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domenica 5 maggio 2024

"The amazing live Sea-Monkey hobby center" (1973) - Ovvero il kit deluxe delle "Scimmie di Mare"!


Chi non si ricorda di aver visto la classica pagina pubblicitaria delle "Scimmie di Mare" sulle riviste degli anni 70 ed 80?
E chi non iniziò a fantasticare, guardando il disegno che accompagnava la pubblicità e leggendone il testo, sul poter avere in casa degli animaletti più intelligenti ed ammaestrabili del proprio cane o gatto?
Senza contare che sporcavano meno di un cane o di un gatto e costavano meno... inoltre si sarebbero riprodotte, creando altre felici famigliole pronte a giocare sorridenti con te.
Chi non cercò almeno una volta di proporre ai propri adulti di famiglia (non necessariamente i genitori) la compilazione del tagliando allegato e il pagamento del costo?
Ovviamente il costo è variato nel tempo, vista la lunghissima vita di questo prodotto per bambini, nella pubblicità dell'autunno 1982, che ho inserito qui sopra, costavano 5900 lire
Non ci vuole un campione di etica e rispetto delle leggi per etichettare questo articolo come imbarazzante per chi lo produceva, per chi lo importava, per chi lo vendeva e per chi ne ospitava la pubblicità sulla propria testata... ed aggiungerci pure "truffaldino" non credo sia passibile di denuncia per diffamazione...
Capire di preciso in cosa consistessero queste stramaledette "Scimmie di Mare" (Sea-Monkey) è sempre stato un mio dubbio, immaginando che ti arrivasse a casa una qualche bustina, mentre ad un mercatino ho recuperato una confezione (kit 600) quasi completa che mi ha sorpreso non poco!
Ammetto che da nessuna parte avevo mai visto una scatola come questa, né dal vivo né sul web, non potevo lasciarla sul banchetto, specialmente per il prezzo da svendita, avrei pagato fin il quintuplo :]


La confezione "kit 600" non è neppure piccola, misurando ben 45cm X 21,5cm X 7,5 cm!
La scatola è bellissima, con le medesime illustrazioni e colori della pubblicità presente sul "TV Sorrisi" dell'autunno 1982, purtroppo le scritte in inglese non permettono di cogliere all'istante gli intenti estorsivi dei termini utilizzati:

The amazing live Sea-Monkey hobby center
with the fascinating micro-vue ocean zoo acquarium

The world's only instant pets that actually hatch & grow before your very eyes!

Absolutely guaranteed to live and grow! (sul fianco della scatola)

Tradotto con Google Translate.

Lo straordinario centro hobby Sea-Monkey dal vivo
con l'affascinante acquario micro-vue ocean zoo

Gli unici animali domestici istantanei al mondo che si schiudono e crescono davvero davanti ai tuoi occhi!

Assolutamente garantito per vivere e crescere! (sul fianco della scatola)


Sul fatto che le "Scimmie di Mare" non fossero altro che dei minuscoli (1 cm al massimo) crostacei e sulle informazioni inerenti il loro "inventore", Harold von Braunhut, ci sono vari siti, io rimando ai due linkati qui sotto, che mi pare spieghino abbastanza bene il tutto:


Quindi definire dei crostacei come "animali domestici" non era molto corretto... tanto per cominciare.



L'unica cosa che manca nella confezione dovrebbe essere l'acquario, per il resto il proprietario/a italiano/a della confezione rimise tutte le cosine al loro posto, comprese le quattro bustine che contenevano il prodotto che purificava l'acqua (1), le uova dei crostacei (2), il plasma alimentare aggiuntivo (3), infine un qualche tipo di doping (4) per i crostacei. Purtroppo la quarta bustina ha l'illustrazione rovinata e non si legge cosa fosse.
A destra si possono notare le istruzioni in... tedesco!
Quindi il prodotto era importato dalla Germania Occidentale e poi reimportato in Italia, in quanto ci sono tre paginette ciclostilate con le istruzioni in italiano, ma il plus della confezione è, a mio avviso, il quadernetto che il proprietario/a italiano redasse (e lasciò nella scatola) per seguire l'evolversi della vita in acqua di queste farlocche scimmie di mare....
Un documento unico nel suo genere, che ci permette anche di datare quando il bambino/a giocò con le "Sea-Monkey", in quanto mise la data, un coetaneo molto preciso, dicembre 1977!    ^_^
Ho fatto un passo successivo, traducendo il testo in tedesco, ovviamente ho usato dei programmi appositi che lo fanno direttamente dalle immagini, quindi il testo magari non sarà preciso.
Si noterà che il testo italiano è molto più sintetico rispetto alle istruzioni in tedesco, facendo perdere tutta la poesia delle frottole che vi si potevano leggere  :]
A fine post inserisco anche le immagini delle istruzioni in tedesco, per chi conosce l'idioma e voglia tradurselo in maniera più corretta.

venerdì 3 maggio 2024

"Perfect Blue" torna al cinema solo l'8 maggio - Dalla VHS "Yamato Video" del 1999 al cinema nell'aprile/maggio 2024


Il 24 aprile scorso ho accompagnato una neofita fan del regista Satoshi Kon a vedere "Perfect Blue" al cinema, dovevano essere solo tre giorni di proiezione, ma visto il successo dell'iniziativa (oltre 50 mila spettatori), la proiezione verrà replicata solo l'8 maggio. 
Quindi faccio uno strappo alla mia regola aurea di evitare post troppo social, contemporanei e pubblicitari, veicolando la nuova data al botteghino:


Questo non sarà un post di recensione del primo lungometraggio animato di Satoshi Kon, non ne sarei all'altezza, mi limiterò, oltre a diffondere la data della nuova proiezione, a qualche ragionamento a caso.
Intanto io non vedevo questo film da quando comprai la VHS nel 1999 (forse il 2000 o il 2001), quindi era più o meno come se lo vedessi per la prima volta, anche se man mano che scorrevano le immagini rammentavo le parti salienti della trama e i colpi di scena non lo erano più.
Non saprei dire perché non lo riguardai mai più, forse perché non ho mai comprato il DVD e sulle classiche piattaforme di streaming non è disponibile, almeno non tra quelle a cui io ho accesso.
Il film mi è ripiaciuto, molto, e benché l'animazione di alcune scene potrebbe essere considerata non più al passo con i tempi, a mio avviso sia il comparto grafico che, ovviamente, la trama, non sono invecchiati.
Il film regge bene, ma è vero che io sono un po' vecchiotto, così vecchiotto che in sala ero il meno giovane   ^_^
Direi che senza ombra di dubbio ero l'unico della sala (non piena, ma abbastanza gremita) ad averlo visto in VHS, di certo l'unico ad avere ancora un videoregistratore...   :]
La giovane età del pubblico l'avevo già notato durante la proiezione de "Il ragazzo e l'airone", tutti 20/30enni, qualche under 18 (mai over 14, visto il divieto VM14), di capelli bianchi solo i miei...   T_T
Inoltre gli spettatori hanno seguito il film con attenzione, alcuni fin troppo trasportati dalla trama... erano tutti osservatori consci ed interessati, non parevano capitati al cinema per caso, o almeno così è parso a me.
Ovviamente non posso affermare che sia piaciuto a tutti, ma di casinisti non se ne sono visti o sentiti, cosa che dalle mie parti può capitare, se un film non aggrada gli astanti...


Questo è il cartoncino commemorativo che è stato distribuito all'ingresso in sala, l'ultimo disponibile, che mi sono preso di prepotenza facendo leva sulla mia maggiore età rispetto alla neofita fan di Kon.
In realtà me lo ha lasciato...   :]

Vista la mia ignoranza in lingua inglese ho scoperto, grazie alla suddetta fan di Kon, che "Perfect Blue" può significare, oltre al letterale "perfetto blu", anche "tristezza perfetta", in quanto "blue" ha come significato secondario "triste" o "sconsolato".
Non ci sarei mai arrivato da solo, magari l'avevo letto da qualche parte eoni addietro.



La prova che tenessi a "Perfect Blue" è testimoniata dal fatto che la VHS non era finita in box o in cantina, ma era una di quelle facenti parte di una selezione minoritaria (uno scatolone), che ho tenuto a casa per evitare il rischio che si potesse rovinare.
Quindi ho potuto riesumarla senza alcun problema   ^_^
A memoria la comprai nel negozio della "Yamato Video" nella vecchia location, ma potrebbe essere stata anche in una fiera.
Bei tempi... quando alle fiere del fumetto c'era da scoprire un sacco di materiale ed era pieno di bancarelle con un sacco di vecchio materiale cartaceo a prezzi ragionevoli  ^_^

giovedì 2 maggio 2024

Al bambino verde, l'educazione ecologica negli anime giapponesi




TITOLO: Al bambino verde, l'educazione ecologica negli anime giapponesi
AUTORE: Michela Gaudenzi
CASA EDITRICE: Aras Edizioni
PAGINE: 180
COSTO: 16
ANNO: 2024
FORMATO: 21 cm X 13 cm
REPERIBILITA': disponibile online
CODICE ISBN: 9791280074829


Quando ho trovato questo titolo sul web, oltre ad essere incuriosito dalla tematica poco trattata, mi è sorto il dubbio che potesse essere scritto in maniera un po' troppo complessa per me dal nome della collana, "Paideia e Alterità":

Ovviamente, se poi un libro non lo leggi, non puoi in nessun modo valutarlo, ed ora che l'ho letto, non riesco a valutarlo lo stesso   >_<
Specifico che dei lungometraggi e serie animate nipponiche trattate dall'autrice non ne avevo viste veramente poche (un paio di film molto vecchi, una serie e poco altro), quindi capivo i riferimenti alle opere citate, ma non sono riuscito a capire (del tutto o per nulla) quale fosse il discorso generale del paragrafo e/o capitolo. 
Interi paragrafi mi sono rimasti incomprensibili.
E' chiaro che non è una responsabilità dell'autrice la mia scarsa cultura e comprensione di testi complessi. 
Ammetto che quando ho terminato la sola introduzione (pag. 16), il mio cervello era già esausto...
Forse in questo post avrei potuto riportare alcuni (in realtà una moltitudine) passi per mostrare che lo scritto non è stato pensato allo scopo di fare divulgazione, correndo il rischio che si pensasse che volessi essere irrispettoso, quindi ho evitato.
Alla fine ogni lettore fa il conto con i propri limiti, ed i miei sono ampi   ^_^
Mi resta il dubbio che un piccolo sforzo per rendere il saggio più semplice lo si poteva pure fare, l'autrice è una mia coetanea che è cresciuta con i medesimi anime che vidi io, il tema è interessante, mi sarebbe piaciuto poter capire cosa mi volesse trasmettere lo scritto.
Probabilmente io non sono il target corretto del libro, forse laureati in filosofia e/o insegnanti?
L'autrice tratta in gran parte le opere di Takahata, Miyazaki e lo "Studio Ghibli", mi ha sorpreso che, visto il tema ecologico, a "Conan il ragazzo del futuro" sia dedicata solo una nota a piè di pagina, anche se probabilmente non avrei compreso il senso dello scritto su Conan...
Piccola questione:
nel sottotitolo si può leggere "l'educazione ecologica negli anime giapponesi", ma un "anime" è giapponese per noi Occidentali. Secondo me non ci sarebbe la necessità di ribadirlo... Come non ci sarebbe da specificare "manga giapponese", perché, di nuovo, per noi, i manga sono giapponesi.



Qui sopra una breve introduzione allo scritto, da notare che la collana è descritta come "sguardi interdisciplinari su contesti complessi e professioni educative", a quanto pare il testo non poteva essere alla portata di tutti   ^_^

Qui sotto l'indice con i temi trattati, anche se non li ho compresi   T_T

mercoledì 1 maggio 2024

Goldrake dalla A alla U: origine, viaggio e ritorno della sentinella nel blu, 1975-2024



TITOLO: Goldrake dalla A alla U: origine, viaggio e ritorno della sentinella nel blu, 1975-2024
AUTORE: Marco Pellitteri
CASA EDITRICE: Rai Libri
PAGINE: 366
COSTO: 20
ANNO: 2024
FORMATO: 21 cm X 14 cm
REPERIBILITA': disponibile nella librerie di Milano
CODICE ISBN: 9788839718884


Come scrive l'autore, anch'io faccio parte della "coorte anagrafica" che vide, visse e venne plasmata graficamente e contenutisticamente da "Atlas Ufo Robot". Alla fine, se dopo 46 anni (aprile 1978-aprile 2024) , siamo ancora qui a parlarne (in Italia, Francia e molte nazioni di lingua araba), vuol dire che qualche impatto pur positivo lo ebbe.
A suffragio di chi si potesse spaventare del numero di pagine, preciso che per la quasi totalità del saggio lo scritto resta comprensivo, solo in alcuni punti ci sono passi e concetti un po' tecnici. Questo lo riporto perché, se il contenuto l'ho capito io, è alla ragionevole portata di chiunque   ^_^
Oltra alla parte storica e di analisi su Goldrake e delle serie a lui affini, a cui segue l'impatto che ebbe in Italia ed altre nazioni, ci sono due argomenti specifici trattati che in un caso è poco consueto, nell'altro per nulla.
Il tema poco trattato, e che meriterebbe spazio in saggi specifici, vista la vastità dell'argomento, è quello sulla colonna sonora nipponica di Goldrake.
Il tema mai trattato è quello dell'impatto che Grendizer (Goldrake) ebbe nelle nazioni in lingua araba quando (il primo il Libano nel 1978) iniziò ad essere trasmesso.
Questo argomento, oltre ad essere di per sé interessante, si lega alla nuova serie animata di "Grendizer U", che verrà trasmessa in questo 2024 e che è stata prodotta grazie a fondi sauditi, visto che in quella nazione, oltre ad essere pieni di soldi, hanno una passione smodata per Goldrake. Anche noi italiani siamo grandi appassionati del robottone cornutone, ma a quanto pare nessuno di noi fan ha abbastanza soldi per andare da Nagai (autore poco incline a guadagnare qualche soldino in più  ^_^) e finanziare un nuovo Goldrake, ergo ci beccheremo quello finanziato dall'Arabia Saudita  :]
Chi l'avrebbe mai detto che lo "sportswashing" saudita sarebbe diventato anche "animewashing"? 

Il saggio contiene numerosi box informativi per approfondire brevemente alcuni temi o per rimandare il lettore ad eventuali altre letture. Peccato che siano riportati anche scritti in lingua non italica, che per me non sono fruibili.
A fine post riporto l'indice del libro, che è dettagliato, quindi ci si potrà fare una idea precisa dei temi trattati oltre alle mie elucubrazioni successive   :]

Nel primo capitolo viene svolta un'introduzione generale per capire il perché Goldrake ebbe l'impatto che noi tutti conosciamo, spiegando come stava cambiando la televisione italiana, pubblica (Rai) e privata, in cui "Atlas Ufo Robot" si inserì perfettamente in modo rivoluzionario, come altri programmi del periodo.

Il secondo capitolo spiega i concetti di "media mix" e "piattaforma", che in Giappone sono alla base della creazione e commercializzazione di una serie animata. Dove un anime si trasforma in giocattoli, fumetti, merchandising vario, videogiochi etc., il tutto non necessariamente mantenendo la trama e i contenuti dell'opera originale animata o manga.
Ci si concentra sul come gli anime arrivarono in Italia ed Europa, sulle trattative tra la Rai e la Toei. 
Mi soffermo su un singolo punto che spesso sul web viene trattato, affermando che ai tempi gli anime venivano prodotti anche per essere esportati all'estero. Mentre, come si può leggere nel saggio, le case di produzione giapponesi non erano interessate al mercato europeo, il mercato interno già bastava a rendere remunerativa una serie tv. Solo in seguito questo approccio cambiò, spingendo le case di produzioni nipponiche a pianificare anche una esportazione dei loro prodotti. A fine anni 70 i giapponesi ci videro solo come un modo di fare qualche soldo in più su serie animate già ammortizzate.

Nel terzo capitolo si illustra la trilogia di cui Goldrake fa parte, che, ovviamente, nell'aprile del 1978 ci era ignota. Per analizzare Goldrake bisogna analizzare i Mazinga e il genere robotico in generale.

Nel quarto capitolo viene illustrata la genesi di Grendizer, non solo per mano del suo autore principale, Go Nagai, ma anche da parte di tutti quegli autori Toei e "Dynamic Planning" che, in maniera più o meno riconosciuta dal pubblico, operarono scelte che trasformarono l'opera nel nostro Goldrake.
L'ultimo paragrafo del capitolo è occupato da una intervista al dottor Hideyuki Kitaba (regista, produttore e ora insegnante universitario a tema comunicazione) su Grendizer, "Grendizer U" e i Mazinga.
L'intervistato è un mio coetaneo del 1967, quindi, tra le altre sue considerazioni, ci racconta come visse la visione dei robottoni gonagaiani in televisione. Tra le tante curiosità da lui riportate, si può leggere che, mentre i Mazinga erano preferite dai maschietti per i combattimenti presenti nelle puntate, Grendizer aveva un folto seguito tra le femminucce, questo per i rapporti di amicizia tra i protagonisti. Anche in Italia Goldrake ebbe un largo seguito femminile per il medesimo motivo.

domenica 28 aprile 2024

Yokai negli Anime e dove trovarli



TITOLO: Yokai negli Anime e dove trovarli
AUTORE: Massimiliano De Giovanni
CASA EDITRICE: Kappalab
PAGINE: 144
COSTO: 17
ANNO: 2023
FORMATO: 24 cm X 17 cm
REPERIBILITA': disponibile nella librerie di Milano
CODICE ISBN: 9788885457621


Ho trovato questo titolo in libreria cercando altro e me lo sono portato a casa (comprato), infatti era uscito l'anno scorso (non saprei dire quando), direi che è abbastanza in linea con la tipologia degli altri scritti pubblicati dalla Kappalab (o Kappa Lab) negli ultimi tempi:




Sempre nel 2023 Massimiliano De Giovanni aveva pubblicato il secondo della lista qui sopra, più o meno con una impostazione grafica e di contenuti simili, seppur con un tema differente.
I manga e gli anime stanno vivendo un periodo di grande boom, anche se mi pare che nelle librerie la bolla speculativa si stia un pelino sgonfiando, se proprio c'è qualcuno in Italia che ha tutto il diritto di vendere qualche copia di un libricino è uno (o tutti) degli appartenenti ai "Kappa Boys", visto che vi hanno dedicato la carriera e senza di loro tante iniziative editoriali non sarebbero mai esistite   ^_^
Ecco, forse, se proprio devo auspicare un qualcosa, sarebbe bello che cercassero di mandare il stampa il secondo volume di "Anime, guida al cinema d'animazione giapponese 1958 - 1969", visto che siamo a due anni dalla prima uscita.
Detto tutto ciò, ammesso che abbia un senso o un valore, passo al libro, che si concentra sulle figure di quattro tipologie di yokai negli anime:
kappa; tengu; tanuki; kitsune.

All'inizio di ognuna delle quattro sezioni c'è una parte di scritto con la spiegazione delle caratteristiche storiche e fisiche dello yokai, con le varie varianti etnico-genetiche dello yokai in questione.
Dopo questa parte informativa ci sono le varie schede con gli anime in cui è presente uno di questi yokai, composte quasi sempre da due schede per pagina (vedere la doppia pagina qui sotto), in qualche occasione la scheda occupa l'intera pagina. Ogni sezione ha un colore diverso.
Sono tre gli aspetti che mi hanno un po' sorpreso:
1) manca l'indice del libro;
2) le schede sono in gran parte di anime "nuovi", post metà anni 80;
3) l'impostazione dello scritto.



1) Cosa costava inserire un indice con tutte le serie trattate? Magari inserire l'anno di produzione della serie animata? Avevo fin pensato di farlo io, ma poi se non interessa alla casa editrice... non c'è neppure un sommario con le tipologie di yokai trattati.

2) Si vede che il target dello scritto non sono io, visto che le serie raramente sono quelle che vidi io ai tempi. Forse negli anime del "first impact" non c'erano yokai? 
Sarebbe stata utile una datazione degli anime, tanto per inquadrare cronologicamente le serie trattate. Immagino che l'informazione dell'anno di produzione fosse già in possesso dell'autore/casa editrice, bastava inserirla, mentre per me si tratterebbe di riportare ogni titolo su Google per scoprire l'anno della gran parte dei titoli proposti.

3) L'autore formula le schede come se fosse una cronaca reale del ritrovamento di un vero yokai poi inserito in un anime. La cosa mi ha un po' spiazzato... si vede che le nuove generazioni prediligono una formulazione di questo tipo.

venerdì 26 aprile 2024

3 articoli su "Espressione Giovani '80" del luglio/agosto 1980


Ho ricercato questa testata per lungo tempo, purtroppo in una emeroteca da me frequentata sarebbe stata teoricamente consultabile, ma per problemi logistici, materialmente inaccessibile... 
Sui siti di vendita online non mi capitava mai di trovare anche un singolo numero, probabilmente perché in totale non ne vennero pubblicati moltissimi.
Io ero certo che avrei trovato qualche scritto che tirava in ballo i cartoni animati giapponesi, vista la tematiche della rivista, ma se non la puoi sfogliare, resta solo una mera convinzione personale.
Alla fine, quando l'autunno scorso (più o meno) sono riuscito a comprare (comprare!) online due miseri numeri del 1980, in uno dei due c'erano ben tre articoli.
Questa è l'ennesima dimostrazione che, nonostante qui sul blog si possa trovare un'indice con più di 1300 scritti, ancor di più ce ne sarebbero da riesumare, se si potesse accedere realmente al materiale delle emeroteche e/o se tante testate del periodo non fossero finite al macero...
Più o meno a breve inserirò un nuovo corposo aggiornamento di articoli, con numerose nuove testate, che mai e poi mai avrei pensato avessero potuto trattare l'argomento animazione giapponesi in Italia.
Oggi per noi è impensabile una tale varietà di riviste, ma negli anni 70 ed 80 le edicole traboccavano di testate, senza contare quelle che venivano spedite in abbonamento o quelle che erano indirizzate ad una platea di ristretti interessati ad un settore specifico.
Il panorama editoriale era veramente sterminato   ^_^

In questo numero i tre scritto sono l'editoriale di apertura, firmato dalla redazione, più due articoli di Federico Bianchessi Taccioli:
"Nonna, raccontami una storia!" - "Espressione Giovani '80" luglio/agosto 1980

"La fantasia è violenza?", di Federico Bianchessi Taccioli - "Espressione Giovani '80" luglio/agosto 1980

"I figli dello schermo", di Federico Bianchessi Taccioli - "Espressione Giovani '80" luglio/agosto 1980


Quando Federico Bianchessi Taccioli scrisse questi articoli aveva solo 24 anni, quindi, pur essendo ai nostri occhi di allora "un vecchio", era ben più giovani di tanti altri giornalisti o esperti che riempivano le pagine di quotidiani e riviste. 
Da ricordare che questo numero di luglio/agosto 1980 arriva dopo lo tsunami mediatico della primavera 1980, in cui molteplici fattori concomitanti trasformarono i cartoni animati giapponesi nel pericolo numero uno per i bambini e le bambine dello stivale. 
Quindi gli scritti vennero influenzati anche da questo clima a dir poco isterico anti "cartoni animati giapponesi".


Come si può vedere dal sommario la testata si occupava di spettacolo in generale, con un focus specifico sui giovani. La redazione era sita qui a Milano in via Rovigno (11/A), quindi vi si poteva leggere di iniziative facenti capo al comune di Milano o alla regione Lombardia.



"Nonna, raccontami una storia!" - "Espressione Giovani '80" luglio/agosto 1980

Come accennavo ad inizio post già l'editoriale fa riferimento all'indagine statistica "Bambini e TV" della Rai, che quindi mi pare il caso di linkare:

giovedì 25 aprile 2024

Anime Cult - Immagini, ricordi e collezioni dal Sol Levante (n° 18)


Questo deve essere il periodo delle sigle, dopo lo speciale "Sigle degli Anime - Periodo RCA 1978-1986" e l'uscita dell'autobiografia del Maestro Zara (Nippon Shock Edizioni), la Sprea torna sull'argomento con il dossier sigle all'interno di "Anime Cult" 18.
Considerando che i contenuti dello speciale sulle sigle della RCA  in gran parte erano articoli riciclati da altre testate Sprea, avevo il dubbio che questo dossier sigle fosse improntato ad una concezione simile. In parte lo è, essendo il principale curatore il medesimo (Emanuel Grossi), ma più che altro per un certo numero di contenuti di materiale mostrato. Ci torno più sotto.
Anche in questo numero non mancano le interviste interessanti, si vede che la redazione sta cercando di scandagliare il mondo di anime, manga e sigle per scovare personaggi che, almeno a me, erano poco o per nulla noti:
intervista a Nino Scardina, doppiatore di Mister X!
la seconda parte dell'intervista ad Andrea Romoli;
la riproposizione dell'ultima intervista ad Olimpio Petrossi, già pubblicata nello speciale RCA;
la riproposizione dell'intervista a Massimo Cantini, già pubblicata in AC n° 10;
intervista a Wilma Battigelli, manager della "Fonit Ceetra";
intervista a Davide Castellazzi, in qualità di editore;
doppia intervista a Stella Orsini e Marco Alabiso sulla sindacation "Junior TV".

Leggo sempre con curiosità l'editoriale del Ceo, stavolta si concentra sulla grande opera informativa portata avanti dalla Sprea sulla tematiche sigle, sembra quasi che prima non ne avesse mai trattato nessuno. 
Prima o poi il Ceo ci verrà a spiegare cosa si provò ad essere davanti al televisore il 4 aprile 1978  ^_^
Come si dice a Milano, sarebbe auspicabile stare un po' più "schisci", ma ovviamente è  solo la mia banalissima opinione  :]




Nella riproposizione dell'intervista  a Petrossi e Cantini, che rispondono assieme, viene inserito un passo che forse nelle precedenti pubblicazioni non c'era (o mi è sfuggito al ricontrollo), riguardo il mancato pagamento dei diritti Siae da parte delle reti Fininvest per, in questo caso, le sigle dei cartoni animati giapponesi.
L'aneddoto riguarda la Standa, dato che questo marchio della grande distribuzione fu di proprietà Fininvest dal 1988 al 1998 (10 anni), si può intuire che la prassi non avveniva in epoca antidiluviana, ma relativamente più moderna. Oggi se metti mezzo video di proprietà Mediaset ti arrivano i tank di Punti in casa, ieri non pagavano la Siae   ^_^



L'indice che gli argomenti trattati, da cui sono praticamente scomparse le interviste ad autori nipponici.

lunedì 22 aprile 2024

I Cavalieri del Re, la vera storia



TITOLO: I Cavalieri del Re, la vera storia
AUTORE: Riccardo Zara
CASA EDITRICE: Nippon Shock Edizioni
PAGINE: 633
COSTO: 29,90
ANNO: 2024
FORMATO: 24 cm X 15 cm
REPERIBILITA': disponibile nel negozio Yamato Shop
CODICE ISBN: 9788897286899



Come scrivo spesso, sul mondo delle sigle dei cartoni animati giapponesi sono usciti pochi libri, quindi questo titolo è un importante documento per illustrare al meglio la creazione delle sigle de "I Cavalieri del Re", la storia del gruppo, ma anche per capire quale fosse la prassi dell'assegnazione delle sigle e della loro approvazione finale.
Lo scritto è l'autobiografia di Riccardo Zara, con focus sul suo gruppo musicale, il periodo temporale parte dai primissimi anni 70 fino all'attualità. Non si parla solo delle sigle de "I Cavalieri del Re", ma anche dei lavori che nel contempo il Maestro svolgeva nei suoi studi, prima quello a Milano (distrutto da un incendio) ed in seguito quello storico alla "Cascina 3F".
Io ho letto con attenzione tutta la prima parte, che spazia dal 1979 al 1987, quindi la storia più corposa del gruppo e delle sigle di Riccardo Zara, che occupa fino a pagina 386. In realtà solo da pagina 78 si parla di sigle degli anime, con il primo contatto telefonico tra Riccardo Zara ed Olimpio Petrossi per la ricerca di una sigla de "La spada di King Arthur", che originariamente era stata scritta per "Vichi il vichingo", di cui Zara ignorava la messa in onda già da parecchio
A pagina 117 entra in scena per la prima volta "Lady Oscar"   ^_^
Ribadisco che lo scritto è un documento unico, che, a mio avviso, finirà direttamente nelle bibliografi per i prossimi libri che toccheranno il tema sigle.
La seconda parte del libro, dal 1987 al 2007, l'ho letta nelle parti inerenti alle sigle e alle dinamiche del gruppo, saltando le parti che esulavano da ciò.
Ammetto che, invece, ho saltato la gran parte del resto del racconto fino ai giorni nostri, questo perché non sono un fanboy di Riccardo Zara né del gruppo, quindi il mio interesse si limitava al periodo delle sigle, anche se un po' allargato nel tempo.
Zara scrive più volte che uno dei motivi che lo ha spinto a scrivere questo racconto autobiografico è stato quello di ristabilire alcuni verità che nel tempo erano state un po' alterate da varie interviste di uno dei membri del gruppo.
Questo aspetto di critica (ma anche autocritica personale) verso alcune dinamiche del gruppo musicale, che era anche una famiglia, mi ha colpito molto, in quanto, essendo io a zero di pettegolezzi, non conoscevo assolutamente gli attriti all'interno del gruppo e della famiglia.
Riccardo Zara racconta sia i momenti felici del gruppo e della famiglia, che i momenti infelici o addirittura drammatici.
Devo confessare che in alcuni punti mi sono sentito un po' in imbarazzo a leggere gli aneddoti di non poche situazioni incresciose, quasi fossi lì a spiarle, ma se le ha scritte l'autore e creatore del gruppo musicale, facendole pubblicare su un libro, non potevo che leggerle.
Forse Riccardo Zara verrà criticato per aver messo in piazza tante questioni personali, raccontandole senza tanti filtri, sebbene accadute decenni addietro, ma io penso che quando si racconta ciò che è accaduto (ed io ovviamente non ero lì per verificare), non si commette alcun male, specialmente se nel tempo sono state reiterate versioni non conformi alla realtà.
Di norma io posto delle recensioni entrando nel dettaglio dello scritto, in questo caso non farò ciò, perché quella narrata dal Maestro Zara è la storia sua e del gruppo che si dipana per decenni, non avrebbe senso estrapolare un fatto specifico fuori dal contesto generale. 
Importante è la prima parte del libro (fino a pagina 386), che spiega bene alcuni fatti e forse può far comprendere perché il Maestro Zara abbia fatto numerose puntualizzazioni su numerosi temi.

C'è un aspetto del libro che mi ha colpito particolarmente e me lo ha fatto apprezzare più di quello che potrà capitare ad altri lettori, ed è quello dei luoghi milanesi, visto che io vivo nelle vicinanze dello "Studio Cascina 3F".
Chissà quante volte in tutti questi decenni avrò incrociato il Maestro Zara o qualche altro membro del gruppo sui mezzi pubblici dell'ATM  ^_^
Benché io e loro si sia degli estranei, la vicinanza territoriale me li ha fatti sentire più reali.

Sarebbe bello ed importante, leggere uno scritto simile da parte di Douglas Meakin, che ha vissuto anche gli albori delle sigle dei cartoni animati giapponesi, mentre il Maestro Zara giunge con un paio di anni di ritardo su questo palcoscenico animato nipponico musicale.

Consultando l'indice si potrà ben comprendere che non sempre "I Cavalieri del Re" o le sigle sono il soggetto del libro.
Comunque questo è un acquisto obbligato ed una lettura altrettanto obbligata  :]

giovedì 18 aprile 2024

Nippon Shock Magazine - La rivista 100% dedicata a manga e intrattenimento giapponese - n° 17 marzo aprile 2024


In questo 17esimo numero si è deciso di rendere omaggio alla dipartita di Akira Toriyama. 
Non vorrei essere frainteso, ma è una cosa che stanno facendo praticamente tutti, mi pare pure "Linus". Forse, anche per differenziarsi un po' sul mercato, si sarebbe potuto evitare di ammassarsi agli omaggi. 
In alternativa, forse, si sarebbero potute aumentare le pagine, così la seconda parte dell'approfondimento sul lungometraggio d'autore "Belladonna" non sarebbe saltato, dato che immagino doveva essere inserito in questo numero.
Faccio presente che questo è un numero doppio, quindi la casa editrice ha già "risparmiato" le 80 pagine (foliazione a cui ormai si è attestata la rivista) del numero di marzo, sei o sette pagine in più le potevano anche aggiungere.
Non che i tre articoli che omaggiano Toriyama siano poco interessanti, solo che ad un mese e passa dalla sua morte, pare quasi sia mancato ieri...



Nell'editoriale del Direttore (in Sprea c'é il Ceo, in NSM c'è il Direttùr) si spiega perché sia saltato il numero del mese di marzo, arrivando a pubblicare ad aprile un numero di marzo/aprile, ma che non contiene il doppio delle pagine...
Chiedo venia, ma io mica ho capito la spiegazione tecnica del Direttùr... sarà che, come mi viene fatto notare da qualche commentatore sul blog, ho una scarsa comprensione del testo, ma se dalla fine dell'800 i mensili escono una vola al mese, non mi pare che sia così problematico uscire una volta al mese, se non ci si riesce, basta passare alla bi-mensilità.
Aggiungerei che la rivista esce quasi sempre in ritardo rispetto al mese in copertina, fino ad accumulare così tanto ritardo da cancellare il numero in ritardo... motivo per il quale non ho mica capito la prima riga dell'editoriale e le successive in tema spiegazione del ritardo   ^_^



Stante la mia critica di base sull'inflazione di omaggi a Toriyama, l'articolo di apertura di ben 10 pagine è molto interessante. L'unico dubbio è sul fatto che si conclude con un "fine prima parte", che quindi dovrà avere una seconda parte, ma anche l'approfondimento sul film "Belladonna" (stessa autrice) doveva avere una seconda parte... a mio avviso le "seconde parti" si stanno accavallando...   ^_^
Spero solo che il numero di maggio esca a maggio e non a giugno con un nuovo doppio numero, altrimenti le seconde parti arriveranno terze o quarte  :]
In questo articolo si ripercorre la carriera di Toriyama e l'arrivo dei suoi anime in Italia.
Preciso che io, pur avendo letto quattro saggi su Toriyama, non ne sono un fan e non ho una conoscenza approfondita di ciò che lo riguarda:





mercoledì 17 aprile 2024

"I Mostri (The Munster)" - Cofanetti DVD prima (1964/65) e seconda (1965/66) stagione - Ovvero "Vai! Goldrake Vai!

Tutti conoscono e si ricordano della "Famiglia Addams", pochi conoscono ed ancor in meno ricordano "I Mostri"... Ovviamente io adoro gli Addams, ma per i Munster ho sempre avuto un debole e li considero parte di quell'immaginario collegato ai primi telefilm che vedevo sulle tv private. 
A memoria la mia prima visione del telefilm fu su Telereporter, ma potrebbe essere stato anche TMC (Telemontecarlo).
Nel booklet allegato al cofanetto della prima stagione viene riportato che la prima visione italica fu Rai 3 con una datazione generica "anni 80"... senza controllare da alcuna parte posso affermare che è completamente errato... 
La prima tv assoluta in Italia avvenne, di nuovo, grazie ad una emittente straniera che irradiava il suo segnale oltralpe, la "Televisione della Svizzera Italiana", che trasmise il primo episodio il 22 gennaio 1968!



Tra l'altro sarebbe da avvisare Wikipedia, che riporta un ventennale "anni 60/70" con emittente Rai:

Il doppiaggio svizzero italico era il medesimo di quello presente in questi cofanetti DVD, che è lo stresso che ricordo di aver seguito io da bambino in tv?
Non credo proprio
Lo ipotizzo perché nelle 70 puntate delle due stagione ho trovato una chicca che immagino nessuno ricordasse più, che colloca il doppiaggio, almeno del 22esimo episodio della seconda stagione, dopo il 4 aprile 1978  ^_^

Ho trovato una seconda trasmissione del telefilm dal primo ottobre 1977 su "Telemontecarlo" (TMC), cosa che tornerebbe con i miei ricordi, ma anche in questo caso si tratterebbe, al massimo della prima stagione, non del 22esimo episodio della seconda stagione?
Perché?
Perché il nonno, incitando Herman, grida:
"VAI! GOLDRAKE VAI!"    ^_^


          


Queste sono le scoperte senza alcun reale valore che mi mandano in sollucchero   :]
Qui ci sarebbe da fare tutto un ragionamento, che va ben oltre le mie capacità, sul fatto che un bambino del post aprile 1978 guardasse un telefilm statunitense del 1966 in cui veniva citato un robottone giapponese del 1975.
Il massimo del massimo del fuori contesto   ^_^
C'è un altro aspetto che mi ha impressionato e che assolutamente non ricordavo, le parolacce inserite dall'adattamento italico in un telefilm per bambini/ragazzini!
Non saranno numericamente molte, ma sono sorprendenti per essere totalmente incongruenti con i dialoghi, parrebbero quasi uno scherzo dei doppiatori fatto di nascosto dalla produzione.
Ogni parolaccia si poteva sostituire con una parola normale che esprimesse il medesimo concetto, cioè quello che, tranne in una occasione (mi pare). è riportato nei sottotitoli.
Quello delle parolacce è un aspetto assai curioso che non troverà mai spiegazione, visto che siamo nel 2024 e probabilmente tutte le persone che si occuparono di quel doppiaggio non ci sono più...


domenica 14 aprile 2024

"La forza di Guerre Stellari", di Ferruccio Giromini - "Andersen, il mondo dell'infanzia" n° 6 gennaio/marzo 1984


Del numero di gennaio/marzo di "Andersen, il mondo dell'infanzia" avevo già postato (link post 3 marzo 2024) l'articolo sui videogiochi, ma nella medesima rivista era presente anche uno scritto su "Guerre Stellari" (non "Star Wars", ma "GUERRE STELLARI"), lo si legge anche in copertina, quindi colmo la lacuna informativa  ^_^
L'articolo è su "Il ritorno dello Jedi", il terzo film cronologico della saga, numero VI dell'universo filmico infinito di Lucas, e pure l'estensore dello scritto si accorse che questa era "la saga cinematografica più lunga, articolata e ricca della storia".
E' curioso che si riporti che con questo film si concludeva la seconda parte di un totale di quattro della saga, solo che noi ad oggi (primavera 2024) abbiamo visto la prima parte ed anche la terza, ma della misteriosa quarta parte nulla ancora si conosce.
Da notare che, come spesso accadeva, i nomi dei personaggi non erano quelli del doppiaggio italico, che quindi gli spettatori dello stivale conoscevano, ma quelli originali statunitensi, e se la cosa poteva avere un minimo di senso per le anteprime di "Guerre Stellari" nel 1977, lo aveva molto di meno per "Il ritorno dello Jedi" nel 1984:


"Ma riuscirà George Lucas a portare a termine questi suoi ambiziosi progetti?"
Non so, secondo me no, ma per sua scelta...

L'autore trova alcuni spunti che mi sono parsi abbastanza originali, come quello che avvicina esteticamente l'Imperatore "ad un noto nemico del Dottor Strange". Non sono ferratissimo sui nemici del mago delle arti oscure, quindi ho qualche dubbio sull'individuazione del personaggio Marvel del 1984.
Mentre dissento  sull'equiparazione tra Jabba e il Brucaliffo, solo perché entrambi fumano... mi pare un po' tirata per le orecchie...
Forse l'autore si fece prendere un po' la mano nel voler mostrare al lettore similitudini grafiche e narrative tra i personaggi del terzo film ed altri personaggi di fantasia. Sarebbe stato utile e sensato inserire nell'articolo anche le immagini o disegni dei personaggi citati, tanto per farsene un'idea.
C'è da dire che oggi il citazionismo nei film di azione/fantascienza/fumetti abbondano, e forse tra i primi ad introdurli ci fu Lucas, come fa notare l'autore, solo che noi bambini non li potevamo cogliere, come oggi non possono le nuove generazioni.
Sul finale non c'è nulla da eccepire:
"La storia ha avuto inizio sei anni fa, con protagonisti giovani e scattanti sui cui volti oggi leggiamo già le prime rughe.
Invecchiano Mark Hamil, Carrie Fisher, Harrison Ford; 
invecchiano Luke, Leia, Han Solo; 
invecchia Lucas; 
invecchiamo noi."

Aggiungo, con somma tristezza, che non solo invecchiamo, ma alcuni degli amici ed amiche con cui condividevamo l'universo di "Guerre Stellari", talvolta fin da bambini, in questi anni sono venuti a mancare, e con loro non potremo più condividere la quarta futuribile parte della saga.
Senza di loro non sarà comunque la stessa cosa vedere i nuovi film o qualsiasi altro materiale di "Guerre Stellari".


mercoledì 10 aprile 2024

"Un pirata spaziale sbarcava in Italia 45 anni fa: era Capitan Harlock, eroi degli irregolari" - "La Stampa" 9 aprile 2024: molto bene, ma non del tutto benissimo ^_^





Ieri sul sito de "La Stampa" è comparso un articolo commemorativo per i 45 anni di Capitan Harlock, dal 9 aprile 1979 al 9 aprile 2024. 
Non che abbia fatto un controllo sulle home page dei quotidiani on line, ma mi pare che l'anniversario sia passato abbastanza inosservato. Quindi fa sempre molto piacere che gli organi di stampa nazionali, in particolari quelli autorevoli come "La Stampa", dedichino dello spazio ai nostri "cartoni animati giapponesi.
Solo chi visse la prima visione del pirata spaziale può capire quanto quel personaggio ci colpì. Di certo la serie era un po' ostica per il medesimo bambino che era impazzito per "Atlas Ufo Robot", più abbordabile come contenuti, e forse "Capita Harlock" non godette del successo (anche commerciale) di altre serie nipponiche, ma ciò non toglie che il suo personaggio si fissò nella nostra memoria e nei nostri cuori.
Quindi ritrovarlo omaggiato su la home page de "La Stampa" mi ha fatto piacere  :]
L'articolo è a firma Roberto Pavanello, che ha il suo focus sulla musica, e da quello che ho capito, dato che in merito io sono abbastanza ignorante, conosce bene l'argomento musicale:

Posso immaginare che, al momento di assegnare i pezzi da scrivere durante la riunione redazionale, il giornalista si sia offerto per il pezzo su Harlock, che magari da bambino adorava, il risultato finale non è che sia brutto, ma mi ha molto colpito un breve passaggio, in cui si può leggere:
"Purtroppo, come spesso accadeva in quegli anni, i 42 episodi vennero MASSACRATI da tagli che resero non facilissima la comprensione di chi stava davanti al televisore..."




"Capitan Harlock" è stata una delle serie che ho recuperato da adulto, nella versione dei DVD originali "Yamato Video", seppur questa mia ri-visione è avvenuta un paio di decenni fa, non ho memoria che i 42 episodi (quindi tutti!) vennero MASSACRATI da tagli... 
Furono operati dei tagli alla "Mazinga Z", per accorciare di qualche secondo alcuni episodi. In qualche occasione furono eliminate le scene degli omicidi di alcuni personaggi, ma solo la scena dell'uccisione materiale, non veniva eliminato l'omicidio, il bambino capiva che il personaggio era stato ucciso, semplicemente non vedeva il momento dell'uccisione.
Da ricordare che le mazoniane erano spesso un po' discinte, e non furono censurate. Come relativamente poco fu censurato l'aspetto di critica al potere politico, che rendeva ebete il popolo attraverso delle onde tranquillizzanti emesse dai televisori!!!
Quindi la serie fu di "non facilissima comprensione per chi stava davanti al televisore" non a causa di qualche taglietto o leggera omissione, ma proprio perché il target non era lo stesso di Goldrake, sia come età che che contenuti. Senza contare che i singoli episodi potevano contenere svariati minuti di dialoghi o contemplazione dello spazio siderale e nessun combattimento, aspetto che un po' ci deludeva.
Ammetto che in qualche occasione durante la mia visione da adulto di Harlock mi sono un po' annoiato, figuriamoci da bambino!   ^_^
Pare che il gruppo de "La Stampa" stia dando spazio sia ai vecchi "cartoni animati giapponesi" che ai nuovi "anime", cosa che fa piacere, ma forse dovrebbero fare uno sforzo ulteriore per fare articoli ancor più accurati:

Altrimenti i lettori non fissati con l'animazione giapponese penseranno, dopo aver letto i loro articoli, che "Capitan Harlock" nella sua prima trasmissione sulla Rai del 9 aprile 1979 fu "massacrato da tagli" e che "GLI" anime si scriva "LE" anime   ^_^

Mi auguro che in futuro la redazione de "La Stampa" cerchi qualche fonte saggistica per preparare gli articoli su manga ed anime vecchi e nuovi, non solo Wikipedia ("Quasi tutti gli episodi subirono dei tagli prima del doppiaggio"), volendo il materiale non mancherebbe:

Saggistica anime

Saggistica Manga

E nello specifico sul pirata spaziale qualche info l'ho messa qui sul blog:

Capitan Harlock


lunedì 8 aprile 2024

"Gioco dell'oro nero, gioco della ricerca del petrolio" - Cicogna (1965?)



La datazione del gioco non è certa, sul web ho trovato l'anno 1965, ma in entrambe le edizione del "Dizionario dei giochi in scatola" (1° ed. - 2° ed.) è datato con un molto approssimativo anni 70.
La cosa ha una sua importanza, perché se la creazione del gioco fosse avvenuta nella metà degli anni 70, sarebbe stata forse causata dalla crisi energetica del 1973, mentre se fosse stato messo in commercio nel 1965, oltre ad essere forse il primo gioco in scatola a tema petrolifero, non avrebbe alcun nesso con i fatti geopolitici del 1973.
Purtroppo nella confezione non è presente alcuna datazione, anche se dalla grafica esterna ed interna parrebbe più un gioco anni 60 che anni 70.
Inoltre negli anni 70, cioè quando ero bambino, questo gioco non l'ho mai visto in cortile o sui cataloghi di giocattoli o in pubblicità cartacee sui Topolino, quindi propenderei per una datazione anni 60.
Di norma non compro giochi a cui non ho giocato oppure incompleti, ma questo mi interessava per la tematica.
Potrebbe essere il primo gioco in scatola petrolifero, in quanto gli altri tre sono di metà anni 70 (post 1973):



Mentre "Petropolis" è fondamentalmente un "Monopoli" a tema petrolifero, "Oro Nero" e "Petrol" puntarono sull'aspetto ludico di estrarre il petrolio dai giacimenti, cercando di presentare dei meccanismi che simulavano l'estrazione del petrolio. Di certo quello magnetico di "Petrol" è più bello ed ingegnoso rispetto a quello di "Oro Nero".
Anche "Il gioco dell'oro nero" della Cicogna si basa su un meccanismo simulativo dell'estrazione del petrolio, non è bello come quello ideato dalla Clementoni, ma è migliore di quello della "Editrice Giochi".


La dotazione è mediamente cospicua, il tabellone è ospitato dalla scatola, in quanto nella parte sottostante c'è la griglia in cartone per ospitare le biglie.
Le biglie sono chiaramente old style  ^_^
Purtroppo le regole non riportano con precisione la dotazione numerica dei pezzi, ma qualcosa nella mia confezione manca, tipo le bandierine nere.



Sotto al tabellone di gioco, sollevabile grazie ai due nastrini rossi posti ai lati, è presente una griglia di cartone in cui andavo riposte le biglie, la confezione si sarebbe dovuta richiudere ed agitata per mischiare la posizione delle sfere di vetro. 
Lo scopo delle biglie era quello di simulare la presenza o meno di un giacimento, ovviamente dove c'era una biglia la trivella non arrivava fino a fine del tabellone, segnale che la perforazione non aveva riscontrato un giacimento petrolifero, mentre se la trivella restava sollevata si era in presenza del petrolio.
Forse una trovata basilare, ma efficace, specialmente perché era presente l'effetto sorpresa.