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mercoledì 5 giugno 2013

L'eclisse del Sol Levante, 1936-1945 dall'invasione della Cina all'atomica su Nagasaki, il declino e la caduta dell'impero giapponese


TITOLO: L'eclisse del Sol Levante, 1936-1945 dall'invasione della Cina all'atomica su Nagasaki, il declino e la caduta dell'impero giapponese
AUTORE: John Tolamo
CASA EDITRICE: Mondadori
PAGINE: 1268
COSTO: 38 €
ANNO: 1971
FORMATO: 22 cm X 17 cm
REPERIBILITA': Reperibile su internet
CODICE ISBN: ?

Nella prefazione l'autore precisa che questo libro vuole guardare a quei fatti storici dal punto di vista giapponese. Secondo me, talvolta, li guarda troppo da quel punto di vista, certi argomenti non sono toccati, altri solo accennati, e sono tutte tematiche che avrebbero messo il Giappone in una luce negativa: l'unità 731 del colonnello Ishii, cannibalismo, Nanchino, un approfondimento sul trattamento dei prigionieri di guerra alleati e dei civili occidentali e delle nazioni conquistate, l'uccisione dei civili giapponesi da parte degli stessi militari giapponesi per non farli catturare dagli americani.
Al racconto cronologico dei fatti storici, nel quale è anche lecita la presenza di giudizi e valutazioni dell'autore (sovente filo giapponesi), sono inframmezzati squarci semi romanzati, dialoghi tra personaggi storici (anche di personaggi minori o sconosciuti), illustrazioni psico/fisiche di ufficiali. L'autenticità di queste parti (oltre alla loro rilevanza nell'economia del libro) mi ha lasciato molto perplesso, anche perché questi dialoghi spesso sono tra persone che sarebbero morte o si sarebbero suicidate a breve, chi raccoglieva le loro frasi?!
Detto ciò il saggio rimane interessante in quanto illustra nel dettaglio molte battaglie, e il contesto in cui avvennero o furono decise, basta solo aver letto anche altri libri sul periodo, tanto per accorgersi di eventuali “dimenticanze”. Anche se poi c'è la possibilità che le “dimenticanze” siano dovute alla mancanza di informazioni storiche prima del 1970 (anno di pubblicazione del libro).

cap 1 Gekokujo
E' spiegato il significato del termine gekokujo (insubordinazione) rivolto ai militari che si ribellavano all'autorità politica, tentando di continuo colpi di stato. Sono riportate le ribellioni del 1931, che portarono alla prima invasione della Cina, e quello del febbraio 1936 che vide dover intervenire direttamente l'imperatore Hirohito (alla faccia di chi dice sempre che il povero Hirohito si si impicciava mai delle cose terrene...) per convincere gli insubordinati a tornare nelle caserme. L'insubordinazione del febbraio 1936 comportò anche l'uccisione di esponenti politici di primo piano, gli esecutori vennero graziati. I fanatici di destra erano protetti a tutti i livelli, e anche da una gran parte della popolazione.

cap 2 Al ponte Marco Polo
Il capitolo affronta la situazione in Cina, tra comunisti di Mao e nazionalisti di Chang Kai-Shek, tra Cina e URSS, e tra tutti questi e il Giappone imperiale. L'incidente del ponte Marco Polo portò ad una nuova invasione della Cina e ad un peggioramento delle relazioni USA-Giappone.
Da notare che un libro di circa 1250 pagine ne dedica meno di una per dar conto della conquista di Nanchino da parte dei giapponesi...

cap 3 “Sarà una guerra disperata”
Si da conto della situazione politico/diplomatica tra Usa e Giappone e tra URSS e Giappone. Degli accadimenti che portarono i politici e i militari nipponici a pianificare l'invasione del sud-est asiatico: Dell'alleanza tripartita con Italia e Germania, fino ai tentativi di ristabilire buoni rapporti con gli Usa dopo l'occupazione dell'Indocina francese. Sovente Hirohito è dipinto come non responsabile delle scelte nipponiche, addirittura come un pacifista...

cap 4 “Ripartire da zero”
Le trattative diplomatiche tra Usa e Giappone non procedevano positivamente, sono quindi spiegate tutte le fasi delle trattative. Siamo nel periodo dell'embargo petrolifero degli americani dopo l'occupazione giapponese dell'Indocina francese.
Qui l'autore scrive una cosa che mi è sembrata senza senso. Secondo lui non erano i militari l'ostacolo alla trattativa diplomatica, ma l'opinione pubblica nipponica, ormai convinta delle intenzioni bellicose degli Usa. Ma in una dittatura come era quella giapponese, dove esistevano i “reati di pensiero” (e pure la polizia del “pensiero”...) e la libertà di stampa era zero, chi aveva instillato quell'idea nell'opinione pubblica?! E gli stessi oppressori delle libertà di stampa e di pensiero non credo che avrebbero avuto denunce nel cambiare posizione...
Il capitolo arriva fino al 15 ottobre, data concordata per la fine della diplomazia e l'inizio dei preparativi per l'attacco. Il primo ministro Konoye si dimette per spostare la decisione dell'attacco, diviene premier e ministro della guerra Tojo.

cap 5 La nota fatale
E' dato conto delle riunioni tra i vertici militari e il nuovo governo Tojo per decidere tra la guerra e il ritiro dalla Cina. Come sempre sono riportate minuziosamente le posizioni dei vari personaggi e delle fazioni avverse.
Sovente i protagonisti di quelle vicende si rammaricano di questa o quella decisione statunitense, ricordando che in certe situazioni si sarebbe potuta evitare la guerra. Ma questi ripensamenti sono tutti successivi alla seconda guerra mondiale, abbastanza comoda come scusa quando si rischia di finire sul patibolo e si è persa la guerra. Inoltre l'autore pare quasi dare la colpa agli Usa della decisione giapponese di dichiarare guerra. Si da la colpa a che ai traduttori dei documenti diplomatici, se questi fossero stati tradotti bene non ci sarebbe stata la guerra, secondo l'autore. Ovviamente non escludo che ci fossero stati documenti tradotti male, e l'autore li riporta con diligenza, ma pensare che una guerra mondiale si scoppiata per una frase mal tradotta mi sembra un po' discutibile. Pare che la colpa sia di tutti tranne che delle scelte giapponesi...

cap 6 Operazione Z
Nel capitolo sono spiegate tutte le mosse e le decisioni strategiche e operative che portarono l'ammiraglio Yamamoto Isoroko a stilare il piano di attacco a Pearl Harbor, compresi tutti i contributi degli ufficiali incaricati dei piani operativi. Il capitolo termina con la partenza della flotta nipponica dalla baia di Tokyo.

cap 7 “Questa guerra può scoppiare prima di quanto s'immagina”
Sono raccontati i fatti precedenti l'attacco a Pearl Harbor del 8 dicembre, sia dal punto di vista giapponese che americano, compresi gli spostamenti militari e le mosse diplomatiche.
Viene dato conto anche della riunione imperiale del 1 dicembre in cui Hirohito appone il sigillo imperiale al documento che autorizza la guerra contro gli Usa. Come al solito nelle note si legge di un Hirohito che dice che nel 1946 era obbligato dalla costituzione ad approvare la guerra, il solito “povero Hirohito pacifista che non voleva la guerra...”.
Il capitolo termina poco prima del bombardamento di Pearl Harbor.

cap 8 “Non mi volterò mai a guardare indietro”
E' il capitolo della cronaca del bombardamento di Pearl Harbor e della forza aerea nelle Filippine (Clark Field), e delle successive decisioni militari e diplomatiche di Usa e Giappone.

cap 9 “Gli anni terribili che ci aspettano”
Il capitolo inizia con la cronaca dell'affondamento delle corazzate inglesi Repulse e Prince of Walles, terza parte del primo attacco giapponese, che aveva lo scopo di azzerare la forza alleata nel pacifico. Oltre alla situazione diplomatica tra Usa, Giappone, Germania e URSS sono riportati in sequenza i dettaglia degli sbarchi giapponesi nelle Filippine e Hong Kong.

cap 10 “Per una vana speranza e una sconfitta certa”
Il Giappone conquista le Filippine, (tranne Bataan, Corregidor e Mindanao), la Malacca, Singapore e Giava.

cap 11 “Mostrar loro pietà significa prolungare la guerra”
La cronaca della conquista giapponese di Bataan, ancora in mano degli Usa. E' raccontata anche la marcia di Bataan dei prigionieri filippini e americani, marcia che fu l'anticipazione (benché una ben più chiara anticipazione la si aveva avuta durante gli anni dell'invasione della Cina) delle brutalità dei soldati giapponesi contro i prigionieri. Ed anche qui, mentre si ammettono le brutalità, si scrive anche che non furono generalizzate.

cap 12 “Mai senza vergogna”
I giapponesi sono euforici per le continue vittorie, e la marina inizia a considerarsi onnipotente, facendo piani per invadere anche l'Australia. Mentre l'esercito vorrebbe il consolidamento dei terreni occupati, che era il piano iniziale prima che la marina si facesse prendere la mano. L'ammiraglio Yamamoto (quello di Pearl Harbor) propose l'attacco alle Midway, per lui l'unico modo di impedire un contrattacco alleato.
E' riportata la cronaca della conquista di Corregidor e Mindanao, e la resa delle Filippine.

cap 13 Il vento cambia
I giapponesi tentato di invadere Port Moresby (Nuova Guinea), ma gli americani respingono l'attacco navale, è la prima volta che ai giapponesi non riesce uno sbarco.
La seconda volta arriva poco dopo, con la battaglia di Midway. Gli Usa sapevano dell'attacco a sorpresa dei giapponesi perché conoscevano i codici di trasmissione.

cap 14 Operazione Shoestring
Gli americani contrattaccano invadendo Guadalcanal, lo sbarco riesce, ma un convoglio di sole 6 navi giapponesi affonda numerose navi alleate, cosa che impedì di ricevere rifornimenti ai soldati usa sbarcati.

cap 15 Inferno verde
La cronaca della battaglia di Guadalcanal, sia marina che terrestre. Sul fronte navale i giapponesi riuscirono ad infliggere numerose perdite alla flotta Usa, mentre sul fronte terrestre gli Usa resistevano. Il capitolo termina con le sconfitte terrestri giapponesi del 13/14 settembre del generale Kawaguchi ad Henderson Field.

cap 16 “Merito di morire diecimila volte”
E' raccontato il fallimento della terza ondata di attacchi a Henderson Field del 26 ottobre al comando del generale Maruyama, e della battaglia navale di Santa Cruz. Il primo scontro vide vittoriosi gli Usa, il secondo la marina imperiale, ma gli americani erano riusciti a consolidare le difese di Guadalcanal.

cap 17 La fine
E' riportata la cronaca dettagliata degli scontri terrestri e navali tra il 9 novembre e la caduta di Guadalcanal (1 febbraio 1943).

cap 18 Uomini e topi
Nel 1943 inglesi, americani, sovietici e cinesi discutevano su quale scacchiere, europeo e asiatico, dovesse avere la precedenza, mentre i giapponesi si dividevano, tra esercito e marina, su quali zone del pacifico concentrare le difese (Nuoca Guinea, o Isole Salomone).
E' raccontata la morte dell'ammiraglio Yamamoto abbattuto mentre effettuava una ricognizione aerea, grazie alla conoscenza dei codici di trasmissione giapponesi da parte degli americani.
L'autore analizza l'importanza che ebbe la “sfera di co-prosperità” offerta dai giapponesi ai popoli asiatici colonizzati dai bianchi. Queste nazioni asiatiche appoggiavano, almeno all'inizio, i nuovi occupanti giapponesi perché speravano di ottenere l'autodeterminazione. E' toccata anche la questione dei nippo-americani (nisei) internati dopo Pearl Harbor, cosa che non capitò agli americani di origine italiana o tedesca.

cap 19 Alle Marianne
Gli Usa stavano invadendo i territori conquistati dai giapponesi: isole Salomone, la Nuova Guinea, le isole Gilbert, le isole Marshal, le isole Marianne.
I giapponesi erano in grave difficoltà, specialmente dal punto di vista produttivo, non riuscivano a rimpiazzare le perdite materiali subite. Inoltre le continue diatribe tra esercito e marina sul dove concentrare le difese rendeva problematici i rifornimenti.

cap 20 “Sette vite per ripagare il nostro paese”
La cronaca della battaglia del mar delle Filippine, svoltasi nella zona delle Marianne, e che vide la distruzione della forza aerea della marina nipponica, oltre che l'affondamento di molti vascelli da guerra. Il capitolo si conclude con la conquista di Saipan, in cui viene dato conto del suicidio di massa dei civili giapponesi (22000 morti) che erano stati convinti dalla propaganda che i soldati Usa li avrebbero torturati (che poi era ciò che facevano i soldati giapponesi ai civili delle zone conquistate...)

cap 21 “Che nessun cuore sia fiacco”
E' riportata la situazione economica in guerra del Giappone, e l'inizio di una minima opposizione a Tojo da parte dei politici e di alcuni militari per la conduzione della guerra, infatti questi si dimise, sostituito da Kuniaki Koiso.
Gli Usa pianificano ed attuano la riconquista delle Filippine, iniziando ad invadere Leyte.


cap 22 La battaglia del golfo di Leyte
La cronaca dettagliata dell'ultima battaglia navale della guerra del pacifico, che quasi annientò la flotta imperiale nipponica.

cap 23 La battaglia del “Breakneck Ridge”
I particolari della battaglia del “Breakneck Ridge” svoltasi a Leyte.

cap 24 Sconfitta
E' narrata l'odissea di 700 prigionieri alleati (militari e civili) trasferiti in nave (Oryoko-maru) via dalle Filippine poco prima che tornassero gli americani con Mac Arthur.
Leyte costò agli americani 3500 perdite contro una forza da sbarco di 250000 uomini. Mentre sopravvissero solo 5000 dei 70000 soldati giapponesi. Inoltre i giapponesi avevano ormai perso tutte le navi da guerra e gli aerei, lasciando mare e cielo in mano agli americani.

cap 25 “La nostra opportunità d'oro”
I giapponesi tentato di distrarre le forze alleate attaccando la Birmania e la Cina meridionale (Gennaio 1944), lo scopo era anche quello di colpire le basi aeree in Cina da dove partivano i bombardieri che attaccavano il suolo giapponese. Sono raccontati questi primi bombardamenti sul Giappone, che materialmente ebbero poco valore, ma psicologicamente furono devastanti, il sacro suolo giapponese era ora violabile.
Sono raccontati gli sviluppi politico diplomatici tra la Cina nazionalista e gli Usa, lo scacchiere cinese restava importante per gli usa perché distoglieva circa un milione di soldati giapponesi dal fronte del pacifico.
E' raccontato l'affondamento della Shinano (68000 tonnellate) da parte del sommergibile Archer Fish. Gli americani conquistano anche Luzon nelle Filippine. Continua l'odissea dei prigionieri descritta nel capitolo 24, ora sono a bordo della Brazil-maru diretti in Giappone. Su 1619 prigionieri imbarcati ne sopravvissero al viaggio solo 350.

cap 26 “Come un inferno senza fuoco”
Lo sbarco e la vittoria a Iwo-Jma, che causò 4500 morti americane e 18000 giapponesi, anche se i numeri differiscono da altri che ho letto in diversi libri.

cap 27 I fiori di Edo
I bombardamenti di Tokyo per distruggere le industrie non sortivano nessun effetto pratico, anche perché, a differenza dell'industria tedesca, molte fabbriche giapponesi erano piccole e distribuite tra l'abitato. Quando il capo di stato maggiore Lemay prese il comando cambiò tattica, passo ai bombardamenti incendiari sulle città, il cui scopo era proprio l'uccisione dei civili, il primo bombardamento di Tokyo (9 marzo 1944) costò la vita a 130 mila civili.
Intanto le truppe giapponesi che si ritirano da Manila la radono al suolo, abbandonandosi agli stessi massacri già perpetrati sui civili cinesi. La Birmania torna nelle mani inglesi. Dopo queste sconfitte Hirohito si convince a sostituire Koiso alla guida del governo.

cap 28 L'ultima sortita
Il primo aprile 1945 inizia lo sbarco ad Okinawa, terra giapponese. L'ammiraglio Kentaro Suzuki diventa il nuovo primo ministro. Quello che resta della flotta nipponica viene spedito ad Okinawa per una missione suicida, compresa la corazzata Yamato, neppure ci arriveranno, saranno tutte affondate dalla marina americana.

cap 29 La tempesta di fuoco
La battaglia di Okinawa continua, sono riportate tutte le fase di questo scontro. Ad Okinawa perirono 12500 soldati Usa, 110 mila soldati giapponesi e 75000 civili. L'autore non parla dei civili obbligati a suicidarsi dai soldati giapponesi.
Viene affrontata la questione dei kamikaze, sia dal punto di vista militare che morale.

cap 30 Superstiti e sbandati
Capitolo sulla disperazione dei soldati nipponici abbandonati a se stessi senza rifornimenti.

cap 31 In cerca di pace
E' dato conto dei vari tentativi di instaurare una trattativa di pace, dai meno seri a quelli più realistici, compreso l'errore giapponese di illudersi che i sovietici (con i quelli non erano in guerra) avrebbero fatto da mediatori.

cap 32 “Non fu una decisione per la quale ci si doveva arrovellare”
Mentre i giapponesi si decidono a chiedere la pace, però alle loro condizioni, si svolge la conferenza di Postdam in cui dato l'ultimatum al Giappone. Gli Usa stanno terminando la messa punto della bomba atomica.

cap 33 Hiroshima
La cronaca del viaggio dell'Enola Gay, dello sgancio della boma atomica, degli effetti su cose e persone.

cap 34 … e Nagasaki
I militari giapponesi si rifiutavano di accettare gli effetti della bomba atomica su Hiroshima, li mettevano in dubbio pur di non ammettere la sconfitta. Il governo giapponese mandò ad Hiroshima lo scienziato nucleare Yoshio Nishina per avere conferme sul tipo di bombardamento.
Mentre il governo nipponico sperava in una mediazione sovietica questi dichiararono loro guerra il 9 agosto 1945.
Segue l'esposizione del bombardamento di Nagasaki, che non bastò ai militari per accettare la sconfitta.

cap 35 “Sopportare l'insopportabile”
Qui l'autore, dopo averlo ignorato per gran parte del libro, tira fuori un Hirohito decisivo per la pace, cosa anche vera, ma è un'immagine a cui manca il prima, senza contare che dimostrò che quello volendo si sarebbe anche potuto imporre ai militari prima...
Nonostante Hirohito si fosse espresso per l'accettazione della resa incondizionata i vertici militari ancora nicchiavano, continuando a chiedere la continuazione della guerra fino al sacrificio totale. Fu necessario un secondo intervento dell'imperatore, ancor più forte, per far desistere i militari. Rimanevano da convincere gli ufficiali di rango inferiore, che credevano che Hirohito fosse stato preso in ostaggio dai traditori della pace.

cap 36 La rivolta di palazzo
Visto che non c'era la certezza che i militari avrebbero accettato un ordine scritto si decise di far dichiarare la resa alla radio direttamente dall'imperatore, il cui ordine sarebbe stato vincolante per tutti. Il messaggio fu registrato, ma gli ufficiali tentarono un colpo di mano per impossessarsi di questa registrazione, nel palazzo imperiale fu il caso, ma alla fine i ribelli non riuscirono nel loro intento.

cap 37 La voce della gru
Sono raccontate le reazioni del popolo giapponese al discorso di Hirohito alla radio, gli accordi per la resa, e la firma della resa sulla corazzata Missouri.



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