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domenica 8 dicembre 2019

Tokusatsu, i telefilm giapponesi con effetti speciali dalle origini agli anni ottanta



TITOLO: Tokusatsu, i telefilm giapponesi con effetti speciali dalle origini agli anni ottanta
AUTORE: Massimo Nicora
CASA EDITRICE: Società Editrice La Torre
PAGINE: 363
COSTO: 22,5 €
ANNO: 2019
FORMATO: 21 cm X 15 cm
REPERIBILITA': on line
CODICE ISBN:9788896133415


La saggistica su anime e manga ormai non manca, poi bisogna valutarne il grado di approfondimento, che varia dal mero ricordo nostalgico (in senso buon) all'analisi dei contenuti, passando per le simil guide.
Mentre non esisteva un saggio sui "telefilm giapponesi con effetti speciali", tecnicamente chiamati "tokusatsu".
Ad un primo avviso si potrebbe pensare che questo saggio sia indirizzato alla nicchia della nicchia degli appassionati di animazione giapponese, mentre ritengo che sia un tassello fondamentale per capire l'evoluzione degli anime, sia in Giappone sia nello scenario italiano al loro esordio.
Manga, anime e tokusatsu si sono influenzati a vicenda, ognuno prendeva qualcosa dagli altri o dal medesimo gruppo, lo rimixava, ci aggiungeva un pizzico di novità, e alla fine gli autori mandavano in onda una serie (oppure pubblicavano un manga) sperando che fosse ben accolto dal pubblico.
Ma se, a chi vuol cercare di capire meglio questo mondo dello spettacolo nipponico, manca la tessera dei tokusatsu, come è possibile che riesca a comprenderne il contesto globale?
Salvo qualche mia svista numerica, che comunque lo sarebbe per difetto, il saggio contiene la sinossi, gli autori ed attori, l'analisi della trama e la storia della produzione di ben 77 serie tokusatsu, a cui vanno aggiunte 10 serie di telefilm inglesi con marionette più 4 serie di telefilm giapponesi con marionette, per un totale di 91 serie.
Ovviamente non a tutte è dato il medesimo spazio, alcune meritano un maggiore approfondimento, altre un breve citazione a titolo informativo, ma visionando l'indice (più sotto) si potrà notare a quante sia stato riservato un paragrafo intero (non poche).
Estremamente interessante la parte finale in cui, prima di illustrare i tokusatsu con marionette, si introduce l'argomento raccontando l'imprescindibile storia dei telefilm inglesi con marionette creati da Gerry Anderson. E' stata la prima volta che ho letto un tale approfondimento, e l'ho trovato molto appagante.
Il genere tokusatsu si può dividere a sua volta in alcuni sottogeneri, che comunque non escludono contaminazioni in una medesima serie, che può contenere più di un aspetto di questi:
Kyodai heroes;
Henshin heroes;
Mecha;
Kids shows;
Sentai
Super sentai;
Marionette.

Nel "kyodai heroes" il supereroe diventa gigante, nello ""henshin" si trasforma (comprensiva di posa plastica), nel "mecha" vengono introdotti i robot.
Oltre alle serie fantascientifiche, i produttori nipponici si indirizzarono su telefilm che erano più che altro show per bambini, con attori che indossavano i costumi di pupazzoni di varia natura, creando il genere "kid show".
Nelle serie "sentai" i buoni sono formati da un gruppo, generalmente di cinque membri, ognuno con il classico (quasi sempre) colore che ne stabilisce il ruolo nella compagine.
Lo spunto per introdurre i robot giganti nel "sentai", che diventano quindi "super sentai", nasce con il telefilm di "Spiderman", quando la Toei e la Marvel stipularono un accordo per usare vicendevolmente i loro personaggi in nuove serie per il proprio paese. La Toei, per andare incontro ai gusti del pubblico nipponico, inserì il robottone Leopardon, idea che venne sfruttata per i successivi "super sentai".
Infine ci sono le serie con marionette, tecnica che in Giappone era usata prima dell'arrivo in televisione della serie inglese "Thunderbiords", in quanto la tradizione del teatro bunraku nasce nel XVI secolo. Ovviamente Gerry Anderson influenzò gli autori giapponesi, che ne copiarono i temi e le tecniche produttive.
Tra gli autori conosciuti anche in occidente che si dedicarono al genere tokusatsu non ci fu solo Shotaro Ishimori, ma anche Osamu Tezuka e Go Nagai, che ho notato dovesse avere una grande passione per i tomahawk, visto che oltre che al Getta, li diede in dotazione a tutti e tre i supereroi di "Battle Hawk"   ^_^
Nell'analisi di Kamen Rider viene raccontato che il primo attore che impersonò il motociclista cavalletta ebbe un grave incidente durante le riprese del 10° episodio. La cosa, recensendo Megaloman, non mi sorprende affatto, e considerando ciò che ho annotato sul telefilm, è già tanto che nessun attore o stuntman sia mai perito nelle riprese di tante serie tokusatsu...
Spesso annoto in altre recensioni di saggistica che i giapponesi non hanno fatto i conti con la guerra del pacifico, non hanno mai ammesso le loro responsabilità, a questo proposito, ed in assoluta controtendenza storica, spicca la serie "Ai no senshi Rainbowman". Del misterioso cattivo di questa serie, Mr. K, si è a conoscenza solo del fatto che odia i giapponesi perché durante il conflitto fu torturato a morte dalle truppe imperiali, quindi arruola altri seguaci che subirono le medesime atrocità per distruggere l'ex impero del Sol Levante. Si vede, comunque, che la serie non educò molto quella generazione...
Tra le tantissime informazioni interessanti e curiose del saggio mi ha colpito quella sulla serie "Battle Fever J" del 1979/80, a dimostrazione della sfrenata fantasia degli autori nipponici:
i cinque eroi in costume usano come tecnica di battaglia cinque diverse danze!   ^_^

Lo scritto è sempre comprensibilissimo, scorre via veloce, anche se le serie tokusatsu arrivate in Italia furono solo 11, se non ho sbagliato a contarle.
Espletata la parte simpatica, cioè dei dovuti apprezzamenti all'opera saggistica, passo a quella che mi è parsa l'unica pecca del libro: le immagini.



Stante che il comparto iconografico non è il fulcro del saggio, e che ha il solo, benché necessario, scopo di dare un volto alle serie analizzate, che altrimenti sarebbero una sequela di titoli, il fatto che siano tutte in bianco e nero e di qualità non eccelsa, è un aspetto che si poteva migliorare.
Immagino che per tante serie dimenticate non sia agevole trovare immagini di ottima qualità, ma almeno a colori. Qui sopra il povero Greenman è un pelino simile allo sfondo  :]

La recensione del saggio è arrivata parecchio in ritardo rispetto all'ultimazione della lettura perché avevo pensato di linkare ad ogni titolo la relativa opening, tanto per far scoprire queste serie dimenticate (che in alcuni casi sono oggi trashissime!), ma anche per poter apprezzare come il genere si fosse evoluto.
Purtroppo di molte di queste non ho trovato le sigle... alla fine ho desistito, comunque lascio qui sotto l'elenco completo (spero) di tutte le serie trattate nel saggio.

Serie tokusatsu:
Super Giant
Gekko Kamen
Yusei Oji
Nanairo Kamen
Kamen no ninja Akakage
National Kid
Maboroshi tantei
Unbalance
Ultra Q
Ultraman
Capitan Ultra
Ultra Seven
Booska
Ninja butai Gekko
Mighty Jack
Kaiki daisakusen
10-4 10-10
Magma Taishi
Giant Robot
Super Robot Red Baron
Super Robot Mach Baron
Ganbaron
Daitetsujin 17
Spectreman
Kamen Raider
Silver Kamen
Mirroman
Barom-1
Iron King
Kikaider
Mitsurugi
Fireman
Jumborg Ace
Zaborgar
Condorman
The Kagestar
Triple Fighter
Totsugeki! Human!
Shirojishi Kamen
Ufo daisenso: Tatakae! Red Tiger
Ultra Fight
Redman
Godman
Greenman
Rainbowman
Ryusei ningen Zone
Zone Fighter
Diamond Eye
Thunder Mask
Battle Hawk
Azteckaiser
Henshin ninja Arashi
Robot Keiji
Inazuman
Kyodain
Akumaizer 3
Chojin Bidyun
Zubat
Robocon
Robot 110-ban
Guruguru Medaman
Goranger
JAKQ
Spider-Man
Battle Fever J
Denjiman
Ninja Captor
Enban senso Bankid
Born Free
I-Zenborg
Koseidon
Tansor 5
Ultralion
Tiger Seven
Saru no gundam
Star Wolf
Guerra fra galassie
Megaloman

Serie marionette inglesi:
the Adventures of Twizzle
Torchy the Battery Boy
Space Patrol
Four Feather Falls
Supercar
Fireball XL5
Stingray
Thunderbirds
Captain Scarlet and the Mysterons
Secret Service

Serie marionette giapponesi:
Uchusen Silica
Ginga shonentai
Kuchu toshi 008
X-Bomber









2 commenti:

  1. Grazie per la segnalazione. È un tema che da un bel po' mi piacerebbe approfondire, sopratutto per la profonda influenza sui media giapponesi (e che in Italia tendiamo a trascurare).

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