondo articolo è del 20 aprile 1980, una lettera che la dodicenne Alessandra Sozzi di Milano inviò al direttore, cioè Maurizio Costanzo, per difendere Goldrake: "Genitori riflettete".

lunedì 25 marzo 2019

Distribuzione temporale degli articoli sui cartoni animati giapponesi tra il 1978 ed il 1982 (aggiornato al 24 marzo 2019)




La tabella qui sopra indica per ogni mese dal 1978 al 1982, il periodo più prolifico per l'animazione giapponese in Italia, quanti articoli furono pubblicati.
Nel grafico ho evidenziato, ovviamente, i tre periodi distinti in cui venne trasmesso Goldrake:

Esordio TV di Goldrake (primi 25 episodi: 4 aprile/6 maggio 1978), articoli di Repubblica e Corriere della Sera

Goldrake torna in tv (secondi 25 episodi: 12-12-1978/ 12-01-1979), articoli di Repubblica, Corriere della sera, Stampa, l'Unità

Ultima apparizione di Goldrake (22 episodi: 11-12-1979/6-01-1980), articoli di Corriere della sera, Stampa, l'Unità

Dai cui spicca che, durante e dopo la prima trasmissione, Goldrake non suscitò più tanta attenzione da parte dei media, pare proprio che inizialmente non fu considerato pericoloso, violento o diseducativo :]
Per la seconda parte degli episodi trasmessi della Rete 2 Rai si nota un cospicuo aumento di interesse, in fondo noi bambini lo aspettavamo da mesi, e la Rai e le aziende licenziatarie del merchandising lo sapevano bene.
Ma quando è appena termina la seconda tranche di Atlas Ufo Robot tocca all'onorevole Silverio Corvisieri innescare la prima polemica contro il robottone giapponese:
"Un ministero per Goldrake", di Silverio Corvisieri - "La Repubblica" 7/8 gennaio 1979

Accuse ribadite in una trasmissione radio della Rai qualche giorno dopo:
"Il diavolo, probabilmente", di Bimba De Maria - "Radio Anch'io" su Radio 1 Rai - 17 gennaio 1979 

Ed è in questo frangente che si scatena la prima grande polemica versus gli anime, che pian piano scema fino al ritorno in televisione di Goldrake per gli ultimi episodi della serie. Nel frattempo Actarus non è più solo, hanno "invaso" le televisioni del Bel Paese frotte di cartoni animati giapponesi dei più svariati generi, ma con al centro quello robotico.
Ed è questa reale invasione catodica a scatenare le protese dei 600 genitori di Imola, che verrà sfruttata dai giornalisti per trovare il momentaneo (e neppure troppo momentaneo...) pericolo per le nuove generazioni.
In concomitanza coi 600 genitori di Imola esce lo studio Rai/Mesomark su programmi televisivi e bambini:
"I bambini e la televisione: La fruizione televisiva infantile nella programmazione multirete" - Servizio Opinioni Rai (aprile 1980) - parte 1

"I bambini e la televisione: La fruizione televisiva infantile nella programmazione multirete" - Servizio Opinioni Rai (aprile 1980) - parte 2 (fine)

Un terzo fattore che scatenò la tempesta mediatica perfetta contro i cartoni animati giapponesi fu il referendum tra Mazinga e Pinocchio, promosso a marzo 1980 dalla trasmissione di Rai 1 "Game", all'interno del contenitore per ragazzi "3, 2, 1... contatto!" (a cui dedicherò in seguito in post più approfondito).
L'eroe robotico arrivato dall'Oriente versus il personaggio italiano di fantasia più conosciuto al mondo, proprio l'ideale per polarizzare i giudizi degli adulti e dei bambini, e spargere altra benzina mediatica.
I fattori sopra elencati generarono nell'aprile del 1980 un profluvio di ben (ad oggi) 115 articoli, ovviamente non tutti avversi agli anime, ma sostanzialmente schierati contro.
Il numero di 115 e veramente una quantità mostruosa, basta vedere il picco fuori scala nella tabella.
Il secondo mese con più articoli è quello del dicembre 1979, in cui, per ora, ne ho trovati 36, un terzo...
L'ultimo "evento mediatico" che ho evidenziato nella tabella sopra è l'intervento a favore di Goldrake da parte di Gianni Rodari:
"Dalla parte di Goldrake" articolo di Gianni Rodari su Rinascita del 17 ottobre 1980 

Si può notare come dal gennaio 1981 fino al dicembre 1982 si abbia un forte calo di interesse, che comunque mantiene sempre un numero minimo di articoli mensili sugli anime, a dimostrazione che i cartoni animati giapponesi erano entrati in pianta stabile del dibattito giornalistico italiano.



Ad oggi ho reperito ben 97 testate che hanno ospitato articoli sugli anime.
Scorrendone i titoli dalla tabella qui sopra ci si renderà conto che c'era un po' tutto lo scibile cartaceo italiano, dalle pubblicazioni di matrice cattolica alle riviste vietate ai minori di anni 18, da quelle di estrema sinistra a quelle di estrema destra, dalle pubblicazioni popolari con zero articoli di approfondimento a quelle pubblicate al solo scopo di fare approfondite analisi sociali.

domenica 24 marzo 2019

Aggiunta primaverile di articoli (54) all'indice dell'Emeroteca Anime

Questa nuova infornata di articoli, a distanza di soli due mesi e mezzo dalla precedente (7 febbraio 2019), la si deve alla scoperta di due nuove miniere informative:
"Il giornale dei genitori";
"L'Occhio"

Il primo era un mensile sulla scuola, nato nel 1959, alla cui direzione ci fu anche Gianni Rodari, e dedicò sempre molto spazio ai programmi televisivi per ragazzi. In questo mensile ho trovato articoli che si occupavano di televisione anche nel 1977, oviamente non inerenti i cartoni animati giapponesi, quindi dall'aprile del 1978 in poi la loro attenzione si spostò sugli anime.
In occasione dell'aggiunta di articoli dello scorso febbraio avevo trovato diverse riviste dedicate alla scuola: "Riforma della Scuola"; "Tutto Scuola"; "L'Educatore, quindicinale di pedagogia"; "Genitori e scuola, mensile per la partecipazione alla gestione della scuola".
 "Il giornale dei genitori", che ho scovato da febbraio ad oggi, si somma al medesimo filone, con le stesse caratteristiche di serio approfondimento, che ovviamente non implicava che le considerazioni finali degli articoli fossero sensate:
"L'anno di Goldrake, ovvero la negazione del presente", di Roberta Ascarelli - "Riforma della Scuola" n° 5 maggio 1979

L'importanza di queste testate "scolastiche" era dato dall'essere indirizzate al complesso degli insegnanti, e gli articoli al loro interno erano spesso molto tecnici, di certo non avranno raggiunto le tirature di un quotidiano o di un periodico generalista, ma a mio avviso sono più interessanti dal punto di vista della mia ricerca. Infatti gli articolisti scrivevano a beneficio di maestri e professori, non per sparare il mostro in prima pagina ed aumentare le copie vendute... praticamente l'esatto opposto de "L'Occhio"!   ^_^
"L'Occhio"!!!
Mi capita che mentre sfoglio pagine e più non posso, e leggiucchio articoli qua e là, io incappi in qualche nuova testata che fino a quel momento non conoscevo o che avevo rimosso, ed è stato questo il caso de "L'Occhio".
Quando ho visto una pubblicità dell'allora nuovo quotidiano diretto da Maurizio Costanzo mi si è accesa una mega lampadina!
Sapevo che la sua linea editoriale fosse abbastanza popolare, diciamo che a suo confronto il quotidiano milanese "La Notte" lo si poteva considerare il "Times"... e come diceva Peppino a Totò: "Ho detto tutto..."   ^_^
Come sempre, da sapere senza vedere, ed apprendere leggendo, c'è lo spazio perché le proprie convizioni siano rafforzate...
"L'Occhio" puntava veramente alla pancia dei lettori: gossip, sesso, cronaca nera, demagogia spicciola, titoli sparati a 9 colonne su argomenti praticamente insulsi o di dubbia autorevolezza, ufologia, etc etc
Ovviamente si dava abbastanza spazio agli spettacoli, e grazie a questa linea editoriale, immagino dettata dal suo direttore, ho trovato un sacco di articoli interessanti sui cartoni animati giapponesi, qualche volta allucinanti, in altri casi fin condivisibili.
Purtroppo la vita de "L'Occhio" fu, dal mio punto di vista oggi, troppo breve, nacque il 10 ottobre 1979 e spirò il 15 dicembre 1981.
Sarebbe stato un quotidiano perfetto se fosse stato pubblicato un po' prima, diciamo alla fine del 1978.... peccato

Di seguito i 54 articoli di questo aggiornamento.


venerdì 22 marzo 2019

Megaloman (1979) - puntata 4



Nella recensione della precedente puntata mi ero annotato alcuni punti da verificare nel proseguo della serie:
a) Takashi non va a scuola;
b) Takashi non lavora;
c) Seiji ha un'auto sportiva, ergo è maggiorenne e ricco;
d) ad ora nessuno del gruppo, tranne il bambino che andrà a scuola, si capisce cosa faccia nella vita;
e) gli stuntman che indossavano i costumi di gommapiuma erano assai coraggiosi;
f) i teatri di posa dove venivano girate le scene di combattimento dovevano possedere dei sistemi antincendio assai efficienti, oppure i responsabili erano dei perfetti incoscienti...
g) lo stuntman che impersonava Megaloman era un ottimo atleta;
h) pare che alla fine della puntata gli eroi debbano festeggiare saltando tutti assieme...
i) nel Giappone degli anni 70/80 l'incolumità fisica degli attori non era molto considerata...

"A" e "B" confermati.
Per quanto riguarda il punto "C" (e "D") apprendiamo che Seiji lavora (una parola grossa...) nell'officina auto del padre, quindi è maggiorenne, ma non ricco.
Riconfermattisimi le questioni "E", "F" e "G".
Alla fine di questa puntata non si è verificato il punto "H".
In una scena di combattimento il bimbominkia Ippei scivola giù da una scala mobile, considerando la minore età dell'attore, direi che anche l'ultimo punto sia confermato.




Prima di addentrarmi negli accadimenti di questo quarto episodio farò una digressione di carattere monumental-architettonica.
Alcune scene sono state riprese in esterni, davanti ad un monumento assai bello, che rammento mi avesse colpito anche ai tempi. Questa opera architettonica effettua due tipi di rotazioni contemporaneamente, uno sul proprio asse e nell'altra ruota le grandi "antenne". Nei dialoghi si afferma che la zona sarebbe quella di "Shiniuku", che ovviamente non esiste, ma che assomiglia a quella di "Shinjuku", ho provato a fare varie ricerche, anche per immagini, caricando quelle del telefilm, ma purtroppo non ho avuto alcun riscontro sul nome del monumento.
Ero assai curioso di trovare informazioni su cosa volesse significare, su quando fosse stata posata in quella piazza, dove fosse quella piazza e se sia ancora lì.
Magari il gentile "Hakata in Giappone" (o altri) potrà soddisfare questi miei dubbi  ^_^



La puntata si intitola "La comparsa del mostro magnetico", il cui nome è "Dobra".
La caratteristica del mostro inviato dalla tribù dal Sangue Nero, a mio personale modo di vedere, non è tanto il suo accumulare magnetismo, ma il posizionamento della sua testa...
Sinceramente non ricordo affatto di aver avuto dei retro pensieri in merito a ciò, quando guardai la puntata nel 1980, evidentemente i bambini sono concentrati sulla trama e i combattimenti. E' indubbio, però, che rivedendola da adulto, mi sia reso conto di quanto fossero troll gli sceneggiatori nipponici, e di quanto certi aspetti in Giappone al massimo davano adito ad un semplice sorriso.
A cosa mi starò riferendo?  >_<
Ecco... ehm... diciamo che ognuno di noi conoscerà di certo un numero non ridotto di persone che potrebbero definirsi, per atteggiamenti e argomentazioni espresse, allo stesso modo di dove è stata piazzata la testa a Dobra... non riesco a scriverlo in maniera più neutra...   ^_^

lunedì 18 marzo 2019

"Fantastica collezione n° 15: Opere famose dell'animazione giapponese Conan il ragazzo del futuro" - Parte 3 (10 settembre 1979)



Con questo terzo post termino l'art book di Conan:
"Fantastica collezione n° 15: Opere famose dell'animazione giapponese Conan il ragazzo del futuro" - Parte 1 (10 settembre 1979)

"Fantastica collezione n° 15: Opere famose dell'animazione giapponese Conan il ragazzo del futuro" - Parte 2 (10 settembre 1979)

Il finale della pubblicazione è composto da tre parti:
Encyclopedia of Conan;
Who's who;
alcune immagini prese da ogni puntata.

La parte più bella, che ho scannerizzato per intero, è indubbiamente quella della "Encyclopedia of Conan", che presenta i bellissimi progetti dei mezzi visibili durante la serie. L'unica pecca è data dalla scelta che pose il "Gigante" e il "Barracuda" spalmati in due pagine, la cui piega centrale impedisce di ammirare nella sua totalità la bellezza del disegno tecnico. Forse, come capitava in queste pubblicazioni, sarebbe stato più fruibile un mini poster allegato alla rivista.
Non ho, invece, inserito tutte le scan delle altre due sezioni, in quanto si tratta di elementi più che conosciuti.
Da far notare anche il bellissimo labirinto da cui Conan e i suoi amici devono passare per raggiungere la Torre Triangolare e salvare Lana in mano a quella merda di Lepka.
Peccato che i giapponesi inserirono anche questo labirinto su due pagine attigue, con la piega centrale che sfalsa i percorsi... geniali...  ^_^




Bellissimo!
Quasi quasi me ne costruisco uno, a grandezza naturale!

domenica 17 marzo 2019

The Passenger, per esploratori del mondo: Giappone



TITOLO: The Passenger, per esploratori del mondo: Giappone
AUTORE: autori vari
CASA EDITRICE: Iperborea
PAGINE: 192
COSTO: 19,5 €
ANNO: 2018
FORMATO: 24 cm X 15 cm
REPEPRIBILITA': disponibile nelle librerie di Milano
CODICE ISBN: 9788870915488


"The Passenger è una raccolta di inchieste, reportage letterari e saggi narrativi che formano il ritratto della vita contemporanea di un paese e dei suoi abitanti. Cultura, economia, politica, costume e curiosità visti attraverso la testimonianza di scrittori, giornalisti ed esperti locali e internazionali. Tante storie e diverse voci che compongono un racconto sfaccettato ed eclettico, per scoprire, capire, approfondire, lasciarsi ispirare."

Questo recita il sito del libro-magazine della casa editrice Iperborea.
Ergo lo scritto riunisce i contributi, alcuni corti, altri più lunghi, di vari autori, in pratica si tratta di una rivista in formato libro.
In ordine di cronologico i loro nomi:
Tania Palmieri; Matteo Battara; Richard Lioyd Parry; Sekiguchi Ryoko; Jake Adelstein; Ian Buruma; Yoshimoto Banana; Murakami Ryu; Cesare Alemanni; Brian Phillips; Amanda Petrusich; Giorgio Amitrano; Lena Mauger; Giacomo Donati; Matteo Battarra; Cesare Alemanni.

Ho trovato quasi tutti gli argomenti interessanti, fa eccezione quello musicale sul blues, ma solo perché non mi interessa il genere. Come al solito ho faticato a seguire il senso logico dello scritto di Banana Yoshimoto, ma mi capita sempre così, è un mio limite con questa scrittrice.
Molti di questi contributi li si può considerare degli articoli di giornale, sia per la lunghezza che per il genere di approfondimento. Qualcuno è più articolato, altri sono un po' troppo brevi, e quindi un pelino superficiali, cioè non mi hanno detto nulla che non sapessi già.
In generale non vado matto per questo genere di libri: più autori, argomenti diversi, poco spazio per tutti, quindi poco approfondimento.

Comunque il titolo merita di essere letto, previa lettura dell'indice, che riporto alla fine della recensione, e conoscenza del contenuto di ogni contributo.
Devo specificare che alcuni degli autori menzionati sopra hanno partecipato al saggio con pezzi assai corti, più che altro piccole curiosità per il lettore a digiuno del Giappone.
Tania Palmieri in due sole pagine ci racconta i falsi miti sui giapponesi.
Matteo Battarra, sempre in due pagine l'una, prima ci spiega il perché le case in Giappone vengono ricostruite, in media, ogni 27 anni, e poi la mania tutta giapponese dei gruppi sanguigni.
Giacomo Donati (2 pagine) ci illumina sulla storia e l'utilizzo del "woshuretto".
Cesare Alemanni (2 pagine) si dedica al fenomeno musicale della J-pop.
In mezzo a questi 5 micro analisi, ci sono gli scritti degli altri autori, la cui lunghezza varia.



Il libro è uscito alla fine del 2018, purtroppo non pochi dei contributi sono antecedenti, assai antecedenti.
Questo è un aspetto che mi indispettisce parecchio... io compro un saggio appena uscito, da cui vorrei leggere approfondimenti sul Giappone di OGGI, e ci trovo scritti del 2016, 2014, 2013, 2010 e financo del 2009?!
In pratica cinque contributi sono del 2018, quelli di Sekiguchi Ryoko, Jake Adelstein, Ian Buruma, Cesare Alemanni e Giorgio Amitrano.
Passi quello sul blues del 2016, argomento che comunque non mi interessava, ma leggere analisi di quattro, cinque, otto o addirittura nove anni fa, mi pare che faccia venir meno il valore della stessa analisi. Non dubito che al momento di aver scritto la propria analisi fosse attuale, ma nel 2018?
A me il minestrone piace anche riscaldato il giorno dopo, ma dopo 9 anni non lo digerisco più   ^_^
Il sottotitolo di "The Passenger" è "per esploratori del mondo", ma si potrà mai esplorare una nazione con informazioni di 9 anni prima?

sabato 16 marzo 2019

Matsumoto, manga of zero dimension



TITOLO: Matsumoto, manga of zero dimension
AUTORE: Leiji Matsumoto
CASA EDITRICE: Nippon Shock
PAGINE: 146
COSTO: 25 €
ANNO: 2019
FORMATO: 21 cm X 18 cm
REPEPRIBILITA': disponibile nelle librerie di Milano
CODICE ISBN: 9788897286530


Questo libro su Leiji Matsumoto è la trasposizione, sia in senso letterale che grafico, della sua versione giapponese.
Infatti si sfoglia da destra verso sinistra, come una qualsiasi pubblicazione nipponica, ed inoltre, su volere del mangaka e della casa editrice giapponese, sono state replicate le medesime impostazioni grafiche delle pagine, dei titoli e dello scritto.
Il risultato finale direi che è un piccolo, nel senso di un formato ridotto, art book giapponese, qualcosa di veramente bello da sfogliare, leggere ed ammirare.
In realtà da leggere non c'è tantissimo, proprio perché è un simil art book, e le immagini abbondano in quanto sarà lo stesso Matsumoto a spiegarci le sue tecniche da mangaka.
La parte del leone la fanno le figure femminili dei manga di Matsumoto, mostrate in tutte le versioni da lui disegnate, dai manga conosciuti da tutti a quelli che non sapevo neppure che esistessero.
A mio avviso, nonostante che il prezzo non sia basso, ben 25€, merita assolutamente di essere acquistato, sia per i contenuti che per la bellezza grafica.




Alla fine del libro è presente questa nota informativa all'edizione italiana, che ho già illustrato sopra.

Qua sotto inserisco l'indice del libro, in maniera che ognuno si possa fare un'idea di quali siano gli argomenti trattati   ;)

lunedì 11 marzo 2019

"L'anno di Goldrake, ovvero la negazione del presente", di Roberta Ascarelli - "Riforma della Scuola" n° 5 maggio 1979



L'isteria mediatica collettiva scatenata nell'aprile 1980 nacque da una lettere di protesta da parte di 600 genitori di una scuola imolese (assieme ai risultati dello Studio Mesomark/Rai), ma quella non fu la prima occasione in cui la scuola italiana si occupò di Goldrake e soci.
Nel maggio 1979 uno dei tanti (non pensavo ne pubblicassero un numero così alto) periodici inerenti la scuola, dedicò ai cartoni animati giapponesi un paio di pagine all'interno del suo focus "Tv Scuola".
La pubblicazione si chiamava "Riforma della scuola: rivista mensile diretto da Lucio Lombardo e Mario Spinella", e l'articolo è di un anno prima rispetto alle polemiche dell'aprile 1980.
Il presente articolo non ebbe grossi riscontri sulla carta stampata, quindi, non essendo stato ripreso da nessuna testata, non suscitò alcun dibattito, forse perché è un serio articolo di analisi, che cerca di valutare il rapporto tra programmi televisivi e bambini.
Mi pare corretto segnalare che lo scritto non aveva lo scopo di scatenare la censura verso gli anime, essendo questo rivolto ai colleghi insegnanti e composto da una terminologia non alla portata di tutti.
Fu un lodevole tentativo, non accusatorio, di comprendere un nuovo fenomeno, che avrebbe modificato per sempre l'immaginario di tutti i bambini fino ad oggi.
L'autrice si rese conto, un anno prima dei 600 genitori di Imola, che qualcosa era cambiato rispetto ai precedenti programmi per ragazzi, in cui inserisce anche Heidi, assieme a Carosello e Sandokan.
Trovo curioso, infatti, che Heidi venga inclusa nel trittico di in una fruizione della televisione vecchio stile, pur essendo un cartone animato giapponese




Interessante anche che consideri "Atlas Ufo Robot" ed "Happy Days" facenti parte del medesimo tipo di programma che generò "la negazione del presente", come recita il titolo dell'articolo.
Mi resta difficile commentare nello specifico le considerazione su questa "negazione del presente", ho provato a rileggerne la spiegazione più volte, ma non sono certo di aver compreso, per miei limiti, cosa intendesse Roberta Ascarelli.
Se non ho compreso male, le favole e le fiabe raccontavano al bambino un mondo lontano da quello che viveva ogni giorno, mentre non capitava la medesima cosa con questi nuovi programmi.

domenica 10 marzo 2019

"Playgulp 8 e 9: arrivano i pornofumetti di Playboy"- Playboy luglio e settembre 1981



E' arduo fare un commento su questo microfumetto di Bonvi, a mio avviso bisogna prenderlo con la formula "visto e piaciuto", anche se ci sono punti in cui potrebbe non piacere  >_<
Da ricordare che la rivista in cui era ospitato era Playboy, che correva l'anno 1981, che il linguaggio era assai non politicamente corretto (anche perché la filosofia politica correlata a questo termine non esisteva ancora), che Bonvi non amava molto i cartoni animati giapponesi, e che comunque non si faceva problemi a dissacrare neppure i suoi personaggi, figuriamoci quelli degli altri  ^_^
Infine è lo stesso Bonvi a battezzare Playgulp "turpe fumetto"  :]

I quattro post precedenti:
"Playgulp 1: arrivano i pornofumetti di Playboy"- 14 numeri dal dicembre 1980 al febbraio 1982 - "Benvenuto Bonvi", di Giovanna Tettamanzi - Playboy dicembre 1980

"Playgulp 2 e 3: arrivano i pornofumetti di Playboy"- Playboy gennaio e febbraio 1981 

"Playgulp 4 e 5: arrivano i pornofumetti di Playboy"- Playboy marzo e aprile 1981 

"Playgulp 6 e 7: arrivano i pornofumetti di Playboy"- Playboy maggio e giugno 1981


Playgulp 8:

venerdì 8 marzo 2019

Levati Sole, diario umoristico di un italiano residente in Giappone




TITOLO: Levati Sole, diario umoristico di un italiano residente in Giappone
AUTORE: Davide Sorgi
CASA EDITRICE: Streetlib
PAGINE: 225
COSTO: 15,99 €
ANNO: 2017
FORMATO: 20 cm X 13 cm
REPEPRIBILITA': online
CODICE ISBN:

La testimonianza, derivante da vita vissuta per 10 anni in Giappone, di  Davide Sorgi è al contempo assai ironica che interessante. L'autore, che fa parte della prima generazione che venne a contatto con l'animazione giapponese grazie a Goldrake, ci racconta piccoli (o grandi) episodi della sua esperienza nipponica, senza mai pretendere di elargire verità, ma comunque mantenendo una certa critica verso alcuni aspetti della società giapponese, pur apprezzandone tanti altri.
Diciamo che questo libro non è l'ideale per chi considera il Giappone la terra promessa, magari a causa di una visione eccessivamente manga/anime centrica della nazione del Sol Levante.
Sono presenti 15 racconti, tutti scritti in maniera assai scorrevole, estremamente piacevole, divertenti, così tanto  che il libro lo si finisce in una baleno.
Stante la struttura nel libro, ha poco senso che io ne spoileri il contenuto, ogni anticipazione potrebbe ridurne il piacere della lettura, ma  se il mio punto di vista può valere qualcosa, non posso altro che suggerirne l'acquisto.
Di norma libri come questi sono scritti da persone che hanno vissuto in Giappone per periodi medio brevi, oppure per periodi lunghi, ma senza essere un appassionato del Giappone/anime. Davide Sorgi, invece, ha lavorato in Giappone per 10 anni, anche assieme alla moglie italiana, ed è un appassionato di animazione giapponese, quindi senza alcun pregiudizio verso questa nazione. Il suo background giovanile è il medesimo del mio, ma lui ha avuto l'occasione di testare sul campo tutte le cose che vide tramite i cartoni animati giapponesi.
Poi, sia chiaro, nel libro non si parla di Goldrake, ma di varie situazioni di socializzazione con gli autoctoni nipponici.
Spero in un secondo libro, magari con considerazioni più serie dell'autore su come ha affrontato la vita di tutti i giorni e quella lavorativa in Giappone.

mercoledì 6 marzo 2019

"Il Giappone Moderno" - Giovanni De Riseis (1895) - Capitolo 9



E' già qualche anno che mi ripropongo di leggere questo libro antico (dal mio punto di vista) che narra del viaggio del nobile, poi Senatore, infine podestà(...) di Napoli, Giovanni De Riseis, ma a forza di rimandare rischio che diventi più che antico, direi vetusto...
Sono due le problematiche che mi hanno frenato, in primis il numero di pagine, quasi 600, che non saprei bene come riassumere, in quanto ogni descrizione di un Giappone tanto trapassato può risultare interessante, riportarne un aneddoto, per tralasciarne un secondo, ha ben poco senso.
Inoltre le pagine sono veramente delicate, molto leggere, tanto che nello sfogliarlo c'è sempre il rischio che si rompano, senza contare che alcune parte interne al libro si sgretolano, lo si nota pure dalle scan. Mentre la rilegatura regge ancora bene, considerando che lo scritto, risalente al 1895, fu pubblicato del 1900, ergo 118 anni fa!
Quindi, alla fine, ho pensato che aveva molto più senso scannerizzare per intero lo scritto, ovviamente diviso in più post, in questo modo ognuno potrà fruire di questo documento storico senza dover pendere dal mio punto di vista.

Il nono capitolo è il primo fino ad ora che abbia un soggetto molto specifico:
un approfondimento (ormai di carattere storico) sul quartiere "Joshiwara" (quartiere dei fiori).
Il nome corretto è "yoshiwara", cioè il quartiere a lucci rosse di Tokyo, ancora presente in città. La cosa comica è che, benché l'autore pare abbia un punto di vista meno ipocrita, ai tempi presso gli europei pare facesse scandalo la presenza di questo quartiere dove si esercitava la prostituzione. Inutile rammentare che in Italia c'erano le "case di tolleranza", cioè i "casini"... solo che dallo scritto si intuisce che quelli giapponesi di Tokyo fossero più puliti, quindi meno criticabili, almeno dal punto di vista igienico sanitario, di quelli italici/europei.
Tra le tante curiosità, De Riseis ci informa che per rendere distinguibili le prostitute, queste indossavano l'obi sul davanti, mentre solitamente si porta dietro, e nella capigliatura si infilavano numerosi spilloni, che le donne "per bene" evitavano come la peste, proprio non incappare in equivoci.
Pur avendo letto qualcosa in merito alla vendita delle figlie da parte dei padri (poveri) ai proprietari dei bordelli, non conoscevo il meccanismo della compravendita che vigeva a "yoshiwara".
La ragazza veniva accompagnata dal genitore al posto di polizia del quartiere, le veniva chiesto se la scelta di diventare "dipendente" del bordello fosse di suo gradimento, e, in caso di risposta positiva (immagino sempre), il poliziotto incaricato le faceva firmare il contratto.
E' lo stesso De Riseis a dirci che spesso la ragazza neppure sapeva dell'accordo tra il padre ed il proprietario del bordello, e che comunque la povera figlia mai si sarebbe ribellata al volere del capo famiglia.



martedì 5 marzo 2019

40 th anniversary Ufo Robot Goldrake




TITOLO: 40 th anniversary Ufo Robot Goldrake
AUTORE: Emanuele Alotta
CASA EDITRICE: Pitti Grafica
PAGINE: 33
COSTO: 7€
ANNO: 2018
FORMATO: 21 cm X 15 cm
REPEPRIBILITA': online
CODICE ISBN:

Premetto che ho ben capito il senso di questa pubblicazione, cioè un omaggio ad "Atlas Ufo Robot", con caratteristiche artigianali, tanta passione ed un prezzo assai contenuto.
Le 33 pagine recensite sono un fumetto sulla storia di Goldrake in Italia, però, a mio avviso, stante ciò che ho scritto nella premessa, una pubblicazione, per quanto artigianale e di matrice amatoriale, nel senso di qualcuno che ama, deve restare entro alcuni paletti minimi:
1) si deve poter leggere senza problemi;
2) se vuole fare la cronaca storica di un evento (l'avvento di Goldrake), deve riportare informazioni corrette.

Per quanto riguarda il punto uno, per poter leggere alcuni riquadri del fumetto ho dovuto scannerizzarli ed ingrandirli, in quanto il carattere di stampa, la grandezza del medesimo ed in alcuni casi lo sfondo, non rendo fruibile lo scritto.
Ci sarebbe anche il punto uno e mezzo, cioè i refusi, però li considererò parte integrante dell'opera amatoriale.
Per quanto riguarda il punto due, ho trovato delle inesattezze, con le aggravanti che il fumetto ha poco scritto, essendo, appunto un fumetto, e che ormai sono stati pubblicati numerosi saggi particolareggiati su Goldrake. Quindi sarebbe bastato leggersi almeno il più recente, per evitare alcuni errori.
Io mi sono basato su questo:
C'era una volta Goldrake, la vera storia del robot giapponese che ha rivoluzionato la tv italiana

Faccio un paio di esempi di inesattezze, tanto per non passare da visionario   ^_^
Nella prima pagina introduttiva si afferma che:
"Dovendo fare una breve storiografia del fumetto Goldrake, successivamente trasformato in un anime in Giappone...".

Il manga e l'anime procedettero contemporaneamente, non nacque prima il manga e poi l'anime.
Successivamente, dove si parla del passaggio di Goldrake dal Giappone alla Francia, si afferma che:
la serie terminò nel paese del Sol Levante nel 1975;
che venne acquistata dalla Francia nel 1976;
che la Rai la comprò dai francesi nel 1978.

In realtà in Giappone la serie terminò nel febbraio 1977.
La Rai, nella persona di Nicoletta Artom, lo visionò al Mifed dell'ottobre 1977, durante cui venne acquistato.
Più volte mi son scritto da solo che questo è un "blog di nicchia", perciò, quando qualche autore (o parente/amico) si prende male per un mio giudizio negativo, sbaglia grandemente, tanto non è che io abbia molto riscontro di pubblico.




Leggere, però, nei ringraziamenti, quelli proprio verso i "blog di nicchia", mi ha fatto un po' sorridere, in quanto sono presenti le solite pagine dei quotidiani con le polemiche su Goldrake e soci, e da dove proverranno mai queste immagini?
Ma piuttosto che prendere da questo blog le immagini e cercare di non far vedere il watermark, non si potrebbe andare in una emeroteca e usare una immagine recuperata personalmente?
Tanto inserisco tutti i riferimenti per recuperare gli articoli.
Oppure mandarmi una mail e chiedermi qualche immagine senza il logo, mica farei pagare  :]
Metto il watermark sulle immagini solo perché ho impiegato tempo (molto) e soldi (non pochi) per recuperare questi articoli, e mi farebbe piacere un minimo di citazione.
Chiedo scusa per il protagonismo  ^_^

domenica 3 marzo 2019

I bambini e la tv, la prima ricerca sull'esperienza televisiva dai 3 ai 6 anni



TITOLO: I bambini e la tv, la prima ricerca sull'esperienza televisiva dai 3 ai 6 anni
AUTORE: a cura di Piero Bertolini e Riccardo Massa
CASA EDITRICE: Feltrinelli economica
PAGINE: 273
COSTO: 5€
ANNO: 1976
FORMATO: 18 cm X 11 cm
REPEPRIBILITA': online
CODICE ISBN:


Dato che ritengo ormai assodato che la messa in onda di Goldrake e di Heidi furono i due momenti in cui tutto l'immaginario di quella generazione e delle successive cambiarono per sempre, con conseguenti polemiche e psicosi di massa, cerco informazioni su cosa pensavano gli adulti a proposito di quello che guardavamo prima del 7 febbraio e del 4 aprile 1978.
Se lo sbarco degli anime fu, per la gran parte dei commentatori ed esperti adulti del tempo, una iattura sociale e culturale, vuol dire che le trasmissioni per bambini precedenti a quelle due date erano perfette, o comunque meno inquietanti.
Più nello specifico mi interessa capire quale fosse il rapporto tra televisione e bambini prima che i cartoni animati giapponesi rivoluzionassero i programmi di intrattenimento per i più piccoli.
A soddisfare parzialmente questa mia curiosità è stato il saggio "I bambini e la TV", che per la prima volta riporta un'indagine sull'esperienza televisiva dei bambini dai 3 ai 6 anni.
Ovviamente nel saggio non sono citati, perché non ancora giunti in Italia, i cartoni animati giapponesi, visto che lo studio venne eseguito intorno al 1975/76.
Essendo questo un libro pubblicato nel 1976, vuol dire che gli intervistati di 6 anni avevano la mia età, e, assieme a quelli di 3 anni, nel giro di meno di due anni verranno investiti dal successo di Heidi e Goldrake.
Premetto che il saggio, che consta di ben 270 pagine, non l'ho letto tutto, in quanto lo scritto è indirizzato ad esperti del settore educativo/pedagogico, ergo la terminologia non è alla mia portata, mi sono concentrato sulle testimonianze dirette dei bambini e sulle conclusioni finali.
A pagina 249/250 ("Conclusioni finali") si può leggere:
"Insomma, i bimbi dai 3 ai 6 anni guardano spesso la televisione, la guardano in tutti i giorni e in tutte le ore, e guardano spesso tutti i tipi di programmi, anche quelli ufficialmente ed esclusivamente dedicati agli adulti, facendo così venir meno ogni rilievo a tali distinzioni e a tali caratterizzazioni.
Dunque il video è risultato il giocattolo più gettonato dai bambini."

Gli autori riportano i ragionamenti dei mie coetanei, che raccontano a loro modo quello che vedevamo in televisione (prima degli anime), però, per quanto mi riguarda, questi ricordi sono ormai praticamente scomparsi, sostituiti dalla potenza espressiva dei cartoni animati giapponesi. Rileggendo questi loro pensieri mi sono effettivamente tornati in mente alcuni flash di programmi che seguivo anch'io, alcuni dei quali vennero replicati ampiamente negli anni successivi (tipo Zorro o Tarzan).
Le pagine coi discorsi dei bambini sono una piccola istantanea di quello che ci piaceva guardare in televisione fino al 1976, quel poco che c'era in televisione, perché i programmi per bambini erano pochini...
Quello che mi pare di aver compreso del saggio, specialmente dalle conclusioni finali, è che il successo di Heidi e Goldrake, seguito a ruota da tutti gli altri eroi animati giapponesi, era già televisivamente in gestazione nel 1976, aspettava solo che giungesse il momento del "parto".
In parte questo successo si avrà con Sandokan e con Furia, sebbene la deflagrazione totale avverrà solo dopo il 4 aprile 1978, ma al momento in cui i ricercatori intervistarono i 1100 bambini di questo studio, tutto era già pronto per accadere.
I ricercatori si focalizzano su come e quanto i programmi televisivi influenzassero tre aspetti della vita del bambino: il disegno; il gioco; il linguaggio.
Una delle accuse degli adulti, semplici genitori o esperti che fossero, verso i cartoni animati giapponesi fu proprio che modificarono questi tre aspetti:
disegnavamo Goldrake; giocavamo a Goldrake; parlavamo di Goldrake e ne imitavamo il gergo.

A pagina 114 si può leggere che i disegni a tema televisivo erano già allora influenzati per il 50% dai cartoni animati, seguiti al 29% dai telefilm, ne consegue che quando sulla scena arriverà una animazione con dei contenuti mai visti primi, con trame non autoconclusive e con personaggi molto carismatici, le percentuali non potranno di certo risultare inferiori...
Dalle parole dei bambini e dalle considerazione dei ricercatori, si comprende che non furono Goldrake e soci i colpevoli dei nostri cambiamenti di abitudini ludiche e di linguaggio, ma semplicemente che queste serie animate giapponesi capitarono nel posto giusto al momento giusto.
La televisione già influenzava i nostri gusti, i nostri giochi e il nostro modo di esprimerci, per comprenderlo basta leggere tutti i commenti dei bambini sui personaggi televisivi e sui prodotti delle pubblicità.
Ovviamente l'impatto degli anime fu tanto "devastante" in virtù della loro carica innovativa, quindi del successo che incontrarono tra i bambini, e non solo tra di loro.




Prendendo ad esempio il "Triangolo del fuoco", si potrebbe affermare che le polemiche sulla diseducatività degli anime nacquero grazie a tre elementi:
1) bambini teledipendenti;
2) successo;
3) giapponesità dei cartoni animati.