CERCA NEL BLOG

domenica 23 marzo 2014

Per il potere di Grayskull, meraviglie e mostruosità degli anni 80



TITOLO: Per il potere di Grayskull, meraviglie e mostruosità degli anni 80
AUTORE: Alessandro Apreda
CASA EDITRICE: Limited Edition Books
PAGINE: 126
COSTO: 12,90€
ANNO: 2014
FORMATO: 21 cm X 14 cm
REPERIBILITA': Ancora presente nelle librerie di Milano
CODICE ISBN: 9788890841316

Un paio di premesse sono d'obbligo, premesse che hanno influenzato il mio idem sentire verso ciò che ha scritto Alessandro Apreda.
La prima riguarda il gap generazionale che ci divide, io sono nato nel 1969, Apreda “DocManhattan” nel 1975. Sarebbero solo 6 anni per due adulti, ma quando si è bambini è come vivere in due dimensioni temporali differenti. Basti dire che per noi in cortile “i bambini piccoli”, come poteva essere Apreda, erano dei reietti, peggio, degli burakumin (o eta). Venivano accettati nelle partite di pallone a due sole condizioni: servivano a fare numero (vedi al termine “carne da macello”), erano effettivamente bravi e ti facevano vincere le partite.
Per natali io sono un bambino degli anni 70 (quindi ho vissuto veramente l'arrivo dei cartoni animati giapponesi e dei videogiochi, gnegnegne), con una breve appendice (talvolta dolorosa...) negli anni 80, anche se poi altre "scoperte" li hanno rivalutati.
Io e Apreda abbiamo condiviso una parte del medesimo vissuto, ed in quella parte del libro mi sono riconosciuto, ovviamente in altri punti di meno o per nulla, ma non per colpa dell'autore.
Una cosa che ho apprezzato molto è che Apreda, oltre a scrivere in maniera umoristica (anche le parti che che meno mi hanno coinvolto), si guarda bene dal fare l'agiografia degli anni 80, che personalmente trovo un decennio tra i peggiori del dopoguerra, la cui filosofia ci ha, alla fine, portati al disastro attuale, almeno in Italia.
Come scrive Apreda per un bambino tutto il resto (paninari, reaganismo, thatcherismo, anni del riflusso, consumismo sfrenato, la Milano da bere di Craxi etc) non conta, contano i giocattoli, i giochi, i cartoni animati, i film e gli amici.
La seconda premessa riguarda il suo blog, di cui sono un lettore tardivo e saltuario (o saltuario e tardivo), per cui le parti del libro che magari erano già state trattate nel blog a me sono risultate piacevolmente nuove.
Un appunto, invece, devo farlo per quanto concerne la “consistenza” del libro. Spesso nelle mie recensioni mi permetto di fare un rapporto costo/numero di pagine, che per un libro non sarebbe la cosa più corretta. Un libro non è un panino al salame, che puoi valutare da quante fette ti ci hanno messo dentro, oltre al fatto che sia un buon salame e sia fresco il pane, però le 126 pagine de “Per il potere di Grayskull” sono un po' “poche fette di salame”. Il motivo è principalmente uno: il carattere usato per la stampa è parecchio grande.
Tanto grande che il sottoscritto, che nell'ultimo hanno si è dovuto armare di occhiali da lettura(sob...), lo ha letto tranquillamente senza.
Nel libro non mancano le citazioni, quasi tutte le ho colte, alcune le ho intuite, ma una mi ha impressionato, quella del capitolo 5 a pagina 45: “Garantito al limone”.
Battuta del film di guerra “Bastogne”, in cui un soldato (con dentiera, se non ricordo male) la ripete spessissimo. Se la citazione è la medesima vuol dire che oltre ai cartoni animati giapponesi e ai film di fantascienza, io e l'autore abbiamo altri ricordi in comune.
So che farò la figura del pignolo, qualcuno direbbe nerd... però nell'intro di Apreda ho trovato un paio di inesattezze, la seconda molto più grave della prima.
Anche se erano ancora in corso gli ultimi sgoccioli della Guerra Fredda...”, se è vero che la Guerra Fredda terminò nel 1989 con la caduta del muro di Berlino (o nel 1991 con lo scioglimento del Patto di Varsavia), non è corretto, a mio avviso, affermare che negli anni 80 questa era “agli sgoccioli”. Solo dal 1986 con Gorbaciov i rapporti tra le due superpotenze migliorarono, e capitò solo perché gli Usa stavano vincendo economicamente la Guerra Fredda, ma per arrivare alla vittoria ci furono gli anni fino al 1986 (con due olimpiadi boicottate a targhe alterne, tanto per ricordare il clima).
La seconda è blasfemia pura!
Riguardo agli anni 80 si può leggere:“... dei film di fantascienza più belli della storia dell'uomo.”.
Scherziamo? E da dove mai quei, pur bellissimi film, nacquero?
Intanto basterebbe ed avanzerebbe alla grande solo un titolo, “Guerre Stellari” (1977), ma visto che non mi piace vincere facile aggiungerò: “King Kong” di Rambaldi (1976); “Incontri ravvicinati del terzo tipo” (1977); “Alien”(!!!) (1979); Interceptor/Mad Max (1979); il primo film di Star Trek (1979); “The black hole” della Disney! … no... asp... questo no... e andai pure al cinema per vederlo...
Nel leggere il libro ho notato molte analogie e qualche differenza rispetto al mio decennio di bambino anni 70 con propaggine nei primi anni 80.
La mia enciclopedia fu acquistata con il sistema fraudolento del film al cinema con in mezzo la televendita infinita... non ricordo bene il film, mi pare uno della serie della Toei con il Gatto con gli stivali, però il meccanismo fu quello, e la mia povera nonnina ci casco appieno, ed io con lei: Prova documentale della truffa!
Uno dei motivi che mi fa considerare gli anni 70, non dico migliori, ma almeno più sani degli anni 80 è la moda. Noi bambini degli anni 70 vestivamo Upim o Standa, è lì che le nostre madri ci portavano a comprare i vestiti, al massimo alla GAP (catena di negozi d'abbigliamento del milanese). Niente firme, niente obblighi sociale legati al vestire, ti alzavi mettevi quello che la mamma ti aveva preparato e fine.
Alle otto regole delle partite di pallone in cortile, che condivido e sottoscrivo, ne aggiungerei qualche variante che era in vigore nella mia zona:
i pali venivano fatti con i giubbotti accatastati, ergo si aveva un palo del diametro di circa 50 centimetri, e che se colpito con forza tendeva a sfaldarsi, creando qualche leggerissima disputa sul fatto che il tiro fosse gol o palo...
Forse noi eravamo bambini ricchi, pur vivendo in quartieri mega popolari della periferia milanese, ma il Super Santos era bandito (non ci potevi proprio giocare...), esisteva solo il Tango. Fine;
Ogni tot calci d'angolo (cosa che dimostrava una predominanza territoriale) , il cui numero variava di solito in base a chi era in svantaggio e voleva recuperare in fretta il risultato, si assegnava un gol oppure un calcio di rigore. L'inserimento della regola era sempre molto, diciamo, “sofferta”.
Nel raccontare l'epopea dei cartoni animati giapponesi sportivi viene dato giustamente spazio all'unico cartone valido in campo calcistico: I Superboys ed il loro idolo Shingo Tamai.
Non viene citato, cosa grave, il mitico portiere Kamioka, e, cosa ancora più grave, si passa ai bambocci della serie Holly e Benji...
Riguardo ai tipi strani da sale giochi dalle mie parti era preponderante il bullo, quello che ti “chiedeva”(?) di fargli fare l'ultimo cannoncino, motivo per il quale alla fine smisi di frequentare i bar e le sale giochi.
Sul cubo di Rubik non posso che concordare in toto con l'autore.
Essendo io della generazione “Saltafoss” , e non di quella “BMX”, poco mi son rivisto nel relativo capitolo, però ho recuperato l'articolino del Topolino 1456 che viene citato da Apreda.




Nel capitolo in cui si parla delle polemiche che suscitarono i cartoni animati giapponesi si riporta che l'onorevole Corvisieri fece un'interpellanza parlamentare contro Goldrake, in realtà pare che questa cosa non sia vera. Forse Corvisieri la annunciò, ma poi non le fece, lo si può desumere da questi due post:


 L'indice del libro.



La quarta di copertina.


8 commenti:

  1. Gentile Stengo

    Troppe sono le cose da dire su questo libro e sui suoi commenti ma voglio lasciarle solo una riflessione : la nostra è la prima generazione di Nerd (intendendo per nerd quelle persone che in età matura si "baloccano" ancora con "cose da bambini") .
    Io sono del '63: quelli degli anni '30 e '40 avevano vissuto la guerra e il dopo guerra e anche se leggevano i fumetti (Tex, Phantom o Cino e Franco) di sicuro non erano Nerd (esempio Umberto eco), quelli degli anni '50 sono quelli che hanno fatto il '68 (o le P38) e anche se leggevano fumetti erano fumetti per adulti (Linus, Metal hurlant, Jacula e Lando) e quindi Nerd non sono (Esempio Guccini). Poi siamo arrivati noi dei '60 per una coincidenza astrale ci sono capitati (nei '70) : I fumetti dei super-eroi (soprattutto Marvel), i cartoni giapponesi, Star wars e i primi videogames, tutti prodotti per bambini che non solo ci siamo portati addosso per tutta la vita ma che diventati superclassici, sono diventati patrimonio di tutte le generazioni a venire.
    Per concludere noi siamo i primi contaggiati dal germe che ha creato questi UltraNerd che spesso persino io (che mi sento uno di loro) trovo irritanti nel loro creare monumenti a futili "cose da bambini" che anch'io amo però con quel minimo di pudore che ha chi ha avuto dei genitori "adulti" e che loro (gli UltraNerd) non hanno (il pudore).

    E' tardi forse straparlo

    Mi faccia sapere che ne pensa.

    Saluti

    RispondiElimina
  2. Dico, puoi darmi pure del tu :]
    Oltre a ciò che hai scritto aggiungerei che la nostra generazione fu la prima ad avere così tanto materiale da ricordare.
    Tutto materiale che prima non esisteva, fu veramente una cornucopia del divertimento.
    Penso che in parte il nostro ritornare su quei temi sia dovuto anche alla ricerca (o alla speranza di trovarne) di contenuti più profondi in quel materiale (fumetti, anime, videogiochi), anche se in alcune occasioni questo significato recondido non c'è.

    RispondiElimina
  3. Ciao Stengo

    Aldilà di un darci di gomito su quanto era figa la nostra generazione ( che è una cosa che pensano tutte le generazioni) quello che intendevo è che ci vuole un pò d'indulgenza con Apreda perchè è uno dei pochi (nel suo genere) che conserva un certo sano distacco dalle cose di cui parla. Altri Nerds invece fanno certi altari agli anni '80 (definendo capolavori cose come la musica di Bon Jovi o film come Cobra di Stallone) che mi viene da chiedermi "ma anch'io sono così ?".

    Comunque complimenti e saluti

    P.s. Una copertina straniante di TV Sorrisi e Canzoni che ho visto da poco è quella con Woody Allen e i Gatti di Vicolo dei Miracoli insieme.

    RispondiElimina
  4. Come ho scritto nella rece, per quel che può valere (mica è una sentenza della Corte Costituzionale), riconoscono pienamente ad Apreda di non aver compiuto l'agiografia degli anni 80. Sinceramente non mi aspettavo esaltazioni dei "favolosi anni 80", visto che occasionalmente leggevo il suo blog.
    Per esperienza personale conosco bene sia l'abitudine sul web, che di chi tende dal vivo ad innalzare a migliore di sempre un certo periodo "storico" (di norma proprio gli anni 80...), di solito sono quelli che conoscono solo quell'aspetto di quel periodo. Persone che mai si sono interessate ad altri aspetti, come se si potesse valutarli singolarmente.
    A mio avviso, comunque, il periodo della fine degli anni 70 e dei primi anni 80 ha visto realmente nascere dei fenomeni culturali e tecnologici, che poi sono diventatati culturali (come i videogiochi), unici nel loro genere, e che ancora ci influenzano.
    Come la generazione degli anni 90/2000 ha visto la nascita del web, non del computer, che rientra, di nuovo, nella sfera d'influenza del periodo sopra citato.
    Il mio giudizio totale globale sul libro di Apreda è quelo che si può leggere nella rece ;)

    P.S.
    I Tv Sorrisi e Canzoni sono una miniera di ricordi e di spunti interessanti.

    RispondiElimina
  5. Quando scrivi di "vestiti da bambini comprati alla Upim" o di "pali delle porte fatti con i giubbotti accatastati", ti assicuro che stai parlando anche della generazione successiva alla tua (ovvero la mia...sono del '78!). Sotto questo aspetto - lo stile di vita di un bambino a 360° - , nonostante a te sembri il contrario, ti assicuro che essere nati negli anni 70 o negli anni 80 non credo che faccia tutta questa grande differenza! Il fatto poi che tu, avendo ovviamente vissuto gli '80 da adolescente e non da bimbo, sia portato a considerare negativamente tutta la questione riguardante lo sfrenato edonismo degli eighties in contrapposizione alla semplicità e alla spontaneità del decennio precedente, è un altro discorso: e dipende, appunto, dal fatto di aver potuto vivere quel periodo "incriminato" con occhi ben più maturi di quelli di un pischellino di 8 anni. Ma per noi che a metà ottanta di anni ne avevamo a malapena dieci, le partitelle di calcio in cortile, i pomeriggi passati a guardare i Robot e a sfogliar ei Topolino per decidere cosa farci regalare a Natale (ma anche tante, tantissime altre cose!) sono stati esattamente come i tuoi. Il divario, quello vero, io sono piuttosto portato a vederlo tra quelli della nostra "macro-generazione" (di cui all'incirca fanno parte tutti coloro che oggi viaggiano dai 37 ai 50 anni) e quelli che sono venuti dopo di noi.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Può essere che la valutazione dipenda anche da dove si sia cresciuti.
      A Milano dalla metà degli anni 80 in poi, la moda ha fatto il suo ingresso anche per i bambini. Cosa che negli anni 70 manco sapevamp cosa fosse, come non lo sapevano i nostri genitori.
      Comprare scarpe non di marca o pantaloni non di marca iniziava ad essere qualcosa che ti faceva sembrare diverso agli occhi di alcuni.
      Per il resto concordo con il tuo ragionamento.

      Elimina
    2. Vabbe', magari se abitavi in piazza San Babila ci sta anche che potessi diventare paninaro a 7 anni ahahah!!!!

      Elimina
  6. Poi, abbiate pazienza, come si fa a infamare i BON JOVI (soprattutto i primi due dischi, che sono spettacolari), Stallone e Holly & Benji ahahah!!!!!

    RispondiElimina