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martedì 9 dicembre 2014

Kiku-san, la moglie giapponese



TITOLO: Kiku-san, la moglie giapponese
AUTORE: Pierre Loti
CASA EDITRICE: O barra O Edizioni
PAGINE: 176
COSTO: 14€
ANNO: 2014
FORMATO: 20 cm X 13 cm
REPERIBILITA': Ancora presente nelle librerie di Milano
CODICE ISBN: 9788897332640


Pierre Loti era un ufficiale della marina francese che arrivò con la nave da guerra Trionphante nel porto di Nagasaki nel luglio 1885. In quel tempo ad uno straniero (ricco) era permesso prendere una moglie giapponese per il periodo della sua permanenza sul suolo nipponico, il tutto era regolato da una serie di leggi ed adempimenti, tanto che l'atto di matrimonio, cioè il contratto tra le due parti, andava firmato alla presenza della polizia, e depositato presso il posto di polizia più vicino alla dimora dei novelli sposi. Ovviamente alla controparte femminile era elargita una somma di denaro, spesso non indifferente.
Pierre Loti decide che non passerà il periodo della sua permanenza in Giappone (che poi saranno 36 miseri giorni) da single, tramite un intermediario finisce con lo sposarsi il 7 luglio 1885 con Kiku-san, una ragazzi di circa 18/19 anni.
Il suo libro riporta le impressioni, quasi sempre negative, in quei 36 giorni: su sua moglie, sui giapponesi, sulle loro tradizioni ed abitudini e sul paesaggio, in pratica un diario personale.
Leggendolo oggi acquista un minimo di valore storico, solo perché ci riporta le consuetudini di quel Giappone, anche se in alcuni punti ho avuto dubbi sull'attendibilità dello scritto. Per esempio più volte Pierre Loti scrive che le ragazze giapponesi avevano la tendenza ad abbracciare e baciare il prossimo, quando, invece, più volte ho letto che il contatto fisico (non parliamo poi dei baci), anche alla fine del 1800, era evitato.
Oggi soffiarsi il naso in pubblico è considerato per i giapponesi maleducato come tirare sù col naso per noi occidentali, a quanto pare nel 1885 non era un problema, visto che l'autore racconta più volte che le musmè (ragazze), compresa la moglie, si soffiavano il naso con dei fazzolettini di carta che poi appallottolavano e buttavano dalla finestra, senza mai curarsi di chi passasse sotto.
Se il libro è un minimo interessante (non più di un minimo), totalmente negativo è il giudizio sulla persona dell'autore, che, nonostante fosse un uomo di cultura, compra un altro essere umano per 20 piastre e poi passa tutto il libro a sparare sentenze sui giapponesi. Ad un certo punto Pierre Loti si sorprende perché Kiku-san appare triste (chissà come mai...), ma poi aggiunge che “per lui è lo stesso, l'ha presa per distrarsi”.
Ovviamente 130 anni non sono passati invano, e le cose che si potevano fare nel Giappone del 1885 non sono più ammissibili, resta la parzialità del contenuto del libro. Visto che esprime sempre e solo il punto di vista dell'autore, di quella che dovrebbe essere la protagonista, e vittima, del libro, Kiku-san, non conosciamo mia il punto di vista. 
A sinistra Yves, l'amico fraterno di Loti, al centro Kiku-sa, a destra Pierre Loti.






3 commenti:

  1. Ho letto recentemente il libro, e l'ho trovato molto interessante. Non tanto per il lato storico (che nel romanzo è quasi pari a zero), ma per comprendere cosa passasse nella testa di un'europeo che si ritrovi in un Giappone appena uscito dall'epoca dello Shogunato Tokugawa.

    Onestamente credo che Loti finisca vittima delle sue stesse illusioni, si aspettava di trovare un Giappone ancora fatto di samurai e piccole donne gentili, mentre si ritrova un mondo che sta diventando sempre più simile al suo (la scena dove lui si offende perché Crisantemo conta i soldi per verificare se la transazione è giusta è emblematica). Mettiamoci che lui guarda tutto sotto l'ottica occidentale, che non può che trovare assurde o stravaganti quello che per un giapponese era normale (di fatti si regista un senso di vuoto dalle descrizioni). Alla fine è naturale che ne esca una visione totalmente negativa.

    Io onestamente non riesco a dare un giudizio negativo su Loti come fai tu. Era un uomo dei suoi tempi, abituato a vedere l'uomo bianco prevalere sulle altre "razze", non gli può affibbiare un giudizio negativo per la sua visione diciamo "razzista", che era quella del suo tempo. Ovvio quindi che per Kiku-san non ci sia posto.

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    1. Capisco che erano altri tempi, ma "affittare" una moglie, e poi offendersi perché anche lei pensa alla pecunia, mi sembra indice, non di tempi passati, ma, per lo meno, di una scarsa capacità autocritica, come minimo...

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    2. Ti do ragione. Diciamo che Loti non aveva chiare idee in testa quando ha preso moglie, probabilmente è stata la noia ad motivarlo. Forse il suo concetto di moglie in quel caso si avvicina piuttosto a quello di Etera della tradizione greca.

      Comunque nelle scene senza senso il top lo raggiungiamo quando: prima dice che della "moglie" non gli frega nulla, ma appena questa ride con l'amico suo gli partono i filmetti mentali di tradimento come nella peggiore tradizione comica italiana.

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