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giovedì 23 maggio 2019

"Filo diretto con..." in "Cartoni in tivù" - Le risposte dei personaggi animati giapponesi ai lettori - parte 5



Il numero spropositato di lettere che la redazione di "Cartoni in tivù" pubblicava (leggere l'incipit della scan sopra), a fronte, posso immaginare, di un numero ben maggiore che ricevevano, è uno dei tanti esempi del successo stratosferico e, a mio avviso, mai più ripetuto di un genere specifico di intrattenimenti per ragazzi, cioè l'animazione seriale giapponese.
Bisogna considerare che, di norma, solo una minoranza di fan decide di prendere carta e penna e scrivere una lettera, quindi il bacino di giovani telespettatori e telespettatrici che rimase affascinato dagli anime fu veramente enorme.
Io, per esempio, pur guardando cartoni animati giapponesi (e non) a tonnellate, non pensai mai di scrivere una missiva con richieste di anticipazioni, quesiti su curiosità varie e addirittura domande a eroi animati specifici. Senza contare che ci furono ragazzi e ragazze che confessarono in queste pagine della posta loro problematiche personali più serie, non più inerenti al solo mondo fantastico degli anime. Questo fattore potrebbe dimostrare che le tematiche di quei cartoni animati giapponesi, ben più profonde di uno della Hanna & Barbera, toccarono ogni singolo bambino/a che era investito da un qualche problema personale: prepotenze subite da coetanei; timidezza; problemi di studio; prese in giro per difetti estetici etc etc.
In questo post presento 4 numeri della rivista, il primo è il numero 90 del primo dicembre 1982, quindi se sulla carta stampata i giornalisti si erano ormai dimenticati degli anime, i telespettatori per nulla.
La domanda di Cristina Nari sul Gundam mette in evidenza il come fruivamo di quelle serie animate, si rompeva la televisione, e tu ti perdevi il finale del cartone... niente cofanetti in DVD da criticare, niente streaming pirata, bastava una ricezione scarsa del segnale o una tv guasta, ed eri fregato/a...




 La lettera della undicenne sui Gatchman merita un plauso.




Le risposte della redazione davano anche grossi insegnamenti di vita, basta leggere la risposta su Sally, che sapeva usare la magia perché "sono figlia di papà", e in Italia essere figli di papà ha sempre aiutato molto...




 I robottoni reggevano ancora, anche se i gusti stavano cambiando velocemente.



 Quindi non fui l'unico a rendermi conto che il Baldios l'avesse piantato senza finale...






"Cartoni in tivù" n° 91 del 15 dicembre 1982




Si potevano notare dinamiche giovanile che si sarebbero sedimentate da adulti, tipo le ragazzine che erano perdutamente innamorate di Scia (vedi lettera di Francesca Bellino), anche se si rendevano perfettamente conto che fosse un po' cattivello... da adulte avrebbero perso la testa per il tipo figo che le trattava di emme    ^_^
Sinceramente io non l'ho mica ben capito dove fosse questa cacchio di campana di bronzo... vicino al cuore di Hiroshi? Attorno al cuore di Hiroshi? Ma se la campana inglobava il cuore del ragazzo, le arterie come vi accedevano?   >_<
E poi, come cacchio fece il professor Shiba a miniaturizzare la campana di bronzo? E mettendola nel torace del figlio, non avrà rischiato qualche tipo di infezione? Un rigetto? Il tetano?
I dubbi di Daniela Pecciati sono i miei...



Secondo me un grosso problema per la redazione è che non si resero subito conto che i bambini si segnavano tutte le loro risposte, e che seguivano le serie animate in tv, ergo, quando davano risposte a cacchio, venivano subissati di lamentele. Infatti sovente sono assai vaghi nelle risposte.
Una 14enne mandava una lettera a Takaya Todoroki, un po' si è persa quell'ingenuità...






Davide era all'ultimo anno di liceo, e si firmava con nome e cognome, tutto il mio rispetto.
Bella la lettera di un 14enne a Lady Oscar, e bella la risposta della redazione.



Ma quanto è bello il nostro corna a banane?  ^_^






"Cartoni in tivù" n° 92 del 29 dicembre 1982






Immagino che oggi Keiko da Bologna, se segue ancora il calcio femminile, sarà contenta che sta iniziando ad attecchire anche in Italia, sempre buoni ultimi, ma alla fine ci arriviamo pure noi...







  "Cartoni in tivù" n° 94 del 13 gennaio 1983


In questo numero la redazione si prendeva la briga di spiegare ai lettori le differenze tra androide, clone, cyborg, robot ed umanoide.







3 commenti:

  1. Articolo veramente molto bello, certe lettere come quella su Gatchman ti stupiscono per la maturità e coraggio dimostrato. Leggere queste storie ti fa rimpiangere quella "ingenuità" che si aveva l'epoca e di come oggi siamo molto più fortunati e troppo di bocca buona sulla visione e godimento delle serie tv.

    Su Lupin comunque quello che colorava le immagini ci ha in parte azzeccato visto che la giacca blu è arrivata recentemente, ora ci manca solo la giacca gialla :P

    P.S. Ti dispiace se tagliuzzo i pezzi su Lupin per pubblicarli sulla mia pagina FB? Ovviamente citando l'articolo e blog.

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    1. Quello che mi lascia un po' stranito è come potesse un over 12enne a credere che stesse dialogando veramente con il suo eroe/eroina preferito/a.
      Poi magari chi scriveva indirizzava al personaggio animato la sua missiva pur sapendo che avrebbe risposto la redazione, ma quel tentativo di rapporto diretto con Actarus/Lady Oscar, mi ha lasciato assai perplesso.

      Il coloratore di Lupin III usava la tavola di paint, ma random :]

      P.S.
      Tranquillo, usa pure come preferisci, io li ho solo riesumati, mica scritti ;)

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  2. Il redattore invece di rispondere a Pretty Jun cigno, ha scritto PRETE Jun!! A parte questo, la tirata velenosa sul "maschio prevaricatore" poteva rusparmiarsela nella rubrica di un periodico per bambini. Avrebbe seminato meno pregiudizi nelle future donne adulte

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