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giovedì 6 giugno 2013

Hiroshima, il giorno dopo


TITOLO: Hiroshima, il giorno dopo
AUTORE: Robert Jungk
CASA EDITRICE: Pgrego
PAGINE: 306
COSTO: 20 €
ANNO: 2012
FORMATO: 21 cm X 14 cm
REPERIBILITA': Reperibile su internet
CODICE ISBN: 9788895563763

Parte prima
Vuoto e caos (1945): il libro; il deserto atomico; dopo il diluvio; orfani e gangsters; la tavoletta dei morti.

Parte seconda
Nuovi inizi (1946-1948): il sognatore; un'esistenza da germogli di bambù; “ragazzo atomico”; la signorina bastoncino.

Parte terza
La città della pace (1948-1952): i solitari; i demolitori; il delitto; il sei agosto; i sandali di paglia.

Parte quarta (1952-1957): il palazzo delle frittelle di pesce; i soccorritori; i cuori freddi; in due contro la distruzione.
Epilogo: la nostra Hiroshima.
La testimonianza del giornalista Robert Jungk inizia appena dopo l'esplosione dell'atomica fino al 1957, riporta, quindi, uno spaccato sia materiale che emotivo della situazione in cui i sopravvissuti si ritrovarono a vivere. Nel libro sono raccontate sia le storie di alcuni abitanti di Hiroshima, storie che si protraggono dal 1945 al 1957, che la situazione della città e le ripercussioni sociali del dopo bombardamento.
I protagonisti principali sono tre: Kawamoto Ichiro, la sua compagna Tokie Uematsu, e Kazuo M.
Attraverso le vicissitudini di queste tre persone si tocca con mano cosa vole dire vivere ad Hiroshima dopo la bomba.
L'unico appunto che mi sento di fare a questa pubblicazione è di carattere editoriale: è impaginato male. Molte pagine sono stampate con i caratteri non in linea rispetto al bordo in alto, e la pagina 232/233 è ripetuta due volte. Se il libro avesse avuto un costo basso si sarebbe potuto anche sorvolare, ma 20 euro non sono pochi, e per 20 euro vorrei un libro stampato bene.

All'orrore iniziale raccontato dai testimoni, si sostituisce prima la disperazione e poi la rassegnazione per la situazione drammatica di Hiroshima.
Dove vigevano la legge assoluta e il rispetto per il prossimo si instaura la legge del più forte, l'anarchia totale. Non mancano racconti di grande umanità e sacrifico verso il prossimo, ma sopravvivere era l'istanza di tutti, e per sopravvivere tutto fu lecito.
I sopravvissuti dovettero calpestare i diritti dei propri concittadini per poter vivere, ed in seguito subirono la discriminazione dei nuovi abitanti di Hiroshima, che li emarginarono in quanto “hibakusha” (sopravvissuti).
Mi limiterò a soffermarmi su alcuni temi che mi hanno colpito, quindi la mia recensione potrà essere un po' a singhiozzo, senza un filo logico.

E' risaputo che gli americani non diedero nessuna informazione ai giapponesi sulle malattie da radiazioni (il libro si dilunga molto in merito, analizzando la questione del centro ricerche americano ABCC ad Hiroshima), a dire il vero utilizzarono lo stesso criterio usato in patria. Neppure ai loro stessi compatrioti svelarono nulla sulle esposizioni durante gli esperimenti nei deserti Usa.
Inizialmente anche i giapponesi segretarono i primi rapporti degli scienziati nipponici sugli effetti delle radiazioni.
Assieme al fisico Yoshio Nishima, arrivato subito ad Hiroshima, c'era il patologo Seishi Ohashi, che svolse le prima valutazioni sulla "nuova malattia" (malattia da radiazioni), ma le sue considerazioni (che avrebbero salvato delle vite) vennero rese segrete.
Ad Hiroshima c'era una compagnia teatrale, di cui faceva parte una delle attrici giapponesi più famose, Midori Naka. Al momento dell'esplosione l'attrice si trovava a 700 metri dal centro dell'esplosione. Rimase fisicamente illesa. La sua notorietà le permise di pretendere di essere trasferita in un ospedale di Tokyo, dove i migliori medici la curarono. Uno di questi era il radiologo Masao Tsuzuki (a cui si affiancò l'ematologo Jin Miyake), che fin dagli ani 20 aveva svolto esperimenti con cavie irradiate, e che quindi comprese subito a cosa era stata esposta.
Tsuzuki, una volta resosi conto che le cure che venivano date ad Hiroshima e Nagasaki erano inutili (visto che i medici non conoscevano i danni da radiazioni), si recò dai vertici militari per chiedere di informare i medici delle 2 città bombardate, ma i militari si opposero (avevano già reso segreto il rapporto di Seishi Ohashi).
Per fortuna Tsuzuki era un ex ammiraglio, e la sua richiesta fu accettata dopo che lui protestò. Il 29 agosto Tsuzuki con un team di medici e scienziati partì per Hiroshima, ed informò i medici di come affrontare la "nuova malattia".

La bomba venne sganciata al centro di Hiroshima, quindi tutte le abitazioni vennero distrutte, e la zona era pesantemente radioattiva. Alla periferia di Hiroshima c'erano i ghetti degli eta (burakumin), gli "impuri", i reietti della società. I sopravvissuti all'esplosione iniziarono a rifugiarsi in questi quartieri, anche perché lì le abitazioni erano ancora in piedi. Il libro riporta i nomi dei quartieri degli eta: Minami, Misasa, Fukushima.
Questo fatto fece pensare agli eta che le cose sarebbero cambiate, loro avevano accolto i bisognosi, e questo avrebbe migliorato la loro situazione, però man mano che Hiroshima venne ricostruita tornarono ad essere i burakumin. Neppure l'atomica li aveva emendati dalla loro impurità.
Una delle figure che sono raccontate in tutto il periodo temporale del libro (1945/1957) è quella di Shinzo Hamai, che da semplice impiegato statale si prese le prime responsabilità sulla gestione del dopo bombardamento, fino a diventare per 2 volte sindaco di Hiroshima.
Il libro rende bene l'iniziale sgomento degli abitanti di Hiroshima per l'arrivo delle truppe Usa (causato dalla propaganda militare subita negli anni), sgomento e preoccupazione che in parte si tramutò in risentimento, non solo per il bombardamento (che molti valutavano come mero atto di guerra), ma per il totale disinteresse delle autorità americane verso “i malati di radiazioni”. Inoltre gli hibakusha si convinsero (giustamente) che, non solo le autorità militari e scientifiche americane non curavano gli ammalati, ma se ne interessavano solo come cavie in previsione di una futura guerra nucleare mondiale a beneficio della propria popolazione.
Come già accennato nella Hiroshima del dopo bomba vigeva la legge del più forte, e la criminalità ebbe una impennata mai vista prima, tanto che la città venne paragonata alla Chicago anni 20. Una delle cause della nascita di bande di gangsters fu, ovviamente, il mercato nero causato dalla scarsità di qualsiasi bene. Questa malavita, però, usava una nuova manovalanza criminale a buon mercato e disponibile in grandissimo numero, i “furoji”, gli orfani.
I bambini erano stati mandati in campagna per farli scampare ai bombardamenti convenzionali, ma dopo qualche giorno dal bombardamento atomico una massa (da 6 mila a 10 mila bambini e bambine) di orfani si riversò su Hiroshima alla ricerca dei genitori che non erano più venuti a prenderli. Per poter sopravvivere questi orfani si diedero al furto e all'accattonaggio. I maschi diventavano manovalanza del crimini, e le femmine si trasformavano in “panpan”, termine che indicava le prostitute d'occasione.
Le bande di gangsters di Hiroshima, come avveniva nella Chicago degli anni 20, spesso erano coperta dalle forze di polizia (o dagli alleati), da sempre il mercato nero non può mai proliferare senza un minimo di assenso delle autorità. Questa alleanza si verificava in particolare quando si trattava di stroncare la criminalità delle “terze nazionalità”, cioè le bande di criminali cinesi e coreani. Essendo Cina e Corea paesi “liberati” dagli alleati (e la Cina era anche una nazione vincitrice della guerra) le autorità non potevano colpirli direttamente, quindi si avvalevano della collaborazione del crimine giapponese per stroncarne l'attività.
L'autore racconta la storia di uno dei protagonisti della ricostruzione di Hiroshima, Masao Teranishi. Questi era un ingegnere civile che si prodigò per riportare in funzione il sistema idrico della città, permettendo ai cittadini di poter avere disponibilità di acqua corrente per bere, cucinare e lavarsi. Probabilmente fu il primo passo per il ristabilirsi di un minimo di normalità e viver civile.
E' dato conto dei progetti architettonici e culturali, riusciti o meno, per ricostruire Hiroshima, e trasformarla nella città della pace d della cultura.
La fame era il primo problema da affrontare, scarseggiava tutto, e quello che c'era veniva venduto a prezzi stratosferici. Questa situazione permise ai contadini delle campagne intorno ad Hiroshima di fare piccole fortune, infatti i cittadini si recavano in campagna per vendere quel poco che avevano salvato dalla distruzione per avere in cambio cibo.
In quel periodo nei villaggi si celebravano le “isshaku iwai” (feste di un piede), in cui i contadini costruivano con le banconote accumulate piccole torri alte un piede, allo scopo di sfoggiare la loro nuova ricchezza.
I cittadini di Hiroshima, nel tentativo di guadagnare qualcosa in più per sfamarsi, svolgevano più lavori e per tantissime ore. Dato che la loro situazione di salute era già debilitata, sia a causa delle radiazioni che per la mancanza di cibo, per reggere i turni di lavoro venivano spinti a far uso del “hiropon”, uno stimolante che troncava l'appetito ed aumentava le energie. La droga era utilizzata dai soldati giapponesi prima di lanciarsi all'assalto delle linee nemiche, ed era stoccata nei magazzini militari.
Un'altra delle difficoltà che dovevano affrontare i sopravvissuti, e che gli impediva di svolgere appieno i lavori necessari per procurarsi da vivere, era una sorta di apatia, che i medici avevano iniziato a notare sul viso dei loro pazienti dopo il pikadon, venne chiamata “muyoko-ganbo”, “non più volontà”.
Uno degli aspetti del “muyoko-ganbo” era il timore di mettere al mondo figli deformi, cosa che fece crollare il tasso di nascita tra i sopravvissuti ad Hiroshima.
A partire dalla terza parte del libro, oltre a dar conto delle opere di ricostruzione della città, si parla speso ed approfonditamente di una entità amministrativa americana, la Atomic Bomb Casualty Commission (ABCC), un istituto di ricerche sulle conseguenze biologiche della bomba atomica. Questo istituto fu l'oggetto del risentimento dei cittadini di Hiroshima, infatti tutte le analisi erano completamente gratuite, ma non portavano a nessuna cura. Infatti l'ABCC non curava, si limitava a studiare i casi delle vittime della bomba. L'effetto di tale miope politica americana fu che gli ammalati si resero conto di essere solo delle cavie per lo studio degli effetti delle radiazioni atomiche, e i risultati non tornavano neppure utili per la popolazione di Hiroshima e Nagasaki, ma per l'esercito americano. Gli abitanti di Hiroshima odiavano gli americani più per il disinteresse verso gli ammalati dimostrato con l'ABCC, che per il bombardamento. L'autore si dilunga molto sull'attività dell'ABCC e sugli errori da loro commessi.
Uno dei motivi che spinsero gli Usa a negare le cure agli ammalati che studiavano fu che curandoli avrebbero in qualche modo ammesso un senso di colpa per lo sgancio dell'atomica.
Come accennato prima uno delle storie seguite dal libro è quella di Kazuo M, che fu protagonista di un fatto di cronaca nera che fece molto scalpore in quegli anni in Giappone, e che fu preso ad esempio per spiegare l'odio verso il prossimo dei sopravvissuti alla bomba.
I sopravvissuti di Hiroshima si sentivano trascurati anche dai proprio connazionali e dal governo, erano considerati quasi dei piantagrane ipocondriaci, che passavano il tempo a lamentarsi. Il culmine della loro sopportazione giunse quando il primo marzo 1954 la nave da pesca giapponese Daigo Fukuruyu Maru (Drago Felice numero 5) si ritrovò ad essere colpita dalle ceneri radioattive di un esperimento nucleare americano sull'atollo di Bikini. I 23 marinai furono colpiti dal fall-out radioattivo e tutta la popolazione giapponese fremeva per le loro salute e sorte. Tanto che i sopravvissuti di Hiroshima iniziarono ad essere invidiosi di questa loro fama. Il Giappone si preoccupava per 23 persone, mentre decine di migliaia di persone che da 9 anni subivano tutti i giorni malattia e morte a causa della bomba erano ignorati o mal sopportati.
Se le autorità militari americane si dimostravano totalmente insensibili alle sofferenze dei sopravvissuti, qualche aiuto venne da singoli cittadini statunitensi. In quest'ottica è raccontata la storia delle “atomic maidens” (le ragazze atomiche), ragazze mostruosamente deturpate dagli effetti della bomba, che vennero inviate negli Usa per subire varie operazioni allo scopo di guarirle.

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