CERCA NEL BLOG

giovedì 18 agosto 2016

Per Dio e l'Imperatore, i cristiani del grande Giappone imperiale



TITOLO: Per Dio e l'Imperatore, i cristiani del grande Giappone imperiale
AUTORE: Federico Lorenzo Ramaioli
CASA EDITRICE: Aracne
PAGINE: 314
COSTO: 20€
ANNO: 2016
FORMATO:  24 cm x 17 cm
REPERIBILITA': ancora disponibile a Milano
CODICE ISBN: 9788854893399

Nell'introduzione l'autore spiega bene lo scopo del suo scritto, cioè descrivere l'influenza che ebbero i cristiani (cattolici e protestanti) giapponesi nella società giapponese, a tutti i livelli, da quello politico, a quello culturale, non dimenticando neppure quello militare e nazionalistico. Nonostante i cristiani in Giappone non siano mai arrivati oltre l'1% della popolazione, l'influenza che hanno potuto esercitare sulla nazione è stata, in base alle ricerche dell'autore, molto alta. Il saggio riporta personaggi e situazioni di questa influenza dall'epoca Meiji fino al dopoguerra, in particolare il periodo del militarismo e del nazionalismo dagli anni 20 del 900 fino alla fine della guerra.
Il saggio è integrato con numerose note a fondo pagina, l'autore fa riferimento quasi sempre a libri di saggistica anglosassone, purtroppo dopo un po' leggere continuamente “si consulti”, “si veda”, “si legga” seguito dal titolo di un libro in inglese mi ha un tantino infastidito. Anche perché in alcuni casi lo scritto a cui fa riferimento l'autore è stato tradotto in italiano, quindi, forse, si poteva mettere il corrispettivo italico. E' possibile che non ci sia neppure un saggio in italiano sull'epoca Meiji che meritava di essere inserito nella bibliografia?
Non che non si possano mettere libri in lingue straniere nella bibliografia, o che non si possa richiamarli nelle note, però leggere solo titoli stranieri (2 o 3 eccezioni) mi è parso un po' troppo elitario. Potrà sembrare incredibile, ma certi argomenti possono interessare anche i non professori universitari ^_^
Ci tengo a precisare che il libro è scritto in maniera comprensibile (a parte qualche bella citazione in latino senza spiegazione...), ed il tema è poco trattato in lingua italiana. Peccato per i numerosissimi refusi di stampa, di cui l'autore non ha ovviamente responsabilità, ma danno abbastanza fastidio.
Eccone un esempio, il non plus ultra (tanto per mettere un po' di latino e fare il figo anch'io)  dei refusi, un bel "xche" da messaggino, senza neppure l'accento sulla "e"  >_<
E' presente in una nota a pagina 219, ma io leggo anche le note.



Pur restando lo scritto molto interessante, mi pare di aver notato che l'autore prenda una posizione semi assolutoria verso le responsabilità belliche e morali di quel Giappone (e dei suoi protagonisti, anche cristiani). Non che neghi i crimini di guerra, ma sovente si oppone ad una rappresentazione che metta troppo in cattiva luce il Giappone. La mia è solo una sensazione, nata dalla lettura di continui piccoli distinguo presenti in tutto il saggio riguardo le responsabilità del Giappone. A questo riguardo ci sono punti del libro la cui logica di fondo mi sfugge, probabilmente a causa di mie mancanze storico/religiose/culturali, ma che mi hanno un po' rovinato il piacere della lettura.Più sotto metto un esempio presente a pagina 157 del libro.
Nel primo capitolo si passa brevemente in rassegna la storia dei cristiani in Giappone, dal loro arrivo nel 1546 alle persecuzioni dell'epoca Tokugawa. Segue la situazione dei cristiani in epoca Meiji, che con la fine del bando religioso imposto dagli shogun permise sia il ritorno dei missionari occidentali, che l'uscita allo scoperto dei “cristiani nascosti” giapponesi (“kakure kirishitan”). Vengono descritte le attività politiche e riformatrici di personalità di fede cristiana in epoca Meiji.
Col secondo capitolo si inizia a trattare il periodo storico inerente il tema del saggio. L'autore spiega più volte (in tutto il libro) che durante lo scivolamento del Giappone verso l'autoritarismo, i cristiani non subiranno persecuzioni per la loro religione. E' un concetto che viene argomentato spesso, a voler dimostrare che il fascismo giapponese (termine su cui l'autore non concorda) si differenziò totalmente da nazismo e fascismo europei. A mio avviso, però, il punto sarebbe un altro, stante che i giapponesi non facevano discriminazioni religiose e i cristiani erano liberi di professare il proprio credo, bastava semplicemente che non si opponessero al regime. 

I cristiani giapponesi, pur essendo una esigua minoranza, occupavano molte posizioni influenti: intellettuali, aristocratici, finanzieri, alti burocrati, politici, alti ufficiali di esercito e marina. 
Viene spiegato come i primi intellettuali cristiani riuscirono a coniugare la fede in cristo con la fedeltà all'imperatore, la fede in Dio con la grandezza dell'impero nipponico. A mio avviso, scritto con un centinaio di anni di comodità, forse questi cristiani giapponesi, soprattutto i cattolici, non avevano ben capito in cosa consistesse la propria religione, come non lo capirono i fedeli europei che appoggiavano fascismo e nazismo in Europa. C'è però, secondo me, una differenza tra i cristiani europei e quelli giapponesi, i primi erano nati cristiani, i secondi lo erano diventati, spesso da adulti. Quindi gran parte degli influenti personaggi tratteggiati dall'autore, nonostante il loro alto livello culturale, abbracciarono volontariamente una religione che in teoria non gli permetteva di fare i conquistatori dell'Asia.
Una delle prime figure culturali che coniugarono (confusero/giustificarono) il cristianesimo al (col) nazionalismo fu Ebina Danjo, predicatore protestante.
Il terzo capitolo analizza la trasformazione delle cerimonie shinto in religione nazionale, allo scopo di creare un legame di fedeltà tra l'imperatore ed il suo popolo. Il capitolo indaga per primo il valore religioso e/o filosofico dello shinto, poi il suo rapporto con il cristianesimo. Secondo i cristiani giapponesi lo shinto era la religione che aveva preceduto e preparato l'avvento del cristianesimo. L'autore spiega come lo “shinto di Stato” non fosse una religione, ma una serie di pratiche statali atte ad incentivare il patriottismo. Il culto shintoista era diviso dallo “shinto di Stato”, ne è una prova il fatto che i santuari e il loro clero erano inquadrati nel ministero dell'interno. Inoltre nel 1932 fu lo stesso ministero dell'educazione a rispondere all'arcivescovo di Tokyo, che chiedeva quale valenza religiosa avessero i rituali shinto nei santuari, che questi erano solo a scopo patriottico. Quindi la curia cattolica nipponica e romana autorizzò tutti i suoi fedeli a partecipare a questi rituali “patriottici”, in quanto non entravano in contrasto con la religione cattolica.
Nel quarto capitolo sono spiegati i rapporti tra le varie chiese protestanti, la chiesa cattolica e il governo giapponese, compresi i tentativi di tenere sotto controllo eventuali rischi di infedeltà verso il tenno e la patria. Dal capitolo si capisce come la dittatura non influì sulle questioni religiose dei cristiani, in quanto questi si dimostravano comunque dei ferventi patrioti. L'autore si focalizza anche su alcuni autorevoli personaggi di fede cattolica, non solo del clero, per dimostrare quanto, nonostante l'esiguità numerica, i cattolici fossero influenti.
Il quinto capitolo è incentrato sull'importanza che le scuole cristiane ebbero nel formare tutti i livelli dell'organizzazione statale ed intellettuale della nazione, capitolo molto esauriente. Oltre alle scuole sono elencate le attività caritatevoli di matrice cristiana. Nel saggio sono presenti anche personaggi di fede cristiana che si opposero in varie forme al regime autoritario, ma risultano, purtroppo, molto poche, dimostrando quanto rari fossero gli oppositori a quel regime.
Un paragrafo è dedicato all'apporto dei cristiani alle arti dall'era Meiji alla fine della seconda guerra mondiale. Stesso procedimento per politici e militari cristiani.
Nel sesto capitolo l'autore indaga il rapporto tra i cristiani e l'espansione dell'impero nipponico, come vi contribuirono, come lo accettarono e giustificarono, come lo subirono i colonizzati cristiani delle nazioni assoggettate. La giustificazione che si davano i cristiani giapponesi era la medesima dei colonizzatori europei: salvare le popolazioni infedeli.
L'autore spiega approfonditamente perché alcuni autorevoli cristiani giapponesi perorarono l'evangelizzazione delle nuove colonie, come il Manciukuò, non ho trovato, però, punti di vista contrari da parte di altri personaggi di fede cristiana. Vengono sempre riportate le opinioni di fautori dell'evangelizzazione delle colonie, mai degli eventuali oppositori, alla fine pare quasi che si giustifichi il tutto con un “lo facevano per la fede”, che sostituisce il vecchio “eseguivano gli ordini”. In pratica i giapponesi cristiani s ispiravano ai romani e al loro impero, solo che erano passati un po' di anni nel frattempo... il concetto è ripetuto molte volte, tanto che quasi ci si convince che l'espansione nipponica dal punto di vista dei cristiani fu motiva dal convertire le popolazioni infedeli, e non dall'accaparrarsi le loro risorse naturali, ma allora perché invadere le cattoliche Filippine?
Alla situazione nelle Filippine e dedicato un paragrafo, dove è spiegato che i giapponesi usarono inviati del clero cattolico nipponico, come l'arcivescovo di Osaka Taguchi Yoshigoro, per stabilire buoni rapporti con gli occupati, e tranquillizzarli sul fatto che avrebbero potuto continuare a professare la propria religione.
Io, però, mi chiedo: alla fine l'occupazione nipponica della cattolica Filippine fu meno violenta delle altre nazioni occupate?
Per assurdo, dal mio punto di vista di ignorante, il fatto che il clero cattolico giapponese si prestò ad attività “sul campo” fu un fatto grave. Magari inizialmente cercarono di proteggere i fedeli cattolici, ma quando si accorsero dei massacri, cosa fecero?
Viene spiegato che all'interno dell'esercito nipponico di stanza nelle Filippine esisteva la “sezione religiosa” formata da cattolici giapponesi, con lo scopo di interagire con la popolazione. Stante tutti questi tentativi di avere buone relazioni con gli abitanti, io conosco due persone di nazionalità filippina, e mi hanno sempre riportato racconti negativi riguardo l'occupazione nipponica, racconti che collimano con i libri di storia.
Tra i tanti argomenti trattati c'è anche quello dei kamikaze cristiani, tutti protestanti, a cui viene dedicato un paragrafo, che non mi è piaciuto molto, sempre per i motivi già descritti.
Mi ha assai sbalordito il paragrafo sui campi di prigionia. Dato che i giapponesi non rispettavano chi si arrendeva, si comportavano male coi prigionieri (anche civili!). Non mi pare una bella motivazione. L'autore ci tranquillizza sul fatto che i prigionieri hanno sempre goduto della libertà religiosa, ma immagino che avrebbero preferito una patata in più, oppure non lavorare fino alla morte, piuttosto che poter leggere la bibbia. Un po' meno di libertà religiosa ed un po' più di umanità avrebbe permesso ai giapponesi di avere qualche criminale di guerra in meno... certo il saggio è inerente la religione, e su questa si concentra, ma secondo me non si può trattare un argomento senza valutare tutto il resto (tipo il tasso di mortalità dei campi di prigionia nipponici rispetto a quelli alleati).
Appurato che i militari nipponici non sterminavano la popolazione per motivi religiosi, cambia molto per gli sterminati?
A pagina 157 c'è uno degli esempi del tipo di impostazione del saggio che mi ha lasciato spesso perplesso.
"Indipendentemente dalla veridicità delle affermazioni circa la correttezza delle truppe giapponesi nei territori occupati..."?
Indipendentemente dalla veridicità?!  O_o


Il capitolo si conclude con il racconto della detenzione nel carcere di Sugano dei criminali di guerra cristiani.
Il settimo capitolo approfondisce la storia dei rapporti diplomatici tra Vaticano ed impero giapponese, dai primi contatti negli anni 20, fino al riconoscimento diplomatico nel 1942. Inoltre viene dato conto dei tentativi diplomatici di instaurare trattative di pace con gli Usa tramite il Vaticano.
Tutto l'ottavo capitolo è incentrato sulla figura del cristiano Matsuoka Yosuke, ministro degli esteri dell'impero giapponese. In altri scritti questo personaggio è spesso criticato per i danni che arrecò agli interessi giapponesi a lungo termine, inoltre sovente si mette in luce la superficialità e il dilettantismo con cui condusse la politica estera nipponica. L'autore pare non condividere questi giudizi negativi presenti in altri saggi.
Nel nono capitolo si illustrano le figure di alcune personaggi di fede cristiana che ebbero una certa influenza in svariati campi: Yamamoto Shinjiro; Sugihara Chiune; Tatsuguchi Nobuo; Katayama Ideo; Miki e Renzo Sawada; Fuchida Mitsuo; Nagai Takashi; Tokyo Rose (la Rosa di Tokyo); Hatoyama Ichiro.
Il penultimo capitolo è dedicato al politico cattolico Yoshida Shigeru, che pur essendo anch'esso un nazionalista favorevole all'espansione in Cina, era contrario all'entrata in guerra, passò anche alcuni giorni in carcere, arrestato dalla kempetai,. Alla fine della guerra si rivelò una preziosa risorsa per la nazione, divenendo più volte primo ministro, ed iniziando la ricostruzione del paese.
L'ultimo capitolo spiega il ruolo dei cristiani alla corte imperiale, sotto gli ultimi quattro imperatori: Meiji; Taisho; Showa; Akihito

L'indice del libro.




La quarta di copertina.



4 commenti:

  1. Sembra interessante l'ho ordinato
    I libri Aracne però ci mettono sempre tempo ad arrivare mi hanno detto che ci vorrà un mese O__O Tu quanto ci hai messo a fartelo arrivare?

    Alessandro

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Si, ci mettono molto, almeno 3 settimane.
      Una volta li ordinavo alla Hoepli, ma hano litigato con la Arcacne, che pretendeva il pagamento anticipato dei libri, in modo da non vederseli più restituire in caso di mancato ritiro del cliente.
      Ora lo Hoepli non li ordina più... complimenti alla Aracne.

      Elimina
  2. Stengo scusa se ti rompo sempre coi libri ^__^ ma questo libro dove l'hai comprato? E' da due mesi che lo cerco ma non lo trovo. Forse l'hai ordinato direttamente alla casa editrice ?
    Alessandro

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ci mancherebbe!
      Sei uno dei pochi che mi chidede di libri, che poi fu il motivo originario dell'apertura del blog, mica la GNRC :]
      I saggi della Aracne li prendo tramite la libreria Cortina:
      https://www.libreriacortinamilano.it/negozi

      Non il sito, prima telefono, loro li ordinano, e poi passo a ritirarli in libreria, ci vogliono comunque un ventina di giorni.

      Elimina