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domenica 20 novembre 2016

Corpi e Anime, nudo ed erotismo nell'animazione giapponese




TITOLO: Corpi e Anime, nudo ed erotismo nell'animazione giapponese
AUTORE: Valeria Arnaldi
CASA EDITRICE:   Ultra 
PAGINE: 191
COSTO:  22€
ANNO: 2016
FORMATO: 25 cm x 17 cm
REPERIBILITA': Ancora reperibile nelle librerie di Milano
CODICE ISBN: 9788867763597


Per fortuna il 2016 è stato nobilitato dal sesto libro della collana “Ultra Shibuya”, iniziavo a temere che le mie critiche avessero sortito un qualche effetto demotivante :]
Valeria Arnaldi, la creatrice della collana, scrive il suo terzo libro della “Ultra Shibuya”, dopo Miyazaki e Lady Oscar l'argomento non è più un personaggio di anime e manga o un autore, ma una tematica più generale, degna di un'opera divulgativa:
il nudo e l'erotismo negli anime e nei manga.
La questione è molto spinosa, in quanto è obbiettivamente uno dei punti deboli dei fan di manga e anime. Difficile poter obbiettare alle critiche altrui, quando si vedono certe serie sbandierate come l'esempio della perversione sessuale di fumetti e cartoni animati giapponesi.
La tematica è veramente vasta, parte dalle semplici allusioni sessuali e/o battute divertenti, per arrivare alla più spiazzante pornografia, ma ci tornerò più sotto.
Il problema che devo affrontare quando leggo un libro della “Ultra Shibuya” è la diffidenza sulla genesi delle fonti informative utilizzate dagli autori/autrici. Infatti, come per gli altri cinque libri, neppure stavolta è presente una ben che minima bibliografia o sitografia, ergo le domande che mi pongo sono sempre le stesse:
Valeria Arnaldi ha visto tutte le serie animate che descrive?
Ha letto i relativi manga?
Dove ha trovato le informazioni che riporta nel libro?

Rispetto agli altri cinque libri non ho trovato parti palesemente copiate dal web, e questo mi fa sperare che questa volta l'autrice si sia seriamente impegnata nella ricerca di fonti e le abbia elaborate con maggiore perizia. Oppure, semplicemente, non ho trovato le fonti web da cui ha attinto.
Capitolo immagini...
Sappiamo che la “Ultra Shibuya” è famigerata per l'uso straboccante di immagini, spesso a caso, che occupano due terzi delle pagine del libro (vedere le singole recensioni di ogni titolo), ma quanto sono invasive questa volta?
Su 191 pagine abbiamo 28 pagine che contengono un'immagine a tutta pagina, e ben 31 con la pagina interamente scritta!
Il neofita di questa collana potrebbe pensare che 31 pagine completamente scritte siano poche, in verità è il record mondiali della “Ultra Shibuya”!!!
Ovviamente questo implica che le restanti 132 contengano almeno una immagine, che può arrivare a occupare la quasi totalità della pagina, relegando lo scritto a pochissime righe.
Comunque è oggettivamente un passo in avanti.
La questione del numero esagerato, fin truffaldino (se pensiamo al costo del libro), di immagini se la deve essere posta anche la casa editrice, in quanto sul loro sito (LINK) è presente questa breve ma esplicativa frase giustificativa:
“Corredato di un ricco apparato iconografico etc etc”

Ricco?
Ricchissimo!!!
Nasce, però, una nuova mia critica da questa frase, se le immagini vogliono essere “un ricco apparato iconografico”, perché (come in tutti gli altri 5 libri) non c'è mai uno straccio di didascalia?
A cosa serve avere delle immagini, che dovrebbero rendere più immediata la comprensione del testo, se non si conosce mai la serie, il nome del personaggio, l'anno dell'anime o del manga?
Ovvio che Lady Oscar la riconosco anch'io, ma le serie più recenti?
E se lo leggesse una persona quasi a digiuno di anime e manga?
Chi accidenti è la ragazza?
E' una di quelle citate nelle due pagine?
Perchè balla?
Quale anime rappresenta?
E' a questo che servono le didascalie...



E qui torno a quello che immagino sia lo scopo prioritario del libro, cioè informare il non fan di anime e manga sul perché i giapponesi non si facciano problemi ad usare scene osé e nudi.
Le informazioni riportate dalla Arnaldi sono tutte ampiamente conosciute da chi segue fumetti ed animazione giapponese,  potrebbero comunque tornare utili a chi ignora l'argomento, oppure ha dei preconcetti e vuole cercare di approfondire il tema.
Purtroppo sfogli il libro è ti ritrovi davanti una sequela infinita di, scusate il francesismo, tette e culi... è veramente imbarazzante... certo, in un libro che tocca il tema dell'erotismo e della nudità è ovvio che ci siano immagini spinte e di nudo, ma dovrebbero essere in qualche modo collegate allo scritte, non buttate lì praticamente tutte a caso...
L'immagine che vedi sarà connessa direttamente a ciò che stai leggendo?
La tipa tutta biotta a piena pagina, è la stessa di cui la Arnaldi ti sta spiegando le erotiche gesta?
Mistero...
In alcuni casi le immagini riportate possono essere collegate allo scritto, ma solo perché la serie è conosciuta, tantissime altre immagini paiono solo voler rendere chiaro quanto maniaci siano i giapponesi (magari cosa pure vera...).
Io temo fortemente che prima o poi questo libro venga sfogliato da un giornalista di “Studio Aperto”, oppure dalle “Iene”, con annesso servizio scandalistico...
Questa mancanza di chiarezza riguarda anche lo scritto, infatti, nonostante la Arnaldi più volte cerchi di spiegare i motivi per cui i giapponesi mostrano scene di nudo o sessualmente spinte in anime a manga, ci sono troppe generalizzazioni.
"La violenza sessuale è spesso presente negli anime e non sono in quelli marcatamente erotici"?! 
E questa sarebbe l'affermazione di chi sta cercando stroncare uno stereotipo?



Molto spesso non viene specificato se l'autrice stia parlando di una versione animata o del manga, oppure se è un qualche remake più o meno recente. Una cosa è la descrizione di una scena di nudo negli anni 70, un'altra negli anni 2000. Una cosa è se il nudo era presente in una singola tavola del manga, un'altra cosa è se fu inserita anche nell'anime.
In quale versione di Mazinga Z c'è la scena della doccia del barone Ashura?
Nell'anime degli anni 70?
Nel manga?
Nei millemila remake?
Io la ricordo in un Mazinkaiser, se è la medesima scena, sarebbe stato più giusto inserire questo dato.



Potrebbero sembrare appunti secondari, ma nel totale lo scritto risulta caotico, nonostante l'autrice ci provi a specificare queste cose, ma a mio avviso non ci riesce.
Inoltre, come accennavo sopra, si tende a generalizzare, pare quasi che in tutti, i manga ed anime ci siano scene di nudo, perversioni, violenze sessuali. Esistono moltitudini di anime senza alcuna allusione sessuale.
Non è spiegato a sufficienza che in origine il sesso non era così onnipresente, che è aumentato con il passare dei decenni, che in alcune serie è assolutamente assente, che alcuni autori non hanno mai inserito scene osé.
La cosa che ho trovato sbalorditiva è che non si approfondisce la iattura del “fan service”, che è la causa delle attuali imperanti scene di sesso o ammiccanti. In tutto il libro il “fan service” è citato solo due volte (pagina 122 e 174), quando avrebbe meritato un intero capitolo, perché è la genesi di tutto ciò che l'autrice cerca di illustrare in 192 pagine, oltre che la causa dell'appiattimento artistico di anime a manga.
Non si può parlare di nudo ed erotismo in anime e manga senza  sviscerare la piaga del "fan service".
Un esempio di non linearità è quello in cui si passa dal manga della Principessa Zaffiro alle stampe shunga a distanza di due pagine...




Un capitolo s'intitola “Fujiko vs Georgie”... ma come si può mettere a confronto due personaggi di due serie tanto differenti?
Io posso valutare i contenuti del libro fino a circa metà (capitolo “Tra streghe ed icone pop”), in quanto sono trattate serie che conosco, e le analisi svolte (volendo anche riconoscere all'autrice il massimo impegno) sovente mi son sembrate delle supercazzole, oppure io non le ho capite.
Un esempio di queste “supercazzole”, nell'accezione filmica, è quella dei missili pettoriali di Venus ed Afrodote A:
"La monumentalizzazione delle figure offre il pretesto per un'esternalizzazione dei sentimenti dei piloti, che si concretizzano nel corso della storia".  O_o



In altri casi non concordo con le conclusioni dell'autrice, tipo il capitolo su Satoshi Kon, ma ognuno ha la propria opinione, che vale quanto quella del prossimo.
Poi ci sono i punti in cui ci si focalizza solo sulla sinossi di serie animate relativamente recenti, non so quanto famose, comunque tutte molto esplicite riguardo a scene di sesso, ecco qualche titolo:
High School DxD”; The irregular at magic school”; RedixBato; High School of Dead”; “Chu-Bura!”; The qwaser of Stigmata”; “Shimun”; “Cross Ange”; “Mirai Nikki”; “Onegai Ticha”; “Asobi ni Iku yo!”; The testament of sister new devil”.

Leggendo questi riassunti di serie (a me sconosciute) mi son chiesto cosa spiegassero in realtà al lettore, raccontandone qualche riga cosa si capisce?
Che in tutti gli anime e manga ci sono scene uguali?
Che tipo di serie sono? Quale target hanno? A che ora venivano trasmesse in Giappone? Forse furono prodotte solo in OAV?
Mancano queste informazioni, ti ritrovi con racconti di nudi, di erotismo, di sesso, di violenza varia, di sadomasochismo, e non capisci il perché.
C'è anche un capitolo sulle censure italiche, di ben cinque pagine, di cui solo 3 scritte... ci si potrebbe riempire un paio di libri, ed invece 5 pagine.
Come ho accennato non ho notato evidenti copia ed incolla come negli altri 5 libri della "Ultra Shibuya", però qua e là...
L'autrice spiega correttamente che il sesso viene raccontato senza censure fin nel kojiki, ergo perchè gli anime e manga dovrebbero censurare atti naturalissimi?
L'esposizione è più che corretta, ma la fonte?
Questo sotto è uno dei passaggi della Arnaldi.



Le due scan sotto sono i medesimi punti raccontati dalla fonte "ufficiale", il kojiki, del link sopra.



Ergo posso desumere che l'autrice non abbia letto il kojiki che ho letto io, ma a tratto le frasi della prima scan da qualche altra parte, dove?
In questo sito mi pare ci siano le medesime frasi, che differiscono dal libro del kojiki:
http://bifrost.it/Sintesi/Kojiki.html




In un capitolo si descrivono tutti i vari generi erotici, tra cui viene inserito lo "josei", io sinceramente non sapevo che potesse anche indicare anime e manga vietati ai minori.
Quando il termine "josei" è passato all'hentai?


Guarda caso su Wikipedia è scritta la medesima cosa:
https://it.wikipedia.org/wiki/Josei


Riguardo alle immagini tutto "tette e culi" che potrebbero fuorviare lo scopo informativo del libro, metto alcune scan.
Inoltre c'è sempre la questione della mancanza delle disdascalie, chi sono queste ragazze discinte?
Ok Kekko Kamen, ma le altre?  O_o










Concludo la recensione ammettendo che rispetto agli altri 5 libri c'è stato un miglioramento, che l'autrice pare voglia dare una mano all'animazione nipponica cercando di sfatare alcuni falsi miti, però mi pare che non ci riesca, anzi, temo che un libro impostato in questo modo possa sortire l'effeto contrario. Specialmente per il tema trattato, che in Italia è assai delicato.
L'indice.



Il CV dell'autrice, da cui si desume che prima di questi libri non avesse molta frequentazione di anime e manga.



2 commenti:

  1. Delle serie citate posso dire di conoscere solo mirai nikki eh be,che dire,l immagine messa fa sembrare che sia un opera basata su stupri quando nella realtà è l unico "caso" che tra l altro è parte integrante della backstory di un personaggio..

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    1. E' il rischio che paventavo nella recensione...
      Grazie della precisazione sul nome della serie, visto che nel libro non c'è...

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