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domenica 22 marzo 2015

Animerama, storia del cinema d'animazione giapponese



TITOLO: Animerama, storia del cinema d'animazione giapponese
AUTORE: Maria Roberta Novielli
CASA EDITRICE: Marsilio
PAGINE: 287
COSTO: 24 €
ANNO: 2015
FORMATO: 21 cm X 16 cm
REPERIBILITA': Ancora presente nelle librerie di Milano
CODICE ISBN: 9788831720472

Il saggio è incentrato sull'animazione cinematografica giapponese, con una attenzione particolare verso le opere d'avanguardia e sperimentali, quindi cortometraggi o mediometraggi non destinati al grande pubblico. L'autrice è un'esperta sia di cinema giapponese che della società nipponica, quindi riversa queste sue conoscenze anche nelle analisi dei film cinematografici, inserendo sempre una contestualizzazione storico/sociale del periodo che sta prendendo in esame. Questa accortezza permette di comprendere meglio che alcune tematiche del cinema d'animazione giapponese nascono dalla situazione che attraversava il Giappone in quel momento storico. Sono riportate alcuni accenni sulle serie animate televisive più importanti, ed in questo versante ho riscontrato qualche piccola inesattezza, dovuta al fatto che l'autrice ipotizzo non sia cresciuta a pane ed anime. Questo non inficia il valore dello scritto, ma qualche volta si ha la sensazione che Maria Roberta Novelli scriva sull'animazione giapponese come si scriverebbe di molluschi, senza la passione di chi ne è fan.
Questa mia considerazione, del tutto ipotetica, nasce anche dal fatto che non è specificata l'età dell'autrice, cosa che non mi permette di comprendere quale “imprinting” giovanile abbia avuto.
L'eventualità che l'autrice non sia una fan degli anime ha, però, anche un aspetto positivo, infatti una volta gran parte degli intellettuali sparavano a palle incatenate contro i “cartoni animati giapponesi”, basta leggere gli articoli della "Emeroteca Anime", oggi analizzano il fenomeno apprezzandolo.
Il taglio è spesso di critica cinematografica, cioè la specializzazione dell'autrice, sono riportati titoli dei film e loro autori, con una breve sinossi dell'opera.
Il primo capitolo inizia con i primi svaghi su carta e animati: emakimono; il teatro delle ombre (kagee); la lanterna magica (utsushie); il teatro di carta (kamishibai); il teatro delle marionette (joruri). 
 
Fino alla nascita del manga ad opera di artisti come Utamaro e Hokusai, sono analizzati i primi film animati giapponesi, e viene dato conto dell'opera dei primi pionieristici autori.
Nel secondo capitolo il periodo preso in esame è quello intorno al 1910 fino agli anni 30, dove le innovazioni su succedono freneticamente, tra cui i primi tentativi di film a colori e con audio.
Il fatto che l'animazione giapponese non sia prettamente dedicata ai bambini, a differenza di quella statunitense ed europea, nasce fin da quel lontano periodo, infatti venivano prodotti corti informativi su temi come la sifilide!
Il terzo capitolo si concentra in maniera estremamente interessante sull'uso degli anime cinematografici per la propaganda di guerra dell'impero nipponico.
Faccio un considerazione, che è anche un apprezzamento, sul fatto che l'autrice chiarisce subito che il “pacifista” Hirohito promosse il nazionalismo, con tutto ciò che ne seguì, compresa la censura delle tematiche che si discostavano dall'obbiettivo finale dell'espansionismo militare. Ho apprezzato questa parte perché mi è capitato spesso di avere alterchi sul web con mega fanatici del Giappone “vittima di guerra”, che non accettavano in nessun modo che si facesse notare le responsabilità del popolo e degli uomini di potere, compreso Hirohito. Per fortuna non c'è solo il web, ma ci sono anche i libri!
Esistevano in questo periodo dei disegnatori impegnati nei partiti di sinistra, che produssero corti d'animazione su tematiche politiche, questo fino a quando le leggi sulla censura glielo impedirono, anche imprigionandoli. Sono elencati sia i film propagandistici, che gli autori, senza dimenticare i personaggi animati che vennero utilizzati a questo scopo, come il cane soldato Norakuro, Momotaro, Issunboshi, Hurashima Taro, Hinomaru, Mabo, Dankichi.
Questo filone propagandistico animato si chiamava “kokusaku eiga”, e nacque addirittura una specifica branca di film propagandistici, i “film di esaltazione della combattività” (“sen'i koyo eiga”).
Il quarto capiotlo parte dalla fine della seconda guerra mondiale e dall'occupazione statunitense, che , tramite lo Scap, diede nuove direttive e decretò nuove tematiche da censurare. Niente più film nazionalistici o militaristi, ma film che esaltassero la democrazia ed i nuovi diritti sociali introdotti dagli Usa.
E' riportata la nascita di mote nuove case di produzione nel dopoguerra, compresa la Toei Animation, a cui è dedicato un intero paragrafo.
Nel quinto capitolo sono analizzati i film degli ani 50/60, specialmente sul versante della sperimentazione, tanti sono i titoli e gli autori, praticamente sconosciuti in Italia.
Per motivi anagrafici da questo capitolo in poi ho iniziato a far fruttare le mie conoscenze filmiche, in quanto l'autrice inizia a parlare di produzioni che ho visto da bambino o da adulto.
Ovviamente ne consegue che il sesto capitolo mi abbia maggiormente coinvolto, in quanto sono proposte opere degli anni 70 e 80, ed anche piccoli riassunti delle serie tv più famose del periodo.
Ed è da qui che ho notato qualche imprecisione. Tipo l'affermazione dell'autrice sull'ambientazione degli anime robotici che erano “sempre più slegate da architetture locali” (pag 149). A memoria direi che la quasi totalità degli anime robotici si svolgeva in Giappone. Inoltre, sempre a pagina 149, si afferma che nei gruppi di super eroi il colore rosa della tuta era assegnato al “combattente che di norma combina guai”, quando, in realtà, il rosa era per la ragazza di turno. Infine a pagina 168 mi è parso un po' erroneo il profilo di Lamù, a cui sono assegnati “magici poteri”...
Tanti sono i film che il libro mi ha fatto scoprire, o riscoprire, come “Chirin no suzu” del 1978, un bel film per bambini mai arrivato in Italia, e che se fosse stato visto negli anni 70 e 80 avrebbe di certo aumentato la fama negativa dell'animazione giapponese, in quanto la trama è un po' cruda, per nulla in stile Walt Disney.
Con il settimo ed ultimo capitolo si arriva fino ai giorni nostri, tanti i film presi in esame, di tanti autori differenti, che a grandi linee ogni buon appassionato di anime dovrebbe conoscere. Oltre alla nascita dello Studio Ghibli e ai suoi film, sono analizzati i film di Oshii Mamoru, Otomo Katsuhiro, Shinkai Makoto, Kon Satoshi ed altri autori. Le tematiche di questo periodo scelte dall'autrice sono: l'apocalisse; l'ambiente; il sesso; l'amore; lo sport; la memoria; il cyberpunk; i film tratti dai videogiochi: l'horror.






La seconda e la terza di copertina.




In quarta di copertina campeggia questa frase.


7 commenti:

  1. Appena ordinato. Temo il peggio. Mi hanno riferito che gli errori sono molti e gravi in un'ottica accademica. E che la bibliografia è lacunosa ai limiti del ridicolo.

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    1. Probabilmente errori, come mi pare di aver intuito, dovuti al non essere una appassionata di animazione, dubito che abbia visto tutti i film d'animazione di cui parla. Ovviamente intendo di quelli facilmente reperibili, non degli ante guerra :]
      Però non siamo ai liveli di "Nipponcartoon"... ^_^

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    2. Stengo a questo punto vogliamo le citazioni di "Nipponcartoon" all'interno dell' Emeroteca .
      Ho paura a immaginare cosa abbia scritto su " I caratteri psicosessuali " - " I bambini, ovvero i tipi orali " - " Gli adolescenti, ovvero i tipi anali " - "I giovani adulti, ovvero i fallico-genitali " - " Il deviante: Lupin "
      O___O
      Alessandro

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    3. "Nippocartoon" dovrei proprio rileggerlo... è una vera perla :]

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  2. Se lo rileggi fa una bella raccolta delle scemenze più grandi e metti tutto nell'emeroteca. Se lo merita un posto ^__^
    Alessandro

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  3. Ho tenuto un corso con la Novielli e vi assicuro che è una prof veramente brava e ne sa a pacchi! :D

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    1. Ciao Alessia ^_^
      Non dubito che l'autrice ne sappia a pacchi, e per me seduto tranquillamente davanti al video è facile criticare il lavoro altrui.
      Di certo lei conosce i film cinematografici, ed anche la storia giapponese, però penso che non sia molto ferrata nelle serie tv degli anni 70 ed 80, che io conosco solo perchè ero bambino e le guardavo in tv, perchè a Lamù non sono assegnati poteri magici, lei è un'aliena, e che aliena ;)

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