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domenica 27 ottobre 2019

Anime di robot, la guida completa da Goldrake a Gurren Lagann



TITOLO: Anime di robot, la guida completa da Goldrake a Gurren Lagann
AUTORE: Andrea Paltrinieri
CASA EDITRICE: Nicomp L-E.
PAGINE: 274
COSTO: 19€
ANNO: 2019
FORMATO: 24 cm X 17 cm
REPERIBILITA': on line
CODICE ISBN:9788894989243

Era un po che non usciva un bel saggione sui robottoni.
Premetto subito che il libro mi è piaciuto (dal terzo all'ultimo capitolo), tra l'altro è scritto in maniera comprensibilissima, detto ciò...    ^_^
A pagina due è presente un piccolo avviso per il lettore:
"Realizzare un libro, e in particolare una guida, è un'operazione molto complessa, mai scevra di errori od omissioni. Perciò l'autore e l'editore riceveranno con piacere eventuali segnalazioni dai lettori."

Oh, me lo avete chiesto voi di segnalarvi gli errori, ok? Poi non fate che vi offendete  :]

Sia chiaro, ci sono errori trascurabili, come aver scritto che Doppler suonava il pianoforte, quando, invece, era un organo: https://www.youtube.com/watch?v=tvvA7gT-ZS0&t=15s
Oppure errori opinabili, come aver scritto che Boss, Nuke e Mucha rappresentano, assieme ad Alcor/Koji, i personaggi che danno continuità alla saga gonagaiana fin da Mazinga Z, quando in Goldrake li si vede, se non rammento male, in sole due puntate su 74.
Poi ci sono errori gravi, tipo il secondo capitolo... che sono solo sei pagine, ma le prime tre sono da rimanere un pelino basiti... ci torno più sotto.
A mio avviso il primo errore è stato quello di aver denominato questo libro come una "guida", per di più "completa", che inizia il suo excursus addirittura da ben prima di Goldrake (dal 1963 con Tetsujin 28 Go) fino a Gurren Lagann (2009), quindi 45 anni di animazione robotica.
Sarebbe stato più prudente non usare l'aggettivo "completa".
"Guida ragionata"?
Oppure bastava omettere la descrizione "la guida completa", lasciando solo "da Goldrake a Gurren Lagann".
E' possibile in 274 pagine stilare una "guida completa" dell'animazione robotica giapponese?
Secondo me, no.
Nell'introduzione l'autore spiega che:
"Per ragioni di organicità e coerenza interna, nonché di spazio, l'indagine si concentrerà sulle produzioni edite in Italia attraverso tutti i canali di diffusione disponibili: cinema, televisione, home video, internet ecc".

Ma allora perché si analizzano i primissimi anime robotici in bianco e nero degli anni 60?
Non mi pare siano mai arrivati in Italia, neppure subbati.
Però il problema è un altro, quando si inserisce il "canale di diffusione internet", praticamente si inserisce tutta l'animazione, in questo caso robotica, perché in streaming, subbati in inglese o italiano, sono arrivati una enormità di anime robotici, quindi nel saggio ci dovrebbe essere tutto quello arrivato sul web, in quanto questa vuole essere una "guida completa".
Il primo capitolo è la storia dell'animazione robotica, non per nulla si intitola "Mezzo secolo di robot", purtroppo consta di poco meno di 60 pagine.
E' possibile raccontare 50 anni di cartoni animati robotici in meno di 60 pagine?
Secondo me, di nuovo no.
Un appassionato potrebbe trovare questo "riassunto" poco approfondito, un non appassionato un semplice susseguirsi di nomi giapponesi e di date.
Nel secondo capitolo l'autore vuole illustrarci come venne accolta l'animazione robotica giapponese in Italia. E' possibile far ciò in sei pagine?
Assolutamente no... specialmente se il racconto di questo approdo sui teleschermi italici contiene gravi errori.
Errori che, considerando la saggistica pubblicata e le informazioni presenti sul web (come in questo blog), si potevano e si dovevano evitare.
Il capitolo parte subito male.
Per l'autore il genere Meisaku fu creato "per incontrare il gusto del pubblico occidentale":
"...realizzando fedeli riduzioni di romanzi europei e americani per ragazzi".
A questi primi anime del "World Masterpiece Theater" seguiranno "storie originali con sfondi storico-sociali europei come Lady Oscar e Candy Candy"...
Quindi la bevanda giapponese Calpis sponsorizzò l'anime Heidi per venderlo in occidente?
Gli anime dovevano catturare il pubblico giapponese, mica quello occidentale... se una serie non aveva abbastanza ascolti, veniva ridotta e poi tagliata per sempre.
Il genere Meisaku nasce per dare ai bambini nipponici storie formative di gusto esotico (che per i giapponesi è l'occidente), che in seguito furono ben accolte anche dai giovani telespettatori occidentali, ma non furono create per noi!
Il fatto di aver condensato così tanto i temi di questo secondo capitolo, può aver portato a degli equivoci, ci sono, però, anche gli errori, e quelli sono poco contestabili.



Gli errori si moltiplicano quando si modifica la storia dei cartoni animati giapponesi arrivati in Italia.
E' possibile scrivere nel 2019 che Heidi esordì nell'estate del 1976?
La prima puntata di Heidi - 7 febbraio 1978 (non 1976)

Per la cronaca io ho passato in rassegna tutti i "Tv Sorrisi e Canzoni" del 1976 (e pure del 1977) e ovviamente non c'è alcuna traccia di una trasmissione di Heidi nell'estate di quell'anno, che, invece, avvenne il 7 febbraio (inverno) 1978!
Quindi Heidi non arrivò "quasi due anni prima" di Goldrake, ma due mesi prima... e dalla storia dell'arrivo di Goldrake in Italia scompare incredibilmente Nicoletta Artom... che scoprì "Atlas Ufo Robot" durante il Mifed di Milano dell'autunno 1977.
Paola De Benedetti e Massimo Gusberti erano i funzionari Rai a cui la Artom sottopose l'idea di acquistare i diritti di "Ufo Robot Grendizer"!
Il bello è che, sia nelle note a questo capitolo che nella bibliografia, l'autore cita il saggio di Massimo Nicora, che però pare non sia stato letto molto bene:
C'era una volta Goldrake, la vera storia del robot giapponese che ha rivoluzionato la tv italiana

Ma non è finita qui.

Spiegando che le tre serie della saga di Nagai vennero importate con una cronologia errata, e che quindi Koji Kabuto ebbe tre nomi differenti nei tre adattamenti, l'autore specifica che il "Grande Mazinga" fu trasmesso per la prima volta "sulla neonata rete Fininvest Canale 5"...
Assicuro l'autore, perché io ero davanti al teleschermo, che il "Grande Mazinga" non fu trasmesso da "Canale 5", ma da varie reti locali, tra cui Telemilano, ma prima che comparisse il logo di Canale 5.
E siamo solo alla prima pagina del capitolo.
Arriva il punto in cui si rende conto delle virulente polemiche giornalistiche contro gli anime.
Sia nel libro di Massimo Nicora linkato sopra, che nell'ultima versione di "Mazinga Nostalgia" di Marco Pellitteri (Tomo 1; Tomo 2), viene dedicato larghissimo spazio allo tsunami mediatico che si scatenò contro i cartoni animati giapponesi.
Poi ci sarebbe questo blog, che contiene un indice con più di 1000 articoli sugli anime:
Indice completo degli articoli della "Emeroteca Anime" divisi per anno

L'autore vi dedica, invece, una pagina... capisco bene che non fosse il focus del suo saggio, ma se si vuole illustrare cosa comportò l'avvento dell'animazione giapponese in Italia, non si può non raccontare con un minimo di dettaglio di quelle polemiche, anche perché nacquero proprio a causa dei cartoni robotici!
L'alternativa sarebbe stata, piuttosto che riportare i fatti in questo modo, saltare del tutto l'argomento e dedicarsi solo ai robot, guadagnando pure sei pagine per trattare altro più approfonditamente.
Un altro problema sovviene dal fatto che per l'autore la campagna dei 600 genitori di Imola dell'aprile 1980 nacque per chiedere la fine della trasmissione di "Atlas Ufo Robot", che però era terminato a gennaio del 1980... e poi afferma che:
"La polemica giunge persino nelle aule parlamentari, dove i rilievi alle avventure del robot sono mossi per lo più dai banchi della sinistra, con un'interpellanza del deputato Silverio Corsivieri (cognome errato...) di Avanguardia Operaia, che mette sotto accusa la violenza, il rifiuto del diverso, la figura dell'eroe giustiziere, etc" (con nota che rimanda al saggio di Nicora, che però riporta la cronologia giornalistica in maniera corretta)


Purtroppo il fatto a cui si riferisce l'autore è dell'inizio gennaio 1979:
"Un ministero per Goldrake", di Silverio Corvisieri - "La Repubblica" 7/8 gennaio 1979 

Impostato in questo modo lo scritto, pare che l'onorevole Corvisieri si mosse dopo e in appoggio dei 600 genitori di Imola, quando, invece, lo fece più di un anno prima!



Io capisco che l'autore è del 1976, quindi queste cose non le visse, ma io Gundam lo guardai proprio su Telemontecarlo (prima visione italiana!), e non fu mai interrotto! Mai!!!  ^_^
Ma poi da dove viene la notizia che la Sunrise fece bloccare la trasmissione del Gundam?!
E da dove viene la notizia che da quella interruzione su Telemontecarlo, che mai avvenne, il Gundam non fu mai più replicato?
Il Gundam fu tranquillamente replicato più e più volte per molti anni, sempre su tv locali minori, ma sempre replicato.
Quindi la ricostruzione storica passa agli anni 90 fino ai giorni nostri, altre due pagine.
Un riassunto troppo breve e con troppi errori.
Mi sono dilungato molto su sole quattro pagine del secondo capitolo, però leggere tanti errori proprio per un argomento che sto cercando di approfondire da svariati anni, mi è parso fin sacrilego   ^_^



Qui sopra un esempio in cui è lo stesso autore a spiegarci che gli anime Ideon e "Saikyo Robo Daioja" sono inediti in Italia, ma allora perché, basandosi sulla premessa dell'introduzione, vengono citati?

Ovviamente il saggio prosegue, e i restanti capitoli mi sono piaciuti, anche se talvolta si buttano nella mischia tante serie e personaggi differenti, creando un po' di caos.
Gli anime di genere robotico vengono divisi in tre periodi temporali, quelli dei "Super Robot" (fino al Gundam), quelli dei "Real Robot" (dal Gundam in poi), quelli della terza generazione, i "Mistic Robot" (da Evangelione e Escaflowne).
Forse sbaglio, ma mi pare che non si trattano mai serie robotiche recenti, la più attuale è del 2009 (Gurren Lagann?). Sono passati ormai 10 anni, nel frattempo forse è cambiato altro, e magari esiste una quarta generazione (grazie a Netflix mi sono aggiornato abbastanza negli ultimi mesi, ed ho guardato gran parte delle serie robotiche disponibili).
I "Super Robot" sono quelli con cui siamo cresciuti, c'erano piloti supereroi alla guida di superobot:
la battaglia tra robot e mostri è il centro della storia; le trame delle puntate seguivano mediamente lo stesso canovaccio; la fantasia degli eventi narrati superava quasi sempre la realtà (dagli agganciamenti alle armi); il carattere dei personaggi buoni e cattivi era più statico.
I "Real Robot" nascono con il Gundam: la guerra diviene realistica; i robot sono mezzi standard di eserciti strutturati; i rifornimenti diventano parte della storia; non è sempre chiaro chi siano i buoni e chi i cattivi.
Nei "Mistic Robot" la trama si complica, in alcuni casi diventa fin oscura (anche per gli autori stessi...). I combattimenti, che già nei "Real Robot" spesso non erano il fulcro della puntata, vengono relegati a parte minoritaria della trama. Non si capisce mai con certezza chi siano i buoni e chi i cattivi...

I tre capitoli successivi stilano una serie di eventi ricorrenti, trame, personaggi classici, rapporti amorosi e parentali, ambientazione, struttura delle puntate, linguaggio, regia, produzione etc etc (vedere l'indice più sotto dei capitolo 3,4 e 5) per ognuna delle tre categorie.
Grazie a questa suddivisione ed analisi si possono apprezzare i cambiamenti che negli anni gli anime robotici hanno avuto, rendendo il prodotto sempre più complesso, talvolta "incasinato" (mio punto di vista sulle serie più recenti).
Per ogni generazione si fa un esame molto interessante anche dei dialoghi (linguaggio). In questa ottica mi sarebbe piaciuto un focus sugli adattamenti italici dei "Super Robot", che a mio avviso introdussero un linguaggio molto innovativo per noi bambini degli anni 70.
Ovviamente i tre capitoli possono essere messi facilmente a confronto tra di loro per far risaltare similitudini e differenze.
Un argomento che (salvo mia enorme svista) non è stato toccato, e avrei trovato interessante vedere come si fosse evoluto nello scorrere delle "tre generazioni" robotiche, è quello del "fan-service".
Il termine "fan-service" mi pare non sia neppure mai menzionato, un vero peccato.
I capitoli 6 e 7 si concentrano sui valori universali e personali degli anime robotici, mentre l'ottavo capitolo analizza i dissidi all'interno del gruppo dei buoni, e quali cattivi passarono tra le fila dei buoni. In questo ottavo capitolo è toccato di nuovo il tema della violenza degli anime robotici, che a mio avviso si doveva trattare indissolubilmente connesso con le polemiche giornalistiche del periodo 1978/1982.
Nel nono capitolo si vanno a cogliere tutte le citazioni della mitologia e della storia sia giapponese che occidentale. Specialmente gli anime della generazione "Super Robot" erano piene di riferimenti al passato occidentale ed orientale, metterle tutte assieme non deve essere stato semplice.
L'ultimo capitolo contiene le conclusioni dell'autore su quali siano i contenuti degli anime robotici, nel capitolo sono presenti numerose citazioni degli autori di saggi precedenti (cosa che avviene anche nel resto del saggio).
Ribadisco che, a parte i primi due capitoli, e in special modo il tanto breve quanto fallace secondo capitolo, il resto del saggio mi è piaciuto.
Forse si sarebbero dovute ridurre le serie prese in considerazione, ed aumentate nel contempo il numero delle pagine, perché in alcuni casi il "riassunto" è troppo riassunto  ^_^

A titolo informativo, per contestualizzare il mio commento, mi pare giusto precisare che le serie dei Super Robot le ho riguardate anche da adulto (spesso più volte), ma conosco gran parte delle serie delle altre due generazioni, che ho visto in televisione, in VHS o DVD, oppure grazie allo streaming subbato.
Ovviamente, mentre molte serie dei Super Robot (compreso Gundam) le conosco fin a memoria, quelle più nuove del "Real Robot" e "Mistic Robot" le ho viste una volta sola, quindi i particolari mi sfuggono, ed in alcuni casi, vista la loro insulsaggine, manco mi ricordavo di averle guardate... me ne sono reso conto leggendo il libro  ^_^






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