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domenica 2 giugno 2013

Tsunami nucleare, i 30 giorni che sconvolsero il Giappone


TITOLO: Tsunami nucleare, i 30 giorni che sconvolsero il Giappone
AUTORE: Pio d'Emilia
CASA EDITRICE: Il Manifesto Libri
PAGINE: 127
COSTO: 10 €
ANNO: 2011
FORMATO: 12 cm X 15 cm
REPERIBILITA': Ancora presente nelle librerie di Milano
CODICE ISBN: 9788872857069

Ho notato questo libro un paio di settimane fa, ma essendo un istant book l'avevo scartato, rifuggo dagli istant book... In seguito, grazie ad internet, una persona, mi ha fatto conoscere l'autore del libro, che non avevo mai letto né visto. Ho apprezzato alcuni suoi servizi giornalistici per Sky24 e sono tornato sui miei passi acquistando questo libro.
Pio d'Emilia è stato uno dei pochi giornalisti italiani a seguire gli accadimenti dai luoghi reali, in più vive in Giappone da circa 30 anni, quindi conosce gli usi e la cultura nipponica (parla il giapponese), ma non è un “fanatico del Giappone”, come quelli che vogliono essere più giapponesi dei giapponesi. Ama il Giappone, però lo critica negli aspetti che per lui sono sbagliati.
Quindi questo instant book, oltre a dare delle informazioni valide su ciò che successo dal 11 marzo al 10 aprile, spiega alcuni retroscena della scelta nucleare nipponica e delle autocensure dei giornalisti giapponesi. Infine, grazie al racconto in se, si può avere uno spaccato interessante di come il popolo giapponese affronta le situazioni di crisi.
Il racconto dei fatti procede in ordine cronologico, quindi dal 11 marzo al 10 aprile, alla fine del libro è presente il “muro della vergogna” dell'informazione, in cui sono evidenziate le notizie errate sull'emergenza nucleare, volutamente o meno.
Come introduzione c'è un interessante, seppur breve, scritto di Randy Taguchi che spiega in che modo negli anni 50 il Giappone fu spinto ad imbarcarsi nell'avventura del nucleare civile, molto istruttivo.
Sono ben narrate la forza e la compostezza dei giapponesi nell'immediatezza delle catastrofi, il loro rispetto delle regole e la fiducia reciproca che non è venuta meno, tranne che verso la credibilità delle istituzioni. Più volte sono messe in evidenza le pressioni dell'industria nucleare per censurare incidenti passati, e la complicità in questo di politici e burocrati.
Io qui mi limiterò a riportare alcuni frammenti del libro, magari anche non inerenti alla tragedia nucleare, che mi hanno colpito in quanto li ignoravo.
Riguardo alle manifestazioni di protesta contro il nucleare ho appreso che nella prefettura di Tokyo è stata emanata un'ordinanza (attenzione, non una legge della Dieta, ma un'ordinanza del governo metropolitano), che molti considerano incostituzionale, riguardo al divieto di “camminata lenta” (“kotosarana osoashi”, “passi tropo lenti”) e di “sosta ripetuta” (“kurikaishi tachidomari”), che in pratica servono a vietarle, dissuadendo i partecipanti, che con un corteo infrangerebbero una legge.
La maggior parte degli impianti nucleari giapponesi sono stati costruiti sulla costa del Pacifico, costa ad alto rischio tsunami (a differenza della sponda opposta), il motivo sarebbe (anche l'autore non la considera una certezza) che sull'altra costa c'era il pericolo Corea del Nord. Quindi a fronte di un pericolo reale naturale, gli tsunami, si pensò prima ad un pericolo teorico militare.
Uno dei motivi che ha portato ai problemi di rifornimento elettrico del nord del Giappone, dopo lo spegnimento delle centrali di Fukushima e di altre, è che la rete elettrica giapponese funziona a due frequenze differenti: al centro-nord a 60 Hertz, al centro-sud a 50 Hertz (come in Italia). Questo perché all'inizio della Restaurazione Meiji (quindi intorno al 1870), cioè durante l'era della modernizzazione forzata del paese, Tokyo ed Osaka si rivolsero, rispettivamente, alla AEG tedesca e alla GE statunitense, dividendo elettricamente il paese in due, e neppure l'occupazione americana riuscì a sanare questo campanilismo.
Pio d'Emilia raccomanda che in caso di emergenza, se sono presenti un giapponese ed uno straniero che parla il giapponese, sia quest'ultimo ad occuparsi di velocizzare le cose, perché ad uno straniero è permesso infrangere delle procedure non infrangibile per un giapponese (tutto entro certi limiti).
A conferma di ciò è imperdibile il racconto (pagine 29, 30, 31) di cosa ha dovuto fare per prendere un aereo al volo, infrangendone parecchie, comprese le prassi sociali con cui ci si deve rivolgere al prossimo.
Tondemo nai!”. “Inaudito!”. E' la reazione del vescovo di Sendai Tetsuo Hiraga alla notizia proveniente dall'Italia della dichiarazione di Renzo di Mattei (vicepresidente del CNR...), secondo cui la triplice tragedia nipponica era dovuta al volere di Dio, comunicata tramite Radio Maria.
Una questione che proprio non conoscevo riguarda gli “zingari dell'atomo” (“genpatsu gypsies”), circa la metà del totale (70 mila) dei lavoratori delle centrali nucleari (quindi più di 30 mila, ma in un'altra parte del libro si riporta 63 mila). Sono lavoratori a tempo determinato (mediamente contratti da 3 mesi) con qualifiche basse, usati per i lavori più pericolosi e che si espongono maggiormente alla contaminazione, migrano da una centrale all'altra, anche nei casi di emergenza, quando un incidente necessita di maggiore personale per turni più brevi (per diminuire il tempo di esposizione. Molti, pur di lavorare, manomettono il dosimetro, quando ha superato il livello di radiazioni assorbite, sono pagati per prendersi le radiazioni e se ne prendono tante.
I giornalisti nipponici non hanno mai brillato per le inchieste sul nucleare, sui rischi, sugli incidenti, il motivo è presto detto: l'industria nucleare investe quote molto alte di pubblicità. Il giorno dello tsunami i vertici della lobby nucleare erano in Cina ad un convegno con presidenti, editorialisti e giornalisti specializzati dei grandi network dell'informazione. Ovviamente tutto a spese dell'industria nucleare. Il giornalista che ha rivelato questa notizia, Takashi Uesugi, ha perso un ricco contratto con la TBS.

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