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domenica 2 giugno 2013

Culture del Giappone contemporaneo: manga, anime, videogiochi, arti visive, cinema, letteratura, teatro, architettura


TITOLO: Culture del Giappone contemporaneo: manga, anime, videogiochi, arti visive, cinema, letteratura, teatro, architettura
AUTORE: a cura di Matteo Casari (autori vari)
CASA EDITRICE: Tunué
PAGINE: 255
COSTO: 16,50€
ANNO: 2011
FORMATO: 19 cm X 14 cm
REPERIBILITA': Ancora presente nelle librerie di Milano
CODICE ISBN: 9788897165002

Questo saggio raccoglie gli interventi di numerosi autori in due convegni, col nome “Wabi Sabi Cyber”,sulle culture e sub-culture giapponesi svoltisi nel 2007 e nel 2008 presso l'Università degli studi di Napoli “L'Orientale”. Gli interventi del 2007 e 2008 sono stati rivisti e, talvolta ampliati, per questo volume.
Le tematiche sono molteplici, e lo stile di scrittura altrettanto differente, alcuni capitoli (non tutti) sono abbastanza ostici, non solo per l'argomento (che se conosciuto sarà di certo facile), ma proprio perché scritto “difficile”. Cosa che mi fa sempre “arrabbiare”, comprendo che un tema complesso debba essere affrontato con concetti complessi, ma un saggio divulgativo dovrebbe rendere l'argomento comprensibile e non incomprensibile...
PARTE UNO
Capitolo I di Sagiyama Ikuko: Wabi e sabi nella tradizione estetica giapponese
L'autore spiega bene il significato, e il modificarsi del suo significato iniziale, dei termini di natura estetica “wabi” e “sabi”.
Capitolo II di Giorgio Amitrano: Il manga secondo Murasaki
Amitrano analizza le versioni manga del classico letterario giapponese “Genji Monogatari” di Murasaki Shikibu, scritto intorno all'anno 1000 DC. Le versioni manga del “Genji Monogatari” sono quelle dei mangaka Yamato Waki, Maki Miyako ed Egawa Tatsuya.

Capitolo III di Matteo Casari: La tradizione oltre sé stessa, il teatro classico giapponese e alcuni suoi sconfinamenti contemporanei
Alcuni aspetti tradizionali e moderni del teatro no e kabuki. Capitolo molto dettagliato, per esperti e/o interessati al tema.

Capitolo IV di Laura Testaverde: Il mito nel presente, suggestioni del passato nella narrativa giapponese contemporanea
Ci sono temi che nei manga, anime, film e letteratura giapponese ricorrono sovente, come l'androginia, il travestitismo, l'incesto, il viaggio in mondi paralleli (mukogawa). Questi temi non sono dettati dal volere degli autori di scandalizzare, in quanto in Giappone non sono tabù morali, fanno parte della storia e dei miti ancestrali. L'autrice citando opere letterarie antiche e moderne ne spiega e analizza la normalità giapponese.

Capitolo V di Leone Spita: L'eco del wabi-sabi nei giovani architetti giapponesi
Questo capitolo è raccomandato agli esperti e/o interessati all'architettura.

PARTE DUE

Capitolo I di Gianluca Coci: Takahashi Gen'ichiro, il romanzo giapponese tra postmoderno e avant-pop
Un argomento letterario che richiede obbligatoriamente una conoscenza dei romanzi dell'autore analizzato, pena la totale incomprensione del saggio.

Capitolo II di Roberta Novielli: Linguaggio a confronto, il cinema giapponese nell'era multimediale
Viene dato conto di come nel passato il cinema giapponese sia stato capace di reinventarsi, creando nuovi generi, e di come oggi debba confrontarsi con la multimedialità.

Capitolo III di Marcello Ghilardi: Da sabi a cyber, un immaginario in trasformazione
Una analisi (non la prima) sui “valori” e i significati veicolati dai robot e dai cyborg dei manga e degli anime. Iniziando dai robottoni gonagaiani, passando per il Gundam, fino all'Evangelion. Analizzando, poi, i cyborg, da Kyashan ad Alita e “Ghost in the shell”. Nonostante il tema sia stato più e più volte oggetto e soggetto di numerosi saggi (un bellissimo dello stesso autore, “Cuore e Acciaio”), sia sull'animazione e i manga che dal punto di vista sociologico, l'analisi rimane interessante, anche se già “acquisita”.

Capitolo IV di Toshio Miyake: Mostri made in Japan, orientalismo e auto-orientalismo nell'era della globalizzazione
Questo interessante capitolo si apre (ma ve ne sono almeno un paio anche dopo) con una citazione in inglese senza nessuna traduzione nelle note, complimenti e grazie del pensiero...
Il pantheon dei mostri giapponesi è senza fine, da quelli tradizionali (come yokai, bakemono e yurei) a quelli post atomici, fino ai Pokemon. Questi mostri sono usati sia per spaventare che per divertire, ma sono anche “kawaii”, in pratica ve ne sono per tutti gli usi e costumi. Perché in Giappone c'è (e c'è stata) questa ricchezza di mostri? Esiste, per esempio, lo “yokaigaku”, “la scienza dei mostri”, una branchia tutta giapponese dell'antropologia ufficiale, che cerca di spiegarlo. E lo scopo non è solo scientifico, ma anche economico, in quanto i “mostri giapponesi” (vecchi e nuovi) sono sia un business che un importante veicolo della cultura popolare (J-culture) moderna e tradizionale giapponese. Basti pensare che il gatto robot Doraemon è stato ufficialmente dichiarato ambasciatore culturale degli anime nel mondo.
Sono state, e sono tutt'ora, le tre religioni/filosofie giapponesi a creare i mostri: buddismo, shinto e taoismo. In certi periodi storici, in cui il Giappone ha vissuto grandi cambiamenti (come la fine del periodo Tokugawa, la Restaurazione Meiji, il post bombardamento atomico), i mostri sono aumentati di numero ed importanza culturale. Ma il saggio si pone un'altra domanda importante, perché questi mostri giapponesi affascinano tutto il mondo occidentale?
Uno dei motivi di questa proliferazione è il senso di inferiorità giapponese verso gli occidentali e gli statunitensi in particolare (ho semplificato molto il concetto espresso dall'autore). O meglio l'egemonia culturale occidentale impone/crea la nascita dei mostri giapponesi, che sono la raffigurazione del “giapponese piccolo, brutto e giallo” rispetto all'occidentale. Anche il “nuovo-orientalismo” ha creato i nuovi mostri giapponesi. Come in passato gli occidentali vedevano nel Giappone il paese dei samurai e delle geisha (etc etc), ora per noi è il paese dei robot, cyborg, suicidi, otaku, computer, bomba atomica etc etc. Creando nello stesso Giappone i mostri correlati al nostro immaginario sul Giappone. Il “nuovo-orientalismo” (o “tecno-orientalismo”) serve, come lo fu “l'orientalismo classico”, a noi occidentali per classificare il Giappone come paese diverso rispetto alla “normalità” occidentale. Il Giappone è strano, è l'opposto dell'occidente, quindi i suoi mostri nascono dalla sua “anormalità” rispetto a noi. Ma per essere reale questa nostra visione orientale (quindi “anormale”) del Giappone deve essere accettata dalla stesso Giappone. L'auto-orientalismo... (cito dal libro) “in altre parole, guardare sé stessi come “Oriente” attraverso lo sguardo occidentale”. Nel periodo Meiji (e nei successivi) la classe dirigente incentivò questo auto orientalismo allo scopo di distinguersi dagli occidentali. Negli anni 60' (fino agli anni 90') del 900 fu il “nihonjinron” (“teorie sui giapponesi”), di matrice tutta nipponica, a riportare in auge la “diversità/unicità” giapponese. Nonostante la globalizzazione culturale e la multimedialità il “nuovo-orientalismo” (o “tecno-orientalismo”) e, soprattutto, l'auto orientalismo sopravvivono, trasformando i mostri giapponesi in prodotti commerciali e culturali di successo o, più banalmente, per pubblicizzare una zona turistica.

Capitolo V di Gaetano Ruvolo: Far East & Far West nella storia dei videogiochi
Gaetano Ruvolo è General Manager di Sony Computer Entertainment Italia, ergo un esperto del settore , che spiega cosa caratterizza e differenzia il videogioco giapponese da quello statunitense. Purtroppo il capitolo è molto esiguo, anche a causa di ciò l'analisi è la stessa che potrebbe fare ognuno di noi che abbia giocato a videogiochi americani e giapponesi.

Capitolo VI di Fabriano Fabbri: L'arte giapponese tra Biopop e “universo liquido”
Per l'arte Biopop vengono analizzati i seguenti artisti giapponesi: Kusama Yayoi, Mori Mariko, Nawa Kohei, Paramodel (Hayashi Yasuhiko e Nakano Yusuke), Odani Motohiko, Kito Kengo, Kato Go, Mishima Ritsue.
Per “l'universo liquido” le opere di Okazaki Takashi (Afro Samurai), Nguyen-Hatsushina Jun (le bolle sottomarine), Fukuchi Hideomi (le “Peaches”), Yamaguchi Ai (l'anguilla grafica).

Capitolo VII di Marco Pellitteri con Jean-Marie Bouissou, Bernd Doll-Weinkauff, Ariane Beldi: Manga in Europa, i primi risultati di una ricerca comparativa internazionale in corso
Questo è uno studio sia sulla diffusione dei manga in Europa (Italia, Francia, Germania, Spagna, ma anche Polonia, Svizzera, Russia e Belgio), con relative percentuali di vendita rispetto ai fumetti non manga, che sui lettori/compratori. Uno studio unico nel suo genere, oltre che attuale.
C'è poi la parte che rende conto dei risultati dell'indagine del manga promossa da Manga Network nel 2006-2007in Francia, Italia, Germania e Svizzera. Indagine atta a valutare, tramite un questionario di 15 pagine, l'impatto dei manga, e della J-culture, nei fan di questi paesi. Non entrerò nel dettaglio dei risultati, perché ciò comporterebbe riproporre pari pari le percentuali dei risultati con relativa domande e valutazioni finali. Mi limiterò a inserire i titoli dei capitoli, in modo da far capire il tipo di analisi svolta dagli autori:
VII. 2 Un'analisi iniziale del fandom del manga in Francia, Italia, Germania e Svizzera
    1. L'indagine del Manga Network del 2006-2007
    2. Una sociologia del mangafan
    3. Come si comincia a leggere manga?
    4. Abitudini e pratiche di lettura
    5. La dimensione sociale del fandom
    6. Motivazioni della lettura dei manga: non solo escapismo
    1. I lettori italiani di manga secondo l'indagine esplorativa del Manga Network
    1. Dato sociodemografici
    2. Le serie di manga preferite
    3. Aspetti del rapporto con i manga
    4. Perché i lettori apprezzano i manga
    5. I manga e le opinioni
    6. Desideri/propositi conoscitivi sul Giappone stimolati dai manga
    7. Immagini del Giappone ricevute/ricavate dai manga

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