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giovedì 16 agosto 2018

Le radici dell'espansionismo, ideologie del Giappone moderno



TITOLO: Le radici dell' espansionismo, ideologie del Giappone moderno
AUTORE: Masao Maruyama
CASA EDITRICE: Edizioni della Fondazione Giovanni Agnelli
PAGINE: 370
COSTO: 50000 lire
ANNO: 1990
FORMATO: 21 cm X 15 cm
REPERIBILITA': on line
CODICE ISBN: 9788878600478


Il libro è una raccolta di saggi di Masao Maruyama, scritti in periodi diversi del dopoguerra giapponese, dal 1946 al 1982.
Alcuni capitoli li ho trovati molto interessanti, specialmente quelli inerenti il periodo storico dagli anni 20 al 1945. Altri capitoli sono molto incentrati sugli intellettuali giapponesi (anche del dopoguerra) e su aspetti politico-filosofici inerenti le cause del fascismo nipponico. Questi capitoli, mi sono risultati un po' più ostici. Inoltre i capitoli derivati dalle conferenze, partono dal presupposto che la platea fosse a conoscenza dei medesimi concetti enunciati dall'autore, quindi alcune questioni vengono, di conseguenza, date quasi per scontate, ma lo erano negli anni del successivo dopoguerra, oggi lo sono poco. Ne consegue che, se non si possedesse un minimo di conoscenza del periodo storico (anni 1920/45) si troverà parecchia difficoltà a comprenderne il contesto, nonostante le numerose ed approfondite note a piè di pagina. 
Comunque in aiuto del lettore verrà il meticoloso glossario finale, le cui pagine, proprio in virtù di questa chiarezza informativa, ho inserito in toto alla fine della recensione.
Per chi volesse, comunque, il libro è disponibile totalmente scannerizzato (non da me) al link qui sotto:

Dopo la fine della guerra, con un paese distrutto ed una popolazione prostrata, gli intellettuali iniziarono a porsi il problema di come si potesse essere arrivati a quel punto, Maruyama se ne occupò in molti scritti, con lo scopo finale di fornire un metodo per evitare che il fascismo potesse riappropriarsi del Giappone.
C'è una discriminante che ho notato nei libri che trattano di questo periodo storico, e ciò se siano stati scritti prima o dopo la morte di Hirohito. Nel primo caso tenderanno a sollevare l'imperatore dal qualsiasi responsabilità, nel secondo caso no. In questo libro l'autore solleva le responsabilità imperiali, ma senza citare Hirohito, in maniera generica. Probabilmente per il tempo in cui fu scritto dimostrò un certo coraggio intellettuale. Mio punto di vista.

Capitolo 1 (pubblicato maggio 1946)

Si spiega dove si annidarono i germi del fascismo, cioè nella stessa Restaurazione Meiji. Mentre in Europa si era giunti ad una separazione tra Stato e questioni morali, il Giappone Meiji nacque con questo equivoco di fondo: lo Stato non distingueva tra sfera pubblica e privata.
Ne conseguì che, al momento opportuno, i “diritti nazionali” prevalsero sui “diritti del popolo”.
Uno degli aspetti che permise le degenerazioni del fascismo fu la figura imperiale. Essendo l'imperatore al di sopra di tutto, ciò che veniva fatto in suo nome era sempre lecito. Ergo più si era fisicamente vicini all'imperatore, maggiore era la “legalità” delle direttive emanate. All'esercito e alla marina, essendo al diretto comando dell'imperatore, era permesso tutto, altrimenti si sarebbe contestato lo stesso imperatore.
Comunque l'autore non nega mai i crimini di guerra giapponesi.







 
In Giappone non ci fu mai un dittatore come in Germania e Italia, infatti Tojo (la figura più vicina ad un dittatore) si rifaceva al concetto della vicinanza all'imperatore: più vicino al dio, più potenti, ma solo perché espressione dell'imperatore.
I concetti proposti nelle 3 scan sopra, oltre a rendere chiaro come potessero essere stati perpetrati tanti crimini di guerra dall'esercito imperiale, spiegano, a mio avviso, come ancor nel 2018 la società giapponese nel mondo del lavoro e della scuola sia tanto opprimente. Il “mantenimento dell'equilibrio mediante il trasferimento dell'oppressione” nacque in epoca feudale, ma rispecchiava ciò che succedeva nella leva obbligatoria. In altri scritti ho letto che il bullismo a scuola e nel mondo del lavoro, nasce nelle caserme del 1920.

Capitolo 2 (conferenza del 1947)

L'autore divide l'avvento del fascismo in tre fasi:
Periodo preparatorio, dal 1919 al 1931 ((occupazione della Manciuria);
Periodo della maturità, fino al tentativo di colpo di stato del 26 febbraio 1936;
Periodo del compimento (del fascismo), fino al 15 agosto 1945.

In questo contesto sono elencate tutte le associazioni della destra reazionaria, con le loro attività ed i membri più importanti. L'autore entra nello specifico delle tre fasi.
Tra i tanti spunti interessanti scopro che gli operai arruolati erano trattati peggio dei contadini arruolati. Sapevo che il grosso dell'esercito era formato da contadini, non sapevo di questa discriminazione di classe.
Sono raccontati tutti i tentativi, portati a termine oppure no, di colpo di Stato dei militari e delle associazioni reazionarie. Si entra nel dettaglio degli schieramenti sociali (la classe media) a favore del fascismo, in cui inizialmente spiccarono militari e burocrati, che comunque non si configurò mai come un movimento fascista nato dal basso, ma imposto dall'alto. Gli intellettuali, per l'autore, non appoggiarono mai convintamente il fascismo, più che altro non ebbero il coraggio di opporvisi.
Su questa difesa degli intellettuali l'autore si dilunga abbastanza.

Capitolo 3 (pubblicato maggio 1949)

Viene illustrato il modo di pensare e le conoscenze tattico-strategiche, la comprensione del futuro nemico, che i leader giapponesi avevano. Questo per cercare di comprendere perché mossero una guerra che poteva apparire già persa dall'inizio, vista la potenza economica degli Usa.
Per l'autore la guerra nel pacifico non fu mai un atto pianificato, ma un susseguirsi di atti irrazionali ai quali i vari livelli di comando non ebbero la forza di opporsi. Viene portato avanti un paragone tra i leader nazisti e giapponesi, il tutto atto a dimostrare che, essendo i primi dei criminali malati di mente, e i secondi, invece, facenti parte della élite giapponese, il Giappone non cominciò la guerra con i medesimo obiettivi della Germania.
Dal mio punto di vista pare un po' una giustificazione, chiunque venga paragonato ai mostri nazisti, non può altro che fare bella figura.
I gerarchi nazisti erano degli spietati assassini che pianificano tutto nei minimi particolari, mentre i leader giapponesi litigavano su tutto, avevano fini differenti e si fecero ingannare dai propri slogan propagandistici.







 

Fa la sua comparsa sulla scena la figura del burocrate (militare e civile) di estrema destra, che compilava i programmi delle riunioni, stilando delle priorità a cui i superiori non avevano il coraggio di opporsi. Questi burocrati reazionari vengono chiamati “ronin”.
Due furono le giustificazione dei criminali di guerra durante il processo di Tokyo:
Le decisioni erano già state prese, ergo non mi potevo opporre;
Non era in mio potere oppormi perché la materia specifica esulava dalla mia qualifica.







 

Capitolo 4 (pubblicato 1951)

Al momento di stilare questo scritto pare che in Giappone ci fossero più teorie contrastanti sull'evoluzione del Giappone come Stato moderno. Per l'autore, senza una teoria condivisa, è arduo arrivare ad una spiegazione comune sul nazionalismo giapponese. La causa di mancanza di univocità sul nazionalismo giapponese fu dovuto da due fattori:
il contenuto strutturale del nazionalismo giapponese;
l'oscillazione delle manifestazioni del nazionalismo giapponese.
L'autore effettua un riepilogo storico che inizia con la fine dell'era Tokugawa e l'arrivo degli occidentali in Giappone, le differenza con la Cina colonizzata, la modernizzazione forzata dell'era Meiji etc etc fino ad illustrare cosa potrà essere il nazionalismo giapponese nel dopoguerra.







 

Capitolo 5 (pubblicati ottobre 1952)

Viene fatta una analisi generale del fascismo, non solo giapponese.

Capitolo 6 (pubblicato 1947)

Il nuovo ordine democratico del dopoguerra diede anche all'università la libertà intellettuale, se ne avvalsero in particolar e le scienze sociali, mentre gli studi di scienze politiche rimasero inattivi. L'autore analizza la questione, che è tutta d'interesse interno all'università giapponese.

Capitolo 7 (pubblicato ottobre 1949)

Un dialogo ipotetico tra A e B.




 

Capitolo 8 (pubblicato 1953)

Dissertazione generale sul potere politico (non sul Giappone)

Capitolo 9 (conferenza novembre 1964)

L'articolo IX della costituzione è un argomento che anima ancora il dibattito giapponese, con tanto di proposte di modifica costituzionale. Lo era ancor di più al momento di scrivere questo saggio, in quando da relativamente poco era stato istituito l'esercito di autodifesa su richiesta degli Usa. Decisione contro la quale si era schierata un'ampia parte della società giapponese.
L'analisi dell'autore resta interessante in quanto fu elaborata all'inizio della nascita della grave questione istituzionale.






 

Capitolo 10 (conferenza 1982)

Tutto il capitolo è dedicato alla figura dell'intellettuale giapponese. Mentre in occidente il termine “intellettuale” aveva un significato chiaro, in Giappone non era così. L'autore illustra tutti i termini che prima della guerra si utilizzavano per indicare “intellettuale”.





 

Viene analizzato in particolare la quinta voce, “interì”.
In pratica erano considerati “interì”, cioè intellettuali, anche persone che in occidente non lo sarebbero stati. Ovviamente non discuto la correttezza dell'analisi, mi pare, però, assieme ad altri punti del libro, un tentativo di giustificare il passaggio in massa degli intellettuali sul versante del nazionalismo.
La lunga analisi storia del ruolo degli intellettuali e del significato del termine “intellettuale” sfocia nella descrizione del periodo del militarismo, con la prassi dell'abiura (tenko) e della conversione (kaishin). Grazie a cui gli intellettuali passarono quasi in toto a non opporsi più ai fascisti.
Il capitolo si conclude con l'analisi degli intellettuali nel dopoguerra, che sovente dovettero fare una nuova abiura e ritornare a ciò che avevano abiurato in precedenza.


Il glossario, che spero potrà tornare utile nel caso il link con le scan del saggio venisse un giorno meno .






























2 commenti:

  1. Grazie per l'interessante segnalazione, sopratutto perché tratta di un elemento che la società giapponese non è ancora riuscita ancora a risolvere in toto. Mi segno il titolo.

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    1. Prego, sarebbe lo scopo principale del blog ;)
      Fa piacere appurare che le rece dei saggi non siano del tutto inutli ^_^

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