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sabato 1 giugno 2024

Il paese incantato, i giardini segreti di Hayao Miyazaki


TITOLO: Il paese incantato, i giardini segreti di Hayao Miyazaki
AUTORE: Lidia Zitara
CASA EDITRICE: Pendragon
PAGINE: 318
COSTO: 22
ANNO: 2024
FORMATO: 21 cm X 14 cm
REPERIBILITA': disponibile nelle librerie di Milano
CODICE ISBN: 9788833645766


Parto che le solite premesse d'obbligo, per cercare di evitare equivoci, che sul web non mancano mai  ^_^
Non capisco nulla di giardinaggio, in casa non ho neppure una piantina e neppure la voglio.
Non capisco nulla di paesaggistica, architettura, tecniche di disegno animato e colorazione.
Per questi motivi, oltre a cercare di illustrare il contenuto del saggio con il mio scritto, ho inserito alcune scan (quasi tutte del capitolo su "Porco Rosso"), così da evitare di scrivere castronerie su tematiche a me ignote.
Ho apprezzato il saggio in quanto affronta i film di Miyazaki da punti di vista differenti dal solito, in particolar luogo quello dei giardini, di cui l'autrice è un'esperta, trattando la tematica come professione.
Ribadendo che consiglio la lettura del libro, mi permetterò di fare qualche critica, anche perché la stessa autrice non ne lesina verso i giornalisti italici, la saggistica di settore (anime e manga), i doppiaggi nostrani dei film di Miyazaki e tante ed altre varie.
Si può dire che scriva in maniera schietta, occasionalmente un po' astrusa, almeno per il mio livello culturale, ma comunque, nella totalità del libro, comprensibile.
La lettura del libro mi ha fatto venire voglia di rivedere i film, tanto per capire se ho compreso qualcosa in più dell'apparato grafico e dei fondali.
E' importante specificare che nel saggio non c'è la sinossi precisa dei film e delle serie, ci sono solo accenni a parti, non essendo il tema del saggio, quindi chi non li ha visti non comprenderà i riferimenti descritti.
Nell'introduzione l'autrice spiega che il libro si occuperà dei "paesaggi di Miyazaki", però non nel senso generale di come l'artista espone le proprie storie ed idee, ma proprio nel senso letterale del termine "paesaggistico", comprensivo di fondali, tecniche di disegno animato e coloritura dei cell. In qualche saggio è stato proposto un approccio simile, ma non mi pare fosse una delle basi dello scritto, come è invece in questo.
Sempre nell'introduzione viene riportato che il libro "non prenderà in esame aspetti psicologici, concettuali o tecnici, già affrontati altrove con grande capacità". Solo che "l'altrove" nel libro non è del tutto chiaramente esplicitato, perché totalmente assente la bibliografia e la sitografia. Il problema è che, se nell'introduzioni si muovono critiche alla saggistica in lingua italiana (su cui posso anche concordare, basta pensare alla collana "Ultra Shibuya"), motivo per il quale si è attinto a quella anglosassone e poi non viene inserita la bibliografia, mi pare che si crei un corto circuito logico. C'è da dire che di norma è la casa editrice a decidere di non inserire le pagine di bibliografia e sitografia, non chi scrive il libro. Qualche informazione è comunque presente, in quanto nelle note a piè di pagina ci sono vari titoli di libri e siti, ma leggere la bibliografia e la sitografia sarebbe stato meglio.
Stante che il saggio si sarebbe dovuto occupare di paesaggio, architetture, fondali, tecniche di disegno animato, colorazione e giardini, non mancano gli off topic in tema animazione giapponese, che vanno pure bene, bastava non scrivere nell'introduzione l'opposto.
Ci sono, poi, occasionali off topic degli off topic, politica, politica estera, valutazioni su gruppi come gli otaku, maschilismo ed altro, che forse si potevano evitare. E' vero che pure io qui sul blog ogni tanto butto lì qualche battuta di attualità, ma qui non paga nessuno, pagare un libro su Miyazaki e leggere certe valutazioni descritte, risolte e sentenziate in due righe, mi ha parzialmente distolto da una lettura rilassata del libro, ma ci tornerò più sotto.
Il primo capitolo funge da spiegazione al lettore di come l'autrice venne a contatto con l'animazione giapponese, cioè in televisione. Non mi è chiara la sua età, quindi ipotizzo, da quello che scrive, sia più giovane di me, infatti a pagina 19 sposta "Lupin III" negli anni 80, mentre il ladro nipponico arrivò sia in televisione che al cinema nel 1979, fine 1979, ma sempre 1979:



Per l'autrice il colpo di fulmine fu il giorno della Befana 1987 con la trasmissione del film "Nausicaa" su "Rai 1" (link). In questo passo viene scritto che "per la prima volta nelle nostre vite un cartone animato si presentava come un film". Non mi è chiaro se il "nelle nostre vite" sia riferito a lei e alla sorella (con cui vide il film) o "nostre" di bambini italiani. Immagino sia la prima interpretazione, anche perché "noi" vedemmo un vero film animato in televisione quando veniva trasmesso dalle tv private locali l'Hols/Valiant di Isao Takahata, che benché contenesse qualche canzoncina (comunque triste), aveva toni seri ed adulti.

Il secondo capitolo prende in esame i fondali e i paesaggi delle prime serie tv a cui Miyazaki partecipò (con la regia di Takahata). Stante che ognuno ha i suoi gusti, il giudizio su Heidi mi vede agli antipodi, e lo trovo pure un pelino offensivo, visto quello che la pastorella svizzero nipponica ha fatto in Italia per gli anime:
"In verità - come per molti dei prodotti per la TV che ho visto da giovanissima - se oggi mi chiedeste di rivederlo preferirei un calcio nella rotula"...

Quindi l'autrice ha scritto un paragrafo sulle parti di Heidi disegnate da Miyazaki senza rivedere la serie?
Io Heidi l'avrò rivisto nei decenni una decina di volte, ed ogni volta l'ho trovo sempre più bello... forse il giudizio si poteva omettere o almeno evitare la confessione di non aver più rivisto la serie.
Piccola nota sulle battuta del "calcio alla rotula", non è l'unica e vi sono riportate anche battute del web, a mio avviso son cose che possono andare bene su un blog o sui social, non in un saggio.
Mia opinione  :]
Ad Anna, anche sul versante dei giardini, è dedicato un po' più spazio, spero che l'autrice abbia rivisto la serie senza doversi tirare un calcio nella rotula  ^_^
"Conan il ragazzo del futuro" ha un numero di pagine maggiore rispetto alle altre serie tv, e lo si esamina dal punto di vista del layout, fondali e tecniche di disegno, che poi è lo scopo finale del saggio.

Nel terzo capitolo si anticipa temporalmente "Sherlock Holmes", in quanto è l'ultima serie a cui lavorò il regista, in realtà vi partecipò solo, in quanto condusse sei episodi. Anche qui sono analizzate le architetture della città i layout etc.
Non starò a ripetere per i prossimi capitoli questi aspetti, visto che è il tratto distintivo del saggio.

Il quarto capitolo è sullo stupendo film di "Lupin III, il castello di Cagliostro", in cui vengono solo citati gli episodi della serie televisiva in giacca verde (l'unica), ma non compaiono nel saggio.
L'autrice illustra bene l'architettura del castello e della città sotto al lago, compresi i giardini.

Per quanto riguarda la valutazione dei giardini replicati nei film di Miyazaki, l'autrice non limita le critiche quando questi giardini, per quanto belli esteticamente, siano incongruenti dal punto di vista botanico, con fiori e piante che magari fioriscono nella stessa scena mentre nella realtà non potrebbe capitare. Facendo notare che anche un grande artista come Miyazaki avrebbe dovuto porre più attenzione a questo frangente vegetale.
Sono aspetti che uno come me (che non ha neppure un cactus) non noterebbe, quindi lo scritto informa utilmente.

Il quinto capitolo si concentra su Nausicaa, la trattazione è molto originale, e nel film la vegetazione non manca.

Il sesto capitolo è su "Laputa, castello del cielo", stessa impostazione degli altri, stesso approccio interessante ed originale, su cui io più di tanto non posso esprimere punti di vista, dato che ne sono ignorante.
Ad inizio capitolo, però, ci sono quei giudizi forse un po' off topic a cui accennavo ad inizio recensione, cioè nella lunga nota 1 di pagina 83, dove si commenta l'avversione di Miyazaki verso gli otaku:
"In Italia il termine (otaku) è poco conosciuto ed è utilizzato solo dalla stretta cerchia degli appassionati, in modo piuttosto divisivo e escludente, con una forte connotazione misogina. Il disprezzo per le donne e il femminile nell'ambiente manga italiano è costellato da episodi di prevaricazione verbale, insulti, mansplaining, mancato riconoscimento del merito delle donne".

Proseguendo la lunga nota con le polemiche di "Lucca Comics 2023" e concludendo che il giudizio di Miyazaki  sugli otaku fosse profondamente vero.
Miyazaki dal suo punto di vista avrà pure ragione, e il suo giudizio l'ho letto anche in altra saggistica, ma in questo libro quale nesso ha il giudizio dell'autrice sugli otaku e quello che capitò al "Lucca Comics 2023"?
Per i NON appassionati di animazione giapponese l'autrice stessa è una otaku.
E' questo uno spazio corretto per denunciare ingiusti trattamenti verso le donne del mondo dell'animazione giapponese e dei manga in Italia?
Ammesso che la nota non sia un off topic, per denunciare una ingiustizia verso le donne in ambito editoriale/fiere è giusto generalizzare accuse contro tutti gli otaku?
Io ho sempre pensato che il temine "otaku" non avesse una distinzione sessuale, per me vale sia per i maschi che per le femmine appassionate di manga ed anime, ma evidentemente mi sbagliavo.
Quindi io sarei un otaku? Ergo sarei misogino?
Ma, soprattutto, non stavo tranquillamente leggendo un saggio sui paesaggi, layout, architetture, tecniche di disegno animato e giardini nei film di Miyazaki?

Il settimo capitolo è su Totoro, e anche qui il materiale da commentare abbonda. 
Molto interessante il focus su Kazuo Oga
Anche in questo caso ho notato molti dei piccoli off topic a cui accennavo prima, considerazioni varie miste a ricordi, tipo sui pessimi doppiaggi nostrani.



Come già scritto più volte l'autrice spiega varie tecniche di disegno animato, ed in questo frangente c'è la nota 11 di pagina 111 che illustra tecnicamente il perché la serie animata di "Remi" non poteva essere in 3D come ce la volevano spacciare e come ho sempre ricordato io non fosse in 3D, ma non essendo un esperto, potevo solo raccontare i miei ricordi di bambino scemo che si fece comprare gli occhialetti in 3D...
La nota, invece, entra nel dettaglio e direi che mette una piccola pietra tombale sull'argomento  :]

L'ottavo capitolo è su "Kiki, consegne a domicilio", e concordo con l'autrice che questo sia il film più bello di Miyazaki, per la sua normalità  ^_^
Questo è uno dei capitoli in cui l'autrice fa notare le incongruenza giardinesche presenti nel film, differenziando i giudizi sul caotico giardino della mamma di Kiki dal preciso giardino dell'anziana signora nella cittadella di Koriko.

Il nono capitolo è su un altro capolavoro, "Porco Rosso", essendo il film ambientato in Italia, la critica sull'ambientazione, l'architettura, i giardini e la flora è giustamente più serrata.
Come accennavo ad inizio post ho scannerizzato alcune pagine per evitare che sia solo io a dare informazioni parziali di argomenti che conosco poco, ed ho scelto il capitolo su "Porco Rosso".
In tutto sono sei pagine, solo due consecutive.



Il decimo capitolo è su "I sospiri del mio cuore", e colgo l'occasione per rispondere all'autrice, che si, me la ricordo la camera di Rio Kabuto, mentre la cucina di Actarus non vene mai mostrata, in quanto viveva al laboratorio di Procton, dove immagino avessero la mensa   ^_^

L'undicesimo capitolo tratta del corto animato "On your Mark".

Con il dodicesimo capitolo si affronta un Everest, Mononoke...
Come per gli altri film vengono analizzati i colori di tanti oggetti ed ambienti, e vista l'esperienza dell'autrice in campo botanico, la vegetazione, che nel film non manca. In più si analizza, tanto per fare un esempio dello sforzo descrittivo, le rocce e la terra come resa grafica. 

Il tredicesimo capitolo è sul pluri premiato "La città incantata", anche in questo caso, oltre alla trattazione dei temi enunciati dettagliatamente nell'introduzione, ci sono vari commenti extra, su cui posso pure concordare, come quello in cui si fa notare che dopo il successo del film, con annessi premi di fama mondiale, sono spuntati un sacco di esperti che ci spiegavano i film di Miyazaki...
Questa aspetto è presente anche oggi nella tanta saggistica uscita su Miyazaki di recente, dove a me che ho iniziato a seguire inconsapevolmente Miyazaki al cinema da bambinetto con "Il gatto con gli stivali" e "Gli allegri pirati dell'isola del tesoro", gente che lo ha scoperto da poco, me lo spiega  ^_^

Il 14esimo capitolo è sul "Castello errante di Howl", su cui, tanto per fare un esempio dell'approccio tenuto dall'autrice, il film è giudicato bellissimo, ma dal punto di vista paesaggistico non viene considerato particolarmente interessante. L'analisi prosegue comunque per altre venti pagine, quindi viene lo stesso analizzato sotto altri aspetti.

Il 15esimo capitolo è su "I racconti di Terramare", in quanto viene inserito sempre come filmografia di Hayao Miyazaki, benché sia del figlio, infatti c'è una solo pagina. Forse si poteva proprio evitare di inserirlo.

Breve la trattazione di Ponyo nel 16esimo capitolo, in cui si afferma che sarebbe il film meno amato di Miyazaki da parte dei fan, io l'ho sempre trovato stupendo fin dalla prima visione al cinema. 
Sarò un fan sui generis  ^_^
In tema off topic non ho ben compreso le considerazioni dell'autrice sulla valenza sessuale dei comportamenti di Ponyo in quanto femmina verso Soske, che mi son parse un po' esagerate, ma magri sono io che non ho colto alcuni aspetti del film.

Il capitolo 17 riunisce Arietty e la collina dei papaveri in due pagine.

"Si alza il vento" è trattato in tre pagine nel 18esimo capitolo.

Il 19esimo ed ultimo capitolo è ovviamente su "Il ragazzo è l'airone", che ho visto al cinema e che ho già ammesso sia di non aver compreso sia di non essermi piaciuto, quindi non ho partecipato all'agiografia su Miyazaki per questo film.
Mi interessava capire qualcosa in più su un lungometraggio che mi è ostico (anche se l'ho visto una sola volta), sia dal punto di vista grafico e magari pure contenutistico.
Purtroppo in apertura di capitolo vengono fatte delle considerazioni che mi son parse totalmente fuori contesto e che mi hanno rovinato la successiva lettura del capitolo.
Intanto si parte con un parallelismo tra la pirateria cinematografica web, la pornografia ed il controllo sulla popolazione mondiale dimostrato dal lockdown Covid.
Qui si aprirebbero praterie di ragionamenti, ma mi chiedo solo se in un capitolo su "Il ragazzo e l'airone" si debba gettare il sasso di questi argomenti..  a cosa serve?
In un libro su Miyazaki non avrei tanta voglia di leggere teorie cospirazioniste, nel caso vado su disinformazionepuntoit...
Ahimè il proseguo non migliora, dove per sostenere un ragionamento dell'autrice, che non mi pareva di nuovo molto in argomento con il film, si spiega che "Un importante fattore di larga disaffezione internazionale verso i film americani è il sostegno USA al genocidio palestinese, impossibile da omettere in un discorso sul Ragazzo e l'airone, che si configura (anche) come una riflessione politica di profondo spessore"

Ma ho comprato un saggio sui film di Miyazaki o un saggio di politica mediorientale?
Dove nel film di Miyazaki si accenna al dramma israelo-palestinese o palestinese israeliano?
Miyazaki è sempre stato contro la guerra, quindi anche contro i continui massacri che le parti si infliggono dalla fine della seconda guerra mondiale...
Non è che, forse, Miyazaki voleva condannare anche la seconda invasione russa dell'Ucraina che sta mietendo migliaia e migliaia di morti?
No, solo il genocidio palestinese...
Ma si può in cinque righe cinque trattare un argomento tanto complesso?
Un accenno al fatto che l'attacco di Hamas, sfruttato dagli estremisti del campo avverso israeliano, arriva poco prima dello storico accordo di pace che stava per essere sancito tra Israele ed Arabia Saudita, che forse avrebbe cambiato veramente gli scenari di tutta la zona?
Ovviamente no, come fai in cinque righe a srotolare quel gomitolo di odio reciproco, continuo ed auto alimentato esistente da più di 70 anni?
L'introduzione all'ultimo film di Miyazaki prosegue con i diabolici youtuber ed influencer maschi che operano il "bro movie", che manco sapevo che esistesse....

La parte sul film l'ho trovata un po' ostica da capire, come il film, troppo filosofeggiante per i mie limiti di comprendonio, quindi non ci ho capito molto.
Aspetto di rivedere il film in DVD, magari nel frattempo il mio QI aumenterà a dismisura  ^_^


 

2 commenti:

  1. Guarda, Stengo, che la nota sul 3D di Remì è l'ennesima stupidaggine scritta dall'autrice! Remì fu creato veramente per consentire la visione in 3D, anche in bianco e nero, sfruttando l'effetto Pulfrich. E' una tecnica che non richiede occhialini colorati, ma solo una lente più scura davanti a un solo occhio. E' per sfruttare questo fenomeno che in Remì le immagini sono in continuo movimento orizzontale, non per caso. Qui è spiegato molto nel dettaglio (forse anche troppo): http://www.crit.rai.it/eletel/2004-3/43-4.pdf
    Ora che ho sollevato questa pietra tombale... posso riporla sopra l'autrice.

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    1. Ho scaricato il documento, è abbastanza tecnico, ho anche cercato info, ed effettivamente Wikipedia ed altri riportano l'effetto Pulfrich come quello usato per Remi.
      Non so, io non ricordo che fosse in 3D, ma aveva un minimo di effetto di profondità, infatti rammento la delusione nel mettere gli occhialini, è vero anche che avevo la tv in bianco e nero...
      Immagino che anche l'autrice abbia letto le info di Wikipedia sull'effetto Pulfrich, se ha ribadito il suo punto di vista ci sarà un motivo.

      Farò qualcuna delle mie ricerche, vedremo ^_^
      Comunque grazie delle info ;)

      P.S.
      Mi raccomando la moderazione nelle valutazioni verso il prossimo ^_^

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