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domenica 30 aprile 2023

Giappone: La scienza della guerra: bushido, samurai e seconda guerra mondiale - volume 6 della collana "Giappone cultura e tradizioni del paese del Sol Levante" del Corriere della Sera



TITOLO: Giappone: La scienza della guerra: bushido, samurai e seconda guerra mondiale - volume 6 della collana "Giappone cultura e tradizioni del paese del Sol Levante" del Corriere della Sera
AUTORE: 
CASA EDITRICE: RCS Mediagroup
PAGINE: 127
COSTO: 9,99 
ANNO: 2023
FORMATO: 23 cm x 19 cm
REPERIBILITA': disponibile in edicola
CODICE ISBN: 9772037021563



Sesta uscita della collana del Corsera sul Giappone, secondo mio acquisto, il mio primo libro mi aveva colpito per le tante inesattezze presenti, questo secondo di carattere storico mi è parso abbastanza corretto.
Ovviamente non sono mica uno storico, ma non ho notato errori grossolani come nel quinto numero della collana. 
Le immagini presenti in questo numero sono occupano poco più di 70 pagine, che su un totale di 127 sono una enormità... e sono ben più del quinto numero, che si attestava sulle 60 pagine di immagini.
Dato che questa collana ipotizzo abbia lo scopo di dare delle informazioni sul Giappone a lettori che lo conoscono poco o per nulla, magari ridurre le immagini ad un numero limitato, sostituendole con quei piccoli caratteri che di norma si inseriscono in un libro, che sommati uni agli altri formano frasi scritte ed esprimono concetti, forse avrebbe adempiuto meglio allo scopo della collana.
Se poi lo scopo finale di questi 25 volumetti è quello di far cacciare 9,99 euro a numero ai lettori, massimizzando il guadagno a fronte di uno sforzo informativo minimale, allora ho torto io   :]
Ho acquistato questo sesto numero anche perché ero curioso di leggere come era trattata la "Seconda Guerra Mondiale" o, come forse sarebbe stato più saggio riportare in un volume che si occupa solo nel Giappone, la "Guerra del Pacifico".
I crimini di guerra nipponici non sono sottaciuti, compreso il massacro di Nanchino e Manila, purtroppo manca un qualsiasi accenno alle "Unità 731" del colonnello Ishii e ad altri crimini, inoltre la figura dell'Imperatore Hirohito non è praticamente approfondita, lasciato sullo sfondo, come se lui fosse lì per caso in quel periodo.
La trattazione del saggio si focalizza sulla guerra, quindi si inizia dal 400 a.C. con il predominio del clan Yamato, si narra del periodo del medioevo fino alla era Tokugawa. Tocca quindi all'era Meiji fino alla Guerra del Pacifico e alla sconfitta del Giappone.
L'aver inserto così tante inutili immagini ha obbligato l'estensore del saggio a fare un po' di salti mortali per cercare di rendere un minimo chiari l'evolversi dei fatti storici dai primi del 900 agli anni 30, non sempre riuscendoci.
Per esempio nella sola pagina 85 si passa dal trattato navale di Washington del 1921 al finto incidente del ponte Marco Polo in Cina del 7 luglio 1937, con in mezzo qualche accenno ad altri fatti.
Poi da pagina 92 a pagina 96 (di cui solo due mezzo scritte), dove si tratta dei primi anni 40, si spiega il meccanismo propagandistico che permise di trasformare dall'Era Meiji l'Imperatore in un Dio, allo scopo di avere un popolo ciecamente obbediente e fargli sopportare qualsiasi sacrificio, infine quello della vita.
Tutto corretto, ma inserito nel punto sbagliato.
Come nel quinti numero ho trovato punti che mi son parsi un po' confusi, il più eclatante è quello che riporto qui sotto di pagine 73.



Direi che qui siamo al semplice errore, per quanto grave, perché il movimento "sonno joi", cioè "onore all'Imperatore, cacciare i barbari/stranieri Occidentali", nacque ovviamente dopo che i barbari Occidentali tornarono in Giappone dal 1854.
Negli anni 30 del 1800 non si poteva inneggiare alla cacciata di stranieri che in Giappone non esistevano...
Pe dimostrare che non sto vaneggiando riporto qui sotto una pagina del saggio "Storia del Giappone", che riporta lo stesso concetto espresso anche dagli altri saggi storici sul Giappone.
Leggete le due pagine e valutate.

martedì 25 aprile 2023

Il primo manga pubblicato in Italia: "Storia di una donna astuta e crudele", di Yajima Kenji - "Banzai" luglio 1978 in allegato a "Super Banzai" novembre 1978

Per un puro e fortuito caso ho recuperato quello che ad oggi direi proprio che è temporalmente il primo manga di una storia completa pubblicato in Italia, cioè nel luglio del 1978.
Fino ad ora questa primogenitura toccava al manga del "Grande Mazinga" pubblicato dalla Fabbri, che secondo "Encirobot" risale a fine novembre 1979:

Da cui in seguito venne pubblicato il primo cartonato Fabbri:

Segue il manga di "Candy Candy" sempre della Fabbri:

Più o meno contestualmente la rivista Eureka nell'agosto 1980 pubblica la prima storia di "Golgo 13", inserisco a fine post la copertina più tre pagine del manga.
Tutte queste pubblicazione videro le tavole invertite all'Occidentale rispetto al formato giapponese, e nel caso del Grande Mazinga e di Candy Candy anche la colorazione delle tavole, per venire in contro ai gusti dei bambini italiani.
Nel luglio 1978, però, la rivista di arti marziali "Banzai" pubblicò un manga autoconclusivo di Yajima Kenji, il cui titolo in italiano è "Storia di una donna astuta e crudele".
Il numero di "Banzai" del luglio 1978 che ho recuperato era allegato ad uno speciale su Bruce Lee di "Super Banzai" del novembre 1978, tra l'altro è il motivo per cui ho comprato la rivista ad un mercatino, neppure mi ero accorto che dentro era pubblicato un manga  ^_^
Ho risfogliato quasi tutta la mia saggistica sui manga, ma non ho trovato una sola citazione inerente a questo mangaka, pare che Yajima Kenj non sia mai esistito, nonostante che alcuni libri siano di matrice francese e inglese. 
Yajima Kenji non pervenuto, salvo una qualche mia svista.
Sul web ho trovato una sola, ma rivelatrice, fonte francese che parla del mangaka che disegnava storie di samurai di genere gekiga:




Ho quindi cliccato i link proposti dall'articolo online, trovando la fonte originaria del manga di Yajima Kenji pubblicato da "Banzai" nel luglio 1978, cioè un'altra rivista di arti marziali, ma di matrice francese, "Budo":
Budo Magazine Europe, les mangas publiés en 1971 (verso la fine del post sono mostrate 4 scan)



Come si può leggere nel post di "Le Chapelier Fou" la rivista di arti marziali francese pubblicò numerosi manga di storie di samurai senza averne i diritti, tra cui nel settembre del 1971 questo di Yajima Kenji, dal titolo francese di "Historie d'une femme pauvre et cruelle", cioè "Storia di una donna povera e crudele".
E' abbastanza logico immaginare che la casa editrice italiana che pubblicava "Banzai" venne in possesso del numero di "Budo" del settembre 1971, e decise di pubblicare a sua volta (ipotizzo senza averne i diritti) il manga sui samurai, tradusse il testo ed il titolo (modificando "povera" in "astuta"), ma invertendo le tavole all'Occidentale.
Operazione che i francesi non avevano eseguito, lasciando le tavole nella versione nipponica da destra verso sinistra, magari solo per ridurre i costi.
Ma qual era il titolo originale giapponese?
Poco più sotto ho cercato di estrapolare gli ideogrammi visibili e tradurli, per quel poco che può valere Google Traslate.

lunedì 24 aprile 2023

Giappone: La cultura Pop. Manga, videogiochi e arte - volume 5 della collana "Giappone cultura e tradizioni del paese del Sol Levante" del Corriere della Sera



TITOLO: Giappone: La cultura Pop. Manga, videogiochi e arte - volume 5 della collana "Giappone cultura e tradizioni del paese del Sol Levante" del Corriere della Sera
AUTORE: 
CASA EDITRICE: RCS Mediagroup
PAGINE: 127
COSTO: 9,99 
ANNO: 2023
FORMATO: 23 cm x 19 cm
REPERIBILITA': disponibile in edicola
CODICE ISBN: 9772037021563


Ringrazio Susy per avermi informato di questa iniziativa editoriale della "RCS" distribuita tramite le edicole.
Non è la prima volta che la "RCS" pubblica saggistica sul Giappone, ma nella precedente occasione, se non sbaglio, erano tutte riedizioni, gran parte delle quali già in mio possesso.
Il fatto che una casa editrice importante pubblichi ancora settimanalmente della saggistica sul Giappone, ma questa volta con titoli nuovi editati appositamente per questa collana, rende bene l'attuale ondata di interesse verso il Giappone:

Mi pare di poter affermare che la collana sia dedicata ai neofiti della cultura giapponese, cosa per nulla negativa, l'importante è che le informazioni siano di stimolo per ulteriori approfondimenti.
Pensiamo solo a quanti pregiudizi sull'animazione nipponica si sarebbero potuti evitare se tra il 1978 e il 1982, visto il successo dei cartoni animati giapponesi, a qualche casa editrice fosse venuto in mente di pubblicare una collana simile!
Ma la collana in questione merita di essere acquistata?
Come si può notare da questo post io già saltato i primi quattro numeri, in quanto le tematiche trattate non incontrano il mio interesse.


Direi che in particolare mi ha colpito la scelta del titolo e dei contenuti del primo numero:
"La ricerca della felicità"

Ma può una società di uno Stato democratico che ha uno dei tassi di suicidio più alti del pianeta, compresi i suicidi di minorenni, in qualsiasi modo elargire una ricetta della felicità per il resto degli abitanti del pianeta?
La scelta del titolo mi è parsa così assurda che sono stato ben lontano dal primo numero.
Anche il titolo del secondo numero non l'ho capito, la natura è perfetta ovunque, non solo in Giappone.
Il terzo numero verteva su Tokyo, e io non ho alcuna fascinazione per questa città.
Il quarto numero si occupava di cultura culinaria, e io mi limito a mangiare, non lo studio il cibo.
Arriviamo al quinto numero, che, invece, raggruppava più argomenti inerenti questo blog:
in particolare manga, anime e videogiochi.
Come sono trattati?
Premetto che in neanche 130 pagine (di cui quasi 60 di immagini...) non è che si possa approfondire delle tematiche tanto vaste, si comunica al lettore delle nozioni base, ovviamente le informazioni devono essere precise.
Lo sono?
Lo sono meno di quello che mi sarei aspettato per della saggistica pubblicata dalla "RCS" nel 2023 con numerosi siti on line da consultare ed una corposa saggistica già pubblicata praticamente su ognuno dei temi toccati da questo quinto numero.
Ecco, se forse si fossero eliminate tutte le inutili 60 pagine di immagini, magari ci sarebbe stato lo spazio per essere un po' più approfonditi e magari precisi. Diciamo che ormai ha preso piede la prassi in numerose case editrici di riempire le pagine di immagini invece che di scritto, si vede che costa meno.
Di seguito riporto un certo numero di errori che a me, da appassionato della tematica, sono saltati subito all'occhio, mi sono parsi veramente eclatanti, sono in gran parte concentrati nel capitolo sugli Anime, quello che conosco meglio. 
Ovviamente non vuol dire che non ne siano presenti altri, magari per le serie tv e film che non conosco, i manga che non ho letto, i videogiochi a cui non ho mai giocato o la letteratura, di cui sono ignorante.
Forse in alcuni casi potrei aver equivocato lo scritto, perché impostato in maniera non chiarissima, ma in generale, per uno che il periodo dal 1978 al 1982 lo ha vissuto e ne ha letto parecchio, certe inesattezze sono imperdonabili.
Chiedo scusa per la durezza del giudizio.
Procederò in ordine di impaginazione, fatta accezione per la pagina numero 42, che ho ribattezzato la pagina della "vergogna"   ^_^




Secondo gli estensori la serie del Gundam ebbe la caratteristica di condannare la guerra, cercando di educare le nuove generazioni a rifiutarla.
Sia che si consideri la prima trasmissione giapponese nel 1979 o quella italiana nel 1980 mi pare che la tematica fosse già stata trattata.
In Italia avevamo visto Actarus nel 1978 disperarsi per dover pilotare di nuovo Goldrake, in Giappone avevano già visto "Zambot 3" nel 1977. Solo chi non ha mai visto la serie di "Zambot 3" può arrivare a considerare Gundam la prima serie contro la guerra.

Se è vero che Goldrake e Jeeg furono tra i primi anime arrivati in Italia, è assolutamente falso inserire in questa lista anche il Gundam, giunto nel 1980, dove in mezzo ci sono 10 mesi del 1978, se partiamo da Heidi trasmessa in febbraio, più tutto il 1979!!!
Non è neanche vero che queste tre serie vennero censurate, in particolare Jeeg venne tradotto praticamente uguale, se non per poche inezie, compresi i nomi corretti.
Mentre Goldrake e Gundam subirono degli adattamenti tra cui il cambio dei nomi, ma non dovuti a censure.

domenica 23 aprile 2023

Annunci di cartoni animati giapponesi su "Onda TV" negli anni 1979 (completa) 84/85 (parziale)


Dal titolo del post salta subito all'occhio l'incompletezza della rassegna, mancano completamente le annate 1980, 1981, 1982 e 1983. Inoltre, per quanto riguarda gli anni 1984 e 1985, gli articoli mostrati sono assolutamente parziali, mentre per il 1979 la copertura è completa, in quanto tra numeri in mio possesso e quelli consultati in emeroteca l'ho potuta visionare completamente.
La motivazione di questa incompletezza è semplice, la rivista "Onda TV" è di difficile reperimento, anche in biblioteca, qui a Milano è disponibile dal primo numero del marzo 1978 fino a qualche sparuto numero del 1980.
Un vero peccato, perché "Onda TV" fa parte di quelle testate che di certo ha dedicato spazio all'animazione giapponese in Italia, specialmente sulle tv locali.
Per il classico post mensile dell'Emeroteca Anime ho deciso di mostrare questi articolini in mio possesso di presentazione/anteprima che la redazione di "Onda TV" pubblicava, non sono mai molto approfonditi, specialmente per l'annata 1979, visto il poco spazio che in generale la rivista lasciava a qualsivoglia approfondimento.
In alcuni casi questi articoli riguardano una prima trasmissione, come nel caso di Jeeg, Danguard, probabilmente una serie di film di animazione giapponesi, "C'era una volta... Pollon" e "Il grande sogno di Maya". Ho quindi riportato anche la pagina del palinsesto della rete con il titolo della puntata, se presente, se non presente sono comunque ragionevolmente certo che fosse la prima puntata in quanto prima di quel giorno non era in palinsesto.
Procedo in quasi rigoroso ordine cronologico, eccezion fatta per la stupenda copertina qui sopra con Danguard e Laura Lattuada, che sarebbe il secondo numero, ma Danguard (e la Lattuada) era più figo da mostrare come apertura del post   ^_^

Una piccola annotazione da riesumatore di vecchi articoli su vecchie riviste:
"Onda TV" non riporta mai l'anno di pubblicazione, ma solo il numero dell'annata in numeri romani (I°-II°-III°- etc.), la qual cosa genera (sul web) talvolta degli errori, inoltre questo numerino era scritto in carattere molto piccolo.
Inserisco la copertina di ogni numero come ultima immagine dell'articolo, tanto per rendere chiara ed incontestabile la fonte.

Come accennato sopra lo spazio dedicato alla serie è esiguo, anche in questo numero che ha Danguard in copertina...
La sinossi è fondamentalmente corretta, tranne per il particolare che il Capitano Dan non accompagnerà mai Arin nello spazio, in quanto morirà prima, quasi certamente sia la redazione che l'emittente "Telenova" non conoscevano questo sviluppo della trama.
Il fatto interessante è che nel palinsesto di Telenova di tutta la settimana non è mai presente il titolo "Danguard", ma alle 19,30 c'è solo il solito spiazzante "cartoni animati", mentre alle 20,20 è riportato "cartoni animati della serie Simbad", che non ho ben presente cosa fossero, immagino un cartone made in Usa oppure il film nipponico spezzettato.
Riguardo alla prima trasmissione di Danguard ho fatto un paio di scoperte, ma le riservo per un post apposito, altrimenti si crea troppo confusione  :]



Nel numero di "Onda TV" dal primo al 7 aprile 1979 viene annunciato che sulla mia amata "Milano TV" trasmetteranno una delle serie che è restata più nei cuori di coloro che ebbero la fortuna di essere davanti alla televisione in quegli anni:
"Jeeg Steel Robot"!
O era "Jeeg Robot d'Acciao"?

Mentre la sinossi di Danguard era corretta e i nomi non campati in aria, per quanto riguarda Jeeg le informazioni ricevute dalla redazione di "Onda TV" furono abbastanza a caso...
Tralasciando i cognomi errati della famiglia Shiba e di Miwa, Hiroshi al tempo dell'incidente/esperimento era l'unico figlio, e il padre non era in pericolo.
L'Impero Jama sarebbe l'Impero Yamatai e il "Big Shooter" diventa il "Grande Arciere", che non è una navicella spaziale.
Urca, in così poche righe commettere così tanti errori non è una cosa da poco!   ^_^

Ma ancora più curiosa è la prima trasmissione milanese, che dimostra quanto arduo e probabilmente vano sia il tentativo di persone come me (sono conscio di non essere il solo) che cercano di datare la trasmissioni delle serie animate sulle tv locali nel periodo dell'esordio dell'animazione giapponese in Italia:
pressoché impossibile...
Per questo sarebbe bello che le informazioni ancora presenti negli archivi di quelle tv locali, in seguito inglobate da altri network, fossero visionati da qualcuno che ha la nostra passione, ma ciò non capiterà mai   T_T

mercoledì 19 aprile 2023

"Uchu Kaiju Gamera" - "Gamera: Super Monster" (1980)


A forza di fare ricerche sul web capita di incocciare in risultati inaspettati e talvolta, se si tratta di produzioni nipponiche anni 70/80, incredibilmente trash, quindi di alto valore intrinseco   ^_^
Sinceramente non ricordo più quale sia stato il percorso o la causa che questa volta mi ha fatto entrare in contatto con il film di "Uchu Kaiju Gamera" del 1980, ma spulciando a posteriore nella mia saggistica ne avevo già letto, non effettuando colpevolmente una ricerca più approfondita in seguito a quelle righe.
In fondo al post inserisco le recensioni del film disponibili su carta.
Questa seconda volta in cui sono incappato nell'ultimo film di Gamera dell'era Showa, mi sono voluto sincerare con in prima persona di quanto tipicamente jappo fosse questo film. Purtroppo codesto capolavoro della filmografia mondiale in Italia è inedito, quindi ci si deve accontentare della sottotitolazione in inglese, ma visti i dialoghi non particolarmente complessi, pure uno con il mio livello di inglese è riuscito ad apprezzarlo.
Prima di fare un tuffo nelle caleidoscopiche ed anche un po' allucinogene immagini del film, è importante precisare che questo è un mega film di montaggio, in cui Gamera ricombatte i precedenti kaiju che aveva già sconfitto nei seguenti lungometraggi:

Per anni ho fatto dell'ironia sui film di montaggio di matrice nostrana delle serie di animazione giapponese, e poi man mano scopro che gli inventori di questa prassi furono i giapponesi stessi!   ^_^
Ma perché sono rimasto affascinato da questo film di Gamera?


            


Perché ho visto questo incipit, che riesce ad essere nel contempo la summa del risparmio sui costi di produzione, con l'introduzione ripresa su delle belle illustrazioni, ma senza alcun effetto speciale, inoltre vediamo la scopiazzatura della prima scena di "Guerre Stellari"  ^_^
Non solo la scena dell'incrociatore dell'Impero visto scorrere dal basso è identica, ma anche la musica si ispira alla colonna di John Williams.
Poi, di colpo, primo piano di un gatto!
STUPENDO!    ^_^

Il budget del film doveva essere così basso che, oltre a riciclare tutti i combattimenti di Gamera, e quindi mostrando ad un occhio esperto diverse versioni del costume di Gamera, il numero degli attori scritturati ammonta a ben sei!
Il bello è che di questi sei attori alcuni quasi non parlano, quindi, alla fine, ci sono tre attori protagonisti e tre comparse.
Inoltre le location del film si possono contare in circa quattro o cinque:
il parco giochi; il Pet Shop; la casa del bambino, il tetto parcheggio; una spiaggia.

Il film mi ha colpito anche perché sono presenti alcune scene animate di un paio di anime molto famosi, non me lo aspettavo assolutamente   ;)

Non c'è dubbio che le tavole illustrate siano belle, ma usarla in un film live, limitandosi a far scorrere la cinepresa su di esse allo scopo di dare un minimo effetto di movimento, è veramente allucinante, anzi, allucinogeno   ^_^

sabato 15 aprile 2023

"Manuali da collezione di Retrogamer: Speciale Gaming Hardware" - Volume 1


Qualche consueta premessa   ^_^
Intanto mi pare di essere diventato il gazzettino della "Sprea Editori", non è una critica, ma voglio solo evidenziare che la casa editrice ha forse trovato un canale, le edicole, per far giungere del materiale che può interessare i cultori del passato (non i nostalgici, e nel caso sempre nel senso buono del termine) di anime, fumetti e videogiochi.
Preciso che la rivista l'ho comprata in edicola, e a differenza di "Bim Bum Bam Story" che era incellofanato, questa lo si può sfogliare, tanto per capire se possa valer la pena spendere 12,90 euro.
Ne vale la pena?
Proseguo con le premesse...
Io non sono un esperto di videogiochi e neppure di computer (di quelle elencate ne ho una sola), benché qui sul blog di materiale di questo tipo ne posto (link 1 ; link 2 ; link 3; link 4), e quando ho letto che l'arco temporale dello speciale copriva 20 anni a partire dal 1980, quindi cancellando l'archeologia delle console, avevo storto parecchio il naso.
Il periodo preso in esame è troppo lungo (due decenni!) per dare una panoramica un minimo valida, inoltre mancano le primissime console:

Manca, per esempio, il Dreamcast, la console coeva della "Play Station 1" che, pur essendo più potente, perse la battaglia perché i videogiochi erano più difficili da piratare, mentre quelli della console Sony li copiava pure un bambino delle elementari... quando la pirateria fa comodo si chiude un occhio, anzi due   ^_^
Chiaramente un lettore più esperto di me potrà annotare altre mancanze oppure, di contro, esaltarsi per la presenza di macchine che nessuno cita mai.
Nel numero 5 di "Anime Cult" il Ceo aveva annunciato questa pubblicazione sulle console e computer vintage (hanno mantenuto la promessa), spiegando che la pubblicazione era in origine inglese, quindi subodoravo che le informazioni presenti non fossero legate al nostro immaginario.
La morale finale di tutte queste premesse è che mi ero riproposto di non acquistarla, ma poi, come si vede qui, l'ho fatto  :]
Ergo, vale la pena spendere 12,90 euro?
Personalmente, stante le premesse di cui sopra, no. 
Poi il 15 giugno, quando uscirà il secondo volume, lo sfoglierò, tanto per capire se saranno presenti le tante console non inserite in questo primo numero oppure il secondo volume coprirà l'arco temporale dal 2000 ai giorni nostri. In questo secondo caso il tema non mi interesserà.
Ma le mie critiche si limitano a queste elencate qui sopra?
No   ^_^
 


Io detesto consultare qualcosa che non procede in ordine cronologico, magari posso comprendere i motivi di questa scelta, ma mi viene l'orticaria... e in questo caso non ne capisco neppure il perché...
Come si può vedere sopra le console e i computer non solo non vengono elencati in ordine cronologico, ma non sono neppure stati divisi per i due generi.
Si crea una doppia confusione temporale e tematica.
Dato che la pubblicazione originaria inglese è stata comunque rieditata dalla redazione della Sprea, sono presenti accenni anche al mercato nostrano, cosa costava organizzarla con un minimo di raziocinio?
Come si può vedere dal riquadro a destra, il sommario rimesso in ordine di pagina (neppure le pagine sono in ordine crescente!) dimostra il caos temporale e di tematica che è stato scelto.
Non ho capito, tra l'altro, perché sia stato inserito il "Gamecube" che è del 2001...
Finito con le critiche?
Chiedo scusa, ma no   >_<

giovedì 13 aprile 2023

Anime Cult - Immagini, ricordi e collezioni dal Sol Levante (n° 6)



Ormai all'avvicinarsi di una nuova uscita di "Anime Cult" fremo dall'impazienza di leggere quale sarà l'intervista esclusiva ad un personaggio dello star system nipponico di anime e manga, ma soprattutto di quale anno e di quale millennio?  ^_^
Questa volta l'intervista avvenne a fine 2021, quindi la più recente delle sei proposte a personaggi nipponici, inoltre il tema delle domande poste a Riyoko Ikeda riguarda la condizione della donna in Giappone, con domande poste dall'addetta all'Ufficio nipponico per la parità di genere, quindi molto interessante e fuori dai soliti schemi inerenti manga ed anime.
Dai che entro l'anno riusciamo ad arrivare ad intervistare un personaggio giapponese contestualmente all'uscita della rivista, magari dalla stessa redazione!
Anche in questo numero le interviste attuali a personaggi nostrani non mancano:
Massimiliano Alto;
Federico Colpi;
Laura Marcorà de "I Piccoli Cantori di Milano".

Per la prima volta è presente l'angolo della posta, o meglio della mail, in cui un lettore ha approfondito un dettaglio mostrato in un precedente numero e non considerato dalla redazione.
Non riporto la mail per contattare la redazione in quanto puoi scrivere se compri la rivista, se non te la compri non rompi   ^_^
Come in altre occasioni inserisco una parziale pagina scannerizzata degli articoli che mi hanno interessato di più o su cui muovo qualche critica, gli altri articoli non vuol dire che siano brutti, semplicemente ho selezionato in base al mio gusto.



Ma partiamo con l'ormai consueto Editoriale del Ceo  :]
Il nostro Ceo ha rivisto Lady Oscar ed effettua alcune valutazioni, su cui mi trovo pure concorde, tranne in un paio di punti.
Il suo secondo punto in cui afferma:
"Che mi risulti, al tempo della prima messa in onda (almeno in Italia), nessuno si lamentò dell'ambiguità della protagonista, e la serie in generale non innescò particolari polemiche..." (i puntini sono del Ceo)

Oddio...


Ma anche per la domanda del terzo punto:
"Ma davvero da piccoli ci lasciavano vedere una serie così forte su Bim Bum Bam?"

Si certo, per due semplici motivi:
1°) Lady Oscar non venne trasmesso nel suo esordio dentro Bim Bum Bam, ma in prima serata;
2°) Comunque non era il Bim Bum Bam della Fininvest, altrimenti l'avrebbero massacrata come fecero in seguito  ^_^



Bem fa parte di quelle serie che mi ripropongo di acquistare, in fondo sono solo 26 episodi, se non rammento la rividi parzialmente forse su "MTV", ma l'articolo mi conferma che merita una ri-visione più ponderata.

domenica 9 aprile 2023

In Giappone con gli Anime, guida agli usi e costumi del Sol Levante



TITOLO: In Giappone con gli Anime, guida agli usi e costumi del Sol Levante
AUTORE: Massimiliano De Giovanni
CASA EDITRICE: Kappalab
PAGINE: 144
COSTO: 17 
ANNO: 2023
FORMATO: 21 cm x 17 cm
REPERIBILITA': disponibile nelle librerie di Milano
CODICE ISBN: 9788885457539


Se mai dovessi andare in Giappone, cosa che ritengo non capiterà mai, ma se per cause astrali ignote ciò dovesse succedere, per prepararmi al viaggio imparerei a memoria tutte le parti del libro che ritengo tornerebbero utili alle mie mete nipponiche.
Secondo me incrociare ciò che è riportato con dovizia di particolari in questo libro, con altri due titoli, aiuterà qualunque neo aspirante scopritore del Giappone:
Tokyo, la guida nerd (lettura obbligata)


Il titolo del libro lega le informazioni veicolate agli anime (film e serie tv), in realtà se si cancellassero tutte le immagini e i box informativi sulle immagini inerenti gli anime, il valore di guida del libro resterebbe immutato.
Infatti, secondo me, alla Kappalab hanno notato il rinnovato interesse delle nuove e meno nuove generazioni per manga, anime e Giappone, e a un libro che informa su "usi e costumi del Sol Levante" hanno aggiunto la parola magica "Anime", che poteva essere "Manga", per attirare potenziali acquirenti.
Comprendo, nel caso, la logica della scelta, ma l'autore raggiunge tranquillamente lo scopo che si era prefissato anche senza tirare in ballo gli anime. Non per nulla le immagini e i box informativi (vedere un paio di scan più sotto), sono avulse dal testo, e nel testo non si citano anime o manga.
Sembrerebbe come se l'autore avesse scritto una guida sul Giappone, che spazia dall'abitazione alla scuola, passando dal cibo ai trasporti o alla religione, e poi un'altra mano vi abbia inserito le informazioni e le immagini sugli anime.
In pratica si può leggere tutto il libro senza guardare una immagine ed ignorando i box integrativi inerenti le immagini, e lo scritto sarà ugualmente comprensibile   ^_^



L'indice illustra abbastanza bene il contenuto del libro, preciso che i termini in giapponese, sempre ben illustrati, sono numerosissimi, in fondo se lo scopo è quello di essere informati in vista di un viaggio in Giappone, qualche termine degli autoctoni devi pur conoscerlo.
Nel caso, però, che non ci si rechi in Giappone, il libro servirà a capire meglio le situazione che vediamo in anime e film live nipponici.
Devo ammettere che ci sono punti del libro in cui il mio desiderio di andare in Giappone si è azzerato, come quando viene descritto il "Galateo a Tavola" a pagina 27, vabbè... mi verrebbe l'esaurimento nervoso a rispettare tutte quelle regole  :]



Come si può vedere qui sopra e qui sotto sono soltanto le immagini e i box informativi colorati trattano gli anime, non conta nulla se li sia visti o meno, tanto lo scritto procede per proprio conto.

venerdì 7 aprile 2023

Godzilla contro Gamera, storie dall'isola dei mostri




TITOLO: Godzilla contro Gamera, storie dall'isola dei mostri
AUTORE: Michele Romagnoli
CASA EDITRICE: Editrice Punto Zero
PAGINE: 112
COSTO: 10 
ANNO: 1997
FORMATO: 30 cm x 21 cm
REPERIBILITA': disponibile online
CODICE ISBN: 9788886945042



Il fatto che io riesca ancora a trovare materiale editoriale interessante sull'immaginario cinematografico e televisivo anni 70 (e 80, ma non in questo caso), mi sorprende sempre, questo vuol dire anche, però, che quando questa libro in formato rivista venne pubblicato io ero assai distratto   ^_^
Probabile che a Milano in quel lontano 1997 le pubblicazioni della piccola casa editrice bolognese "Editrice Punto Zero" non sempre arrivassero.
Sul web si può recuperare questo scritto di Michele Romagnoli a prezzi più che ragionevoli, e secondo me, nonostante gli ani passati, merita di essere letto.
Il libro in formato rivista si divide in "due tempi", una appendice, più quattro "documenti:
il "primo tempo" contiene le sinossi e dati dei film di Godzilla, Gamera ed altri fino al 1980;
il "secondo tempo" contiene quelli dal 1984 al 1995;
nell'appendice le citazioni dei film di kaiju nel film di Hollywood fino al 1997, ovviamente;
il primo "documento" è un fumetto di Francesco Barbieri dalla bella grafica che riporta stralci dei combattimenti di alcuni film di Godzilla e Gamera;
il secondo "documento" sono schede (un po' brevi) per ogni singolo kaiju della filmografia nipponica, accompagnato da un disegno di Francesco Barbieri;
il terzo ed il quarto "documento" lasciano un po' il tempo che trovano, una pagina a testa.

L'autore procede in ordine rigorosamente cronologico, con informazioni che, secondo me, anche oggi restano valide, in particolare per i film che non sono mai arrivati in Italia, specialmente per Gamera, che è sempre stato considerato ingiustamente il fratello povero di Godzilla...
L'unico aspetto che non ho apprezzato è che l'autore aggiunge un suo titolo scherzoso per ogni film, cosa che, oltre a non capire, causa un poco di confusione. 
Per esempio "Rodan il mostro alato" ("Sora no daikaiju Radon") viene anche titolato "III Episodio (perché è il terzo film del genere kaiju): L'incubo dei minatori".
Oppure "Atragon" ("Kaitei Gunkan") diventa nel titolo "IX Episodio: La trivella volante".
Non che questa scelta infici alcunché dei contenuti di ogni singola scheda informativa, ma lo trovo solo un po' insensato   ^_^


Parola all'autore.

martedì 4 aprile 2023

"Bim Bum Bam Story" - Volume da collezione (con allegato CD delle sigle di Cristina D'Avena)



Faccio una premessa importante per chiarire subito perché questo "volume da collezione" su "Bim Bum Bam" non mi ha esaltato: non sono il target corretto della pubblicazione  ^_^

Io non sono cresciuto con "Bim Bum Bam", io sono cresciuto con i cartoni animati giapponesi, alcuni di questi anime che mi piacevano vennero trasmessi da "Bim Bum Bam".
Quando la trasmissione di "Antenna Nord" esordì era solo un mero contenitore di cartoni animati, un po' come "Ciao Ciao":


Stavo per scrivere che, visto l'esordio senza conduttori, era difficile affezionarsi ad un format di questo tipo, in realtà io sono cresciuto con un altro mero contenitore di cartoni animati, e lo adoravo:

Ovviamente ciò che cambia rispetto ai due programmi è l'età, "Scacciapensieri" fa parte del mio imprinting televisivo, il "Bim Bum Bam" narrato in questo speciale, cioè con i conduttori, lo vedevo già da grandicello, saltando, se possibile, le chiacchiere dei vari Bonolis...
Questo speciale lo avrei preso comunque, ma un motivo che mi ha spinto all'acquisto era la speranza di trovare qualche informazione sul "Bim Bum Bam" degli esordi, quello del 1981 (vedi link a "Telesette"), qualche documento e/o qualche fonte da consultare. Fin dove ho letto io di notizie di questo tipo non ne ho trovate. 
Peccato, speravo che avendo avuto in qualche modo una collaborazione da parte di Mediaset, magari avessero aperto qualche archivio, riesumando info ed immagini aggiuntive di quell'esordio senza conduttori.
Il sommario qui sotto e la doppia pagina appena più giù esplicitano chiaramente i contenuti dello speciale, e si parla tanto, giustamente, dei conduttori, dei pupazzi, dei cartoni trasmessi (e io ne vidi pochi di questi), di Cristina e di Alessandra Valeri Manera. La mia opinione televisiva su quest'ultima l'ho espressa più volte, inutile ripetermi all'infinito. Tra l'altro, inevitabilmente, l'intervista a AVM è un po' ripetitiva rispetto ad altre già lette. 
In allegato c'è anche un CD con alcune sigle della D'Avena, ma, pur considerandola una grande professionista, apprezzo solo alcune sue sigle, di certo non tutte quelle che ha accettato di ricantare e che avevano già una sigla italiana originale.
Ultimo appunto del tutto personale, ricordando il concetto che "le parole sono importanti" (cit.), etichettare questa pubblicazione come "Volume da Collezione" fa, a mio avviso, un torto alla pubblicazione stessa.
Il formato è quello di rivista, come se fosse un numero, appunto "speciale", di "Anime Cult", non vedo proprio cosa abbia per elevarlo a "volume" per giunta da "collezione".
Mi aspettavo di più proprio per questa dicitura, sia come contenuti, ma anche come formato. 
Immaginavo un libro, comunque una pubblicazione con copertina rigida, mentre è una bella rivista piena di informazioni piacevoli per chi ha qualche anno in meno di me ed è cresciuto con quei cartoni animati giapponesi e non giapponesi    ^_^
Ah, lo speciale su "Bim Bum Bam" + CD costa 12,99 €, se pensate di essere fuori target, prima sfogliatelo da qualcuno che lo ha già comprato  ;)

domenica 2 aprile 2023

Hirohito, un imperatore fra due epoche



TITOLO: Hirohito, un imperatore fra due epoche
AUTORE: Alarico Lazzaro
CASA EDITRICE: Historica Giubilei Regnani
PAGINE: 260
COSTO: 20 
ANNO: 2023
FORMATO: 21 cm x 15 cm
REPERIBILITA': disponibile online
CODICE ISBN: 9788833374369



Toccando il tema dell'Imperatore Hirohito ho più volte annotato che i saggi scritti quando egli era ancora in vita sono di norma molto attenti a discolparlo da responsabilità per l'espansionismo nipponico, il conflitto nel pacifico, i crimini di guerra (per esempio Nanchino e l'Unità 731), la continuazione del conflitto anche quando era chiaro che il Giappone stava soccombendo, infine la non accettazione della resa dopo la prima bomba atomica sganciata dagli Usa.
La saggistica scritta dopo la morte di Hirohito di norma, invece, non nasconde i fatti sopra elencati.
Questo saggio mi ha sorpreso perché pare pubblicato nel 1953 in Giappone, mentre è stato pubblicato nel 2023 in Italia, in quanto prende sempre le difese di Hirohito, mancando di elencare alcune responsabilità dell'Imperatore e quando cita responsabilità nipponiche, precisa sempre che Hirohito non sapeva, non voleva, era contrario, fu obbligato etc. etc. etc.
Impressionante quante volte si ripete che Hirohito era un pacifista, alla fine del saggio quasi ne ero convinto pure io, quasi... e meno male che era un pacifista, perché se fosse stato cattivello...  ^_^
Confrontando la bibliografia riportata dall'autore (vedere a fine post) con l'elenco dei libri presenti qui sul blog, a parte i libri in inglese per me non fruibili, forse manca qualche titolo, che magari avrebbe reso lo scritto meno sbilanciato sul versante del pacifismo di Hirohito.
Spesso viene fatto riferimento al saggio di Leonard Mosley ("Hirohito") della Longanesi pubblicato nel 1970 in Italia, che è l'unico in italiano che non ho letto, sarà mia premura recuperarlo, ma mi chiedo se non c'era un qualche scritto un po' più recente su cui fare così tanto affidamento, tipo questo:

Nel caso non si fosse capito, paleso che il saggio non l'ho apprezzato, assolutamente di parte, in maniera antistorica, non c'è più motivo di difendere la figura di un personaggio ormai defunto da trenta e passa anni in un contesto internazionale mutato. L'unico fattore che non è cambiato, rispetto a quando Hirohito era in vita, è l'incapacità nipponica di assumersi in pieno le responsabilità dei crimini guerra commessi dall'esercito imperiale.
Nel libro non è mai citata l'Unita 731, come mai citato è il colonnello Ishii, nonostante qualche connessione con la famiglia imperiale esiste.
Uno dei tanti aspetti che mi ha colpito negativamente di questo saggio sono le parole con cui ci si riferisce ad Hirohito, sempre discolpandolo a priori, sempre precisando il suo pacifismo.
Visto che questo aspetto lessicale agiografico verso Hirohito mi ha molto impressionato fin dall'inizio dello scritto, ho iniziato ad annotarmi termini e pagina, poi, ad un certo punto, ho smesso, perché non avrei mai finito di leggere il libro a forza di riportare tutte le frasi hirohitiane:
pag. 7 "divino padre della patria" (fu Meiji il padre della patria moderna)

pag. 10 "leader silenzioso" (leader? Quindi era ascoltato...)

pag. 11 "E' innegabile, tuttavia, il dolore con cui l'Imperatore visse i suoi anni al governo" (chi lo dice che è innegabile?)

pag. 13/14 "Il suo nome racchiude l'intrinseca magnificenza della carica che presto ricoprirà e nasce dall'unione di Hiro inteso come gentile e benevolo e Hito traducibile con virtù o benevolenza. Hirohito è quindi un portatore di benevola virtù o gentile benevolenza, fin dal primo momento in cui apre gli occhi" (Ma quindi, se Hitler significasse "gentile ed umano", sarebbe stato intrinsecamente buono?)

pag. 14 "(semplifico) l'Imperatore Meiji era un militarista, l'antitesi di Hirohito" (ancora pacifista)

pag. 16 "Hirohito... si addosserà le colpe anche davanti a Douglas MacArthur

pag. 23 "il giovane mostrava ottime doti balistiche e atletiche" ( "Hirohito era un bambino mingherlino, camminava trascinando i piedi, non restava dritto a causa della scoliosi, era miope (nonostante questa miopia rimase dei mesi senza occhiali perché “un imperatore non li porta”), i suoi fratelli erano tutti più prestanti di luiHirohito, l'imperatore opaco: mito e verità

pag. 28 "Che Hirohito potesse perdere di proposito (a golf) è possibile, considerato che abbiamo già constatato, fin dall'infanzia, la natura mite, disponibile ed estremamente dubbiosa circa la propria divina invincibilità"

pag. 40 A proposito del terremoto del Kanto nel 1923 "... il popolo giapponese avrebbe avuto la forza per ricostruire Tokyo seduta stante, se i vertici del governo avessero permesso a Hirohito di uscire dalle ieratiche mura del palazzo" (ma chi era?! Super Salvini?!?!)

pag. 45 "Quando Hirohito diventò finalmente Imperatore, decise di chiamare il suo regno Showa, dal significato di Pace Illuminata, a posteriori un vero e proprio ravviso del sarcasmo concretizzatosi a causa della fatalità di un destino distruttivo" (fatalità? destino distruttivo?)

pag. 61 "L'uscita dalla Società delle Nazioni fu un durissimo colpo per l'Imperatore"

pag. 95 ""L'Imperatore usciva di rado, era di umore cupo, dal viso pallido e sentiva sulle sue spalle il peso di un'escalation che non aveva voluto" (se ne sentiva il peso, magari sapeva di aver avuto delle responsabilità...)

pag. 99 "...a crederci (alla pace) sembrava realmente solo Hirohito durante tutti i colloqui con tutti i Primi Ministri..."

pag. 144 "Che Hirohito fosse un pacifista non è in dubbio, ma le fonti ci consegnano un ritratto di un Monarca che prova addirittura a spingere Tojo a negoziati di pace" (nel febbraio 1942 con la guerra in favore del Giappone)

Ribadisco, alla fine ho smesso di prendere nota delle frasi di questo genere, starei ancora leggendo il libro...

Eppure i quesiti posti nell'introduzione erano interessanti, peccato che a tutte quelle domande l'autore replica in un solo modo: Hirohito è innocente!
Quando si è un "capo" (eletto o meno) ci sono due opzioni nel caso di decisioni importanti:
ne eri al corrente, e quindi le condividi, se non ti sei opposto;
non ne eri al corrente, quindi sei un incapace a compiere i tuoi doveri.

sabato 1 aprile 2023

Ainu, un popolo alla ricerca dell'identità negata


TITOLO: Ainu, un popolo alla ricerca dell'identità negata
AUTORE: Susanna Marino e Stefano Vecchia
CASA EDITRICE: In Riga Edizioni
PAGINE: 171
COSTO: 20 
ANNO: 2022
FORMATO: 21 cm x 21 cm
REPERIBILITA': disponibile online
CODICE ISBN: 9788893644082



Il libro, oltre alla storia e alle tradizioni, racconta l'attualità della vita degli Ainu in Giappone. Questo aspetto è abbastanza raro, in quanto spesso la saggistica, specialmente per tematiche di nicchia, guarda al passato (vedere i libri sugli Hikikomori, dove non si legge più nulla che informi sulla situazione attuale in Giappone).
L'indice del libro rende abbastanza palesi le tematiche trattate, parrà una banalità, ma non lo è affatto.
In vari punti dello scritto sono presenti dei codici QRCODE per poter vedere un video inerente al tema trattato, questo torna utile nella trattazione dei rituali Ainu e per capire come realmente erano e vivevano. Purtroppo, ovviamente non per colpa degli autori del saggio, essendo i filmati ripresi da macchine cinematografiche della fine del 1800 o dei primi del 1900, ci mostrano delle persone (non conta che siano Ainu) che si muovono in maniera ridicola, ed essendo dei filmati di popolazioni aborigene, pare quasi ridicolizzarli. Sembrano le vecchie comiche di Ridolini, neanche Stanlio e Olio, quelle erano più fluide , mio punto di vista  ^_^
Difetti: 
ampia spaziatura ai lati della pagina che riduce di molto lo scritto;
qualche riferimento errato nello scritto alle immagini presenti;
qualche ripetizione di concetti.

Nel primo capitolo si ripercorre la storia degli Ainu e dei loro progenitori dei tempi più antichi. Essendo gli Ainu un popolo senza scrittura, e che quindi tramandava la propria tradizione oralmente, si tratta di ipotesi basate su ritrovamenti archeologici e sugli scritti nipponici. Il mistero sulle origini degli Ainu nasce anche dal fatto che pure i giapponesi fino all'ottavo/nono secolo erano un popolo che non conosceva la scrittura, quindi anche le informazioni di riflesso sugli Ainu da fonte nipponica iniziano molto tardi.
In pratica l'origine e la storia degli Ainu è un mistero che probabilmente non verrà mai pienamente svelato.





Le popolazioni che facevano capo agli Ainu o ai loro antenati stanziavano in una area abbastanza vasta, che andava dalla foce del fiume Amur, l'isola di Sakhalin, l'Hokkaido, le isole Curili, fino ad alcune zone della Kamtchatka.
Poco più sotto inserisco una chiara tabella del libro che illustra come procedettero le culture Ainu e nipponica. In pratica prima degli Ainu esistevano le culture Satsumon e Okhotsk, tra l'800 e il 1200 d.C., la cultura Ainu iniziò attorno al 1450 d.C.. Lo scontro con i giapponesi per il controllo dell'Hokkaido termina con l'inizio dell'era Meiji, quando le popolazioni autoctone iniziano ad essere forzosamente assimilate dai Wajin, l'etnia giapponese.
Oggi di persone di origine al 100% Ainu penso che non ne esistano più, quindi, seppur è giusta e onorevole la lotta per far sopravvivere la loro cultura, questa è scomparsa dall'era Meiji, se parliamo della forma originaria.
Diverso è il discorso riguardo alle lotte contro le discriminazioni che i discendenti degli Ainu (che non sono più neanche Ainu al 100%!) debbono subire sia dalla popolazione giapponese che dalla legislazione, ma questo non sorprende chi conosce un minimo la società giapponese, che non digerisce alcuno che non sia giapponese totalmente (e in vari casi neppure i loro "pari"...).
Lo scritto solleva dubbi sul fatto che gli Emishi (o Ebisu) fossero gli antenati degli Ainu scacciati dall'Honshu fino in Hokkaido, quindi parrebbe che l'Ashitaka di "Mononoke Hime" non fosse il nonno degli Ainu  :]
Il secondo capitolo descrive le informazioni sugli Ainu riportate dagli Occidentali arrivati in Giappone in un arco temporale tra il 1500 e i primi del 1900, ma anche dei funzionari nipponici in epoche passate.
Sono riportati stralci delle impressioni di questi primi contatti, gli Occidentali citati sono:
Girolamo De Angelis; La Perouse; Wilhelm Joest; Lucy Bird; John Batchelor; Frederick Starr; Gordon Munro; Fosco Maraini.