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lunedì 27 gennaio 2020

"Il comune sentimento del furore", di Valentino Lionello - "Specchio del libro per ragazzi" n° 97 maggio/giugno 1980


La pubblicazione "Specchio del libro per ragazzi" è un buon esempio di quante fonti interessanti ci sarebbero da consultare se queste fossero più facilmente disponibili.
Sarebbe così complesso e costoso che le varie emeroteche italiane si dividessero le varie pubblicazioni complete a loro disposizione, le scannerizzassero e le mettessero disponibili in un qualche portale on line?
A Milano di numeri di "Specchio del libro per ragazzi" ne sono disponibili pochi, e comunque due articoli sugli anime li ho trovati, mentre nella biblioteca dell'università degli Studi di Padova dovrebbe essere quasi completa.
Dato che questo mio comodo utopico desiderio non verrà mai esaudito, visto che, causa una moltitudine di problemi che sarebbero teoricamente facilmente superabili, non sempre è consultabile neppure tutto il materiale in possesso delle emeroteche, continuerò la mia ricerca un po' lacunosa.
Finito lo sterile sfogo, torno allo scritto  ^_^
Questa interessante rivista bimestrale si occupava di analizzare le pubblicazioni editoriali dedicate ai ragazzi, e nel numero di maggio/giugno 1980 dedicò anch'essa un articolo alla crociata contro i cartoni animati giapponesi.
L'autore dello scritto si limita a riportare alcune citazioni da articoli della stampa del mese di aprile, che guarda caso io avevo già postato, ergo si potranno leggere le fonti originali complete, per il resto il suo giudizio sugli anime mi pare negativo, seppur moderato.
Anche se parrà ripetitivo, ritengo sia sempre necessario riepilogare il contesto in cui questo tsunami mediatico avvenne, con il quadruplo innesco polemico del mese di aprile 1980:
la lettera di denuncia dei 600 genitori di Imola;
lo studio Mesomark/Rai su televisione e bambini;
il risultato del sondaggio Rai su Pinocchio vs Mazinga
"L'altra campana" 18 aprile 1980: i (600) genitori di Imola contro Goldrake


Il titolo dell'articolo mi pare prenda già posizione, "il sentimento del furore" contro i cartoni animati giapponesi, era "comune", ergo motivato.
Per quanto riguarda l'equilibrato risultato finale del sondaggio Mazinga versus Pinocchio, con il robottone che vinse di misura (ma non ho ancora trovato una notizia di quanti voti su quale totale), non traspare la questione che la lobby pro Pinocchio inquinò non poco le votazioni   ^_^
Dagli articoli che ho letto si nota che in classe si facevano dei dibattiti (mai nella mia), ma i docenti erano a favore di Pinocchio, i genitori erano a favore di Pinocchio, i media erano a favore di Pinocchio, la curia era a favore di Pinocchio, e nonostante tutto ciò, vinse Mazinga... figuriamoci cosa sarebbe successo se gli adulti non avessero messo bocca nella votazione   ^_^
L'articolo in cui Bonvi si scaglia contro il "cattivo businnes" dei cartoni animati giapponesi venne pubblicato, prima che sul "Corriere d'Informazione" su "Il Resto del Carlino" (stesso articolo):
Bonvi VS "i cartoni animati giapponesi" - Il Resto del Carlino 19 aprile 1980

Resterebbe da capire perché se ai bambini italici veniva venduto il merchandising del business nostrano, andava tutto bene, altrimenti eravamo sfruttati dagli affaristi giapponesi.


I bambini che difendevano i programmi che li aggradavano e che gli adulti volevano eliminare, davano "testimonianze raggelanti e pervicaci"...
"Il cretino elettronico", di Silvana Bevione - Panorama 28 aprile 1980

Si cerca di riequilibrare un po' l'articolo con il "germe del dubbio":
"Arriva Goldrake: Marx salvaci tu", di Beniamino Placido (ultimo articolo del post)



Non è ben chiaro dall'articolo se l'autore citi positivamente le serie dell'Ape Maia e Huckleberry Finn sapendo che fossero anch'esse giapponesi, ho questo dubbio perché le raggruppa assieme ad una breve serie italiana come "L'ispettore Nasy" e ai personaggi italiani di due sigle.
Da queste considerazioni si comprende che per gli adulti di allora fosse un po' arduo comprendere le differenze tra le serie animate giapponesi che duravano una ventina di minuti ed erano spesso formate da episodi non autoconclusivi, e i prodotti italici più brevi (sempre con puntate autoconclusive), senza profondità di trama o addirittura semplici personaggi da sigle di una trasmissione.
Di articoli che trattano della fiera del libro per ragazzi di Bologna ne ho qualcuno, ma ho notato che il "vizioso giro televisioni-merci" era assai antecedente a Goldrake e soci, ma quando si trattava di Jo Condor e del gigante buono sponsorizzati dalla Ferrero, nessuno pare avesse nulla da ridire:
Le avventure del gigante amico e di Jo Condor - 1974
Jò Condor nelle sue più nuove e strabilianti picchiate! - 1976

Oppure se la casa editrice Mursia aggiungeva postuma al romanzo di Hedi una fascetta che richiamava la serie animata giapponese, andava sempre tutto bene:
Heidi (romanzo di Johanna Spyri)

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